Raúl Vera: il mio trasferimento potrebbe essere un "via libera" per i gruppi paramilitari

È aumentata la antiguerriglia in Chiapas

Angeles Mariscal, corrispondente, Tuxtla Gutiérrez,

13 marzo

Le azioni antiguerriglia nelle comunità indigene della diocesi di San Cristóbal, e in particolare la moltiplicazione dei gruppi paramilitari e i loro attacchi, si sono incrementati in modo allarmante nei due ultimi mesi, dopo l'annuncio del cambio dei vescovi del luogo, ha denunciato Raúl Vera López.

A quattro giorni scarsi dall'abbandono del Chiapas, il vescovo recentemente nominato di Saltillo, Coahuila, ha analizzato, in una relazione, il lavoro pastorale di Samuel Ruiz García e le condizioni in cui entrambi i vescovi hanno lasciato la regione.

Visibilmente commosso, colui che è stato per quasi quattro anni vescovo coadiutore di San Cristóbal, ha spiegato il valore del lavoro pastorale di Samuel Ruiz García, nell'includere gli indios nella sua evangelizzazione, creare catechisti dentro le comunità e "forgiare un cambiamento nelle loro condizioni di vita".

"In un anno e mezzo - dopo essere stato nominato coadiutore, nel 1996 - abbiamo visitato entrambi tutte le parrocchie della diocesi, per cercare di superare l'azione di antiguerriglia che lì si realizza", con la intenzione di "far scontrare le comunità, far nascere tafferugli e quindi avere il pretesto per militarizzare la zona".

Raúl Vera ha considerato che questo sia il principale problema che attualmente affligge la diocesi di San Cristóbal, "frutto magari del contatto che ha stabilito durante più di tre decenni con le comunità indigene, della sua lotta affinché si rispettino i loro valori e il loro processo di sviluppo. La lotta perché ci sia meno sofferenza qui sulla terra".

"In Chiapas ho scoperto che la metodologia che usò Samuel Ruiz per evangelizzare è il contatto con le culture indigene. Ho scoperto anche le tattiche antiguerriglia, quelle azioni dei gruppi paramilitari che operano in combutta con i corpi di polizia e obbediscono a un'azione programmata", ha denunciato.

Niente è casuale nel suo svolgersi

Raúl Vera ha detto chiaramente: "non è una casualità Acteal, questa fu l'azione violenta numero 25 nella zona di Chenalhó, questa non fu una casualità - ha insistito - fu un'azione orchestrata, così come è venuta alla luce l'esistenza dei paramilitari che già le proprie comunità avevano appena denunciato. Tutto l'accaduto segnala che niente è casuale in Chiapas".

Ha passato in rassegna le due occasioni in cui ha subito un attacco diretto da parte di questi gruppi; una in maggio 1997, in Bachajón, quando hanno tentato ucciderlo incendiando la sua auto e dovette uscire fuggendo per un sentiero. Un'altra a Tila, quando hanno sparato al convoglio in cui viaggiava accanto ad altri vescovi e a una carovana di catechisti.

Si è detto preoccupato perché dopo l'annuncio della sua rimozione e quella di Samuel Ruiz, in particolare da due mesi, "le azioni antiguerriglia si sono incrementate; i gruppi paramilitari non sono stati disarmati. Abbiamo notizie, da parte degli indios, che i gruppi paramilitari continuano ad aumentare; adesso ci sono attacchi diretti contro catechisti, addirittura in luoghi vicini come San Juan Chamula".

Queste - ha aggiunto- "sono metodologie che si usano dovunque, qui si chiama guerra irregolare, in altri luoghi del mondo si chiama guerra di bassa intensità e in altri guerra prolungata, conflitto di bassa intensità, però è la stessa metodologia che si applica qui in Chiapas".

Come lascio San Cristóbal? - si è domandato - "con un conflitto non risolto, con molte preoccupazioni che questo mio trasferimento e il fatto che non succederò a don Samuel possano essere interpretati dai paramilitari come un "via libera". Sono evidenti gli indizi che si stanno rafforzando gli attacchi ai catechisti della diocesi, la chiusura delle chiese, le aggressioni contro difensori dei diritti umani", ha ribadito.

Vera López ha fatto la denuncia con decisione; si è riferito addirittura alla citazione emessa nei suoi confronti alcuni mesi fa dalla Procura Generale della Repubblica (PGR), perché chiarisse le sue dichiarazioni sull'esistenza dei gruppi paramilitari. "Lo dico perché lo so, perché l'ho vissuto, perché le azioni di questi gruppi aumentano, perché le autorità non fanno niente per fermarli".

"Negli anni della mia permanenza come vescovo coadiutore ho adempiuto la raccomandazione del Papa, col rafforzare l'azione pastorale della diocesi, col rispondere alle esigenze pastorali del momento. Ho la coscienza limpida; se ciò ha infastidito qualcuno, o alcuni, è stato per i propri interessi", ha valutato il vescovo.

Commentando l'ultima omelia di Giovanni Paolo II, in cui chiede perdono "per i peccati della Chiesa", Raúl Vera ha riconosciuto che un tempo, nella diocesi di San Cristóbal come che in quelle di altri luoghi, " si sono vissuti anche momenti di intolleranza, di evangelizzazioni forzate, di violazioni dei diritti dei gruppi etnici".

Adesso, ha detto, l'azione pastorale che ha iniziato Samuel Ruiz cerca di rispettare la cultura, la religiosità dei gruppi autoctoni, il loro sincretismo, la loro morale, il loro sviluppo. E ha lodato l'umanità scoperta nelle comunità indigene della diocesi di San Cristóbal.

Si è rifiutato di riconoscere che in questo luogo, con la rimozione dei due vescovi, abbiano trionfato momentaneamente gli interessi di coloro che pretendono di farla finita con il lavoro che per decenni ha realizzato Samuel Ruiz a favore dei poveri.

Si è rifiutato di menzionare il nome dei possibili successori a San Cristóbal e sopra il nuovo nunzio apostolico, Leonardo Sandri, ha detto semplicemente: "arriva quando le condizioni sono difficili; il processo elettorale che si sta svolgendo in Messico fa di questa nazione un paese per niente facile".

Fonte: La Jornada, 14 marzo 2000


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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