LA JORNADA - SABADO 15 LUGLIO 2000

*EL TONTO DEL PUEBLO*

Fox conferma Carrillo Castro

Jaimes Avilés

1. Primo segnale di guerra

L'équipe della campagna elettorale di Vicente Fox non ha perso un solo minuto da quando ha vinto le elezioni.

Proprio lo stesso 3 luglio, nella mattinata, il caudillo di Guanajuato ha inviato decine di lettere per "confermare" una innumerevole quantità di funzionari federali di primo livello. Uno di questi beneficiati dall'atteggiamento maderista - non si dimentichi che Francisco I. Madero governò con quasi tutto il gabinetto di Porfirio Díaz - è stato Alejandro Carrillo Castro, commissario dell'Istituto Nazionale di Migrazione.

Con questa azione specifica e irrefutabile, Fox invia un segnale davvero scoraggiante su uno dei temi che preoccupano non solo il paese ma tutto il mondo: il Chiapas. O sarà che l'uomo dagli stivali da cowboy ignora chi è e che cosa ha fatto Carrillo Castro?

2. Monterrey: ingiustizia per ragioni estetiche

Interrompiamo questa opportuna diatriba per rendere noto al pubblico un fatto che non fa prevedere niente di buono. Sempre lo stesso lunedì 3 luglio alle tre in punto della mattina, solo quattro ore dopo che Ernesto Zedillo aveva proclamato il trionfo di Fox, e col coro di "abbiamo già vinto", il governo panista di Nuovo León ha sgomberato l'accampamento delle 169 infermiere licenziate che da marzo protestavano nella Macroplaza di Monterrey, chiedendo di essere riassunte all'Ospedale Universitario della città e con altre rivendicazioni.

Alle autorità era rimasto sul gozzo che le infermiere avessero vinto nella Giunta Locale di Riconciliazione e Arbitraggio, che appena in giugno aveva emesso una sentenza favorevole alle loro richieste. Nel santo nome del "cambiamento", che in quei momenti affascinava milioni di giovani in tutto il paese (e a non pochi politologi "di sinistra"), il governatore Fernando Canales Clariond ha inviato 70 agenti della Polizia di Sicurezza Pubblica a smontare la struttura tubolare di alluminio, rivestita di coperte di lana colorate e pezzi di cartone, dove le donne continuavano in resistenza perché, nonostante la sentenza che le proteggeva, l'Università Autonoma di Nuevo León si rifiuta di riammetterle nel nosocomio, utilizzando una logica propria del Mosh (soprannome di uno studente del CGH ), cioè che sono "persone non grate".

Giorni dopo lo sgombero, e d'accordo con un articolo di Pablo Ruiz, corrispondente de El Financiero di Monterrey, Canales Clariond ha dichiarato che "la sola presenza di un qualsiasi gruppo di manifestanti nella Explanada de los Heroes, di fronte alla sede del Potere Esecutivo statale, causa danni a terzi (sic!) e danneggia il patrimonio architettonico e storico" (10/07/00, pagina 46).

Nel 1973, il generale Augusto Pinochet espulse i manifestanti della famosa Alameda di Santiago di Chile, per le stesse ragioni estetiche. Prima di applicare questa misura, i panisti di Monterrey avevano tentato di mandar via queste donne dichiarando che il loro accampamento non aveva la "licenza di uso di suolo pubblico" per stare di fronte al palazzo di governo. In ogni caso, la repressione contro le coraggiose infermiere marca l'inizio dell'era Fox con una eclatante ingiustizia.

3. Carrillo Castro: corruzione e violenza

Con il desiderio di essere riconosciuto come un duro tra i duri, nel 1997, durante la reggenza di Oscar Espinosa Villarreal, Alejandro Carrillo Castro, è stato alla testa di un'orda di selvaggi che una mattina e in poche ore, distrussero le tende e i banchetti dei ristoranti e dei caffè della colonia Condesa che erano all'aperto. I venditori in effetti violavano la legge invadendo la pubblica via senza la dovuta licenza. Però dopo il blitz di Carrillo Castro, piazzarono di nuovo le loro installazioni sui marciapiedi, dopo aver concordato il pagamento di un obolo per metro quadrato.

Un anno dopo, quando Francisco Labastida Ochoa è arrivato alla Segreteria di Governo, Carrillo Castro, in premio per le sue virtù guerriere, è stato assunto per occupare l'incarico che svolge ancora oggi all'Istituto Nazionale di Migrazione e al quale Fox lo ha appena confermato. Nel maggio del 1998 in collaborazione con Fernando Solís Cámara, sottosegretario di Popolazione e Affari Migratori, Carrillo Castro diventò un eroe nazionale organizzando la cattura di 130 osservatori italiani, espulsi dal paese, secondo lui "per sempre", e obbligati a volare su un aereo di TAESA con destinazione sconosciuta.

Ricerche successive, pubblicate da La Jornada e mai smentite da Carrillo Castro né da Solís Cámara, rivelarono che il costo di quella deportazione fu molto superiore a ciò che l'erario avrebbe dovuto pagare se gli italiani avessero viaggiato col Concorde (che vende a tre mila dollari il biglietto a persona da New York a Parigi). Grazie al suo patriottico impegno, i funzionari di Labastida si arricchirono di migliaia di dollari nella sola notte del 10 maggio 1998 (si veda a proposito il mio articolo "Carissimi italiani", dell'11 settembre del stesso anno).

Fox dovrebbe rispondere immediatamente alla domanda chiave: dove vuole andare (e dove andiamo tutti) per ciò che riguarda la guerra in Chiapas. La conferma di Carrillo Castro dà manforte alla politica xenofoba e sciovinista di Zedillo, che dal 1998 ha espulso dal Messico centinaia di pacifisti stranieri per il solo fatto di essere venuti ad osservare la situazione dei diritti umani in quelle zone del paese occupate dall'Esercito?

4. Chiapas: con Fox o contro Fox

Benché siano trascorsi meno di 15 giorni dalle elezioni del 2 luglio, di giorno in giorno acquista più forza il sospetto che la vittoria di Fox sia il risultato di un patto segreto tra il salinismo politico (il "governo" di Zedillo), il salinismo economico (il Gruppo Monterrey), gli interessi dei giganti del petrolio (con alla testa il candidato repubblicano statunitense George Bush junior) e altri fattori non meno importanti. Ciò che molto presto si scoprirà è se, dietro a questo patto, Zedillo ha chiesto, e Fox ha accettato fin dall'inizio, che il Chiapas continuasse a restare un bastione politico del PRI.

Dall'atteggiamento che l'équipe di Fox assumerà di fronte alle elezioni del prossimo 20 agosto usciranno delle conclusioni inequivocabili. Se il PAN si volge, senza lesinare appoggi politici ed economici, a favore del suo candidato a governatore, Pablo Salazar Mendiguchía; se dà slancio ad una organizzazione civica che garantisca la stretta vigilanza di tutti i seggi elettorali, anche lì dove predominano i gruppi paramilitari priisti; se impugna ferreamente i risultati di quei distretti dove ci sarà ampia evidenza di broglio; e inoltre, se fa valere la superiorità numerica della coalizione dei partiti d'opposizione che insieme supera di più di centomila voti il PRI, il futuro presidente del Messico smentirà coloro che hanno scommesso che per guadagnare la Presidenza abbia accettato di perdere in anticipo il posto di governatore del Chiapas.

Ma al contrario, se Fox si emargina dal processo elettorale e consente che, grazie ai brogli, un nuovo governo priista mantenga il controllo amministrativo della guerra contro le comunità indigene in resistenza, la sua possibilità di azione politica si ridurrà sensibilmente; il suo prestigio nazionale soffrirà un prematuro insuccesso, tre mesi prima di assumere il potere, e la sua immagine internazionale molto presto si tramuterà in ciò che c'è di più simile a quella di una marionetta (in più) del salinismo.

Però, con una lettura meno illusa e più realista, se Fox contribuisce alla "vittoria" - aritmeticamente impossibile - di Sami David David ( candidato del PRI ) e della coalizione di interessi politici e militari che rappresenta, la conseguenza immediata può essere la peggiore offensiva bellica del sessennio e con quella l'annientamento dei dirigenti dell'EZLN, prima del 1° di dicembre.

Già da ora, compete alla società farsi carico della grande importanza che rivestono le elezioni chiapaneche del prossimo mese. Alla sinistra in particolare, senza direzione né progetto per il momento, nessun altro compito deve distrarla dallo sforzo storico, monumentale e inevitabile, di vincere il PRI in Chiapas, con Fox, nonostante Fox o .addirittura, contro Fox.

5. Continuano a parlare le cifre

Nell'articolo della scorsa settimana, esaminando i numeri (allora ancora provvisori) del 2 luglio, il tonto del pueblo aveva affermato che la sinistra aveva regalato alla vittoria di Fox "quasi 2 milioni di voti". Oggi, con i totali definitivi dell'Istituto Federale Elettorale, si apprezza con esattezza che per Cuauhtémoc Cárdenas votarono 6 milioni 259 mila 48 persone, mentre per i candidati a deputati della Alleanza por Messico hanno votato 6 milioni 913 mila 874 e per i candidati a senatori, 7 milioni 32 mila 452.

Secondo questo ultimo dato, gli elettori di sinistra che non annullarono la loro scheda per Cárdenas ma per Fox, risultano 730 mila 602. Però Fox, che ha ottenuto 15 milioni 988 mila 740 voti, ha superato Labastida (con 13 milioni 576 mila 385) di 2 milioni 412 mila 355 di voti. Quanti cittadini hanno voltato le spalle a Labastida però hanno votato lo stesso i colori del PRI a favore dei loro candidati al Parlamento? Nelle elezioni dei deputati, il partito di regime accumulò 13 milioni 576 mila 385 voti e in quella dei senatori, 13 milioni 707 mila 778. Nel primo caso, 103 mila 532 quindi non hanno votato Labastida e 231 mila 393 nel secondo. Sommando questi due risultati e dividendoli per due, vedremo che all'incirca, a 167 mila 462 priisti non è piaciuta la sbandierata campagna presidenziale di Labastida.

Grazie al concorso dei simpatizzanti del PRI e del PRD che hanno preferito Fox a Labastida o a Cárdenas, l'Alleanza per il Cambiamento ha riunito 898 mila 64 voti, che rappresentano molto meno del 50 per cento dei 2 milioni 412 mila 355 con cui Fox ha superato Labastida.

Quindi - scrive il professore Sergio Cabrera, della Facoltà di Economia della UNAM -, "che i 52 deputati del PRD saranno l'ago della bilancia fra i due grandi blocchi parlamentari (209 del PRI e 208 del PAN), è da vedersi. La cosa più probabile è che panisti e priisti approvino con 417 voti le grandi riforme neoliberali che mancano (petrolio, elettricità e tutte le altre che vengano loro in mente, magari pure l'annessione agli Stati Uniti), di fronte all'opposizione simbolica del PRD. Per favore: questi due partiti della destra stanno votando uniti da 18 anni...".


(tradotto a cura del Comitato Chiapas di Torino)



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