Il manifesto, 5 luglio 2000

Per il Pri una lenta agonia

Intervista a Gilberto Lopez y Rivas, esponente di punta del Prd e amico degli zapatisti

Le sue previsioni sulla "inevitabile ma non immediata" fine del partito-stato

e sugli impegni "impossibili" del neopresidente Fox

GIANNI PROIETTIS - CITTA' DEL MESSICO

Gilberto Lopez y Rivas è già conosciuto in Italia per essere un antropologo che ha diretto la Escuela Nacional de Antropología e Historia, un deputato della sinistra radicale del Partido de la Revolución Democrática, un politico molto vicino agli zapatisti e alla causa dell'autonomia indigena, un rappresentante influente del Prd, insieme al senatore Carlos Payán, all'interno della Cocopa, la Commissione interparlamentare di pacificazione fra governo e zapatisti, attualmente paralizzata dalla componente priista.

Lopez y Rivas, deputato federale uscente, domenica scorsa era candidato a jefe de delegación (sindaco) di Tlalpan, una zona popolare di Città del Messico. E ha vinto. Non si sente sminuito a passare da deputato federale a semplice sindaco? "Ora - dice ridendo - comincia la vera sfida, nel diventare da opposizione governo. E poi Tlalpan, coi suoi 600 mila abitanti, è una città".

Riflettiamo sul voto di domenica.

Insomma la vittoria di Fox era prevista o inaspettata?

Per quanto mi riguarda, inaspettata, perché io immaginavo che, per quanto la tendenza a favore di Fox fosse abbastanza forte, il regime di partito-stato avesse ancora il potere sufficiente per riuscire a superare l'ostacolo, fosse pure per poco. Specie considerando tutti gli strumenti di induzione e coazione del voto. Mi ha sorpreso soprattutto per il modo in cui si è data, con una percentuale schiacciante nel Congresso e due governatori eletti.

La caduta del Pri è ugualmente sorprendente.

E' prematuro prevedere una sparizione del Pri?

E' prematuro perché ci sono troppi interessi costituiti - settori della grande criminalità organizzata, del narco-traffico, dei sindacati del regime - che costituiscono una rete intessuta in 71 anni che non sparirà da un giorno all'altro. Penso che il Pri abbia ricevuto un colpo mortale come partito-stato, ma la morte non sarà immediata. Prima dovremo vedere come risponderanno le varie forze politiche, dal Pri al Prd, dall'Ezln ai gruppi armati, di fronte alla schiacciante vittoria di Fox. Non va dimenticato che il Pri dispone ancora di importanti spazi di potere, governatori, deputati, senatori, una struttura burocratica che rimane al governo. Il Pan non ha abbastanza quadri intermedi, funzionari, tecnici per poter occupare una struttura come il governo federale e non credo che il Prd, o almeno la sua parte più congruente, vorrà prestarglieli, cosicché dovranno ricorrere all'improvvisazione.

Ma, in concreto, che agonia si profila per il Pri?

Probabilmente diventerà un partito di opposizione, con un programma indefinito, che non riuscirà a superare il disprezzo e la burla per la sua sconfitta, in cui ci sarà una lotta intestina per far pagare le responsabilità, anche ai massimi livelli. Questo avrà conseguenze non solo sul Pri ma sull'intero sistema politico messicano. Da oggi il Messico è un nuovo paese, ma noi messicani ancora non abbiamo assimilato la novità. Il più lucido mi è sembrato proprio Cuauhtemoc Cárdenas, che ha saputo precisare quello che una forza di sinistra come la nostra deve fare. Il Prd è una forza di resistenza. Come sempre, la sinistra paga con morti, carceri, persecuzioni, perché poi la destra, con un colpo di fortuna e di marketing, possa occupare gli spazi di governo. Il Prd dovrà esercitare una coscienza critica, insieme alla società civile, agli zapatisti e alle altre formazioni armate su ciò che significa un progetto come quello di Fox e del Pan. Siamo convinti che Fox non potrà mantenere neanche una minima parte delle promesse che ha fatto. Per limitarci solo all'esempio del Chiapas e al problema indigeno, il Pan ha presentato un suo progetto di riforma costituzionale completamente differente da quello della Cocopa, che Fox ha invece dichiarato di appoggiare durante la campagna. Quello che è successo in Messico è un po' come un terremoto: bisognerà vedere quali saranno gli assestamenti dopo le scosse.

Ma non credi che ora il Pri possa riappropriarsi di un discorso di opposizione, brandendo nuovamente la bandiera del nazionalismo rivoluzionario e avvicinandosi al discorso del Prd, sia pure in versione populista?

Credo che da un pezzo ci stiano rubando le nostre bandiere. Basta guardare l'ultimo mese di campagna di Fox: quella del '68, quella dei prigionieri politici, quella della expropiación petrolera (la nazionalizzazione del petrolio, attuata da Lázaro Cárdenas, padre di Cuauthémoc) sbagliandosi pure sulla data. Ora non è escluso che anche il Pri se ne voglia appropriare, ma gli risulterà ancora più difficile, perché ormai non ha più alcun discorso credibile. L'unica ancora cui potrà aggrapparsi saranno i successi del passato e i futuri errori del Pan.

Non credi che i messicani fossero finora incapaci di persino sognare un Messico senza Pri?

Dell'aspetto positivo della sconfitta del Pri abbiamo già parlato: è la fine del regime del partito di stato. Il fattore negativo è che l'alternanza che si presenta non è favorevole ai grandi interessi popolari e nazionali. Questo ci è ben chiaro. Per questo non siamo mai stati d'accordo con una possibile alleanza con il Pan, che pure si è prospettata. Il Pan ci ha sempre tradito, specie nei temi più importanti per la vita del paese, sono sempre stati in complicità con il Pri. La sinistra interna del Prd non ha mai condiviso il miraggio di quella alleanza. Noi vogliamo perseguire il progetto di una trasformazione sociale radicale e ci è sembrato di un opportunismo straordinario che molti settori della sinistra messicana light si siano pronunciati per Fox, adducendo l'argomento del voto útil. Non possiamo dimenticare l'alleanza del Pan con il settore più aggressivo dell'economia neoliberale e con gli Stati uniti. Il progetto di Fox e del panismo è quello di una alleanza storica con gli Stati uniti, mentre per noi quanto maggiore è la separazione dagli Stati uniti, tanto meglio è per il Messico. Comunque, c'è da vedere che primi passi darà Fox su problemi come quello del Chiapas, che ha promesso di risolvere "in un quarto d'ora" con il ritiro dell'esercito e il rispetto degli accordi di San Andrés.

Fox ha già definito di transizione il suo governo, ora dobbiamo vedere di quale transizione si tratti, verso che tipo di democrazia si muoverà. Dobbiamo esigere che tutte le promesse che ha fatto in campagna, dopo la sua conversione "a sinistra", ora Fox le mantenga.


La speranza López Obrador

MASSIMO MODONESI - CITTA' DEL MESSICO

Il giorno dopo la tempesta il Messico si è svegliato incredulo. Città del Messico, malgrado la mareggiata Fox, è rimasta in mano al centro-sinistra. Ma non c'è aria di festa attorno al nuovo sindaco progressista, Andrés Manuel López Obrador. La gioia di vedere il Pri sconfitto non riesce a mascherare la pesante sconfitta del Prd a livello nazionale, di fronte a una destra trionfante che ha ora l'occasione di essere la protagonista della transizione messicana.

Il messaggio di Cárdenas è stato chiaro: una sconfitta pesantissima, un cammino più lungo del previsto, dei principi da difendere, una opposizione dura per portare avanti un progetto di paese opposto a quello del Pan, autoritario e liberista, diverso nella forma ma non nella sostanza da quello priista. Un giro a sinistra di Cárdenas che si era già percepito negli ultimi tempi quando era apparsa chiaramente l'ombra della sconfitta. Poi l'ex sindaco di Città del Messico ha insistito in un appello all'unità, sulla base dei principi, rivolto a quanti - intellettuali e politici - hanno mostrato simpatie per Fox e promosso il "voto utile". Le tradizionali tensioni all'interno del Prd sono state momentaneamente accantonate durante la campagna ma oggi si apre la resa dei conti, che la sconfitta renderà più violenta. Oltre alla lotta per il controllo del partito, di cui Cárdenas è semplicemente il leader morale, c'è il rischio di sbandamenti a destra e a sinistra, gruppi che cedano alle sirene già sguinzagliate da Fox con la sua proposta di governo plurale.

La base del partito ha molto da recriminare: le faide, le illegalità nelle elezioni interne, la porta aperta a fuoriusciti priisti di dubbia traiettoria, i vizi affiorati nel corso delle esperienze di governo, le trattative col Pan. Pochi dirigenti del Prd possono vantare di essersi opposti sistematicamente a queste pratiche e non esiste una corrente organizzata che possa assumere il progetto della rigenerazione morale e politica del partito. Cárdenas potrebbe assumere questo ruolo, e attorno a lui può coagularsi un gruppo dirigente, ma la fronda sarà forte.

Resta poi la capitale. La conferma del centro-sinistra con l'elezione di López Obrador è densa di significati e di interpretazioni. Per un verso conferma che nella capitale il voto di opposizione si dirige verso sinistra anche di fronte a un fenomeno elettorale conservatore come Fox. Anche se il Pan, grazie all'effetto Fox, ha conquistato fette importanti del voto popolare. Si tratta inoltre di un voto di fiducia all'amministrazione uscente, capeggiata da Cárdenas prima della sua candidatura e poi dalla sua vice Rosario Robles, ex maoista, oggi energica prima cittadina che ha dimostrato le sue doti politiche e convinto gli scettici, proiettandosi come una dirigente nazionale di primissimo piano e opacando l'altra primadonna del Prd, la ex comunista Amalia García, grigia presidentessa del partito.

Il governo di questa megalopoli è stata una esperienza difficile per il centro-sinistra. Per un verso si è riusciti a dare una impronta di buon governo e soprattutto evitare il caos profetizzato e stimolato dalle destre messicane priista e panista. La figura di Cárdenas ne è uscita illesa, però per quanti ne hanno apprezzato l'onestà e le doti di statista ve ne sono altri delusi. In effetti le speranze aperte nel luglio '97 si sono scontrate con la realtà di una città praticamente ingovernabile per le dimensioni e il numero di problemi. I decenni di crescita selvaggia e di malgoverno priista hanno lasciato un'eredità pesantissima. A cui vanno sommati la vergognosa campagna da parte dei media di regime, in particolare Tv Azteca; le restrizioni finanziarie imposte dal governo federale; le provocazione e i conflitti artificiali delle organizzazioni clientelari priiste. In queste condizioni Cárdenas e Rosario Robles sono rimasti a galla, possono vantare molti passi avanti ma devono riconoscere i limiti di una città che resta al bordo del caos. Senza dimenticare gli errori e gli abusi affiorati qua e là.

In questo chiaroscuro, il voto della capitale è stato un voto per López Obrador, un dirigente che ha conquistato una popolarità indiscutibile. Questo quarantenne originario dello stato di Tabasco è oggi l'altro punto di riferimento del centro-sinistra. Dopo le esperienze di movimento contro la frode in Tabasco e contro l'inquinamento della compagnia petrolifera Pemex, López Obrador si è trovato proiettato a livello nazionale e a capo del Prd. Oltre alla notevole abilità politica, López Obrador si mostra lontano dal tecnocratismo imperante: è andato nei quartieri, privilegiando il contatto dal basso rispetto alla comunicazione mediatica, con un discorso duro, schietto, popolare, accessibile e un atteggiamento coraggioso, onesto e trasparente.


COMMENTO

E il diavolo mena la danza

GUILLERMO ALMEYRA - CITTA' DEL MESSICO

Vi ricordate anche di un certo Silvio Berlusconi? In Messico la "rivoluzione passiva" di cui parlava Gramsci ha portato ora al governo l'ex presidente latino-americano della Coca Cola, Vicente Fox, che si presenta in nome di un'alleanza fra ilPartido de Acción Nacional e il Partido Verde Ecologista. Il leader populista di destra ha oltrepassato il suo partito creando una struttura ad hoc assolutamente fedele solo alla sua persona - "los amigos de Fox -, che maneggia fondi di cui non si conosce la provenienza, e attraendo transfughi del centro-sinistra e opportunisti che hanno annusato il vento.

L'obiettivo di cacciare il Pri dal potere che occupava da 71 anni, ha spinto in effetti la maggioranza della popolazione urbana (che è anche la maggioranza del paese) a votare per Fox pur di farla finita con il Pri e senza preoccuparsi del fatto che il Pan e il Pri sono stati soci in tutti gli attentati commessi dal capitale finanziario contro il popolo messicano e nella politica dei governi di Salinas e Zedillo, che hanno aumentato terribilmente la povertà e le diseguaglianze sociali e hanno incredibilmente arricchito un pugno di grandi finanzieri che figurano oggi nella lista degli uomini più ricchi del mondo.

Con quali forze governerà ora Fox? I cosiddetti "ecologisti" in Messico sono solo un partito-azienda alleato al Pri in tutti i momenti decisivi fino al momento in cui hanno optato per Fox e diretto da una camarilla familiare (padre e figlio), che vota sempre come chiedono i banchieri nazionali e stranieri. Quanto al Pan è un partito cattolico fondamentalista che si è opposto al liberalismo che in Messico ha tenuto separati la Chiesa dallo Stato e alle conquiste della Rivoluzione messicana. E' stato ed è il partito favorevole a un'educazione universitaria solo per l'élite, difende oggi la Revolución Cristera (una rivolta in armi in nome di Cristo Re degli anni '30 che fu la Vandea messicana, di cui alcuni quadri sono stati di recente canonizzati dal papa). Il Pan ha sempre fatto accordi con il Pri, è neoliberale come il Pri e come il Pri propone di portare avanti una politica di privatizzazionei e si subordinazione alle imposizioni di Washington e del Fmi. D'altra parte il pugno di adepti della Realpolitik che, in nome del del centro-sinistra, ha votato per Fox per cacciare il Pri, non ha idee né proposte diverse da quelle di Fox, che sono quelle del Pan, che coincidono con quelle del Pri. Logicamente Fox governerà con gli industriali (la Concamin, più o meno la Confindustria italiana, ha già fatto conoscere il suo programma di governo che prevede anche la privatizzazione dell'insegnamento) e farà la politica dettata dal capitale finanziario (che chiede la privatizzazione dei settori-chiave del petrolio e dell'energia elettrica).

Il Pri entrerà in una crisi profonda, come fu quella a suo tempo della Dc italiana, e probabilmente si frammenterà in baronie locali. Forse una parte del Pri cercherà di coagulare il malcontento popolare e nazionale provocato dalla politica di Fox radicalizzandosi nel Congresso (dove adesso è minoranza) e nei movimenti sociali, ed alleandosi con il Prd (un partito di centro-sinistra fermato al 16% dalla sua moderazione).

Che a sua volta dovrà radicalizzarsi per potere guidare l'opposizione, liberandosi di molti dei suoi dirigenti conquistati o tentati dal foxismo. La riconquista di Città del Messico ha creato, su scala nazionale, un sistema tripartito con due partiti grandi e neo-liberali e un partito piccolo, nazionalista e centrista. Questo nazionalismo potrebbe contagiare, una volta che esploderanno i prossimi problemi sociali, una parte della base popolare del Pri e, in prospettiva, anche settori che hanno votano Fox in nome della Realpolitik, del "voto utile". Ma questo dipenderà dalla capacità del Prd di rinnovarsi e dotarsi di idee e programmi nuovi.

Intanto il Messico entra in una nuova fase politica da destra e passa dalla padella alla brace, sempre dentro il neo-liberalismo ma adesso con chiesa fondamentalista che vuole recuperare posizioni e un presidente della Coca Cola. La "rivoluzione passiva" canalizza il cambio e il diavolo mena la danza.


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