La Jornada del 22 novembre 2000

Chiapas 2000: la strategia occulta

Gilberto López y Rivas

Uno dei problemi più roventi di fronte al prossimo governo federale capeggiato da Vicente Fox (presidente messicano eletto, che si insedia il primo dicembre, ndt.) sarà, senza dubbio, quello che si vive in Chiapas. La maniera in cui Fox e la sua équipe decideranno di affrontarlo marcherà il segno sociale, ideologico e politico di questa nuova amministrazione.

Perciò, rendiamo qui noto all'opinione pubblica un documento pervenuto recentemente nelle mie mani, intitolato Chiapas 2000, nel quale si stabiliscono le strategie di comunicazione sociale e quelle politico-militari con le quali si suggerisce a Vicente Fox di affrontare il conflitto esistente tra l'Ezln e il governo federale.

Le preoccupazioni principali del documento mirano a: 1) esporre gli antecedenti fondamentali che spiegano l'origine della lotta armata nel sud-est del paese, così come la caratterizzazione dei principali attori coinvolti, utilizzando informazioni del servizio segreto della Secrétaria de Gobernación (il ministero degli interni) del 1983 (anno di nascita dell'Esercito zapatista di liberazione nazionale, ndt.); 2) articolare una proposta per disattivare l'influenza politica che hanno nello stato di Chiapas tanto la diocesi di San Cristóbal come l'Ezln, e il prossimo governo statale guidato da Pablo Salazár (governatore del Chiapas eletto, la cui data di insediamento è il 7 dicembre, ndt.); 3) negoziare con la "famiglia chiapaneca" dei cacicchi (potentati locali, ndt.) la "sparizione" dei gruppi paramilitari e la loro trasformazione in polizie private legali; 4) ritirare tatticamente l'esercito federale (ma mantenendolo come appoggio strategico e nella sua opera di intelligence militare), sostituendolo con corpi di élite della polizia; 5) scalzare l'Ezln dal "suo ruolo di rappresentante morale di tutte le etnie dello stato". La soluzione del conflitto, si afferma, "è sottrarre le bandiere ai gruppi di potere, specialmente all'Ezln".

Discutendo della strategia di comunicazione sociale con la quale si deve "render noto ciò che la gente vuole e anche deve sapere", si sviluppano diversi esempi di quel che viene chiamato "discorso inverso", a partire dal quale si deve insistere sui propositi sociali e filantropici di decisioni che conducano a "mettere in disparte, sottilmente ma fermamente, l'Ezln" e "il protagonismo di Pablo Salazár, che pretende di capitalizzare in suo favore la soluzione del conflitto", raccomandando che Fox sia colui che si assume questa responsabilità. Si deve far notare che i programmi assistenziali si stabiliscono "per volontà del Presidente della Repubblica, in risposta alle giuste richieste dei fratelli indigeni chiapanechi", e non grazie a pressioni dell'Ezln.

"Invertire il discorso permetterà al governo di proporre con credibilità la riforma giudiziaria nel paese - e non solo per il Chiapas - (...) e di poter manovrare in uno spazio comodo e reiterato le cifre statistiche. Questi due elementi permetteranno al presidente eletto di proporre una soluzione riconoscendo che il Chiapas, come altre regioni del paese, vive in una economia coloniale. Bisogna condurlo a una economia sostenibile (sic) e anche gli permetterà di manovrare con agio la riforma di Stato in cui sia possibile cercare il modo di unificare la relazione funzionale delle forme politiche indigene dei loro usi e costumi comunitari, con forme di governo nazionali".

Si propone che la comunicazione sociale riposi sui mezzi di comunicazione di massa, fondamentalmente quelli audiovisivi, che sono formatori di opinione. Si propone di seguire la stessa strategia di comunicazione del subcomandante Marcos, per profittare di mezzi come Internet e arrivare così alla opinione pubblica internazionale e nazionale. Inoltre si chiama a cercare tra i giornalisti leader dell'opinione che siano senza condizioni a favore delle politiche governative.

Si fa una lista di undici gruppi paramilitari o "guardie bianche" individuati nella regione del conflitto, così come i nomi dei loro principali capi, la maggior parte dei quali identificati con il Pri (partito regime fino alle elezioni di luglio, ndt.) e con funzionari statali e federali (a favore dei quali gli "uomini del presidente" stanno cercando di ottenere la promulgazione di una legge di amnistia, in base alla quale restino impuniti tutti i crimini perpetrati dai gruppi paramilitari).

Ciononostante, la cosa più importante di questa parte del documento, per i conflitti politici che può scatenare, si riferisce ai passi da compiere per annichilire l'Ezln. Si propone di coinvolgere l'Ezln, e in particolare il subcomandante Marcos, con il narcotraffico, in modo da farlo apparire all'opinione pubblica come un criminale, contro il quale spiccare un ordine di cattura senza tante pressioni nazionali e internazionali. Si suggerisce anche l'avvio di una politica assistenziale, mediante la quale si forniscano di attrezzature sanitarie ed educative e di progetti produttivi le comunità zapatiste. Il meccanismo attraverso il quale si propone di ottenere il disarmo del gruppo insorto è lo scambio di armi con sementi e bestiame.

Da tutto questo, possiamo concludere che esiste un copione occulto che viene seguito passo a passo, e che l'arresto (avvenuto un mese fa, ndt.) di qualcuno dei dirigenti dei gruppi paramilitari, tra tutti quelli che vengono citati in questo documento, è parte della stessa sceneggiatura. Le ripetute dichiarazioni di Fox sulla sua "volontà politica" di risolvere il conflitto in modo pacifico potrebbero far parte delle "raccomandazioni" ch ei suoi collaboratori gli hanno preparato. Se così fosse, non esisterebbe la minima intenzione di riconoscere la differenza che dà una identità propria e peculiare ai popoli indigeni del Chiapas e del Messico.


(tradotto e pubblicato da www.carta.org/)



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