Risposta all'Instituto Nacional de Migracion

di Teresa Jardi

A proposito della lettera inviata al direttore del nostro giornale (La Cronica de Hoy) dal Dott.Andres Chao Ebergenyi, capo dell'Unità di Comunicazione Sociale dell'Instituto Nacional de Migracion, pubblicata lo scorso lunedì nel nostro spazio dedicato alla posta, col titolo: Precisazioni dell'Instituto Nacional de Migracion sull'articolo di Teresa Jardí, effettivamente non avevo detto nella mia collaborazione del venerdì precedente, come segnala il Dott. Chao, che: "La Costituzione, che tutti ci obbliga e che consacra e definisce la volontà sovrana dei messicani, proibisce agli stranieri d'intervenire nelle questioni politiche interne del Messico".

Proprio per questo è vergognoso che oggi in Messico si permetta l'intervento sul nostro territorio e su questioni che competono solo ai messicani, ad elementi, pure armati, di agenzie nordamericane come la CIA, la DEA, l'FBI... è inoltre vergognoso che agli ambasciatori degli Stati Uniti, per esempio, sia permesso fare dichiarazioni su questioni di esclusiva competenza dei messicani.

Infine, non pensavo, per il momento, di scrivere altro sul fastidio causato al governo messicano dagli stranieri che vogliono venire a costatare le brutali violazioni ai diritti umani che oggi vengono commesse in Messico.

Però, visto che mi si offre l'opportunità di farlo e senza l'affanno di continuare in una polemica che sotto tutti i punti di vista risulterebbe sterile, ritorno sul rapporto, non di un'organizzazione civile qualunque ma del Centro de Derechos Humanos "Miguel Agustín Pro Juárez", AC.

Le richieste di visto (per coloro che desiderano venire ad osservare la situazione dei diritti umani in Messico) dovranno essere presentate con 30 giorni d'anticipo riguardo alla data in cui si pretende effettuare la visita. Inoltre gli stranieri potranno restare nel paese per un periodo di 10 giorni a partire dalla data del loro ingresso. Come è ovvio, questo tipo di requisiti restringono la possibilità di rispondere in modo rapido ai fatti che possono essere successi, questione che è essenziale per il dinamismo reale delle violazioni dei diritti umani.

Come esempio di ciò, bisogna citare la situazione di minaccia, persecuzione, devastazione e le detenzioni illegali che hanno vissuto le comunità indigene chiapaneche prima e dopo il 21 marzo 1999, in occasione della promozione della consulta zapatista.

Il grido d'aiuto fronte a questi avvenimenti espresso dall'organizzazione Sociedad Civil "Las Abejas", aveva sollecitato presso la comunità internazionale la presenza di osservatori, ma l'entrata legale di questi ultimi è stata ostacolata, visto che uno dei requisiti della normativa è che la richiesta per ottenere l'FM3 come Osservatore Internazionale dei Diritti Umani deve essere presentata con 30 giorni d'anticipo alla data prevista d'ingresso in Messico. Oltre al fatto che il lavoro d'osservazione, di norma, richiede periodi di permanenza maggiori per la necessità di comprendere le cause di quanto accade.

Gli stranieri che vogliono venire ad osservare in Messico vengono inoltre obbligati a presentare alla migracion una copia autenticata dello statuto costitutivo che accrediti l'esistenza legale dell'organismo non governativo cui appartengono, in cui si certifica che detta organizzazione è sorta da almeno cinque anni, oppure, abbia lo status consultivo nelle Nazioni Unite.

Questo limita i diritti di difesa degli osservatori internazionali.

Ragion per cui il Centro de Derechos Humanos Miguel Agustín Pro Juárez (Prodh) ha presentato procedura di amparo davanti alla prima pretura distrettuale in materia amministrativa di Città del Messico, registrata nel fascicolo 469/99, per impugnare l'incostituzionalità della normativa che attraverso la circolare INM/001/98, ha dato forma alla modalità migratoria degli osservatori internazionali dei diritti umani.

L'amparo è stato interposto in quanto Tedford Pierce Lewis, incaricato per il Messico dell'organizzazione civile Global Exchange, ha sollecitato nell'aprile del 1999 il permesso di ingresso in territorio messicano, con l'obiettivo di visitare diverse organizzazioni non governative, negli stati di Chiapas, Guerrero, Oaxaca e Distretto Federale.

Davanti a questa richiesta, l'Instituto Nacional de Migracion, nonostante il fatto che Lewis non avesse mai dichiarato di venire in Messico per osservare i diritti umani, ha applicato la circolare, imponendogli la necessità di adempiere a tutti i requisiti di questa e gli ha concesso la modalità migratoria FM3 - Observador Internacional de Derechos Humanos. Come non bastasse, gli hanno ridotto solo a cinque giorni la sua permanenza in Messico per visitare quattro stati federali, senza concedergli nemmeno i 10 giorni che indica la normativa, negandogli pure il diritto di sollecitare proroghe, come per qualsiasi altro tramite migratorio. Domani condividerò con voi gli interessanti argomenti giuridici del Centro Prodh in difesa di Pierce Lewis.


(tradotto dal Consolato Ribelle del Messico - Brescia)



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