RISPOSTA DI MANUEL VÁZQUEZ MONTALBÁN

A AGUSTÍN AVILA ROMERO, DETENUTO POLITICO DELLA UNAM

Caro amico,

ti esprimo la mia solidarietà di ex carcerato politico di Franco, condannato a tre anni di carcere quando stavo studiando nel quinto corso di laurea all'Università di Barcellona. E' passato molto tempo da allora però la logica del sistema è la stessa. Alla mia epoca i teorici del regime hanno decretato la fine delle ideologie e alla vostra hanno decretato la fine della Storia, con la speranza di convertirla in una foto fissa in cui la loro egemonia risulti per sempre. Il libro che avete letto non cerca di sostituire la molta e buona letteratura sopra la questione già scritta in Messico e in altri paesi, però vuole aggiungersi a quella e contribuire a disegnare il nuovo soggetto storico critico che sostituisce il soggetto storico del cambiamento sorto come conseguenza della prima rivoluzione industriale. Questo soggetto storico critico è plurale, lo formano i globalizzati di fronte ai globalizzatori, gli indigeni reali e gli indigeni metaforici, cioè i perdenti sociali prossimi a una catastrofe umana senza precedenti nei decenni a venire. L'aumento delle disuguaglianze e delle ingiustizie contrasta con lo sviluppo scientifico e tecnico che sarebbe in condizioni di creare ottime condizioni di sviluppo realmente globalizzato all'interno delle regole di difesa dell'ecosistema. La grande disperazione causata dalla prepotenza del neoliberismo e la debolezza della sinistra convenzionale sopravvissuta a tutti i naufragi, sta per essere sostituita da nuove forme di ribellione che mirano allo sviluppo delle contraddizioni interne del capitalismo nella fase della globalizzazione e della tensione dialettica tra globalizzatori e globalizzati. La generazione X o Y o Zeta, è lo stesso, è uscita del limbo o dall'isola del Mai Giammai dove aveva cercato di relegarla il sistema e ha preso coscienza della sua condizione di promozione alienata. In quel senso è andato il movimento studentesco della Università Nazionale Autonoma di Messico, tanto lontana e a volte vicina, perché lì vi hanno insegnato molti professori spagnoli esiliati. Non è il momento di metterci a giudicare le posizioni massimaliste o possibiliste rispetto al vostro movimento, ma di mostrare solidarietà contro la repressione e di fronte al tentativo di mascherare da terrorismo ciò che è stata un'azione di denuncia sociale. Sono talmente imbevuti del discorso unico che tutto ciò che si oppone ad esso si converte in terrorismo intellettuale o politico, incapaci di controllare la progressiva presa di coscienza delle avanguardie critiche della società civile. Non desidero diventare pesante insistendo su cose che sapete tanto bene quanto me e sopra quelle di cui parlerete molte ore al giorno. In carcere ho studiato e scritto per la prima volta con un'autentica conoscenza di causa, perché così recuperavo proficuamente tutto il tempo che mi stavano portando via. Cercherò di farvi arrivare i libri. Peccato che abbia ricevuto la lettera con un piede sull'aereo, perché adesso dovrò muovere i fili da Barcellona. Magari quando vi arriveranno i miei libri sarete già fuori. Se li leggono i secondini possono capitare prodigi straordinari. E, per personalizzare, caro Agustín, grazie per avermi dimostrato che scrivere è un miracolo incompleto senza l'operazione del leggere ed è qualcosa di meraviglioso se è capace di aiutare a stabilire reti che creano libertà.

Manuel Vázquez Montalbán.

Fonte: La Jornada, 22 marzo 2000


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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