LA JORNADA, 6 AGOSTO 2000

Espellono gli "invasori" e incendiano le loro case

Paramilitari intervistati dopo aver sgomberato zapatisti

Paraíso, terreno in disputa giudiziaria da tre anni

Elio Henríquez e Angeles Mariscal, corrispondenti, Predio Paraíso, Yajalón, Chis., 5 agosto

Per la prima volta da quando sono apparsi - nel 1995 - presunti paramilitari armati e uomini in uniforme si sono presentati di fronte a giornalisti di diversi mezzi di comunicazione, il giorno dopo aver espulso da questo terreno varie famiglie che simpatizzano con gli zapatisti, che hanno obbligato a rifugiarsi in montagna e dopo aver incendiato per lo meno cinque case.

Ieri, poche ore dopo che un contingente della Polizia di Sicurezza Pubblica e un agente del Ministero Pubblico hanno effettuato una visita di questo luogo, i presunti paramilitari "hanno inseguito" i rifugiati e effettuato un'imboscata contro Elmar Hernández Cruz, che hanno ferito con un proiettile alla mano sinistra, secondo un comunicato stampa divulgato questa notte a San Cristóbal de Las Casas da Francisco Mayo Díaz, della commissione stampa dei profughi.

L'incontro tra i giornalisti ed i presunti paramilitari è avvenuto ieri nel pomeriggio su questo terreno denominato Paraíso, di 192 ettari, ubicato nel municipio di Yajalón, lo stesso che si disputano membri del gruppo Paz y Justicia e simpatizzanti dell'EZLN.

Arrivare fino a qui non è stato facile per il clima di tensione che c'è nella zona da giovedì passato quando circa 40 uomini armati - secondo i simpatizzanti zapatisti - hanno fatto sgomberare varie famiglie e quindi hanno bruciato cinque case. "Hanno sparato un mucchio di colpi in aria e perfino delle bombe per spaventarci", ha dichiarato Carlos Méndez Franco, rappresentante delle vittime, che è risalito per il monte - al suo rifugio - quando i giornalisti sono scesi per il sentiero per cercare di parlare con gli aggressori.

Già nel centro del terreno un uomo ha ricevuto i giornalisti e li ha accompagnati fin dove stava il grosso del gruppo dei presunti paramilitari, che vedendo telecamere e registratori hanno domandato: "Che vogliono? Chi sono?".

- Sono autorità - ha risposto la guida.

- Qui non vogliamo dottori perredisti che solo ci fregano! - ha risposto un giovane con il machete in mano.

- Noi siamo giornalisti e vogliamo sapere che cosa sta succedendo in questa comunità - hanno detto alcuni giornalisti.

- Allora aspettate un momento. Mettetevi lì - ha ordinato il giovane.

In quel momento tutti noi giornalisti abbiamo potuto vedere tre uomini con armi lunghe e divisa blu, simile a quella dei poliziotti della Sicurezza Pubblica statale. I tre erano seminascosti in una specie di trincea e puntavano le loro armi lunghe verso i giornalisti.

La storia

Poco dopo, da quello che era stata la villa - adesso in rovina - del podere, è arrivato un altro individuo che ha detto di chiamarsi Mario Cruz Pérez, rappresentante del gruppo che aveva sgomberato i simpatizzanti zapatisti il giorno precedente. "Adesso abbiamo dei problemi perché il PRD ci ha invaso i terreni nell'ottobre del 1997 e noi abbiamo dovuto andarcene", ha spiegato.

Secondo quest'uomo, loro si sono nuovamente ripresi i terreni l'altro ieri, perché "gli invasori non hanno voluto rispettare l'accordo della presidenza municipale che aveva promesso loro 11 ettari e cento mila pesos in contanti e noi avremmo dato loro altri otto ettari perché vivessero".

A parte i tre uomini armati, altri 10 giovani con machete circondavano il gruppo dei giornalisti che intervistava il dirigente indigeno, che facendo finta di non rendersi conto che tre dei suoi compagni esibivano armi lunghe e pistole, ha affermato: "abbiamo solo machete per difenderci".

In seguito ha ammesso: "Sì abbiamo accerchiato la comunità perché non vogliamo lasciare che ritornino un'altra volta. Siamo circa in 30 che stiamo difendendo queste terre che ci appartengono".

- E quanti invasori ci sono?

- Sono 30. Noi in totale siamo 92 beneficiati da parte del fideicomiso e ci siamo messi d'accordo di sgomberarli ieri.

- Ci sono state case bruciate o distrutte?

- Sì, abbiamo bruciato solo cinque case e non permetteremo più che ritornino.

- E se tentano di tornare, che farete?

- Non glielo permetteremo più perché abbiamo comprato il terreno, i 192 ettari. I padroni erano Rodolfo Domínguez e sua figlia Estela Guadalupe. Loro ce l'hanno venduto ed è già pagato, lo ha pagato il governo per mezzo di un fideicomiso. Gli invasori sono perredisti, però non potranno più avvicinarsi. Li abbiamo sgomberati ieri circa alle 10 di mattina e se abbiamo esagerato, che ci perdonino, però loro non hanno rispettato l'accordo che c'era.

Cruz Pérez ha detto che durante l'allontanamento non ci sono stati feriti e ha negato l'utilizzo di armi.

Quindi, il leader del gruppo ha dato il nullaosta a cameraman e fotografi per riprendere immagini delle capanne bruciate e con questo l'intervista si è conclusa e noi giornalisti ci siamo allontanati per una strada sterrata, però a un chilometro e mezzo vari uomini e donne che giovedì erano stati buttati fuori dalle loro case si sono avvicinati e piangendo hanno denunciato ciò che era successo.

"Gli uomini di questo gruppo paramilitare Paz y Justicia sono arrivati armati tirando bombe e sparando, perfino ai bambini hanno sparato dietro, appena sopra alle loro teste e sopra le case. Abbiamo dovuto fuggire verso il monte prima che ci ammazzassero", ha detto Méndez Franco, l'uomo alla testa del gruppo dei profughi. Ha confermato che "i priisti di Paz y Justicia hanno armi R-15 e R-1, e cartucce calibro 16" ed ha aggiunto che non aveva più visto sua madre, sua moglie ed i suoi figli, dato che erano fuggiti su per il monte per timore di essere aggrediti.

Il rappresentante delle vittime ha commentato che loro avevano presentato una richiesta laborale perché da generazioni, già i loro nonni, hanno lavorato questo terreno e che le autorità avevano deciso a loro favore, cosa che ha motivato la rabbia del gruppo contrario, con cui quale non sono riusciti ad arrivare a un accordo, nonostante si fossero riuniti con il municipio di Yajalón e il governo statale.

Secondo funzionari del governo statale, il Predio Paraíso fu acquistato nel 1997 via fideicomiso per beneficiare 92 persone dell'ejido Emiliano Zapata (Yajalón), però un gruppo di peones acasillados le ha sgomberate.

In seguito a ciò era stata presentata una denuncia penale contro gli acasillados che, a loro volta, nel 1998, hanno fatto una richiesta laborale nella Junta Local de Conciliación y Arbitraje, la quale ha emesso sentenza nei giorni scorsi, che i proprietari originari delle terre, Estela Guadalupe Domínguez Pinto e Rodolfo Domínguez Gutiérrez devono pagare 450 mila pesos per prestazioni laborali.

Questa soluzione, emessa alcuni giorni fa, ha motivato la reazione di quelli che giovedì scorso hanno rioccupato con la forza del terreno in disputa.


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



logo

Indice delle Notizie dal Messico


home