LA JORNADA, 19 LUGLIO 2000

Spudorato dispositivo di repressione della polizia

Inesistente la normalità politica in Chiapas, a un mese dalle elezioni

Il governo statale assegna regalie ai suoi fedeli e picchia gli oppositori

Hermann Bellinghausen, inviato, San Cristóbal de Las Casas, Chis., 18 luglio

La campagna elettorale per governatore si effettua in condizioni eccezionali, ancora di più di quella dello scorso 2 luglio.

La normalità politica, qualsiasi cosa sia, in Chiapas non esiste. La militarizzazione scatenata contro centinaia di comunità indigene in resistenza continua il suo corso inesorabile. Mentre si sviluppa una contesa elettorale molto polemica, la presenza di tutti i tipi di corpi di polizia ci mostra dispositivi di controllo e di repressione dispiegati senza alcun pudore.

L'uso elettorale degli investimenti pubblici è il pane di ogni giorno e con questo la distanza tra i differenti settori della popolazione aumenta. A un mese dalle elezioni, la distribuzione di dispense, di materiali da costruzione e altri "stimolanti regali", producono scene incredibili. Oggi è successo in Teopisca, pochi giorni fa nella regione di frontiera, domani sarà da qualsiasi altra parte. Grandi TIR carichi di materiali e viveri scaricano di fronte a centinaia di contadini ansiosi che aspettano la loro parte nelle piazze dei capoluoghi municipali, in un disordinato clientelismo.

Il partito ancora ufficiale gioca tutte le sue carte

Un governo inusuale, con un governatore ad interim che ne sostituisce uno precedente già ad interim, dispone di moltissime risorse, molto al di sopra delle altre entità federative, e le ha utilizzate in modo parziale, chiaramente a favore del partito e in funzione antiguerriglia. I loro effetti si sono visti nei risultati delle elezioni federali: il Chiapas è l'ultimo bastione del priísmo duro; il partito ancora ufficiale gioca tutte le sue carte e ha tutto a sua disposizione per farcela...

Sostenuto dalle forze militari che occupano completamente le regioni indigene, il governo di Roberto Albores Guillén con una mano distribuisce ai suoi fedeli e con l'altra colpisce e perseguita i suoi oppositori, specialmente le comunità in resistenza che hanno costituito municipi autonomi e non accettano le stimolanti elargizioni del governo federale...

La data stessa delle elezioni è eccezionale (20 di agosto). E i suoi candidati... da un lato il rappresentante del PRI e dall'altro un solo candidato per i partiti di opposizione.

Di fronte al priista Sami David c'è Pablo Salazar Mendiguchía, appoggiato dal PAN, dal PRD e altri. C'è da segnalare che il 2 di luglio il partito governativo in Chiapas ha vinto 11 dei 12 distretti elettorali, i due posti da senatore e ha perfino avuto la maggioranza nelle elezioni presidenziali. Forse è per questo che l'immagine di Francisco Labastida continua a rimanere esposta nelle città e nei villaggi dello stato: nessuno è venuto a staccare la sua pubblicità...

Nonostante che il PRI abbia vinto, se si fosse votato anche per il governatore, il PRI avrebbe perso, dato che ha avuto solo il 42 per cento dei voti, mentre la somma dei voti ottenuti da PAN e PRD è stata superiore al 55 per cento. Quest'ombra offusca le speranze del tricolore trionfante.

Il nervosismo è la regola, in primo luogo tra quegli indigeni che hanno ricevuto i contributi di Procampo, di Progresa e molte promesse negli ultimi anni. Uno del mercato di San Cristòbal lo diceva in poche parole: "Adesso che non abbiamo più un presidente del PRI, chi ci darà i programmi?". Molto spesso si sente questo tipo di commenti.

Le organizzazioni contadine, in particolare quelle segnalate come paramilitari, sono arrivate dal nervosismo alla violenza (come è accaduto a El Bosque ), allo scontro interno (è il caso dei tre gruppi che sono risultati dalla divisione di Paz y Justicia nella zona nord) o alla pressione diretta sulle autorità per ottenere il massimo di contributi possibili, adesso che si può ancora.

La modalità repressiva si è vista nelle detenzioni arbitrarie di Salvador López González e Manuel López González, originari della comunità zapatista di Union Progreso, e di Francisco Demeza Aguilar, del rancho Yetal Mobal TeŽel, in Chilón, negli ultimi giorni. Come pure nell'aggressione e nel successivo pestaggio di Oscar Abarca Aguilar, Roberto Hernández Aguilar, José Raymundo Juárez, Jorge Alberto Morales ed Edmundo Fonseca Argüello, detenuti nel carcere di Comitán che si sono dichiarati in sciopero della fame il 3 luglio, esigendo "Libertà con giustizia e dignità" a nome pure di molti altri arrestati.

I detenuti politici raggruppati nella Voz de Cerro Hueco, in Tuxtla Gutiérrez, hanno annunciato oggi che si stanno preparando ad unirsi allo sciopero della fame dei loro compagni in Comitán, ai quali il dottor Carlos Córdova Solís, direttore del carcere Cereso n. 10, ha riservato un trattamento a base di pestaggi, di alimentazione forzata e ha fatto rinchiudere uno di loro, Jorge Alberto Morales, in cella d'isolamento.

A partire da questa settimana, la CNDH ha annunciato che percorrerà i posti di blocco militari della zona di conflitto, per constatare se si rispettano i diritti umani. Casualmente, i posti di blocco in questi giorni hanno "addolcito" il loro modo di far perquisizione, il che ha permesso al delegato della commissione per Los Altos e la selva, Alejandro Souza Bravo, di annunciare ieri che lui e gli altri visitanti della CNDH non hanno riscontrato "nessuna presunta violazione dei diritti umani", almeno quando loro sono passati "in incognito" ai posti di blocchi.

Però contemporaneamente, osservatori civili che permangono in comunità come Amador Hernández e La Realidad denunciano costanti insulti e aggressioni da parte dei soldati durante i pattugliamenti quotidiani. Tanto indigeni come osservatori sono stati picchiati da soldati ad Amador, mentre le donne che stanno nell'accampamento civile per la pace di La Realidad assicurano di essere state insultate, toccate e minacciate sessualmente dai soldati in vena di sesso; i soldati le chiamano addirittura per nome, per dimostrare che conoscono la loro identità.


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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