8 MARZO A SAN CRISTOBAL

Il corteo delle donne è lunghissimo e colorato e all'una (le 20 da noi) non è ancora entrato allo Zocalo di San Cristóbal. I nuovi posti di blocco militari, denunciati dai comunicati del municipio di San Andrés, ieri non sono riusciti ad arrestare le migliaia di donne che si sono date appuntamento oggi, Giornata Internazionale della Donna, nella città coloniale di SCLC, l'antica Jovel.

Queste sono le notizie che precedono la corrispondenza di una compagna di Radio Onda d'Urto, che ha potuto incontrare i due delegati, un uomo e una donna, della comunità di San Andrés, che hanno parlato a nome di tutte le comunità zapatiste.

Prende la parola Jorge:

- La nostra comunità è situata a circa 30 chilometri da San Cristóbal. Qui negli Altos del Chiapas abbiamo avuto meno problemi che da altre parti, soprattutto nella Zona Nord e Selva. L'importanza della manifestazione di oggi è di far sapere al paese e al mondo la situazione che soffrono le donne zapatiste e i problemi che il malgoverno causa alla popolazione in generale.

Teresa legge il comunicato delle donne zapatiste:

All'opinione pubblica

Alla stampa nazionale ed internazionale

Compagne e sorelle indigene del Chiapas e di tutto il Messico

Sorelle e compagne operaie e contadine, maestre, studentesse, casalinghe e tutte le donne lavoratrici e sfruttate in molti modi.

Oggi, 8 marzo del 2000, ci siamo mobilitate a migliaia noi donne zapatiste di Los Altos, Selva e Nord dello Stato del Chiapas, insieme ai compagni dei villaggi e con l'appoggio della solidarietà della società civile. Ci siamo concentrate in questa città di San Cristóbal in questa giornata, l'8 marzo, perché tutti insieme alziamo la nostra voce nella protesta e nella condanna della violazione dei nostri diritti umani in quanto donne, causata dalla guerra di sterminio e militarizzazione dei nostri villaggi e comunità, preparata ed ordinata da Ernesto Zedillo Ponce de León.Per questo, per celebrare e ricordare le coraggiose ed eroiche donne operaie di Chicago, Stati Uniti, che vennero represse e massacrate per aver reclamato i loro diritti a un lavoro dignitoso, con un giusto salario. In questa giornata, 8 marzo, Giornata Internazionale della Donna, in questo giorno di lotta, in questo giorno di protesta nazionale ed internazionale, noi donne indigene zapatiste delle diverse zone del nostro Stato del Chiapas siamo venute con i nostri compagni e i nostri figli, per manifestare e condannare l'ondata di violenza e la guerra di sterminio, che è condotta dal presidente Zedillo, da Albores Guillen, contro le donne e i bambini, i giovani e gli anziani di queste terre chiapaneche.

Perché siamo noi donne e i bambini coloro che soffrono di più e muoiono per la guerra di sterminio che stanno portando avanti Zedillo ed Albores contro i popoli indigeni. Siamo noi donne e bambini che soffriamo di più per la militarizzazione e paramilitarizzazione dei nostri villaggi. Siamo noi donne e i bambini che soffriamo di più quando i nostri mariti vengono portati in carcere o assassinati dai militari o dai paramilitari. Siamo noi donne che soffriamo di più per i posti di blocco militari, pattugliamenti e persecuzioni militari giorno e notte. Siamo noi donne che soffriamo di più per la prostituzione, tossicodipendenza e alcolismo promossi dai militari. Siamo noi donne e bambini che soffriamo di più quando siamo costretti a fuggire quando le nostre comunità vengono occupate da migliaia di soldati federali e siamo perseguitati insieme ai nostri compagni.

Noi donne siamo sempre state quelle che hanno sofferto di più per la miseria, la povertà, le malattie, la denutrizione, la mancanza di cure mediche, la mancanza di servizi nelle comunità, la mancanza di educazione e per l'ignoranza. Nei villaggi ci troviamo ancora molto spesso in queste condizioni ingiuste che burlano e feriscono la nostra dignità di donne. Il governo usa la donna indigena come oggetto, come condizione per portare avanti la sua strategia di guerra e di controinsurrezione come, per esempio, le comunità indigene devono accettare, per ricevere 300 pesos di Progresa, che le bambine e le donne vengano vaccinate e visitate nelle loro intimità, ecc.; queste sono le condizioni per ottenere l'appoggio dal malgoverno e se non le si accetta, si viene accusati di zapatismo.

Per tutto questo, esigiamo che Zedillo ed Albores ritirino tutti i loro corpi repressivi che occupano i nostri villaggi che stanno causando molti danni e portano distruzione e morte nei nostri villaggi. Esigiamo la fine della guerra di sterminio contro i nostri popoli indigeni, esigiamo il rispetto verso tutte le donne della campagna e della città.

Esigiamo che Zedillo e ad Albores Guillen la smettano di usare le donne come oggetto per continuare a dividere le briciole del Procampo e del Progresa, perché questa è una burla e una ferita alla dignità delle donne indigene.

Esigiamo la liberazione immediata delle donne incarcerate ingiustamente.

Compagne di tutti i popoli, di tutte le nazioni, il giorno 8 marzo deve affermare i nostri impegni, le nostre decisioni e volontà di continuare la lotta per difendere i diritti e la nostra dignità, per la giustizia, per la libertà e per il rispetto verso le donne. Dobbiamo seguire l'esempio di tutte le donne eroi e martiri di tutta l'America e dobbiamo seguire l'esempio di tutte le donne eroi e martiri del mondo che hanno lottato fino a donare le loro vite per i diritti e la dignità della donna. Perché ora le donne di tutti i popoli, nazioni e, soprattutto, noi donne indigene continuiamo a vivere la stessa condizione d'ingiustizia, di sfruttamento, di prigionia di discriminazione e di maltrattamento.

Facciamo un appello a tutte le donne del Messico e del mondo affinché continuino a lottare nelle loro organizzazioni, dalle loro trincee e dai loro posti di lavoro. Noi donne potremo avere un giorno il posto che ci compete nella società e nella storia: chiediamo a tutte voi di unirvi, di organizzarvi a tutti i livelli, che solo così, uniti e organizzati uomini, donne, bambini, giovani e anziani potremo cambiare un giorno l'ingiustizia sociale in cui viviamo e costruire una nuova società.

Democrazia

Libertà

Giustizia

Le rappresentanti delle donne zapatiste della Selva, del Nord e di Los Altos del Chiapas

Messico

8 marzo dell'anno 2000

Alla domanda se ultimamente, nel periodo elettorale in atto, è aumentata la militarizzazione e la violenza contro le popolazioni indigene, risponde Jorge:

- Ogni giorno stanno aumentando le incursioni militari via terra e via aria. In questi giorni sono aumentati i militari. Per questo, oggi, 8 marzo siamo venuti a manifestare e a denunciare questa guerra che stanno facendo il governo messicano e quello del Chiapas. Riguardo alle elezioni, non sappiamo perché noi come popoli zapatisti non apparteniamo a nessun partito politico e semplicemente stiamo esigendo l'attuazione degli Accordi di San Andres, perché ci rispettino in quanto popoli indigeni, rispettino il nostro diritto e la nostra cultura. Noi, lo sa bene tutto il mondo, siamo perseguitati da Seguridad Publica, dalla polizia giudiziaria, dalla PGR e dai paramilitari, da tutti i corpi repressivi del governo, con i loro armamenti: carri armati, aerei ed elicotteri. Il governo pensa di essere in guerra contro un nemico della nazione, ma noi zapatisti, che siamo accerchiati da centinaia di migliaia di soldati, siamo soprattutto analfabeti, malati di tubercolosi, anziani, morti di fame, bambini pieni di vermi, ecc.

La domanda successiva è come reagiscono loro alle provocazioni della polizia, se si reagisce o si fa finta di niente e si cerca di tirare aventi, pur tra tutte le difficoltà, la vita quotidiana. In Italia ci giungono notizie di molte manifestazioni all'interno delle comunità, dei piccoli agricoltori, contro la repressione e per portare avanti le rivendicazioni.

Risponde Jorge:

- Per queste cose che hai detto, ci siamo mobilitati oggi 8 marzo perché sappia la nazione e il mondo che in Messico non esiste questo diritto per tutto il popolo, questa democrazia, questa libertà non esiste: che lo sappiano! Per questo abbiamo mobilitato migliaia di indigeni nello stato del Chiapas ed anche in altri stati della Repubblica.

L'ultima cosa che chiediamo a questi compagni è cosa si può fare per portare solidarietà...

- Per questo siamo venuti fin qui, nella città di San Cristobal, per lanciare un appello al popolo messicano e ai fratelli in tutto il mondo affinché uniscano la loro voce alla richiesta di fermare questa ondata di violenza e la guerra di sterminio condotta dal presidente Ernesto Zedillo. Soprattutto lanciamo un appello affinché si denunci questa situazione che stiamo vivendo noi indigeni in Chiapas e in Messico. Vogliamo mandare un saluto alle terre d'Italia affinché tutti ci uniamo alla lotta perché ci sia democrazia, libertà e giustizia per tutti, non solo per il Messico ma per tutto il mondo. Da qui, da San Cristobal de las Casas, mandiamo un saluto a tutti voi.

(intervista di Radio Onda d'Urto urtobs@ecn.org)


(tradotto dal Consolato Ribelle del Messico-Brescia)



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