ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE
22 dicembre 2000
Alla stampa nazionale ed internazionale
Signore e signori
Comunicato sul recente ritiro di truppe
Se allora i soldati arrivarono furtivamente, ora si ritirano con gran battage pubblicitario. Se è vero che arriverà la pace, a noi non importa che si presentino come zapatisti quelli che non lo sono (quelli dell'ARIC) e come promotori di pace quelli che hanno fatto la guerra sporca (i militari).
E' la sindrome del camaleonte, che naviga secondo dove soffiano i venti mediatici.
Bene. Salute e che la fine dell'anno sia anche la fine della disperazione.
Dalle montagne del Sudest messicano
Subcomandante insurgente Marcos
Messico, dicembre 2000
P.S.: Durito dice che cambierà nome. Non sarà più "Don Durito De La Lacandona", ma "Durito punto com". Assicura che ora arriverà la moda della "eccellenza imprenditoriale".
P.S.: dialettico (ovvero, contraddittorio). Che dice di Durito che no, niente di "punto com" né "eccellenza" né "imprenditoriale". Dice che in tempo di viaggi, quello che serve è un marinaio. La mar acconsente. Io prendo pillole contro il mar di mare.
Comunicato del Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno - Comando Generale dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale
Messico
22 dicembre 2000
Al Popolo del Messico
Ai popoli ed ai governi del mondo
Fratelli e sorelle:
Stamattina l'Esercito Federale si è ritirato dalla postazione che teneva nella comunità di Amador Hernández dall'agosto del 1999. Sempre oggi, il signor Vicente Fox ha annunciato la deroga del decreto di espropriazione, dettato dal governo di Zedillo, che privava gli indigeni di Amador Hernández delle loro terre perché lì si potesse costruire una base militare.
Dal primo giorno in cui i soldati federali hanno occupato illegalmente e illegittimamente le terre indigene di Amador Hernández, le basi d'appoggio zapatiste di questo luogo e dei villaggi vicini hanno tenuto un presidio di fronte all'accampamento militare per esigerne il ritiro.
Uomini, donne, bambini e anziani zapatisti sono rimasti lì protestando tutti i giorni, senza smettere mai il loro reclamo. Senza che importasse né il freddo, né il calore, né la fame, né la malattia, né la fatica, gli zapatisti si sono scontrati con l'autoritarismo federale senza altre armi che la loro dignità, la loro ribellione, il loro ingegno e la loro creatività. Pensando che gli zapatisti si sarebbero stancati di protestare, si sarebbero rassegnati a vedere le loro terre occupate e sarebbero tornati alle loro case, i militari hanno usato tutte le loro risorse per disanimare la protesta. E' stato inutile, tutte le mattine gli zapatisti erano sempre lì.
E' stato in questo luogo, in Amador Hernández, dove si è vista in azione per la prima volta la forza aerea zapatista per contrastare il rumore assordante con cui i militari pretendevano di far tacere le loro proteste. Gli zapatisti "bombardarono" con centinaia di aeroplanini di carta l'accampamento federale.
Le basi d'appoggio zapatiste hanno già dato, oltre a questa, altre dimostrazioni d'ingegno e di creatività nella loro resistenza pacifica. E in questa resistenza non sono stati soli: decine di uomini e donne del Messico e del mondo li hanno accompagnati a tratti nella loro resistenza.
Senza altri interessi che rendere manifesto il loro disaccordo di fronte a un'ingiustizia, da varie parti del Messico e del mondo si sono mosse persone appoggiando la richiesta del ritiro dell'Esercito Federale dalle terre invase. Accanto agli indigeni zapatisti, queste persone hanno condiviso la fame, il freddo o il calore, la veglia e la fatica, però pure la convinzione di una causa giusta.
Oggi che finalmente i soldati si sono ritirati da questa postazione, dobbiamo congratularci con quegli uomini e quelle donne, indigeni zapatisti, che hanno continuato fermi e degni, e anche con coloro che li hanno accompagnati di persona o con mobilitazioni in questa resistenza pacifica di più di un anno.
Il trionfo che rappresenta il ritiro dell'Esercito da questo luogo è di quegli indigeni zapatisti e della società civile nazionale e internazionale, che non li ha mai lasciati soli.
D'altra parte, questo ritiro di una delle sette posizioni richieste dall'EZLN è un buon segnale ed un primo e importante passo nel cammino per la ripresa del dialogo. Mancano le sei posizioni restanti, la liberazione dei detenuti e il riconoscimento costituzionale dei diritti e della cultura indigeni.
Il governo di Vicente Fox non deve temere, come sicuramente gli diranno le persone che ha vicino e che ci conoscono: noi zapatisti sì, rispettiamo la parola data. Se i tre segnali richiesti verranno dati, ci sarà dialogo. Di fronte ad una volontà seria e autentica di dialogo e di pace, l'EZLN risponderà allo stesso modo.
Per finire: lanciamo un appello alla società civile nazionale e internazionale perché si mobiliti e, così come adesso si è ottenuto il ritiro militare da Amador Hernández, si ottengano il ritiro dalle altre sei posizioni, la liberazione dei zapatisti detenuti e il riconoscimento costituzionale dei diritti e della cultura indigeni.
Democrazia!
Libertà!
Giustizia!
Dalle montagne del sudest messicano
Per il Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno - Comando Generale dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale
Subcomandante insurgente Marcos
(traduzione del Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo e del Comitato Chiapas di Torino)