San Cristobal de las Casas, 13/04/2000

INTERVISTA A DON AMADO AVENDAÑO FIGUEROA

Sono Amado Avendaño Figueroa, avvocato di professione, giornalista di fatto e politico per caso.

Sono il Governatore Ribelle dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, qui in Chiapas.

Che cosa s'intende per Governatore Ribelle dell'EZLN?

In Chiapas c'è un conflitto armato contro il Governo federale e contro lo stato delle cose. Il primo gennaio 1994 l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale prese le armi e si ribellò, in maniera violenta, contro il governo messicano. Dopo i primi 10 giorni, la società civile di questo paese chiese all'EZLN di far tacere, per favore, le armi, assicurando che avrebbe risolto il problema. Gli zapatisti accettarono la sfida e dissero "Bene, sconfiggeteci (tra virgolette), andate alle elezioni , lottate per la via civile e se ottenete il cambiamento senza l'uso della violenza, noi ci metteremo da parte, ci emargineremo. Però se non ci riuscirete, noi continueremo".

Questo spazio, questo periodo di sospensione dell'azione violenta, va già avanti da sei anni: è già molto.

Io ho partecipato alle elezioni, su richiesta dell'EZLN e della società civile. Siamo andati alle elezioni dell'agosto '94. Ma qui in Messico il Governo non vuole il cambiamento e per questo arriva addirittura ad assassinarci: durante la campagna elettorale, prepararono un complotto, ci fu un'aggressione criminale contro di noi. Morirono tre del mio gruppo e in tre siamo sopravvissuti.

A partire da allora, l'EZLN e il governo zapatista e la società civile dissero: "Andiamo avanti, creiamo un governo ribelle" e dato che avevo partecipato alle elezioni e che il governo non aveva accettato il risultato, il trionfo della società civile, mi chiesero se volevo essere il Governatore Ribelle. Io accettai con l'appoggio della società civile. Intanto ci furono i colloqui di San Andrés de Larrainzar, dove si dovevano discutere 7 punti, nonostante gli zapatisti avessero accettato di sedersi al tavolo delle trattative il governo, disgraziatamente non volle proseguire per la via civile. Si discusse solo il primo punto "Diritti e cultura indigena". Si accordò, si accettò e si firmò un accordo affinché il governo federale presentasse delle iniziative di legge al parlamento, per una riforma a livello costituzionale.

Però il presidente della Repubblica, quando già gli accordi erano stati firmati, non li mantenne e a partire da questo momento gli zapatisti si ritirarono nella Selva Lacandona lasciando questo vuoto, questa sospensione, di cui il governo federale sta approfittando tuttora, per perseguitare, per creare paramilitari, per attuare una guerra di bassa intensità, per saturare tutta l'area del Chiapas di militari. Quindi a tutt'oggi la situazione è molto tesa nella società messicana, personalmente penso che da un momento all'altro qualcosa possa scoppiare, che ci possa essere un incidente fra gli zapatisti e l'esercito federale che si è insediato nella selva, e questo possa far scoppiare la situazione in tutto il paese.

Inoltre nel paese c'è molta tensione, c'è un eccesso di disaccordo, e questo potrebbe portarci ad aprire una voragine, a una conflagrazione, a una guerra civile.

Fra ci saranno le elezioni, per lei, sarà un momento difficile?

Sì, sarà un momento pericoloso per tutti, non solo per me personalmente.

Ho l'idea che il governo messicano è come un albero marcio che sta per crollare, che sta per cadere. Noi della società civile dobbiamo stare all'erta affinché non ci crolli addosso, non siamo ancora preparati politicamente per amministrare il paese.

L'esercito zapatista ha già fatto due grandi campagne per organizzare il paese.

Per prima cosa ha organizzato il Fronte Zapatista di Liberazione Nazionale, per preparare il popolo messicano politicamente, affinché possa assumere il potere, quando il governo cadrà. Questa organizzazione non funzionò bene del tutto, essendo una questione culturale è difficile alfabetizzare il popolo politicamente.

Poi, circa un anno fa, promosse e organizzò a livello nazionale, le Brigate Zapatiste, per organizzare il popolo alla base. Nei duemilacinquecento municipi del paese si formarono, le Brigate per la Consulta Zapatista e sembra che questa nuova organizzazione stia ottenendo un buon successo, perché sono cellule che tuttavia continuano a funzionare in ognuno dei 2500 municipi di questo paese.

Speriamo che questo abbia successo, ripeto, per evitare che quando cadrà questo governo, non si crei una situazione di caos. Come sapete, in questo paese, gli unici che si possono definire organizzati sono: la Chiesa Cattolica, l' Esercito Federale Messicano e l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, sono pochi coloro che sono organizzati. È importante che si organizzi la Società Civile di tutto il paese, e mi preoccupo perché questo processo è molto lento, costa molto lavoro svegliare il popolo, è come se ci fosse una specie di coscienza di schiavitù, e la gente non vuole uscire da questa situazione, costa molti sforzi, per cui noi dobbiamo obbligarli.

Questo volevo dire: che manca ancora molto perché la società civile si svegli totalmente, come per esempio per quello che riguarda lo sciopero dell'UNAM, è come se fosse un movimento isolato dal resto della popolazione.

Sì, nell'UNAM, dove ci sono trecentomila individui, fra maestri, studenti, impiegati, solo il 5% di questa popolazione universitaria, è quella che tiene in piedi la lotta, il movimento per il cambiamento. Gli altri sono apatici, non fanno nulla, aspettano che l'altro 5% faccia tutto. E così come succede nell'UNAM, succede dappertutto. In tutto il paese, tutta la società civile, le organizzazioni sono apatiche, sono codarde, o fannullone, non mi spiego il perché, potendo reagire per ottenere un cambiamento, la gente continua ad essere apatica, aspettando che altri facciano questo lavoro per loro.

Nelle prossime elezioni non c'è una lista che rappresenti la società civile?

No non c'è , io non la vedo. Ci sono solo i partiti politici, come voi sapete in questo paese, il governo si confonde con il Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI), il partito di governo, il partito ufficiale. Lo stesso governo ha favorito la creazione di altri piccoli partiti, che lo legittimino, come il PAN, il PRD, il PT, come il Partito Verde ecologista, ecc., che non hanno una partecipazione sufficiente per poter dire che c'è una coscienza nazionale attraverso di loro che permetta il cambiamento. La immensa maggioranza, in questo paese, è senza organizzazione perché negli stessi partiti politici c'è una cupola al loro interno che non permette che ci sia una organizzazione. È una specie di modus vivendi degli individui che stanno facendo i loro interessi all'interno di ogni partito, e ai quali non importa il cambiamento, quello che interessa loro è avere una poltrona, un cospicuo assegno economico, per continuare a sopravvivere alla corte del partito principale, che è il PRI, il partito di governo.

Non pensa, quindi che possa vincere il PRD ?

No non penso perché praticamente il governo attuale, il governo messicano conta sul 40% della popolazione del paese, fra burocrati, dipendenti, familiari e gli apatici. L'altro 60% che potrebbe davvero, unendosi, dare la svolta perché questo paese cambi, risulta essere diviso in molti partitini e in due partiti relativamente grandi come il Partito di Azione Nazionale (PAN) e il Partito della Rivoluzione Democratica (PRD), uno di destra e uno di sinistra.

Questi due partiti potrebbero, matematicamente, riunire come massimo un 30% cadauno, quindi se questo 60% si divide in 30 e 30, risulta essere meno del 40% su cui può contare il governo del PRI. Per questo il governo fa sì che si moltiplicano i piccoli partiti, perché si disperda maggiormente il voto e non ci sia una maggioranza, così con il suo 40% già assicurato, continuerà a mantenere il suo potere.

La società civile presenterà una sua lista all'interno del PRD, come avvenne nelle elezioni del 1994?

No, in quella occasione, nel 1994, era appena apparso l'EZLN, e quindi c'era un'euforia popolare per gli zapatisti e attorno ad essi si unì la società civile, che andò a votare, in gran parte proprio per l'entusiasmo che regnava in quel momento. Amado Avendaño non era nessuno, però visto che gli zapatisti lo avevano proposto, la società civile l'ha fatto suo e viceversa. La società civile non aveva un capo, e tuttora non ce l'ha, quindi ha deciso che Amado Avendaño poteva essergli utile e lo ha utilizzato e con la bandiera dell'EZLN ha fatto un'eccellente campagna elettorale che ha riunito molte volontà. C'è stata una affluenza alle urne come non mai, però oggi non è più così, il clima si è raffreddato. La società civile è dispersa, i partiti politici sono chiusi nelle loro cupole e non c'è un gruppo che possa convocare i partiti d'opposizione per presentare un fronte comune contro il nemico che è il PRI. Il mio timore per le prossime elezioni è che , con questo 40% già sicuro, al PRI non importi se c'è una dispersione dei voti, anzi ne viene senz'altro beneficiato. Al massimo se voteranno tutti, uno di loro otterrebbe un 30%, e gli altri piccoli partiti avranno meno voti, mai arriverebbero al 40% del PRI.

Per questo io dico che non può vincere l'opposizione se non si unisce contro il governo che è il nemico comune.

L'unica opzione per la sinistra è votare il PRD?

Però vista come scelta del male minore, dato che non esiste un partito che rappresenti realmente la sinistra.

È così. La poca sinistra che c'è è molto dispersa, anche all'interno del PRD che è la sinistra, ci sono una serie di fratture che impediscono una solidità per presentare un fronte comune serio per il cambiamento, non esiste, siamo molto dispersi. Chiaro so che pure lo stesso governo propizia tutto questo: paga, infiltra gente all'interno dei partiti affinché non ci sia fermezza, perché non possano unirsi, insomma è un caos, ognuno tira l'acqua al suo mulino, non ci sono capi, non c'è un leader che possa convocare la società civile per ottenere un cambiamento. Questa situazione è di pericolo, e può sfociare in violenza, in una guerra civile, e colui che sopravviverà farà il governo: cosa pericolosa per gran parte degli abitanti di questo paese.

Pensa che prima delle elezioni possa succedere qualcosa di simile, che il governo, l'esercito possano intraprendere un'azione per eliminare "il problema zapatista"?

Il governo spera di trionfare alle prossime elezioni, e forte della vittoria partirebbe per schiacciare l'EZLN. Però l'Esercito Zapatista risponderebbe, anche se da lontano sembra una cellula, è ben insediato nella Selva Lacandona, può sembrare che l'esercito possa sconfiggerlo e farlo sparire, però come voi sapete ci sono altre cellule in tutto il paese e questo fa sì che lo stesso esercito messicano si disperda, non può combattere contro tutti, la guerriglia è terribile in questo senso, non presenta un unico fronte, e quindi sfinisce, abbatte il governo. Proprio questa settimana è apparso nel D.F. un fronte rivoluzionario, FARP (Fronte Rivoluzionario Armato Popolare), e così come questo ne nasceranno altri, o già esistono e ancora non sono apparsi.

Quanti gruppi armati ci sono in Messico?

L'esercito messicano ha dichiarato che ci sono 23 gruppi armati seri, a parte altri che si sono frantumati e hanno formato altre cellule, per cui non ci può essere un numero sicuro.

Pensa che Zedillo prima di andarsene, prima delle elezioni abbia intenzione di fare il "lavoro sporco"?

Però Zedillo non è che una cellula di tutto l'organismo PRI-Governo, e nel PRI nessuno è indispensabile, essendo un gruppo che sta vivendo del governo, lì stanno i commercianti, i contrabbandieri, i narcotrafficanti, i funzionari che maneggiano il governo, insomma è una équipe compatta all'interno e quando qualcuno sbaglia viene eliminato, di modo che è molto difficile sradicarli dalle installazioni governative, questo è il problema. Se se ne va Zedillo è uno, un individuo quello che se ne va, però rimane la massa, la maggior parte, i banditi che stanno dietro alle quinte dirigendo tutta la scena.

Questo è il pericolo reale adesso per il paese.

Vorremmo sapere qual è il suo lavoro attuale.

- Il nostro compito adesso è quello di resistere, sopravvivere, il nostro lavoro principale è soprattutto trasmettere i comunicati che arrivano dalla Selva Lacandona ai vari mezzi di comunicazione, perché siano più efficaci, non è solo diffondere i comunicati, ma è importante sapere a quale mezzo di comunicazione darlo per primo affinché abbia l'efficacia e possa letteralmente adempiere all'obbiettivo che dalla Selva Lacandona ha programmato EZLN, questo è il mio compito principale.

Oltre a questo il mio lavoro è pubblicare l'ideologia zapatista, i comunicati zapatisti, tutti gli eventi inerenti al zapatismo attraverso il mio periodico Tiempo. Però è già più di un anno che non lo posso pubblicare perché mi mancano le risorse, dobbiamo mangiare per vivere, per sopravvivere e quindi non sempre abbiamo i finanziamenti sufficienti per continuare a pubblicare questo giornale. A me rincresce molto non poterlo pubblicare, mi dispero perché è la mia arma principale, è il mio mezzo di comunicazione con il mondo, e il mondo lo sa, ma non posso farlo perché non ho le risorse, mi manca il denaro per comprare la carta, l'inchiostro, per distribuirlo. Ho bisogno che il Tiempo esca di nuovo, spero che in giro per il mondo qualcuno possa appoggiarci affinché questo giornale possa continuare a circolare. Adesso per sopravvivere e per unire questa città in cui vivo, sto pubblicando un quotidiano che si chiama La foja coleta, che però ha un'altra funzione, una specie di alfabetizzazione di questo popolo, di questa città meticcia, che ha bisogno di essere alfabetizzato in democrazia. Per fortuna sono già quasi due anni che sta funzionando questo sistema, non stiamo in ozio, non possiamo starcene tranquilli senza fare niente, e siamo già riusciti ad alfabetizzare molta gente e a far capire che cosa sta succedendo nella Selva Lacandona, far conoscere perché gli zapatisti si sono sollevati in armi, affinché comprendano le ragioni della nostra lotta. La gente sta già iniziando a comprendere, però costa molto lavoro educare il popolo, la cultura necessita di molto tempo. Per fortuna stiamo avanzando, lentamente, però stiamo avanzando. La Foja è un quotidiano di due pagine, un solo foglio, che parla dei problemi della città, problemi che non sono slegati con la questione indigena, dato che la città è immersa nei villaggi indigeni, è il centro commerciale, politico, sociale, culturale e quindi ha moltissimi nessi con gli indigeni da 500 anni, per cui l'informazione che esce di qua incide molto, e noi stiamo svolgendo questo ruolo.

È l'unico quotidiano di San Cristóbal?

Per lo meno l'unico serio, ce ne sono altri come: "Las Casas", "Siglo XX", "Ciutà Real", però tutti sono finanziati dal governo e quindi pubblicano solo ciò che il governo ordina loro, perché li sta pagando. "La Foja" non riceve assolutamente nessun finanziamento dal governo, visto che siamo suoi nemici, per cui non ci sostiene nelle nostre pubblicazioni perché possiamo criticarlo.

Ricevete finanziamenti da parte di qualcun altro?

No nessuno, sopravviviamo come sopravvivono gli zapatisti, come sopravvive ogni famiglia con i propri mezzi, abbiamo imparato a vivere in questa situazione, a sopravvivere grazie ai nostri sforzi. Non riceviamo nessun finanziamento, speriamo che i compagni italiani ci illuminino un poco economicamente per poter continuare la nostra lotta.

Concludendo pensa che non ci siano alternative alla situazione attuale?

Sì non ci sono alternative, il governo ci sta chiudendo tutte le strade, non ci ha lasciato altra strada, come dicono i fratelli zapatisti. Le donne vengono a manifestare, a protestare qui nella città senza armi, e dicono "le armi sono custodite, ma non dimenticate", perché in qualsiasi momento le utilizzeranno, serviranno ancora una volta per ricominciare la lotta, che pensavamo potesse andare avanti per la via pacifica, però dato che il governo non lo permette, può arrivare il momento di dover intraprendere la via violenta.

Però per la via violenta i zapatisti non hanno molte possibilità di trionfare, contro i paramilitari che sono armati dal governo, contro un esercito armato dagli Stati Uniti, come possono vincere?

C'è stato un esempio che tutto il mondo conosce: il Vietnam. Il Vietnam: un paese isolato, remoto, disorganizzato, senza l'appoggio di nessuno, trionfò contro l'esercito più grande del mondo, quello degli USA, che pur essendo economicamente ben radicati, politicamente appoggiati, armati fino ai denti dovettero andarsene da quel remoto paese asiatico con la coda fra le gambe. Gli zapatisti sono ben radicati nella selva. Nella selva ci sono insetti, infermità,...,avversità, ma tutte queste sono amiche di Marcos e dell'Esercito Zapatista. Se un giorno dovessimo morire, lo faremmo con molto orgoglio, difendendo le nostre posizioni. Però con l'esperienza che abbiamo sarà molto difficile che ci possano sconfiggere, forse in terreno aperto possono tentare di annientarci, però nella Selva Lacandona sarà difficile, perché ogni zapatista, ogni indigeno, ogni messicano povero in quel momento indosserà il suo passamontagna e se non ci saranno armi userà, il suo machete, un bastone, delle pietre. Questo paese o si aggiusta o lo aggiusteremo, non c'è alternativa.

Questa è una speranza per il mondo. Questa non è solo una lotta chiapaneca, messicana è anche una lotta mondiale contro il nemico comune: il neoliberismo, è la speranza che le cose possano cambiare.

Sì io credo che questa lotta ha "colpito" perché gli zapatisti solo vogliono democrazia, giustizia, libertà e tutto il mondo vuole democrazia, giustizia e libertà. Sono valori comuni facilmente vendibili, commerciabili affinché abbiano una specie di ubicazione in qualsiasi società del mondo, quindi questa guerra del Chiapas non è sola. Sappiamo che in tutto il mondo c'è una persona che sta pensando a noi, sta pensando con noi, e in più c'è gente come voi che sta qui, che ci aiuta con la sua presenza, con il suo animo, e questo ci da sollievo perché sappiamo di non essere soli. Così come voi siete qui, c'è altra gente nel mondo che sta pensando a noi. Non possiamo perdere questa guerra perché abbiamo la ragione dalla nostra parte, semplicemente per questo.

Per comunicazioni con Amado Avendaño: fojacoleta@correoweb.com


(INTERVISTA E TRADUZIONE A CURA DEL COMITATO CHIAPAS DI TORINO E DEL KOLLETTIVO ESTRELLA ROJA DI CESENA)



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