INM: discrezionalità ed arbitrarietà

Le due misure di Migración

Ricardo Miguel Cavallo, il funzionario del Renave con passato da torturatore, aveva ottenuto velocemente il documento migratorio FM3, un tramite che spesso tarda circa due mesi per le persone che intendono realizzare azioni umanitarie o solidali in Messico e che ha preteso quasi cinque anni per molti religiosi in Chiapas. Com'è che si è potuto ignorare il passato di Cavallo se l'Instituto Nacional de Migración esamina con la lente d'ingrandimento non solo la documentazione bensì la posizione politico-ideologica dei gruppi sollecitanti riguardo ai governi federale e statale?

Partendo da un dettagliato riepilogo delle azioni dell'INM, l'autore sostiene che "la legge migratoria messicana dev'essere riformata e devono essere tolti a questa burocrazia i tremendi poteri discrezionali di cui è stata investita per decadi".

Bastone per gente di sinistra e pacifisti

Federico ANAYA GALLARDO

Il 23 giugno 1995, l'Instituto Nacional de Migración (INM) espulse dal paese tre sacerdoti stranieri della diocesi di San Cristóbal de Las Casas (Loren L. Riebe, statunitense; Rodolfo Izal Elorz, spagnolo; e Jorge Barón Guttlein, argentino). I religiosi furono fermati in violente operazioni di polizia e allontanati dalle proprie parrocchie rurali fino alla città di Tuxtla Gutiérrez, da cui furono trasferiti in aereo al DF. Lì, a notte fonda, furono interrogati ed accusati di appoggiare i ribelli zapatisti chiapanechi. Non furono mai offerte prove concludenti di quest'accusa. Alle 8.00 di mattina del 24 giugno, furono obbligati ad imbarcarsi su un aereo per Miami. Quasi quattro anni dopo, il 13 aprile 1999, la Commissione Interamericana dei Diritti Umani (CIDH) stabilì che il governo messicano aveva violato l'integrità fisica degli espulsi, come pure la loro garanzia d'udienza, il loro diritto di transito, di residenza e alla protezione del loro onore e dignità. Lo Stato messicano fu dichiarato colpevole, come pure di violare le libertà di coscienza, religione ed associazione. La CIDH segnalò inoltre che la procedura di amparo era stata incapace di proteggere i diritti degli espulsi, giacché il Potere Giudiziario messicano interpretò restrittivamente la legislazione messicana a scapito degli stranieri (OEA/Ser/L/V/II.102, Doc. 56, 13 aprile 1999).

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Nel settembre del 1995, altri due sacerdoti della stessa diocesi furono arrestati mentre stavano rientrando in Messico e l'INM da allora li considera espulsi (Pau J. Nadolny, degli Stati Uniti e Albert Mahoney, del Canada). Nonostante il fatto che entrambi presentarono ricorso di revisione dall'ottobre 1995, fino ad oggi l'autorità migratoria si è rifiutata di dare una risposta, raggirando il processo e rendendo impossibile il loro rientro. In quest'occasione le scuse per espellerli furono amministrative.

Si sosteneva che padre Nadolny aveva commesso l'errore di chiedere un visto da turista standard nel 1994, quando aveva già un visto da visitante.

Contro padre Mahoney si sosteneva che, in un viaggio fuori dal Messico era rientrato da Cancún e non dal DF, come aveva informato l'autorità migratoria. Le piccolezze di cui sono stati accusati occultavano le vere ragioni dell'espulsione. Padre Nadolny si occupava della zona pastorale chol di Salto de Agua, Chiapas, ed aveva denunciato la creazione del gruppo paramilitare Paz y Justicia. Padre Mahoney aveva arrecato un'offesa più profonda: dirigeva il gruppo di traduttori indigeni che prepararono una versione tzotzil de La Bibbia a Chalchihuitán.

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Nello stesso mese di settembre 1995, tre sottosegretari di Gobernacion (Arturo Nuñez, Cesar Becquer e Gabino Fraga) minacciarono il vescovo Samuel Ruiz di espellere immediatamente altri cinque sacerdoti e suore se lui stesso non avesse fatto loro abbandonare prima il Chiapas. Inoltre, i sottosegretari lo avvertirono che, nel caso di una sua mancata collaborazione, altri 10 religiosi erano a rischio. Diversi amparos a Tuxtla Gutiérrez fermarono questo andazzo per un certo tempo.

Tuttavia, quasi nessuno dei religiosi ricevette i propri documenti migratori. Da allora e fino all'agosto del 2000, tutti gli agenti pastorali stranieri della più antica diocesi chiapaneca sono rimasti irregolari nonostante abbiano soddisfatto diverse volte i requisiti della legge per essere certificati in Messico. Nell'aprile 1997, un sacerdote spagnolo che aveva visitato Salto de Agua per meno di dieci giorni fu espulso sommariamente dal paese. Avvocati del Taller Universitario de Derechos Humanos del DF interposero un ricorso di revisione e l'espulsione venne sospesa, ma il ricorso prima di risolversi ci mise due anni. Solo grazie alla pressione del deputato panista Francisco José Paoli si riuscì a regolarizzare questo religioso, la cui congregazione fu avvertita di non avvicinarsi più al Chiapas. Solo nel 2000, con la partenza di Samuel Ruiz e la sconfitta del PRI alle elezioni presidenziali di quest'anno, l'INM approvò la regolarizzazione dei religiosi di questa diocesi chiapaneca.

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Nel gennaio 1996, l'INM iniziò una serie di persecuzioni ricorrenti contro i visitatori stranieri in Chiapas. Da allora e fino ad oggi, l'autorità migratoria ha applicato una serie di citazioni, interrogatori, riscossione eccessiva di diritti, restrizione del tempo di permanenza ed emissione di "fogli di via" che diminuiscono obbligatoriamente il tempo di visita degli stranieri. Queste misure amministrative hanno l'obiettivo, evidente, di rendere intollerabile la permanenza degli stranieri solidali in Chiapas.

Abitualmente, i posti di blocco di Migración sulle vie d'accesso alle zone zapatiste fermano, intimidiscono e minacciano gli stranieri. Abitualmente, li si obbliga a perdere diversi giorni a San Cristóbal de las Casas in noiose udienze. Quando per sfortuna lo straniero non ha con sé un avvocato, gli agenti di Migración abusano verbalmente di lui e gli fanno domande su questioni completamente al di fuori della loro giurisdizione, come con quali cittadini messicani è entrato in contatto e di cosa ha parlato con loro. Come avvocati difensori dei diritti umani in Chiapas abbiamo presentato più volte ricorsi di revisione, proteste, querele e procedimenti di amparo contro questa persecuzione. I risultati della difesa degli stranieri sono stati diversi, con alcune vittorie e molte sconfitte.

Ciò che non cambia è l'atteggiamento autoritario dell'autorità migratoria.

Così, dal 1996, si è ottenuto che l'autorità consegnasse copia originale dell'atto relativo all'interrogatorio, obbligo legale sempre inattuato. Dal 2000, l'INM si rifiuta di nuovo di consegnare questa copia, adducendo tecnicismi legali. /P>

Dal 1998 i credenti cristiani (cattolici, evangelici, menoniti, eccetera) che si recano ad Acteal sono fermati ed interrogati da agenti di migración messicani. Quest'anno si è tentato di obbligare i laici menoniti a registrarsi come ministri di culto, nonostante che nessuno di loro sia pastore della sua chiesa.

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Nel 1998, l'organizzazione Global Exchange ha documentato l'espulsione, sotto diversi schemi legali, di 144 stranieri. Tra questi c'era Tom Hansen, coordinatore statunitense di Pastores por la Paz, espulso il 19 febbraio 1998. Hansen aiutava le comunità indigene della regione di Altamirano nella produzione di video educativi e d'informazione. Il 26 febbraio 1998 fu espulso Michel Chanteau, anziano parroco francese di Chenalhò, per aver espresso la sua opinione sul massacro di Acteal su Tv Azteca. Spiccano pure 12 osservatori dei diritti umani a Taniperla, quando l'Esercito smantellò il municipio autonomo Ricardo Flores Magon, arrestati l'11 aprile 1998; e 120 italiani che visitarono il Chiapas nel maggio di quell'anno. Peter Brown, maestro elementare della California, fu espulso nel luglio del 1998 per aver aiutato nella costruzione di una scuola media ad Oventic. Diverse di queste espulsioni si fecero sotto l'infausto articolo 33 della Costituzione. L'INM non ha giurisdizione per applicare l'articolo 33, ma in tutti i casi fu l'autorità migratoria ad arrestare gli stranieri. Solo quando Migración non poté più sostenere i suoi argomenti contro i fermati chiese alla Dirección General de Gobierno, di Gobernación (gli Interni messicani), di applicare l'articolo 33. In tutti i casi si violarono le stesse garanzie come ai sacerdoti espulsi nel 1995. L'INM dimostrava d'essere un violatore recidivo dei diritti umani (Global Exchange: Extranjeros de Conciencia, 1999).

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Il controllo nei confronti degli stranieri preoccupati per i diritti umani in Messico non è ristretto al Chiapas. In Oaxaca e Guerrero, anche se con meno durezza, l'INM ha cercato di evitare la presenza di testimoni internazionali degli abusi del regime autoritario. Così, osservatori della Federación Internacional de Derechos Humanos (FIDH) sono stati espulsi da Acapulco con una tale brutalità che anche la Comisión Nacional de Derechos Humanos condannò ufficialmente l'azione. Le delegazioni di Migración in Oaxaca e Guerrero hanno l'ordine di abbreviare il più possibile la permanenza di stranieri sospettati di solidarietà. Le organizzazioni dei diritti umani hanno sicuri indizi dell'esistenza di liste nere attraverso le quali l'INM vigila e restringe la libertà di transito e di soggiorno di centinaia di uomini e donne stranieri.

Lo scandalo per questi abusi provocò cambiamenti nella politica migratoria. D'altro canto, la risoluzione della Commissione Interamericana dei Diritti Umani in favore dei sacerdoti espulsi nel 1995, resa pubblica dal 13 aprile 1999, obbligò il governo messicano a limitare gli attacchi contro la solidarietà internazionale. Così, il 19 aprile di quell'anno si ottenne che l'INM dichiarasse nulle quattro espulsioni decretate dal delegato locale di San Cristóbal de las Casas contro alcuni universitari statunitensi che ebbero la sfortuna di trovarsi sulla stessa strada di una manifestazione cittadina il 21 marzo di quell'anno, durante la Consulta Zapatista sui Diritti Indigeni.

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Nel 2000, tuttavia, l'INM ha tentato di nuovo di stringere il cappio al collo dei visitatori stranieri. Da gennaio di quest'anno si è rifiutato di consegnare copia originale dell'atto d'interrogatorio a coloro che interroga a San Cristóbal de las Casas. I menoniti che vanno a pregare ad Acteal sono tornati a ricevere pressioni affinché si registrino come ministri di culto. Kerry Appel, un imprenditore statunitense del commercio solidale del caffè, fu interrogato e quasi espulso a maggio. L'intervento del Centro Fray Bartolomè de Las Casas e l'amparo della giustizia federale hanno fermato questo abuso.

Il 9 aprile del 2000, il coordinatore per il Messico di Global Exchange, Ted Lewis, fu obbligato ad abbandonare il paese meno di trenta minuti dopo essere atterrato. Lewis veniva per unirsi ai gruppi di osservatori elettorali e portava con sé l'autorizzazione dell'Instituto Federal Electoral. Dopo aver discusso il caso per quasi tre mesi, il sottosegretario di Población, José Angel Pescador Osuna, autorizzò il suo ingresso al paese senz'altri problemi. Il sottosegretario ne approfittò per permettere anche l'ingresso di Tom Hansen, che l'INM si rifiutava di riammettere in Messico, per il fatto di aver perso un procedimento di amparo davanti al Potere Giudiziario messicano.

In sintesi, l'INM ha tentato in modo sistematico, dal 1994, di restringere l'ingresso, soggiorno e attività di stranieri nelle regioni in cui la povertà, l'ingiustizia e la violenza istituzionale hanno provocato proteste sociali. In special modo, ha attaccato la solidarietà internazionale che si è avvicinata al Chiapas, incluso quando questi stranieri vengono espressamente per appoggiare una soluzione negoziata del conflitto. Per raggiungere i suoi fini, l'INM ha aumentato il suo personale e le risorse tecniche in Chiapas, Oaxaca e Guerrero. Sono stati sviluppati liste e sistemi di computo che consentono il monitoraggio degli stranieri che hanno visitato le aree "proibite" del paese. L'INM, d'altro lato, ha indagato sui precedenti personali ed istituzionali delle organizzazioni non governative che inviano i solidali dagli Stati Uniti e dall'Europa. Ogni straniero che non venga a stare zitto o ad appoggiare senza fiatare la posizione del governo in Chiapas è considerato pericoloso, contrario al governo e degno d'essere indagato, perseguitato ed eventualmente, espulso.

Manica larga con destri e repressori

Mentre gli stranieri solidali e pacifisti del sud est sono perseguitati, il sottosegretario Pescador Osuna dichiarò che l'argentino Miguel Angel Cavallo "dal punto di vista migratorio non aveva alcun problema". Intanto, l'intera società messicana si scandalizzava alla rivelazione del passato genocida di detto straniero (La Jornada, 25 agosto 2000). Cavallo entrò in Messico come turista (documento FMT) ed in seguito sollecitò un cambiamento di status migratorio e, in poche settimane, gli venne consegnato un documento FM3. Questo documento, di norma, tarda perlomeno due mesi nel caso dei solidali con le cause popolari in Messico e ha tardato quasi cinque anni per molti religiosi in Chiapas. Un'organizzazione internazionale di volontari che accompagnano gli operatori umanitari minacciati di morte, Peace Brigades Internacional, da un anno sta attendendo una risposta favorevole per i suoi stranieri.

L'INM sollecita mille e un documento speciale agli stranieri solidali (piani di lavoro specifici, itinerari di viaggio, certificazioni inesistenti da parte della Secretaría de Relaciones Exteriores, dettagliati registri commerciali, nonostante si tratti di imprese familiari di solidarietà nell'ambito del commercio equo). Il signor Cavallo era sostenuto solo da una lettera dell'impresa dove avrebbe lavorato (il Renave), che, in accordo con il sottosegretario Pescador, "ci consentiva di concedergli questo nuovo status (FM3)" e conclude: "quindi dal punto di vista migratorio (lo status del signor Cavallo) è corretto".

La posizione dell'autorità migratoria, in questo caso, è che la sua giurisdizione si è ristretta alla revisione amministrativa della documentazione presentata ed al rilascio dei documenti migratori senza alcun giudizio al di là di ciò che consti per iscritto. L'ambasciatore Agustin Gutierrez Canet, cattedratico dell'Universidad Iberoamericana, ha ampiamente spiegato quest'idea su La Jornada (30 agosto 2000). Si suppone che l'INM si limita ad analizzare il "registro costitutivo dell'impresa, la dichiarazione dei redditi, la lettera di nomina ed altri ulteriori documenti, ma nessuno che permetta inferire le sue attività precedenti".

Questo contrasta radicalmente con la posizione che mantengono in modo sistematico i funzionari dell'INM nei confronti delle organizzazioni non governative, i corrispondenti esteri, le chiese, gli esuli politici e i rifugiati. Tutte queste tipologie di sollecitanti stranieri vengono attesi da una sola vice direzione dell'INM, la quale, inoltre, si incarica di seguire qualsiasi questione "politicamente rilevante", da come ci è stato spiegato in quanto rappresentanti di diverse organizzazioni civili dall'allora coordinatore di Regolarizzazione di Soggiorno, Javier Solorzano Diaz, nel marzo 1999. In questa vice direzione, mi consta, grazie al mio incarico specifico, che i casi vengono esaminati con la lente d'ingrandimento. Si analizza non solo la documentazione bensì la posizione politico-ideologica dei gruppi richiedenti rispetto ai governi federale e statale. S'inquisisce rispetto ai precedenti non solo professionali, ma bensì politici, dello straniero che vuole entrare in Messico oppure cambiare il suo status migratorio.

In realtà, questa sezione dell'INM non compie nulla d'illegale. Una delle più grandi aberrazioni politico-giuridiche della nostra legislazione nazionale è che l'autorità migratoria ha facoltà quasi assolute d'interpretare le norme migratorie. Per esempio: la Ley General de Población stabilisce che si concederà status di non immigrante visitante a chi realizzi qualsiasi attività, mentre questa sia lecita ed onesta (articolo 42, sezione III). L'INM decide cosa debba considerarsi " lecito ed onesto". L'INM può agire come censore morale, determinando che una ballerina bulgara no è onesta se pretende di ballare in una "table-dance".

Ugualmente, l'INM può determinare, da sé, che un certo lavoro potrebbe essere svolto da messicani e negare così l'autorizzazione a uno straniero per ottenere quell'impiego. Con ciò, l'INM si è convertito in un giudicante della capacità tecnica ed artistica del fotografo-amministratore del capitale sociale di Franz e Gertrude Blom a San Cristóbal de las Casas nel 1996. L'amministratore aveva avuto la sfortuna di fotografare alcune targhe dei microbus mitragliati sulla strada tra Rancho Nuevo ed Ocosingo nel 1994. L'INM decise che qualsiasi messicano poteva realizzare il lavoro e negò a questo straniero il permesso di lavoro corrispondente. L'INM ha la capacità di decidere se le attività di uno straniero sono pregiudiziali per il paese, e dato che l'autorità aveva deciso che esprimere la propria opinione sulla strage di Acteal davanti ad una telecamera televisiva era un male per la nostra nazione, espulse senza diritto di udienza padre Chanteau. L'INM ha la capacità di documentare nel modo che più desideri gli stranieri, senza tenere in conto se questi cerchino o no la residenza permanente. Conosco diversi casi di esuli sudamericani ai quali non è mai stato consegnato un documento di immigrante e che per questo motivo non hanno potuto acquisire diritti di residenza, nonostante avessero già moglie, figli ed addirittura nipoti messicani. In ognuno dei casi, l'autorità migratoria argomenta una ragione circostanziale particolarissima per giustificare la sua decisione. Ossia, l'autorità migratoria in Messico non prende decisioni standard né automatiche.

Per quanto spiegato qui, deve restare chiaro che nel caso del signor Cavallo, l'INM non ha agito in modo meccanico, come potrebbero suggerirci le dichiarazioni del sottosegretario Pescador. Il fascicolo del signor Cavallo è stato esaminato dalle stesse autorità che in centinaia di casi decidono in modo arbitrario cosa sia morale, cosa sia politicamente corretto, cosa sia economicamente viabile, cosa sia giusto in materia di lavoro. La grandissima discrezionalità di cui godono le autorità migratorie è stata difesa dal già citato dottor Solorzano (uno dei migliori funzionari veterani del servizio migratorio) con l'argomento che solo così è possibile fare giustizia, prendere decisioni equitative, sciogliere torti. E di torti ce ne sono molti. Solorzano considera che spesso l'INM ottiene ciò che i tribunali familiari e gli agenti del Ministerio Publico non possono: cessare relazioni perverse in cui la donna e i figli sono vittime di un padre abusante. Però questo stesso argomento dimostra che l'INM non prende decisioni meccaniche e puramente amministrative: è un organismo che si è arrogato il ruolo di grande giudicante di ogni aspetto della vita degli stranieri in Messico.

Perciò, dobbiamo concludere che nel caso di Cavallo l'INM o (1) ha commesso un terribile errore, omettendo inettamente di analizzare i dettagli della richiesta di detto straniero; oppure (2) ha deciso di concedere la documentazione sollecitata nonostante il fatto di conoscere (o sospettare) i precedenti del sollecitante.

Seppure è certo che la burocrazia dell'INM commette molti errori, l'importanza del Renave ci obbliga ad eliminare l'inettitudine come causa della nefasta approvazione. Le ragioni per cui l'autorità migratoria abbia concesso l'FM3 a Cavallo nonostante sapesse (o sospettasse) i precedenti genocidi del sollecitante non possiamo saperlo con certezza, ma due possibili spiegazioni vengono alla mente senza troppi problemi: complicità ideologica o corruzione.

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La corruzione è stato un problema ricorrente del servizio migratorio, ma sarebbe difficile provarla qui. In qualsiasi caso, credo che la complicità ideologica sia provata in buona parte dalla comparazione che ho fatto in questo scritto tra l'atteggiamento dell'INM rispetto ai solidali di sinistra o pacifisti ed il caso Cavallo. D'altra parte, qualunque storico sa delle simpatie tra la burocrazia priista tradizionale e l'anticomunismo latino americano. Allo stesso modo, qualunque osservatore attento della politica nazionale contemporanea troverà le affinità tra i tecnocrati del Cono Sud e i messicani. Al di là della storia nazionale, il cui panteon è presieduto dagli eroi rivoluzionari, gli eredi tecnocrati del PRI si sentono più vicini a Pinochet ed ai torturatori argentini, anche se non sono disposti ad accettarlo pubblicamente.

Forse il precedente giudizio è più applicabile alla burocrazia di Secofi che a quella migratoria, ma è ovvio che la prima deve aver dovuto informare e raccomandare in qualche modo l'INM nel caso Cavallo. Inoltre è evidente che i burocrati di professione di Migración, a cominciare dal veterano Solorzano, decisero di appoggiare la richiesta dell'argentino deliberatamente per le sue simpatie ideologiche di destra. Ora ci dicono che queste non erano rilevanti bensì che avevano contato solo i requisiti amministrativi debitamente compiuti. Ciò è falso, poiché, sono anni che una decina di suore cattoliche innocenti avrebbero dovuto ricevere i loro documenti per continuare a lavorare nelle parrocchie indigene del Chiapas.

È evidente che l'autorità migratoria applica un doppio standard: favorisce la destra, fascisti inclusi, e reprime la sinistra, in special modo quella che sostiene i movimenti indigeni.

Può un regime democratico mantenere questo tipo di criteri arbitrari? No.

La legge migratoria messicana deve essere riformata e bisogna togliere a questa burocrazia i tremendi poteri discrezionali con i quali è stata investita per decenni. L'amministrazione migratoria deve professionalizzarsi e i suoi criteri devono dipendere dalla legge e da standard che fissi il Congresso federale, per accordo delle diverse forze politiche. Non possiamo avere democrazia nelle camere e nel Palazzo Nazionale e anticomunismo di vecchio stampo negli uffici dell'INM.

[fonte: http://www.jornada.unam.mx/2000/sep00/000917/mas-varas.html ]


(tradotto dal Consolato Ribelle del Messico- Brescia)



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