Cuarto Poder 8-8-2000 - Carlos Herrera

ALLERTA DI GUERRA IN YAJALON

Presunti membri di Paz y Justicia a EL PARAISO sono in "in stato di allerta" - Tensione nella comunità dopo lo sgombero di simpatizzanti dell'EZLN - Stanno accusando membri del PRD, basi di appoggio dell'EZLN, di aver sparato contro di loro - PARAMILITARI DI "PAZ Y JUSTICIA" SI DICHIARANO IN GUERRA - Come segnale, collocano bandiere rosse

Come se fosse uno stato di allerta di guerra contro l'EZLN, presunti paramilitari di PAZ Y JUSTICIA hanno collocato varie bandiere rosse nella comunità indigena di El Paraiso, municipio di Yajalon, nella zona Nord del Chiapas.

"Cosa venite a fare, non le vedete le bandiere rosse che dicono che siamo in guerra?", ha detto un uomo vestito di azzurro con un'arma al fianco e con il volto coperto da un passamontagna, che stava controllando che nessun estraneo entrasse in questa comunità.

Nonostante siano passati tre giorni da quando hanno fatto scappare 90 simpatizzanti dell'EZLN da questi luoghi, questi uomini continuano a rimanere armati in questo villaggio, che dista soli 10 chilometri dal capoluogo municipale di Yajalon, senza essere neppure stati fermati dalle forze di polizia presenti.

"Siamo qui per proteggere la gente della comunità dalle aggressioni dei membri del PRD e siamo disposti ad usare le armi, succeda quel che succeda.", ha aggiunto l'uomo armato, senza identificarsi, ai fotografi che domenica sono arrivati in questo villaggio.

Appena le autorità della Procura generale di Giustizia dello stato si sono ritirate, l'uomo che portava un fucile R-15 in mano, ha detto che "se le autorità non faranno nulla, faremo noi giustizia. Andremo avanti così fino a quando non venga la polizia a proteggere la gente".

L'incappucciato, che aveva lineamenti indigeni, ha annunciato ai fotografi: "stiamo aspettando che arrivino rinforzi da tutte le parti della regione. Gli estranei che entreranno nel villaggio, non li lasceremo più uscire perché non vogliamo che intervenga gente che non sia di qui."

Inoltre, in tono minaccioso, ha commentato ai fotoreporter che, alla vigilia dello sgombero, era arrivato un gruppo di persone e si trattava di attivisti per i diritti umani. Li hanno minacciati di non lasciarli andare via e che "avremmo forato le gomme delle auto", ha aggiunto l'uomo.

Cercando di farsi apparire una vittima, Mario Cruz, leader dei civili armati, ha spiegato ai fotografi che alla vigilia dello sgombero, loro hanno dovuto fuggire per i monti, perché i simpatizzanti dell'EZLN di questa Regione, avrebbero sparato contro le loro case. "Ci tengono accerchiati, non possiamo attraversare la strada per andare via da qui" ha detto il civile, che portava una pistola nascosta sotto la maglietta. Detto questo, non ha più risposto ai fotoreporter.

In un comunicato, il Centro per i Diritti Umani Fray Bartolomè de las Casas, ha sollecitato il Governo al fine di garantire la sicurezza delle famiglie che sono state scacciate, molte delle quali continuano a vagare per la montagna per paura di essere attaccate. L'organismo presieduto dal vescovo Samuel Ruiz Garcia riferisce che atti come quello successo a El Paraiso, sono una chiara dimostrazione che i gruppi paramilitari come quello di Paz y Justicia continuano ad agire nella più completa impunità.


[Ndt: Nonostante questo il nuovo vescovo della Diocesi di San Cristobal de las Casas ha una idea tutta sua (ma non proprio solo sua...) sulla limpidezza del processo elettorale del prossimo 20 agosto]:

Da CUARTO PODER 8/8/2000

IL VESCOVO SCARTA LA POSSIBILITÀ DI COMPLOTTI DURANTE LE ELEZIONI

Carlos Herrera

Il vescovo della diocesi di San Cristobal de las Casas, Felipe Arizmendi Esquivier, ha detto che non ci sono prove che si stia organizzando "un complotto" in Chiapas per destabilizzare le elezioni del 20 agosto.

In una intervista ha commentato che i recenti fatti di violenza "sono fatti che non riguardano solamente la prossimità delle elezioni, ma che già da molto tempo stanno accadendo in Chiapas".

Quanto alla comparsa di civili armati nella comunità di El Paraiso, il vescovo ha deplorato il fatto ma ha aggiunto che "ci sono gruppi armati in molte parti del Paese". Inoltre "questo ci preoccupa, anche perché, nel profondo, questo tipo di conflitto è di tipo agrario e risale a molto tempo indietro"....

"La Chiesa Cattolica intravede alcuni segnali di allarme rosso, a pochi giorni dalle elezioni del 20 di agosto?" gli è stato chiesto.

"Qualche incidente che ci preoccupa c'è. Però, ripeto: nella nostra storia ci sono state situazioni più difficili di questa e siamo riusciti a calmarle, le abbiamo vissute in pace"...

[ndt: Chissà a cosa si riferisce! O non conosce la storia, o, essendo da poco arrivato, non si vuole compromettere, o chissà che non abbia cominciato un lavoro pastorale di addormentamento delle coscienze...


Comunque è dello stesso parere del vescovo anche il Procuratore di Giustizia dello Stato, il signor Montoya Lievano]:

da CUARTO PODER 8/8/2000- Javier Sevilla

Il Procuratore di Giustizia dello Stato, Eduardo Montoya Lievano ha scartato l'ipotesi che in Chiapas esista una situazione di allarme rosso a 12 giorni dalle elezioni, anche se ci sono alcune preoccupazioni a partire dall'aggressione perpetrata ai danni del candidato del PRI, Sami David David, nel municipio di Soyano [ndt: il candidato del PRI, è stato oggetto la scorsa settimana di una aggressione nel municipio sopracitato, ma esponenti della Alleanza per Chiapas - aggregazione di sinistra per le elezioni - sostengono che furono degli stessi appartenenti al PRI a compiere l'aggressione, al fine di screditare il Partito della rivoluzione Democratica e l'alleanza nella quale sta].

"Però nonostante tutti questi fatti delittuosi", il Procuratore confida che da ora fino al giorno delle elezioni si creino condizioni sufficientemente propizie al fine di portare a termine la contesa elettorale in modo pacifico.

Il procuratore di Giustizia ha inoltre dichiarato che le autorità stanno aspettando che l'EZLN torni a pronunciarsi - come per il 2 luglio - nel senso di un impegno a non ostacolare la giornata elettorale.

Rispetto ai fatti successi nel municipio di Yajalon ha comunicato che si sta aspettando di sapere se questa situazione è vera [!!!: NdT] e con questo proposito il viceprocuratore della zona indigena si è recato nel municipio per ascoltare le dichiarazioni degli abitanti.


Da La JORNADA del 8/8/2000 - Hermann Bellinghausen

È NELL'ARIA: IN CHIAPAS MOLTA GENTE VOTERÀ PER L'OPPOSIZIONE

La crisi del priismo sta venendo alla luce nelle campagne

Il Chiapas è percorso dal nervosismo: quello del partito che, anche qui, potrebbe perdere il potere.

La concatenazione di avvenimenti e le campagne di disprezzo lo stanno confermando. È nell'aria: molta gente in strada proclama che voterà per il partito di opposizione. E nelle zone rurali, tradizionali cantieri del "voto verde" [cioè del voto che tradizionalmente i campesinos delle campagna davano al PRI in cambio di favori n.d.t.], non è sufficiente il pellegrinare del leader nazionale Heladio Ramirez per occultare l'attuale e profonda crisi del priismo, crisi di un governo statale non eletto, ma imposto dall'alto. In alcuni circuiti ufficiali non manca chi specula vagheggiando una nuova gestione ad interim del posto di governatore, nel caso in cui le vicende elettorali si ribaltino ulteriormente. Una gestione ad interim che ricadrebbe, naturalmente, su di un membro del PRI, per esempio un senatore appena eletto.

In questo clima si colloca il problema dei paramilitari come forze estremamente vive ed attive.

La frazione di Paz y Justicia che due settimane prima delle elezioni statali ha debuttato a YAJALON espellendo a colpi di R-15 e M-2 una comunità intera, Tierra y Libertad, è la stessa che due giorni prima del 2 di Luglio occupò la presidenza municipale di YAJALON, disconoscendo persino il governatore priista Roberto Albores Guillen e proclamò un "municipio autonomo" che durò 24 ore (le stesse che utilizzò il governo statale per sedersi a negoziare un pacchetto di finanziamenti molto convenienti con il gruppo capeggiato da Marcos Albino Torres). Nonostante questo, durante il loro recente attacco contro i contadini zapatisti di Tierra y Libertad, essi vestivano uniformi da combattimento e utilizzavano armi in uso esclusivo alle forze armate.

Questa frazione, che si identifica con l'ex deputato del PRI Samuel Sanchez Sanchez, è stata espulsa dall'assemblea di Paz y Justicia, gruppo priista che opera nel nord dello stato. Erano accusati in particolare di essere paramilitari. Erano soliti agire soprattutto a Tila, ma adesso si sono andati a rifugiare a Yajalon e vantano alcuni apprezzabili record: due apparizioni pubbliche in un mese: la prima contro il governatore dello stato, la seconda diretta contro il PRD e le basi di appoggio dell'EZLN, cercando di creare una situazione nuova nel panorama politico.

Come si sa, non è la prima volta che quest'organizzazione compie attacchi violenti contro le comunità in resistenza. A Tila, Sabanilla, Salto de Agua, i suoi membri hanno teso imboscate su strade che, tra l'altro, controllano dal 1995, assediando e facendo scappare interi villaggi, con un alto costo di vite umane.

Ma questo 3 agosto hanno atteso i mezzi di informazione e il loro leader MARIO CRUZ ha rivendicato l'azione. I civili armati hanno posato per i fotografi e, in questo modo, hanno mandato un messaggio implicito alla Fiscalità Specializzata per i delitti commessi da Probabili Gruppi Civili Armati della PGR: questi gruppi non sono probabili, ma certi [La Fiscalità è l'organismo federale che si deve occupare dei paramilitari, che però chiama "civili armati". È un settore della Procura Generale della Repubblica. n.d.t.].

Di fronte a ciò il deputato federale del PRD Manuel Perez dichiara che "il gruppo specializzato della PGR per combattere i gruppi di civili armati deve immediatamente agire e mettere agli arresti i paramilitari che lo scorso giovedì hanno sgomberato violentemente decine di famiglie [90 n.d.t.] choles delle comunità di Tierra y Libertad.

La proprietà terriera che si sta disputando ha una tipica storia. Lo stesso leader dell'attacco, MARIO CRUZ, la descrive con chiarezza: le terre, di proprietà di Rodolfo Dominguez, acquistate dal governo statale, sono state donate in usufrutto ai priisti nel 1997, nonostante che fossero già abitate dagli attuali contadini espulsi. La storia del Chiapas è piena di procedimenti come questo, emessi per dividere e mettere in contrapposizione i contadini tra loro. "Abbiamo bruciato 5 case" ha detto Cruz, mentre negava che ci fossero feriti tra gli espulsi, nonostante che, per lo meno, ELMAR HERNANDEZ CRUZ si è preso una pallottola nella mano e si contano a decine quelli picchiati. Nel caso di Tierra y Libertad, a 10 chilometri dal capoluogo del municipio di Yajalon, la polizia statale, il Pubblico Ministero ed i giudici preposti alle indagini hanno reagito con una inusuale lentezza. Il Procuratore dello stato MONTOYA LIEVANO ha messo in dubbio la veridicità delle foto e le dichiarazioni dello stesso gruppo paramilitare. E inoltre, come d'abitudine, ha suggerito che l'azione potrebbe essere stata compiuta dagli stessi zapatisti.

Non bisogna sottovalutare lo stile personale che il procuratore chiapaneco adotta. Nonostante il fatto che la PGR abbia dimostrato la colpevolezza di un gruppo priista nell'uccisione dei sette poliziotti avvenuta a El Bosque lo scorso giugno, la Procura si è ostinata ad incriminare ed incarcerare un indigeno zapatista di Union Progreso, dopo averlo accusato di coltivare marijuana in Bochil con lo scopo di avere le carte in regola per poterlo detenere. SALVADOR LOPEZ GONZALES sta pagando attualmente nel carcere di Cerro Hueco la testardaggine del procuratore.

Offensiva priista

Contemporaneamente all'aggressione contro Tierra y Libertad (nella comunità chiamata El Paraiso), ROBERTO MADRAZO, governatore di Tabasco [del PRI ndt], stava terminando un giro di propaganda elettorale nella zona Nord, appoggiando il candidato del PRI, Sami David David.

La combattività priista sta rispondendo all'avverso ambiente elettorale presente attualmente in Chiapas, dove i sondaggi danno per vincente il candidato dell'opposizione, PABLO SALAZAR MENDIGUCHIA, anche con un largo margine di scarto.

La strana aggressione che ha coinvolto Sami David a Soyalò, in questi stessi giorni, ha dato il via ad una intensa pioggia di dichiarazioni contro il candidato della Alleanza per il Chiapas. Diffamazioni vili, animi surriscaldati e fatture all'incasso di PROCAMPO e PROGRESA stanno caratterizzando il clima preelettorale nella zona di influenza priista.

In quella che è sembrata una critica al regime di Albores, il candidato priista ieri ha dichiarato: "la mia proposta è superare per sempre il passato oscuro e costruire una nuova normalità nell'agire politico che rafforzi la vita democratica".

Il nervosismo, che è stata la costante priista dal 2 luglio ad oggi, usa forme differenti, a seconda di chi lo esprime.

In una località in cui ci sono 280 mila donne che beneficiano di PROGRESA, molto accudite in questi tempi elettorali, la compera dei voti è aperta, impunita ed ufficiale. Le molteplici irregolarità delle precedenti elezioni (che tuttavia passarono inesplicabilmente non percepite sia dall'IFE che dagli "osservatori" che "vigilavano" durante la giornata elettorale) si potrebbero ripetere domenica 20 agosto. Gli investimenti sociali e i mezzi di diffusione degli stessi continuano a rimanere nelle stesse mani del vecchio regime. Anche gli strumenti di giustizia e i corpi di polizia. Gli ultimi avvenimenti non lasciano adito a dubbi. Le defezioni priiste in Los Altos, che raggiungono il numero di varie migliaia nei bastioni ufficiali di San Juan Chamula o Chenalhò, tenacemente occultate, forse non contano nei sondaggi, che sono principalmente urbani, però sicuramente hanno un peso nell'animo del tricolore. E presumibilmente, al momento giusto, peseranno nelle urne.

Facendo mostra degli ematomi, ma non della confusione e goffaggine patita a Soyalo, il candidato priista viene ora esibito come vittima della barbarie, anche se lo si rappresenta "fermo e sicuro" in tutti i gazzettini giornalieri.

Non manca chi chiede l'intervento dell'esercito federale e del Ministero degli Interni per "controllare" i seguaci di Salazar Mendiguchia, mentre ignora la scenografica operazione di Paz y Justicia che ha lasciato vari feriti e scaraventato un villaggio intero nelle montagne.

Nel "Chiapas dell'oscuro passato" a cui allude Sami David è stato proverbiale che la vita degli indigeni valesse meno di quelle di altre persone. La disparità di fronte agli attuali scandali conferma che quella oscurità persiste.


(a cura di OSCAR <edmea29@hotmail.com>)



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