La foja coleta - Dicembre 12, martedì, di 2000. Numero 494

Che il ritiro di militari sia graduale

- C'è luoghi dove si serve, dice il vescovo.

- Carlos Herrera -

Il vescovo della diocesi di San Cristóbal, Felipe Arizmendi Esquivel ha dichiarato che il riposizionamento dell'Esercito in Chiapas deve essere "progressivo" e "graduale" perché ci sono alcuni posti in cui la sua presenza è necessaria.

"Il ritiro dell'Esercito deve che essere progressivo, graduale, perché in alcuni luoghi sì è necessaria la presenza dell'Esercito per assicurare la stabilità e la tranquillità, e per evitare scontri", però ci sono dei posti dove la sua presenza "è stata densa" e "molto minacciosa" perché "le persone non hanno potuto realizzare le loro attività", ha sostenuto il vescovo. Il religioso ha insistito che "i posti di blocco per quello che io ho visto non stavano ubbidendo al loro obiettivo".

Ha affermato che "i posti di blocco che ufficialmente erano fatti per intercettare il traffico di armi e di droga, però accadeva che alle persone che portavano armi e droga non succedeva nulla perché sanno dove sono i posti di blocco; se davvero si vuole disarmare la gente, le armi sono da un'altra parte, nelle comunità, e la droga passa per altre strade".

Felipe Arizmendi ha pure detto che "con la volontà che ha il esecutivo federale che ci sia un riposizionamento e addirittura un'importante diminuzione della presenza militare, speriamo che le comunità abbiano la sicurezza di cui c'è bisogno nella regione.

Arizmendi ha chiesto che "si continuino a dare segnali per la riattivazione del dialogo tra l'EZLN e il governo federale; le comunità hanno diritto di esigere la loro tranquillità e la loro pace e che si evitino nuovi scontri che sarebbe molto lamentabili".

Riguardo alla richiesta dell'EZLN di scarcerare i detenuti zapatisti, Felipe Arizmendi ha spiegato che "da sempre, noi vescovi insistiamo per la riconciliazione in Chiapas che le autorità rivedano questi arresti: io l'ho già richiesto quando ero ancora a Tapachula".

Il vescovo ha ricordato che "i primi giorni che sono stato qui nella diocesi di San Cristóbal (nel maggio passato) sono stato al Cereso n. 1 di Cerro Hueco e una delle petizioni alle autorità fu quella di controllare gli arresti perché ci sono molte persone che meritano alcuni benefici della legge e, senza dubbio, per mancanza di risorse o mancanza di personale che si dedichi alla revisione dei casi dei detenuti, molti rimangono detenuti per più tempo di quanto dovrebbero".

Ha dichiarato: "Sì, è meglio che si faccia una revisione dei casi perché si veda se alcuni sono realmente innocenti e quindi non devono stare lì, se altri purtroppo hanno commesso qualche reato, la legge deve essere applicata perché se qualcuno ha commesso un reato deve espiare la pena corrispondente".

La foja coleta è una pubblicazione di: EDITORA DE MEDIOS DE COMUNICACIÓN DEL SURESTE S.C.

DIRECTORA: Concepción Villafuerte

EDITOR: Amado Avendaño Figueroa

COLABORADOR: Carlos Herrera

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(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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