Intervista ad Amado Avendaño Figueroa

San Cristóbal de Las Casas - 13 settembre 2000

a cura di Oscar Paciencia

Domanda: Facciamo un po' le presentazioni....

Risposta: Sono Amado Avendaño Figueroa, avvocato di professione, lavoro come giornalista e sono diventato incidentalmente un politico. A suo tempo sono stato il candidato della società civile alla carica di governatore del Chiapas, nel 1994, appoggiato dagli zapatisti e registrato nelle liste del partito meno peggio, il Partito della Rivoluzione Democratica (PRD). Ci furono le elezioni ed il governo in carica non ha voluto che noi vincessimo, nonostante le preferenze degli elettori. Ciò è stato possibile in quanto è il governo stesso che dichiara chi ha vinto e chi ha perso.

Quando vincemmo, la società civile e gli zapatisti, decisero che mi costituissi come governatore di transizione ribelle zapatista. Questo è il ruolo che ostento fino a questo momento e che si è convertito, più o meno, in un governo simbolico. Sto aspettando il mandato degli zapatisti, essi sono coloro i quali mi hanno dato questo compito, che mi onora molto e che, per ciò che posso, cerco di svolgere con molta dignità in funzione degli zapatisti stessi, degli indigeni e del cambiamento che vogliamo in questo Paese.

D.: Dopo l'elezione di Fox è arrivata la democrazia in Messico?

R.: No. Fox non è la democrazia e soprattutto è solamente un uomo ed un uomo in questo Paese non può fare tutto. Quello che occorre per raggiungere la democrazia è un cambiamento nella mentalità di questo Paese, ma prima di tutto dovrà cambiare la mentalità dei partiti politici, perché, come è noto, in Messico, il partito ufficiale - PRI - è rimasto al potere per 71 anni ed ha creato altri partiti politici per evitare di non essere più il partito egemone. Dopo aver creato il partito ufficiale, cioè, si sono venuti creando, come suoi satelliti, tutti gli altri partiti, incluso quelli che oggi sono i grandi oppositori del PRI, il Partito di Alleanza Nazionale (PAN) ed il Partito della Rivoluzione Democratica (PRD), oltre a tutti gli altri partitini. Però tutti questi partiti condividevano la stessa caratteristica, quella di essere costituiti ad immagine e somiglianza del partito ufficiale, con gli stessi difetti. Ora diventa imprescindibile che il partito ufficiale, passato all'opposizione, e tutti questi altri partiti, cambino di mentalità. Dovranno lasciare che sia la società civile a diventare protagonista e partecipativa nella vita politica di questo Paese. La società civile, cioè coloro che in Messico non hanno partito.

Queste persone, cioè i "senza partito", che sono l'immensa maggioranza, devono finalmente contare se vogliamo davvero che la democrazia finalmente si realizzi, assieme alla pace ed alla tranquillità. L'arrivo di Fox al governo lascia aperta una piccolissima fessura, dalla quale la democrazia potrebbe entrare; sicuramente la porta non si è aperta del tutto. Insisto: egli è solo un uomo e non può fare tutto. La struttura ufficiale, lo stesso governo, la Segreteria di Stato, la Suprema Corte di Giustizia, il potere legislativo e, soprattutto, l'esercito, continuano a mantenere la mentalità del partito ufficiale. Ed è appunto questa mentalità che dobbiamo cambiare. E per cambiare questa situazione necessita cultura, la quale non si radica tanto facilmente, da un giorno all'altro.

Per esempio, rispetto al problema del Chiapas, Vincente Fox dice che andrà promuovendo gli accordi di San Andrés. In questi accordi sono presenti sette tematiche che si dovranno discutere. Fino ad ora si è discussa solamente la prima ed Ernesto Zedillo non ha voluto realizzare ciò che già era stato pattuito, cosicché l'EZLN ha abbandonato le trattative ed ha ripiegato verso la selva. Se il primo dicembre, momento in cui Fox sarà presidente a tutti gli effetti, accetterà di inviare gli accordi al Congresso, probabilmente si aprirà una possibilità per la ripresa del dialogo riguardante gli altri sei punti. Ma questo, tuttavia, sarebbe solamente l'inizio.

È una speranza. Insisto però: è una speranza piuttosto lontana, in quanto attorno a Fox permangono ancora le stesse strutture del vecchio sistema. Dal nostro punto di vista, quello zapatista, rileviamo che è lo stesso neoliberismo a dettare le regole. Ha cambiato padrone ed ha cambiato nome, ma la sostanza rimane la stessa.

D.: Se quindi una fessura si è aperta nel campo della democrazia politica, cosa pensa accadrà sul versante della democrazia economica?

R.: Questo continua appunto ad essere il nostro problema. Perché, come accennavo prima, si è cambiato solamente il nome al Governo, ma il neoliberismo continua ad essere lo stesso. Inoltre noi chiapanechi, messicani, pensiamo che il "cambiamento" di cui tanto si parla, è stato tollerato dal partito ufficiale, a seguito delle pressioni nordamericane.

Infatti quello che interessa a questi signori è avere la possibilità di investire in Messico e perciò esigono che continui lo stesso sistema neoliberale. Per questo hanno fatto pressioni su Zedillo affinché permettesse il cambiamento nel segno di Fox e non verso Cuauhtemoc Cardenas, in quanto questo avrebbe rappresentato uno scoglio all'ingresso definitivo del neoliberismo in Messico.

Possiamo dire che fino ad ora con Vincente Fox, si preannuncia una democrazia "formale" e non sostanziale. Noi zapatisti continuiamo a pensare che la democrazia deve essere anche economica. Se i vantaggi economici non arrivano alla popolazione, questa continuerà con la sua microeconomia terribilmente arretrata, con molti svantaggi, mentre gli unici beneficiari resteranno i grandi investitori. Se per la democrazia politica si è aperta una piccola fessura, con l'elezione di Fox, per quello che riguarda la democrazia nell'economia, non c'è nessuna speranza di miglioramento delle condizioni dei settori più poveri della società.

D.: Cosa pensa delle seguenti tre affermazioni apparse sulla stampa in questi giorni? La prima dice che Fox è stato il candidato di Salinas De Gortari. La seconda è dell'Esercito Popolare Rivoluzionario (EPR) e dice che il trionfo di Fox è stato contrattato con il potere, mentre la terza afferma che Fox era il candidato dei ricchi del cosiddetto "Gruppo di Monterrey".

R.: Questo opinioni espresse da Carlos Fazio e dall'EPR le condivido appieno. Abbiamo avuto l'impressione che le cose siano davvero andate così.

Fox non è direttamente il candidato di Salinas De Gortari, ma gli Stati Uniti, che spinsero per la elezione di Salinas al fine di continuare con le politiche neoliberali già intraprese sei anni prima con Miguel de la Madrid, e che sono seguite con Ernesto Zedillo, non erano sicuri che tali politiche si sarebbero potute ulteriormente sviluppare con Francisco Labastida (il candidato del PRI). Per questo hanno dovuto trovare un nuovo "esecutore" in un altro partito e Fox faceva al caso loro. Fox è commerciante, è un imprenditore, è stato il direttore della distribuzione della Coca-Cola in tutta l'America Latina e quindi era il candidato ideale dei nordamericani affinché l'economia continuasse sulla strada già segnata.

Ciò che dicono quelli dell'EPR è condivisibile. Questo patto ci fu, ma si tratta di un patto economico e non tra persone fisiche. Il patto si è costituito a livello degli interessi dei nordamericani con gli interessi dei grandi potenti di Monterrey. Fox è il mezzo affinché il neoliberismo continui a permettere lo sviluppo di tali interessi. Da questo punto di vista Fox utilizza il PAN per permettere queste politiche in accordo al volere degli Stati Uniti.

Dato che gli imprenditori di Monterrey stanno dentro la stessa dinamica economica, si sono aggiunti agli Amici di Fox, in modo tale che questa alleanza ha lasciato da parte lo stesso PAN. Questi hanno utilizzato il PAN solamente come piattaforma di lancio politica per poter arrivare alla presidenza della repubblica ed ora si dedicheranno all'amministrazione dei loro grandi affari, connessi con gli Stati Uniti. Quello che si sta gestendo è un grande affare: la costruzione dello STATO-IMPRESA.

L'ex presidente della Coca-Cola ora è il presidente degli Stati Uniti Messicani.

D.: Perché per le elezioni presidenziali il PRD, Cardenas, non hanno accettato di unirsi al PAN per sconfiggere il PRI, mentre lo hanno fatto in Chiapas? Il programma del PAN e del PRD non sono diversi?

R.: L'idea iniziale di Fox e di Cardenas era sommare le forze strategicamente al fine di togliere il PRI dal Palazzo Nazionale, ma nessuno dei due voleva cedere il posto all'altro nel momento dell'eventuale vittoria. Così la gente ha cominciato a confondersi, pensando che se ognuno dei due fosse andato da solo, si sarebbe perduto un'altra volta. Nacque così l'idea del "voto utile". Molti perredisti decisero di votare per Fox in quanto era più verosimile la sua vittoria di quella di Cardenas, considerando che lo scopo principale era togliere di mezzo il PRI. Questa fu la dinamica che ha permesso il trionfo di Fox. Gli stessi priisti, pensando di non poter più conservare il loro potere se avessero votato per Labastida, votarono per FOX.

Rispetto al Chiapas la situazione politica era diversa perché la povertà e l'ignoranza chiapaneca ha fatto sì che il governo del partito ufficiale abbia legato a sé, abbia cooptato, tutti i votanti dello stato e per questo è stato necessario che tutti i partiti politici si unissero. In Chiapas era assolutamente necessaria, conveniente, l'alleanza tra i partiti che hanno permesso il trionfo di Pablo Salazar. Infatti, nonostante questa alleanza, i voti di differenza tra i due candidati sono stati molto pochi, solo circa 60mila.

D.: Lei pensa che il Partito della Rivoluzione Democratica possa essere una alternativa reale al neoliberismo in Messico ed in Chiapas?

R.: In Chiapas, noi zapatisti, conserviamo l'idea di formare un governo di transizione con il fine di convocare immediatamente tutte le parti per la scrittura di una nuova Costituzione che contenga il nuovo patto sociale, costituzionale, che organizzi la società civile, attualmente molto disorganizzata. Quello che come zapatisti pensiamo è che la riscrittura di questa nuova costituzione è il passo fondamentale affinché il cammino verso la democrazia sia reale.

Il PRD è una alternativa, ma non definitiva. Lo ripeto: il PRD ha gli stessi vizi del partito ufficiale, visto che anch'esso è stato creato ad immagine e somiglianza del PRI. Non pensiamo affatto che con il PAN o il PRD si ottenga un definitivo cambiamento. Quello che è successo non è altro che il principio. Attualmente il PRD rappresenta un'altra scelta rispetto a quella zapatista, così come il PAN ne rappresenta un'altra ancora. Da parte nostra dobbiamo continuare a fare pressioni affinché la società civile si organizzi, affinché si crei un governo di transizione e da lì si arrivi alla democrazia. È una strada molto lunga, perché come dicevo all'inizio, la democrazia è cultura ed in questo stato siamo ancora molto incolti, molto ignoranti, abbiamo il complesso, tremendo, del colonialismo spagnolo al quale è succeduto l'altrettanto tremendo colonialismo economico americano. Prima entravano in Messico con gli eserciti, oggi ci entrano con Internet, con le carte di credito e non devono più spendere tanti soldi per portare i soldati. Gli basta cambiare di banca i loro grandi capitali per sconfiggerci con molta facilità.

D.: Su Proceso della settimana scorsa ci sono due affermazioni di Antonio García de León. La prima "Pablo Salazar ha un grado di legittimità più chiaro di quello di Amado Avendaño e di qualsiasi movimento sociale anteriore." La seconda: "Dato che una delle richieste dell'EZLN era subordinata all'illegittimità dei governi, ora che tale illegittimità è sostituita dalla legittima elezione di Pablo Salazar loro non hanno più ragione di impugnare le armi". Come le commenta?

R.: García de León esagera. Sono tempi differenti. Io fui legittimo nel 1994, quando le circostanze erano altre. Oggi Pablo Salazar possiede la legittimità che io, Amado Avendaño Figueroa possedevo allora.

Riguardo la consegna delle armi da parte dell'EZLN, oggi in molti stanno dicendo che non ci sono più argomenti per continuare ad essere armati. Io, al contrario, dico che semplicemente si è appena aperto il primo piccolissimo spiraglio sul tema della democrazia e manca ancora molto alla sua completa realizzazione. Solo il primo argomento dei sette sul tavolo di San Andrés è stato trattato. Inoltre non sappiamo quale sarà la reale predisposizione di Fox e di Pablo Salazar nel momento in cui gestiranno il potere. Per questo gli zapatisti stanno aspettando di vedere se davvero gli accordi verranno mandati al Congresso, per poter reiniziare il dialogo. Ma anche in questo caso si toglie all'EZLN solamente il primo argomento.

Tuttavia rimangono insoddisfatte le richieste riguardanti la giustizia ed ancora di più quelle riguardanti la libertà. Argomenti per i quali gli zapatisti impugnarono le armi. Quindi i motivi per restare armati permangono.

D.: In Messico oggi ci sono 26 gruppi guerriglieri armati. Solo uno viene considerato "legittimo" da Fox, l'EZLN. Cosa succederà agli altri gruppi armati se riprenderanno i negoziati tra il governo e l'EZLN? La Jornada di ieri riporta: "Fox annuncia una crociata contro i gruppi armati. Di fronte all'EPR non farà nessuna concessione: cercherà solamente di sradicarlo".

R.: Questa dichiarazione è pericolosissima. Non si conosce la forza dell'EPR. E per questo non si devono fare affermazioni così azzardate. Non si conoscono le sue strutture, la sua grandezza in termini di uomini, il suo rapporto con la società civile e le sue basi d'appoggio. Non possiamo dire che l'EZLN sia legittimo mentre tutti gli altri gruppi sono illegittimi, in quanto se sommiamo tutti gli eserciti armati contro il governo attuale, ci accorgiamo che l'EZLN è solo una parte. Fox deve riconsiderare questa dichiarazione in quanto tutti questi gruppi sono composti da messicani, hanno il potere delle armi e della violenza, e ciò può rappresentare un grande pericolo. Inoltre sono tutti gruppi che hanno formulato rivendicazioni precise che sono lì, sul tappeto, e, volenti o nolenti, le dobbiamo prendere in considerazione. Sarà impossibile escluderli trattando solo con l'EZLN.

D.: Quali sono le sue osservazioni a riguardo dei principali seguenti attori della scena chiapaneca e messicana? La Chiesa cattolica, nello specifico della Diocesi di San Cristóbal de Las Casas che vede il suo territorio in procinto di essere diviso in una nuova diocesi. L'esercito, che permette l'esistenza al suo interno di generali come Francisco Gallardo e Acosta e Quiroz. I paramilitari, oggi senza controllore, dopo la sconfitta elettorale del PRI. L'EZLN e il suo attuale silenzio. Infine la società civile apparentemente così divisa.

R.: La Chiesa è stato un fattore determinante sia durante le fasi di guerra che si sono prodotte che durante gli sforzi effettuati per ottenere la pace.

Ma c'è chiesa e chiesa. In Chiapas fino ad ora ci sono state tre diocesi, quella di San Cristóbal, quella di Tapachula e quella di Tuxtla Gutierrez.

Di queste tre spicca quella di San Cristóbal dove per 40 anni ha lavorato Samuel Ruiz García, colui che abbiamo conosciuto come il principale protagonista della chiesa nella ricerca della pace. Viceversa non abbiamo fiducia nel modo di fare di Felipe Aguirre Franco in Tuxtla e di Felipe Arizmendi in Tapachula. Quando uscì di scena don Samuel, molti cattolici rimasero orfani. Hanno messo a capo della diocesi Felipe Arizmendi affinché supplisca alle attività che organizzava Don Samuel, Tatic, ma lui continua ad essere un elemento estraneo, che ancora si deve "acculturare" riguardo le dinamiche che il precedente vescovo portava avanti. Dobbiamo comunque dire che i 40 anni di attività di Don Samuel sono moltissimi ed hanno lasciato solide basi per un cattolicesimo partecipativo delle comunità, con migliaia di catechisti che hanno acquisito legittimità e dignità durante il periodo di Tatic. Questa chiesa continua ad esistere lì, nelle comunità e non accetta del tutto che sia arrivato don Felipe Arizmendi. Passeranno molti anni prima che riescano ad assimilarlo e altrettanti affinché lui riesca ad assimilare loro. Né lui ha molta fiducia, né noi ne abbiamo molta in lui.

Anche riguardo all'esercito possiamo dire la stessa cosa: ci sono generali del tipo di Francisco Gallardo, attualmente incarcerato perché ha chiesto che i diritti umani all'interno delle forze armate vengano rispettati, mentre regolarmente sono disattesi. Dall'altra parte, come tutta la società anche il povero esercito è stato minato dal narcotraffico, dalla delinquenza, dall'oppressione. Ha bisogno di "riposo": anche lui necessita di un poco più di libertà. Questo è dato in quanto ovunque nel sistema-PRI tutto era sottomesso al presidente della repubblica e la democrazia non si praticava in nessun luogo che dipendesse da lui. L'esercito non fa eccezione. Ora ciò è cambiato e forse le cose potranno andare in un altro modo.

Anche i paramilitari si dovranno adeguare a questi cambiamenti, modificando il loro agire, dato che ormai non godranno più dell'appoggio economico che avevano quando governava il partito ufficiale. Inoltre l'esercito non addestrerà più questi gruppi. Per diversi anni ancora dovremo sopportare questi gruppi paramilitari, così come sono presenti in Colombia e in Venezuela, dove, dopo che persero l'appoggio economico e l'impunità di cui godevano, si dovettero dare da fare da soli per trovare altre fonti di finanziamento. Potrebbe essere lo stesso narcotraffico o la corruzione a foraggiare i gruppi paramilitari del Chiapas.

L'EZLN è ora silenzioso perché siamo in una fase di interregno.

Attualmente c'è un vuoto di potere in quanto Zedillo non è più, sostanzialmente, presidente, in quanto sta perdendo il potere, e Fox, tuttavia, non ha assunto ancora in piena regola i poteri. Quindi in questa situazione l'EZLN non si può manifestare in quanto non si saprebbe con chi lo dovrebbe fare. Dal primo dicembre prossimo le cose cambieranno. Ma adesso l'EZLN deve stare in silenzio, deve stare ripiegato ed osservare quello che succederà nel Paese affinché al momento giusto possa formulare la sua posizione.

Fino ad ora la società civile è stata solamente utilizzata. Questa povera società civile non partecipa neppure nel nuovo governo, in quanto, in Messico, solamente i partiti politici hanno il diritto a presentarsi alle elezioni, mentre l'immensa maggioranza rappresentata dalla società civile rimane esclusa. Dal momento in cui Fox entrerà in possesso del potere federale e Pablo Salazar di quello statale, si creeranno nuove aspettative per la società civile, in quanto sembra che questi due personaggi abbiano tutto l'interesse ad avvicinarlesi, al fine di legittimare il loro governo.

In queste ultime elezioni i partiti politici di opposizione che hanno vinto grazie al suo appoggio, saranno obbligati a darle più partecipazione per arrivare alla democrazia e da lì alla pace.

D.: Che cosa vorrebbe che succedesse dopo l'otto di dicembre?

R.: Vorrei poter tranquillamente viaggiare alla Selva Lacandona senza dover continuamente essere perquisito ad ogni posto di blocco alla ricerca di armi.


(e-mail: edmea29@hotmail.com)



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