La JORNADA, 12 Ottobre 2000

MESSICO: CAPITALE MONDIALE DELLA BIOPIRATERIA

Andrés Barreda

Da anni in Messico sta avvenendo un saccheggio di tutti i tipi di ricchezza biologica e delle specie conosciute per il loro utilizzo scientifico ed economico. Un furto organizzato da multinazionali legate all'industria farmaceutica e chimica, alla produzione di sementi ed alimenti, al crimine organizzato, ecc.

Il danno che queste attività provocano all'ambiente e la sottrazione di ricchezza che i paesi del nord effettuano a danno di quelli del sud, richiedono la formulazione di una normativa internazionale che limiti queste attività. Nello stesso tempo, la crescita dei giardini botanici e delle banche del germoplasma del primo mondo, così come lo sviluppo dell'ingegneria genetica e dei sistemi di informazione geografica, hanno permesso di ottenere modelli e conoscenze locali in maniera più sofisticata e sottile.

Da qualche anno molte multinazionali rigettano le denunce e le critiche contro la biopirateria come una questione del passato, dal momento che il nuovo sfruttamento ed uso della biodiversità vengono proposti come "distribuzione di benefici", con denaro, attrezzature tecniche, riconoscimenti scientifici, programmi di sviluppo ambientale, ecc. Di conseguenza, le istituzioni pubbliche statunitensi dedicate alla bioprospezione, hanno trasformato il Messico in un paese esemplare in cui sperimentare molte delle varianti più sofisticate ed aggressive di questa nuova biopirateria e della sua presunta "distribuzione di benefici".

Quattro contratti di bioprospezione mostrano solo la punta visibile di un grande iceberg che solo dal 1999 comincia ad affiorare, quando Alejandro Nadal rese pubblica una critica all'accordo tra la multinazionale Diversa e l'Istituto di Biotecnologia della UNAM.

Poco dopo si verificò un'altra crisi che rese pubblico un altro accordo tra El Colegio de la Frontera Sur, l'Università della Georgia e l'impresa Molecular Nature Limited. Esistono anche un altro paio di contratti: uno firmato tra la Sandoz (oggi Novartis) e la Union de Comunidades Forestales Zapotecas y Chinantecas (Uzchi) della Sierra Juarez di Oaxaca ed un altro tra la multinazionale American Cyanamid e American Home Products con l'Università dell'Arizona ed il Giardino Botanico dell'Istituto di Biologia e la Facoltà di Chimica della UNAM.

Il primo contratto - in atto - consiste nell'estrazione di batteri che sopportano condizioni naturali estreme (di temperatura, salinità, zolfo, pressione, ecc.) da tutte le aree naturali protette del paese. Il secondo contratto - anch'esso in atto - ha richiesto il coinvolgimento delle comunità indigene de Los Altos del Chiapas per la raccolta di migliaia di varietà di piante medicinali. Il terzo - conclusosi l'anno scorso - ha permesso la raccolta di migliaia di campioni di funghi microscopici nella Sierra Nord di Oaxaca. Nel frattempo l'ultimo - anch'esso in atto - consiste nella raccolta di cactus, xerofitas ed altre piante dei deserti messicani.

Tanto i batteri estremofili messicani, l'immensa varietà di funghi della Sierra Juarez quanto le nostre piante del deserto, hanno un'importanza strategica unica. Ciononostante, gli strumenti tecnici per lo sfruttamento di queste risorse e la destinazione delle ricerche realizzate dalle multinazionali, sono lontane dalle possibilità di benefici per il paese.

La società messicana non conosce l'enorme importanza tecnica, economica ed anche militare che questo tipo di estrazioni possono avere per le multinazionali ed il potere dei paesi dominanti.

Senza il chiarimento di questa questione di fondo, sarà impossibile comprendere fino a dove la mala gestione di una risorsa strategica collettiva, che si profila essere come la principale risorsa della nazione, sottrarrà la sovranità del paese. Nel frattempo, la gestione segreta di questi accordi tra istituzioni o comunità indigene con le multinazionali, non tarderà a scatenare conflitti di interesse che indeboliranno la nazione e favoriranno il capitale predatore.

In cambio di questi quattro contratti, al Messico e ad alcune comunità indigene sono stati promessi regali ridicoli (che sarà pure difficile ottenere) o consegnate povere attrezzature tecniche e riconoscimenti scientifici che, invece di risolvere questo squilibrio, tendono a trasformare il Messico in un paese che si specializzerà nell'assemblare la sua biodiversità a beneficio della nuova industria transgenica mondiale.

Di fronte ad una crisi di tale natura, è urgente una mobilitazione nazionale a favore di una moratoria contro tutti i contratti di bioprospezione attuali o futuri, che ci permetta di discutere e capire quello che è veramente in gioco e quello che più conviene ai nostri interessi come nazione.


(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)



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