Con la guerra non c'è democrazia

Imponiamo la pace con giustizia e dignità in Chiapas

Nota informativa

Nelle ultime settimane, il governo federale ha continuato a posizionare i pezzi dentro la sua macabra scacchiera della guerra totale contro le comunità indigene zapatiste. E' così che tutte le sue azioni, sia politiche, militari, economiche o sociali che hanno a che vedere con lo stato del Chiapas, vanno verso questa direzione, quella della guerra aperta.

Così pare che il governo abbia deciso che, vista la combinazione di elementi che la congiuntura politica, economica e sociale presentano, questo sia il momento di tentare di farla finita con la ribellione indigena, sia per rinvigorire il voto della paura nelle prossime elezioni o anche per appianare la strada al futuro governo per ciò che riguarda il conflitto in Chiapas.

Andiamo quindi a vedere quali sono questi differenti scenari che il governo messicano sta montando per avere un pretesto che gli permetta di attaccare apertamente l'EZLN:

L'esercito federale

L'offensiva di febbraio del 1995 dell'Esercito Federale ha determinato il modello di militarizzazione dello Stato (vedere carta geografica 2), non solo per le posizioni prese a partire del 9 febbraio di tale anno, ma perché apre un periodo di espansione delle posizioni del proprio esercito e di altre forze di sicurezza, come le polizie federali e statale e dei gruppi paramilitari.

Nel periodo 1995-98 si aprono i processi di paramilitarizzazione, così come lo stabilirsi dei primi ampi accerchiamenti intorno alla zona di conflitto, mediante la costituzione di nuove installazioni militari intorno allo Stato del Chiapas, i primi collocati intorno alla Reserva de la Biósfera de Montes Azules, lo stabilirsi di linee di avanzamento nella Selva e l'espansione poliziesca in los Altos.

L'anno 1999 segna l'inizio di una nuova tappa nell'offensiva militare. L'Esercito Federale entra pienamente nella zona Nord della Reserva de Montes Azules e suoi dintorni e, simultaneamente, si espande e intensifica la presenza della polizia che copre un'ampia zona di los Altos, la Costa e tutto il Soconusco, e la Regione Zoque.

Se nel 1998 il Centro di Ricerche Economiche e Politiche di Azione Comunitaria (CIEPAC) riportava la presenza di 300 postazioni di diversi tipi di forze repressive nello Stato del Chiapas, nell'anno 2000 esistono almeno 681 postazioni, delle quali 291 sono postazioni di polizia, 39 della polizia di immigrazione, 313 dell'Esercito Federale, la Forza Aerea e la Marina (delle quali 39 postazioni corrispondono a 33 località che non abbiamo potuto identificare in diverse carte geografiche regionali). L'individuazione dell' ubicazione fisica di questi posti di controllo non è sufficiente, giacché tutte queste forze si muovono continuamente in corridoi di influenza, come quelli delle Basi Operative Miste e le strade strategiche dell'Esercito, segnalate da Jorge Luis Sierra. A tutto questo si devono aggiungere le forze dei 15 gruppi paramilitari, attivi in almeno 26 municipi dello Stato.

La strategia di saturazione militare, poliziesca e paramilitare di una regione di simili dimensioni ha un costo eccessivo per il nostro paese. Il costo sociale ed economico di queste centinaia di postazioni repressive non hanno senso nel lungo periodo di tempo. Risultano solo comprensibili nella prospettiva di un attacco brutale contro le comunità indigene della regione.

Incremento nel numero di postazioni delle forze repressive per anno

Anno

Polizie

Immigrazione

Esercito, Forza Aerea e Armata

1993

20

14

16

1994

6

1

5

1995

3

-

52

1996

2

-

9

1997

21

3

42

1998

16

7

26

1999

11

5

99

2000

189

2

14

Totale

268

32

263

Nota: Nel quadro non si includono - per mancanza della data di insediamento delle forze repressive in un luogo determinato - 32 postazioni di polizia, 10 postazioni di immigrazione e 102 postazioni dell'Esercito Federale, Forza Aerea e Armata del Messico.

Bisogna evidenziare che i due incrementi militari più significativi, escludendo l'offensiva militare del 9 febbraio 1995, avvengono a partire dal 1997 insieme a provocazioni, massacri e tentativi di cancellare ogni iniziativa di dialogo. Si deve sottolineare che nel 1999 si realizza il maggiore ampliamento delle forze militari mentre in quattro mesi scarsi del 2000 si è quasi triplicato il numero di postazioni della polizia. Per ultimo, gli incrementi del 1998, 1999 e 2000 sono avvenuti durante i periodi di siccità e di incendi di detti anni.

Gli accerchiamenti militari e l'importanza di San Quintín

E' risaputo che una parte importante della strategia seguita dall'Esercito Federale contro l'EZLN è consistito nell'acquisizione di numerosi mezzi di trasporto aereo, così come la costruzione di sentieri che permettano un accesso ogni volta maggiore e migliore fino agli spazi zapatisti. Come parte di ciò l'Esercito si è proposto la chiusura di diversi circuiti stradali che stabiliscano una serie di accerchiamenti concentrici progressivi, così come l'accerchiamento di diverse regioni della selva.

In questo senso si può affermare che lo sviluppo della politica di costruzione stradale dell'Esercito Federale dopo la sollevazione zapatista, attraversa per lo meno quattro differenti tappe: 1.- chiusura definitiva della strada di frontiera (o circuito estero), 2.- chiusura di un gran circuito interno, 3.- chiusura di un circuito che circondi la Reserva Integral di la Biósfera de Montes Azules (RIBMA) e 4.- la chiusura di un microcircuito interno.

La strada della frontiera è il circuito stradale che permette l'aggiramento più ampio che potrebbe realizzarsi della totalità della Selva Lacandona. Collegando la città di Palenque verso il sud con il villaggio Flor de Cacao, in Marqués de Comillas, e questo villaggio con i Lagos de Montebello e Comitán verso ovest. Comitán da parte sua si collega direttamente con Palenque mediante la strada a Ocosingo che passa per Margaritas e Altamirano. C'è che ricordare, inoltre, che questa strada, nel suo tratto parallelo con in il Torrente Usumacinta, rende possibile alla logistica militare che l'Armata possa introdursi per via d'acqua.

Il passo chiave successivo fu chiudere un secondo circuito, adesso interno, che si è ottenuto mediante il miglioramento e l'interconnessione di due strade di breccia che portano da Ocosingo a San Quintín, attraversando le vallate Patihuits e Betania, e da Las Margaritas a San Quintín, passando per i villaggi di Nuovo Momón, Vicente Guerrero, Guadalupe Tepeyac, La Realidad e Guadalupe los Altos. Il circuito si è riusciti a chiuderlo davvero solo fino al momento in cui si è costruito il ponte che attraversa il torrente Jataté in San Quintín.

Pare che esistano due nuovi progetti stradali che potrebbero migliorare questo circuito interno. Uno che collega Guadalupe Los Alti con El Edén, che oltre ad aggirare al sud a La Realidad permetterebbe un accesso più rapido da Las Margaritas a San Quintín. Un altro miglioramento che si è cercato di realizzare l'anno scorso è stato quello di aprire un nuovo sentiero da San Quintín verso Monte Líbano, passando per Amador Hernández. Si tratta di una strada che pretende costeggiare Montes Azules per la vallata Agua Azul.

Infine è circolata la voce anche dell'apertura di una nuova strada che legherebbe il villaggio di Vicente Guerrero con Francisco Gómez (La Garrucha). Se si confermasse l'esistenza di questo progetto, si starebbe aprendo un micro triangolo interno che collegherebbe Francisco Gómez con San Quintín e con Vicente Guerrero (passando per La Realidad).

Dal precedente programma di costruzione di circuiti stradali emerge l'intenzione di rafforzare il carattere strategico del villaggio San Quintín, come centro fisico di una grande depressione fisiografica formata dalla confluenza di numerose vallate, grandi e piccole, e dai torrenti che le solcano: Santo Domingo, La Revancha, Dolores, Caliente, Euseba, Tzaconejá, Colorado, Jataté, e Perlas, i quali finiscono tutti per confluire nel cuore di questa depressione nel gran Torrente Lacantún.

Lo sviluppo stradale prima descritto converte San Quintín in un punto centrale dal quale si dipartono sei strade (verso El Edén e verso La Realidad entrambe all'ovest, un'altra verso Francisco Gómez e verso Monte Líbano, al nord, un'altra verso il Lago Miramar ad est, e infine verso Maravilla Tenejapa, al sud). Di modo che il controllo dei successivi circuiti concentrici corrisponde con l'enorme rafforzamento di questo centro di irradiazione di potere militare.

Benché questa grande depressione del sud delle Vallate sia una regione relativamente povera di petrolio, rappresenta, tuttavia, il punto più centrale per ottenere un rapido accesso alle principali regioni petrolifere di tutta la selva: in Marqués de Comillas e nella linea di frontiera con il Guatemala i giacimenti Lacantún e due chiamati indistintamente Mena, i grandi giacimenti denunciati dall'EZLN in Valle Amador. Nella vallata Agua Azul, nella Sierra Cruz de Plata, nella vallata Patihuits e nella Sierra Corralchén, diverse reserve corrispondono a ciò che Pemex chiama la Regione Ocosingo. Lo stesso accade con le risorse idrauliche potenziali della regione, per il modo in cui San Quintín faciliterebbe l'accesso a 20 sondaggi proposti dalla CFE.

Nel caso della biodiversità, San Quintín rappresenta la principale porta di entrata alla riserva della biosfera, per il modo in cui collega il Lago Miramar e tutta la regione relativamente colonizzata e disboscata di Montes Azules. San Quintín è anche il miglior punto intermedio tra le basi di bioprospezione di Chajul e El Ocote. Nella misura in cui la depressione sud delle Vallate si forma per la confluenza di numerosi torrenti, possiede la migliore capacità agricola e demografica.

Oltre al fatto che San Quintín offre l'accesso rapido a qualsivoglia dei nuclei di ricchezze strategiche, offre anche il miglior centro di controllo militare generale del bacino, per il suo facile accesso verso sud alla regione di frontiera di Amparo Agua Tinta, e verso nord per il modo in cui fa da complemento al denso blocco della Vallata Agua Azul.

Contrario a tutte le loro dichiarazioni e atti di propaganda, il Governo Federale, lungi dal rispettare gli Accordi firmati e costruire una politica di negoziato con l'EZLN, ha realizzato un costosissimo dispiegamento militare, sistematico e continuato, che dimostra la sua autentica vocazione guerrafondaia. Finora, l'unica soluzione al conflitto chiapaneco sviluppata dal governo è stata quella militare.

Il "fronte ecologico": gli incendi del Chiapas, alibi per la guerra

1 - Una Commissione Interistituzionale (formata dalla Segreteria della Riforma Agraria (SRA), la Procura Federale di Protezione dell'Ambiente (Profepa) e il governo del Chiapas), un Comitato Interistituzionale per la Vigilanza Forestale (curiosamente composto oltre che dalla Profepa e dalla Segreteria dell'Ambiente Risorse Naturali e Pesca (SEMARNAP), dalla Segreteria della Difesa Nazionale (SEDENA), la Procura Generale della Repubblica (PGR), la Polizia Federale Preventiva (PFP), la Polizia Giudiziario Statale (PJE), il Consiglio Statale di Sicurezza Pubblica e la Segreteria di Governo), la stessa SEMARNAP, la Profepa, la Segreteria di Governo, un gruppo di 8 organizzazioni ecologiste, la WWF (World Wildlife Foundation) e la stessa PFP, oltre ad alcuni giornalisti pagati, si sono dedicati durante gli ultimi mesi a orchestrare una campagna di dichiarazioni vaghe, ambigue, contraddittorie e in non poche occasioni scandalosamente false intorno a una presunta crisi per gli incendi nella regione forestale di Montes Azules, nello stesso cuore della regione chiapaneca del conflitto.

Questi organizzazioni hanno guardato all'attuale ondata nazionale di incendi, come a una gran opportunità per presentare gli abitanti della selva Lacandona come persone che si dedicano a disboscare, incendiare e devastare questi boschi al momento di preparare le loro terre per la coltivazione.

Senza dubbio, un dato importante non si incastra dentro questo alibi. Chiunque consulti in Internet una delle pagine del satellite di osservazione (GOES) (http://www.cira.colostate.edu/RAMM/Rmsdsol/MXFIRE.html) può osservare immagini aggiornate che dimostrano come gli attuali incendi forestali nel sudest del Messico stanno accadendo quest'anno fuori dalla regione del conflitto, inclusa la Reserva Integral de la Biosfera Montes Azules (RIBMA). Per cui risultano completamente false le dichiarazioni pubbliche del WWF, così come la risposta a queste che dà Wilfrido Robles (La Jornada, 30 aprile 2000) giustificando l'ingresso della PFP ai Montes Azules.

Più in là di queste bugie, vanno le ambigue dichiarazioni della segretaria dell'Ambiente, Julia Carabias, che sebbene smentiscano Wilfrido Robles nel senso che la SEMARNAP non ha mai sollecitato l'ingresso della PFP a Montes Azules, continua sulla strada del WWF nel considerare le famiglie indigene che abitano la regione come il principale fattore distruttore della ricchezza forestale della regione, arrivando a dichiarare che "se [le comunità] non accettano una negoziazione concertata si applicherà la legge." (La Jornada, 4 maggio 2000, p.16).

Un aspetto strano di questo discorso consiste nel fatto che sebbene la segretaria dell'Ambiente si lamenti delle poche forze umane e scarse risorse monetarie della SEMARNAP per spegnere questi incendi invisibili (300 brigatisti, 15 capi di brigate della Sedena e due elicotteri), non pensa a queste famiglie contadine come alle prime persone interessate perché tali incendi non accadano, per cui forse le risulta difficile immaginare che non esista miglior corpo di pompieri, quando accadono tali sinistri.

Strano, allora, che alla segretaria dell'Ambiente non preoccupi la difesa di queste comunità (tra l'altro creatrici e custodi della biodiversità, tanto delle sue banche genetiche come delle loro conoscenze tradizionali), mentre le imprese multinazionali e i centri di ricerca internazionale si lecchino i baffi quando giungono alla regione per ricercare e brevettare i genoma e le conoscenze indigene intorno a questi.

2 - Però coloro che oggi si sono avvolti nella bandiera verde della salvezza della Reserva de biosfera di Montes Azules, curiosamente dimenticano anche il modo irresponsabile e incoerente in cui questa è stata amministrata durante gli ultimi trent'anni.

In primo luogo, per il modo in cui il decreto di protezione della Reserva Forestal Lacandona nel 1972 e quello della RIBMA nel 1978, hanno risposto in quel momento a una politica di dotazione di terre che sopra tutto si preoccupava di impedire l'accesso dei grandi flussi migratori indigeni verso le regioni più ricche di legni pregiati, considerati in quel momento il principale bottino dei potenti. In funzione di ciò si decreta una stravagante dotazione di 600 mila ettari a solo 66 padri di famiglia Lacandones che permette per un momento di nascondere l'attività delle autentiche compagnie del legname che si dedicano a portar via un'abbondante quantità di legno illegale. Problema che, detto incidentalmente, resta completamente in vita nel presente, quando sotto gli occhi dello stesso esercito federale, i priisti locali e altre imprese illegali in collusione con istanze di vigilanza e di potere, continuano a portar via abbondante legno pregiato in diverse regioni della selva.

E' importante ricordare, inoltre, che le frontiere della RIBMA, che con tanta ira oggi difendono innumerevoli funzionari e presunti ecologisti, rispondono a una politica di "protezione" abbastanza dubbiosa, per il modo in cui è stata sempre subordinata alla ricerca petrolifera, quando tutto il mondo sa che questo tipo di attività è uno dei principali agenti distruttori dell'ambiente in questa e altre ricche bioregioni del sudest messicano (Cf. Alejandro Toledo Como Destruir el Paraíso,).

Se si ricostruisce la storia di ciò che è stato scelto, ciò che si è lasciato da parte e ciò che si è restituito come area naturale protetta nella Lacandona, si può osservare come durante l'ultimo quarto di secolo si è sacrificata tutta la protezione naturale agli interessi che le imprese petrolifere (messicane e straniere) hanno avuto per la prospezione, lo sfruttamento e la speculazione della regione. Come prova di ciò abbiamo:

  1. La delimitazione originale della riserva Lacandona a metà (di 600 mila ettari a 331 mila), come in tutte le regioni nelle quali si pensa potrebbero scoprirsi possibili giacimenti petroliferi importanti, di modo che la prima versione di Montes Azules del 1978 lascia le mani libere a Petroleos Mexicanos (PEMEX) nelle grandi regioni di prospezione petrolifera di Ocosingo, Lacantún e il Prospecto San Fernando.
  2. Il brutale disboscamento avvenuto durante gli ultimi quindici anni in Marqués de Comillas, in cui si vede una coincidenza paurosa tra tutte le aree di perforazione di Pemex o le regioni dove la ditta petrolifera canadese Seine River Resources riconosce pubblicamente e con precisione l'esistenza di importanti giacimenti petroliferi.
  3. Lo sviluppo della regione petrolifera più importante di tutta la selva in una parte della cosiddetta Area de Amortiguamiento della RIBMA, tra le montagne Corralchén e Livingston, quando tutta la regione delle Vallate, come ha osservato Victor Manuel Toledo (Cf. Zapata Ecológico), fu considerata all'inizio come una regione che nel suo miglior momento contava una maggiore biodiversità addirittura superiore a quel della RIBMA.
  4. Il sospettoso tardivo decreto della Reserva de la Biosfera Lacantún e il Refugio de Flora y Fauna de Chan Kin, così come i Monumentos Naturales de Yaxchilán y Bonampak nel 1992, giusto quando la prospezione petrolifera chiarisce che le possibilità della regione sono basse. (C'è da ricordare a proposito che il 1992 è stato l'anno in cui Pemex ha chiuso il suo prolungato lavoro di prospezione iniziato a metà degli anni settanta, liquidando generosamente la maggiore parte del suo personale che fu testimone delle grandi scoperte di grandi riserve petrolifere nelle regioni Ocosingo e Marqués de Comillas).
  5. La strana discordanza tra le differenti versioni della RIBMA offerte dall'Istituto Nazionale di Statistica, Geografia e Informatica (INEGI) e dalla Segreteria di Comunicaciones y Transportes (SCT) e dal governo dello Stato del Chiapas, nel suo estremo nord, molto vicino alla importantissima bioregione ubicata tra i laghi El Ocotal e El Suspiro. Inquietante differenza nelle versioni cartografiche ufficiali secondo le quali varia la superficie globale finale di Montes Azules, proprio in una problematica area riportata dagli studi biologici confidenziali come una regione ricca di petrolio, allo stesso tempo che come la più importante microregione della RIBMA per l'esuberante biodiversità ubicata in tutta la riserva.
  6. Il disboscamento occasionato dall'apertura di nuovi sentieri petroliferi in tutta la regione della selva (che continua perfino ad avanzare oggigiorno).

3 - D'altra parte, Alejandro Nadal (La Jornada, 20 agosto 1999) ha denunciato la pericolosa riforestazione che i militari hanno attuato a Montes Azules durante l'anno precedente, in virtù del restauro straordinariamente complesso che richiederebbe un luogo simile. Aggressione ambientale che si aggiunge agli effetti distruttivi di centinaia di accampamenti militari costruiti nel cuore della selva, attacco particolarmente intenso nei nuovi centri di abitazione o minicittà militari, che naturalmente includono i loro centri commerciali, discariche di consumo urbano e postriboli. E l'apertura militare di sentieri, che si aggiunge alle nuove strade petrolifere in continuo sviluppo, e che automaticamente si convertono in via di uscita del legname.

Senza dubbio, l'utilizzazione di elementi biologici nella guerra (abbondante bombardamenti di topi e serpi che addirittura hanno prodotto squilibrio e malessere in Guatemala, l'irrorazione di abbondanti defoglianti e altre sostanze chimiche in tutte le regioni della selva e l'introduzione di mais transgenico in una regione la cui biodiversità è considerata come una delle aree più importanti del mondo per essere di origine di specie domestiche), e soprattutto, la considerazione di Montes Azules come il palcoscenico di scatenamento finale degli scontri bellici, sono elementi che mettono in pericolo la conservazione della selva, non di qui a quindici anni, ma per i prossimi mesi.

Come se tutto quanto detto fosse poco, Montes Azules è stato considerato come spazio privilegiato per le irregolari attività della bioprospezione e biopirateria di imprese farmaceutiche e ambientaliste multinazionali. Serva come esempio lo scandalo attuale intorno alla connessione del Colegio de la Frontera Sur (Ecosur) con le attività di bioprospezione dell'Università della Georgia e la ditta gallese dedicata alla nanotecnología, Molecular Natur Limited, così come i centri di ecoturismo e bioprospezione che le ditte Savia (anteriormente Pulsar), Conservation International (CI)e The Natur Conservancy (TNC), hanno nella ricca regione dei laghi El Ocotal e El Suspiro, curiosamente oggi il punto più densamente militarizzato di tutta la riserva.

Ultimando questo panorama, in Montes Azules abbiamo anche la partecipazione di organizzazioni nordamericane dedite alla conservazione dell'ambiente (che scambiano debito finanziario internazionale del paese per il diritto a partecipare nella gestione dell'ambiente) come TNC e CI che partecipano al suo uso e finanziamento, quando nei media internazionali è pubblicamente risaputo che CI, amministratrice internazionale di più di 60 aree naturali protette in America Latina e Africa, spinge, insieme a imprese di ingegneria genetica della California come Hyseq, verso la privatizzazione delle nostre principali aree naturali protette. Mentre, TNC, già solo negli stessi Stati Uniti, aveva agli inizi del decennio novanta due milioni e mezzo di ettari di sua proprietà, essendo uno dei latifondisti più potenti di questo paese. Tutte ONG multinazionali che non chiedono niente a centri di ricerca come Ecosur, che, anche, mette ogni cura nel promuovere la partecipazione del paese in programmi nordamericani di privatizzazione di bacini idrici binazionali, come il torrente Usumacinta, quando non intavolano patti con università nordamericane e imprese multinazionali per facilitare loro il ritiro e la verifica di brevetti di migliaia di principi attivi.

Non appare strano allora che il 28 aprile di quest'anno sia stata la World Wildlife Foundation quella che più ha alzato la voce per esigere l'espulsione delle comunità indigene insediate o sfollate verso Montes Azules, dando a Wilfrido Robledo una guida internazionale che giustifica l'inizio di un serio conflitto in Montes Azules. Tutto ciò, mentre un gruppo di otto organizzazioni ambientaliste, sicuramente capeggiate da CI, minacciava la segreteria dell'Ambiente del ritiro dei loro fondi di amministrazione di Montes Azules se questa non procedeva immediatamente ad aggregarsi alla campagna in favore dell'espulsione dei contadini chiapanechi.

Per questo stupisce che numerosi ecologisti e intellettuali nazionali, invece di avanzare una protesta per questo flagrante intervento in una situazione e una regione strategici per la sovranità e la pace nazionale, si siano aggregati alla campagna di linciaggio delle comunità indigene di Montes Azules.

Stupisce ugualmente che quelli che si dicono preoccupati per il futuro della selva Lacandona, non si siano pronunciati per tutto l'insieme di irregolarità che hanno intessuto l'uso di questa riserva di biodiversità. Questo senza tener conto che gli ecologisti dovrebbero naturalmente essere nemici spontanei delle soluzioni belliche, se non per le persone che il governo federale programma di assassinare, almeno por le farfalle che stanno per perdersi.

E' realmente un errore politicizzare la questione ecologica? Quando la SEMARNAP si presta ad aprire le porte a quelli che promuovono la privatizzazione delle banche genetiche nazionali, all'uso incongruente delle aree naturali protette, così come a fare il gioco delle peggiori forze del paese e al pericolo di una guerra imminente, brandendo gli argomenti "ecologici" come un randello, non è arrivata l'ora di prendere partito nelle questioni ecologiche? Perché non è forse la globalizzazione che ci sta obbligando a dover scegliere tra la conservazione privata della natura e contro l'umanità, oppure, in favore della vita umana come nucleo vitale di tutta la biosfera?

Di fronte al fatto che la Selva Lacandona non è stato mai uno spazio naturale vergine, nella misura in cui la civiltà maya l'ha abitata e coltivata per migliaia di anni, è necessario ricordare che anche le persone sono biodiversità? Temi tanto recenti come la privatizzazione mondiale dell'acqua dolce (con la sequela di guerre e morti di migliaia di milioni di esseri umani che annuncia per i prossimi due decenni) o anche la privatizzazione del codice genetico umano, non prospettano nel nostro paese e fuori di esso l'alternativa tra la ecologia radicalmente umana o la ecologia neonazista?

No all'ingresso della PFP a Montes Azules, no alla distruzione che l'esercito sta facendo nella riserva, no al falso rimboschimento, no alla manipulazione politica degli incendi, no all'apertura di strade, no alla consegna di questa risorsa strategica a Conservation Internazional e a Pulsar. Però soprattutto, no all'utilizzazione del conflitto in Chiapas come il fatto con cui il Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI) pensa di nascondere la crisi politica irreversibile che gli genera l'attuale processo elettorale. No alla guerra.

Al contrario, sì alla conservazione della biodiversità, che comincia con la conservazione della nostra cultura indigena, tradizionale e nuova; sì al disegno di strategie intelligenti di conservazione che permettano il lento arricchimento del suolo, prescindendo in modo pianificato dai rischi dell'abbatti/irriga/brucia. Però, soprattutto, sì alla gestione partecipata e includente di tutti nel governo della nostra biodiversità e del nostro paese. Per lo stesso motivo, sì al rispetto degli accordi di San Andrés e alla costruzione di una pace con giustizia e dignità.

I paramilitari

Uno degli elementi centrali dell'antiguerriglia in Chiapas è stato lo stabilirsi e svilupparsi dei gruppi paramilitari in diverse regioni dello Stato. Il termine paramilitare afferma che esiste una relazione diretta tra gruppi di civili armati con le forze armate dello Stato, relazione che va dalla tolleranza della propria esistenza, fino all'addestramento e direzione di questi gruppi da parte di militari e polizie. Questi gruppi paramilitari adempiono una serie di compiti di repressione, assassinio e terrorismo al servizio dello Stato, cercando di scaricare dalla istituzione militare e dalla polizia la responsabilità per questi fatti, tendendo una cortina di fumo di fronte all'Esercito Federale per evitare un procedimento giudiziario nei suoi confronti e la denuncia per violazione dei diritti umani. L'esistenza di questi gruppi è stata segnalata da diverse organizzazioni sociali e dei diritti umani, così come è stata pubblicata nella stampa nazionale. Un documento della Segreteria della Difesa, pubblicato da Proceso, afferma: "(...) Le operazioni militari includono l'addestramento di forze locali di autodifesa, perché partecipino nei programmi di sicurezza e sviluppo". "In caso che non esistano forze di autodifesa, è necessario crearle". La Sedena prevedeva: "Che la popolazione amica difenda ciò che è suo, e questo è valido specialmente per gli allevatori e i piccoli proprietari". L'obiettivo strategico-operativo: "distruggere la volontà di combattere dell'EZLN, isolandolo dalla popolazione civile e ottenere l'appoggio di questa, a sostegno delle operazioni. L'obiettivo tattico delle operazioni è: "distruggere e/o disorganizzare la struttura politica militare dell'EZLN." (Piano di Campagna Chiapas 1994, rivista Proceso, 1105, 4 gennaio 1998, p.7)

La relazione tra questi gruppi e le forze armate è stata documentata in diverse testimonianze tanto delle comunità delle regioni dove operano come persino delle persone che per un periodo hanno fatto parte di detti gruppi. In vari casi si è documentato il finanziamento governativo a questi corpi paramilitari. Del loro modo di agire rendono conto diversi massacri, tra i quali emerge quello di Acteal. Uno dei loro obiettivi centrali così come segnalano tanto le loro azioni come i manuali di antiguerriglia, è provocare terrore e costringere allo sfollamento gli abitanti che non hanno dimostrato il loro appoggio al governo.

La prima denuncia dell'esistenza di questi gruppi è stata fatta dall'EZLN, in un comunicato firmato dal Subcomandante Marcos, il 29 agosto 1994; la loro presenza acquista più forza a partire dal fallimento dell'offensiva militare del 9 febbraio 1995.

Si è registrata l'esistenza di almeno 15 gruppi armati nello Stato, dei quali almeno 10 agiscono chiaramente come paramilitari, che operano nelle seguenti regioni del Chiapas: a) Il corridoio che va dai municipi di Salto de Agua, Tila, Sabanilla, Tumbalá, Yajalón, Chilón, Oxchuc, San Cristóbal fino a Venustiano Carranza e la zona di frontiera. b) Le regioni di Palenque, Ocosingo, Altamirano e Las Margaritas, nella Selva. c) il Centro dello Stato, le Valli Centrali, la Fraylesca e una parte dell'Istmo-Costa.

Curiosamente, si tratta, in tutti i casi, di regioni fortemente militarizzate e con alta presenza di Polizia di Sicurezza Pubblica.

I principali gruppi paramilitari segnalati dalle comunità, dai gruppi di diritti umani, dalle organizzazioni sociali e dalle varie forze politiche nello Stato sono:

Sviluppo Pace e Giustizia: ha cominciato ad organizzarsi nel marzo 1995. Opera in Tumbalá, Sabanilla, Tila, Salto de Agua, Yajalón e Palenque. Lo guida il deputato priista Samuel Sánchez Sánchez. I suoi membri sono militanti priisti, la maggioranza appartiene a Solidaridad Campesino Magisterial (SOCAMA).

Los Chinchulines: compaiono nel maggio del 1996, in Bachajón, anche se sono già noti sotto il nome di Frente Juvenil Revolucionario "Luis Donaldo Colosio", che avrebbe contato sul fermo appoggio dell'ex-Governatore Elmar Setzer. Il suo centro di addestramento sta nel podere Joibé, in Chilón. Si stima che sia composto da circa 250 giovani priisti, dotati di armi in uso esclusivo all'Esercito. Hanno influenza in Chilón, Yajalón e Ocosingo. E' stato segnalato come suo fondatore e dirigente l'ex-deputato priista, Rafael Ceballos Cansino.

Movimento Indigeno Rivoluzionario Antizapatista (MIRA): Si è saputo della sua esistenza nell'ottobre 1997. Il suo principale centro di operazioni si trova in Oxchuc. Responsabile della sua creazione è il Deputato Federale Priista Norberto Santís López. I suoi militanti sono membri del PRI e della Coordinadora Nacional de Pueblos Indios, (CNPI). Sono influenti a Las Margaritas, Oxchuc, San Juan Cancuc, Sitalá, Ocosingo, Altamirano e Huixtán. MIRA è impegnato ora nella campagna governativa per sfollare le comunità della regione di Montes Azules, con il pretesto di dover "proteggere ecologicamente" la zona.

Maschera Rossa: Si sa di loro dal 1994, però cominciano ad agire pubblicamente dopo la sospensione del Dialogo di San Andrés, nel settembre 1996. I suoi membri provengono dalle comunità di Tivó, Santiago el Pinata, in San Andrés, e dai paraggi di Callejón, di San Juan Chamula. Le sue basi sono membri del PRI. Tanto i gruppi di diritti umani come l'EZLN li indicano come responsabili del massacro di Acteal.

Alleanza San Bartolomé di los Llanos: Fondata agli inizi del 1995 da militanti di filiazione priista, è presente nel municipio di Venustiano Carranza. Alla sua fondazione è stato presente il deputato federale priista Eucario Orantes.

Los Quintos: Opera nel municipio di Venustiano Carranza. Si ha notizia delle sue azioni dall'aprile del 1998; fanno assegnamento su armi lunghe e agiscono in uniforme nera, con stivali, zaini, equipaggiamento di radiocomunicazione e sono incappucciati. Nel suo modo di agire e di spostarsi si riconosce il suo addestramento militare.

Los Puñales: Questo gruppo armato ha cominciato ad organizzarsi prima del giugno 1997, sotto il comando di Fausto Gómez Díaz, negoziante e impresario di La Floresta, municipio di Comitán, con l'appoggio dell'Esercito Federale e della Polizia di Sicurezza Pubblica. Ha circa 30 membri che agiscono nei municipi di Comitán e Amatenango del Valle. Ricevono addestramento, finanziamento e armamento dalla Sicurezza Pubblica e dall'Esercito. Sono legati con il narcotraffico locale.

Los Aguilares: Sono conosciuti nella regione di Chilón, dal 1994. In parte gruppo di delinquenti, in parte guardias blancas e paramilitari, mantengono relazioni con Pace e Giustizia e con los Chinchulines.

OCOPECH: La Organizzazione Contadina Operaia e Popolare dello Stato del Chiapas, affiliata al PT, agisce come gruppo di scontro, più che come gruppo paramilitare. Operano nella regione di Huitiupan, e in Simojovel e El Bosque, con armi ad alto potenziale.

Los Tomates: Si sa che operano nella regione di Bochil dal 1998.

Los Plátanos: Operano in El Bosque. E' un gruppo composto da 80 giovani Tzotziles priisti, allenati dall'Esercito Federale e dalla polizia. Si sono segnalati i loro legami con i deputati Norberto Santís López e Alonso López Gómez, entrambi del PRI.

Los Chentes: Con sede nell'insediamento irregolare di 'La Libertad' a 10 chilometri da Tuxtla Gutiérrez, questo gruppo armato è stato denunciato varie volte dalla stampa chiapaneca. Gli sono stati attribuiti diversi delitti e li si è collegati con Mario Landeros, Mario Arturo Coutiño, Jack Demóstenes e Uriel Jarquín.

Los Carrancistas: Poco si sa di loro, salvo che hanno la loro base operativa nel municipio di Suchiate.

Fronte Civile: Ha annunciato la sua fondazione nel giornale quotidiano locale Cuarto Poder, il 12 aprile 1998, "per contrarrestare le azioni del Municipio Ribelle Terra e Libertà. Operano in 17 comunità del municipio ufficiale di La Independencia.

Organizzazione Clandestina Rivoluzionaria: Dal 1997 agisce nel municipio di Sitalá, nella zona Selva-Nord. Si afferma che portano armi lunghe e contano sull'appoggio del governatore e che è composto da membri del PRI.

Il narcotraffico

Un paio di settimane fa, alcuni mezzi d'informazione hanno diffuso le dichiarazioni di un narcotrafficante arrestato in Brasile, che diceva di essere ammiratore dell'EZLN e che aveva perfino avuto contatti con il comando zapatista in un viaggio che aveva fatto in Chiapas. Sebbene giorni dopo alcuni funzionari di Governo abbiano detto che non c'erano prove che legassero l'EZLN al narcotraffico, né brasiliano né nazionale, si fece saper tramite la stampa che la PGR stava per mandare alcuni dei suoi agenti in Brasile, perché interrogassero il narco arrestato circa i suoi presunti legami con l'EZLN.

Ancora una volta, si usa il doppio linguaggio e si mantiene sempre aperto questo canale di propaganda per tentare di collegare gli zapatisti con il narcotraffico e così cercare di screditarli e in un momento dato giustificare un'azione "legale" contro di loro.

La politica migratoria al servizio della guerra

Visitatori stranieri espulsi dal Chiapas:

Una delle ultime espulsioni si è avvenuta contro Ted Lewis, direttore del Programma Messico dell'organizzazione nordamericana Global Exchange, organizzazione che non soltanto ha appoggiato con progetti economici e sociali le comunità indigene del nostro paese, ma che ha avuto un ruolo molto importante nel diffondere a livello nazionale e internazionale la denuncia delle violazioni dei diritti umani del governo messicano contro gli indigeni e contro il popolo in generale. Allo stesso modo, l'anno scorso sono stati espulsi, tra gli altri, Tom Hansen e Peter Brown, entrambi nordamericani e molto impegnati nel lavoro di solidarietà e appoggio ai progetti educativi, sociali e culturali delle comunità indigene.

In questi ultimi giorni, l'Istituto Nazionale di Immigrazione (INM), dipendente dalla Segreteria di Governo, ha "scatenato una persecuzione contro gli stranieri che visitano le comunità indigene del Chiapas, mediante una campagna massiccia di citazioni" (La Jornada, 5/5/2000) Si intensifica così la campagna contro gli osservatori stranieri, testimoni scomodi delle azioni belliche del governo messicano.

La guerra quotidiana: testimonianze di osservatori

Durante il mese di aprile, decine di cittadini messicani hanno partecipato alle brigate della società civile che stanno visitando le comunità indigene in resistenza del Chiapas al fine di convivere con loro, apportare solidarietà materiale e partecipare ai loro progetti educativi e di salute. Qui di seguito si presentano le testimonianze di 2 delle molte carovane che si sono recate nelle comunità indigene, quella del Fronte Zapatista di Liberazione Nazionale (FZLN) e quella del Comitato di Appoggio alla Zona Nord del Chiapas, la Carovana José Tila.

FZLN

Le azioni di preparazione della guerra che il governo e l'esercito federali hanno messo in moto ha potuto essere constatato dai membri del FZLN in tutte le comunità che hanno visitato, tanto nel Nord, come in Los Altos e anche nella Selva. Posti di blocco aggressivi, paramilitari nei sentieri e intorno alle comunità, sorvolamenti radenti, proliferazione di posti di controllo militari, movimenti minacciosi dei convogli, ecc. ci permettono di concludere che quello che oggi si vive in Chiapas non è solo lo stesso atteggiamento di logoramento che hanno mantenuto il governo federale e lo statale durante gli ultimi anni, ma il preludio di qualcosa più forte: la imposizione alle comunità zapatiste e al paese intero di una nuova guerra aperta in nel sudest messicano.

Su questa situazione vogliamo avvertire la popolazione messicana e l'opinione pubblica internazionale, coscienti che solo la mobilitazione sociale potrà arrestare nuovamente la guerra, per cui riproduciamo qui di seguito estratti delle relazioni che diversi compagni e compagne del FZLN hanno scritto su ciò che hanno visto e hanno vissuto recentemente in diverse comunità e regioni.

Comunità di San José del Río. Regione della Selva. La militarizzazione è arrivata a estremi inauditi, i movimenti di truppe sono impressionanti, il materiale militare che si vede in questa regione sono gli ultimi acquisti del governo messicano, molto sofisticati e in quantità molto grandi; il percorso da San Cristóbal de las Casas fino a questa comunità è praticamente seminato di accampamenti militari in una situazione chiara di combattimento, tremendamente rigidi, con il fucile puntato, molto tesi; secondo quanto ci hanno detto gli abitanti, i soldati del governo sono collocati non solo nei villaggi e nelle comunità ma all'interno della montagna, cioè, sopra il terreno non più delle basi di appoggio zapatiste, ma su quello dell'EZLN come tale.

I paramilitari agiscono con un'impunità mai vista prima, li si vede per le strade, incassando imposte da quelli che passano, terribilmente bellicosi e in grandi quantità, ogni volta meglio armati e meglio organizzati.

Abbiamo potuto osservare direttamente come, dopo aver irrorato da una aeroplano con un liquido le piantagioni di caffè della comunità, questi si seccavano totalmente e la terra risultava completamente danneggiata; nella comunità c'era una infestazione di topi che mai prima si era riscontrata; i militari nel passare sui loro camion di fronte alla comunità, ci sputavano e con siringhe ci lanciavano un liquido, forse era acqua solo, però con l'intenzione di spaventare e infondere permanentemente paura agli abitanti.

Comunità di Oventic. Il 7 di aprile scorso, in una azione di chiara provocazione da parte dell'esercito federale, un elicottero ha minacciato di atterrare sopra la strada che sta a un lato dell'Aguascalientes II, ciò che ha provocato una grande tensione e nervosismo da parte della gente della comunità.

Nonostante che il governo federale e statale dichiari che in Chiapas c'è normalità, sempre più componenti dell'esercito, della polizia pubblica e della polizia giudiziaria si trovano in questa regione di Los Altos, seminando la paura, perseguitando donne, bambini, uomini e anziani di questa comunità. La gente ha paura di uscire dalle proprie case per il timore di che possa accaderle qualcosa; questo provoca l'interruzione della semina da parte di molti di loro e, conseguentemente, la crescita della fame e della miseria.

Durante i dialoghi con la gente della comunità, ci dicevano che temono un'azione contro di loro, dato che alcune settimane fa, il governatore interino Roberto Albores Guillén ha equipaggiato con più armi il gruppo paramilitare Paz y Justicia per proseguire nel suo piano antiguerriglia contro le comunità zapatiste.

Comunità di Roberto Barrios. Le provocazioni che si vivono in questa comunità da parte dei militari e soprattutto dei paramilitari sono quotidiane e ogni volta maggiori e raggiungono addirittura compagni e compagne della solidarietà che visitano questo villaggio.

Questo è comprovato dal tentativo di aggressione sessuale che ha subito una compagna del FZLN durante il suo soggiorno in Roberto Barrios. Un giorno, la compagna è andata a bagnarsi al torrente che sta al lato dell' accampamento per la pace. Sulla via del ritorno l'ha fermata un ragazzo che più tardi si è potuto identificare come Sebastián Méndez Hernández, di 16 o 17 anni, priista e presunto paramilitare. La voleva abbracciare e baciare e non la lasciava passare; finalmente la compagna è riuscita a respingerlo, uscire da quella parte del villaggio e ritornare ad un luogo sicuro per denunciare l'aggressione. Fortunatamente questo incidente non ha avuto conseguenze più gravi, però questa è la situazione che vivono là tutti i giorni: minacce, soprattutto alle donne, che non possono uscire sole al torrente, né portare da mangiare nei campi di mais, ecc.

Comunità di Nicolás Ruiz. Compagni che hanno visitato questa comunità hanno potuto constatare le denunce già fatte da questa comunità nel senso che il 25 aprile del presente anno, il governo di Roberto Albores Guillén ha preteso ripetere un'operazione di aggressione a questa comunità, simile a quella del 3 giugno del 1998. In tale giorno, c'è stato un atterraggio di elicotteri nel campo di calcio e sorvolamenti radenti nel capoluogo municipale, così come la presenza di 12 convogli di Sicurezza Pubblica a 6 km scarsi dal villaggio.

I 600 abitanti della comunità, legalmente riconosciuti nell'Elenco del Registro Agrario Nazionale, si stanno dedicando solo al lavoro delle terre che per diritto spetta loro per il sostentamento delle loro famiglie. Tuttavia, un piccolo gruppo di persone che sono militanti del partito ufficiale, provoca la violenza; queste persone, capeggiate da Félix Bruno González, Abel López Zúñiga, Jorge Díaz Jiménez e Mario Bruno González; con qualsiasi argomento falso che essi utilizzino contro gli abitanti della comunità, ottengono che immediatamente il governo dello Stato usi tutta la forza necessaria per qualsiasi azione contro la pace in questo municipio, con il proposito di intimidire e minacciare la popolazione, godendo di totale impunità.

San Andrès Sacamchén. A più di un anno da quando le comunità zapatiste hanno recuperato dalle mani dei priisti il luogo in cui il governo, l'EZLN e le sue comunità di base hanno firmato gli accordi di San Andrés, ancora è possibile osservare il cambio di guardia di bambini, donne e uomini, che da comunità lontane, alcune di esse a varie giornate di distanza a piedi, arrivano per rispettare i loro turni di guardia secondo lo schema concordato.

Preservare la sovranità indigena in questo luogo è la loro missione, spazio dell'incontro e della parola, simbolo della speranza, della possibilità del dialogo come mezzo per risolvere le controversie tra messicani. Nonostante la pioggia, il freddo, gli accidenti del terreno, il costo che lo spostamento implica, i posti di blocco militari con i loro interrogatori, le loro minacce, i loro rischi, nonostante la violazione di donne da parte di paramilitari e militari, nonostante l'arresto, la tortura e il carcere di alcuni uomini, gli indigeni continuano ad arrivare all'appuntamento.

Serpeggiando nella montagna si vede scendere la colonna umana; mantenere questo luogo sacro rappresenta, esigere il rispetto di ciò che lì è stato patteggiato, dare dimostrazioni della volontà di sostenersi nella lotta per garantire ai popoli indigeni un luogo degno nella nostra patria e la disposizione al dialogo.

Da parte sua, il governo risponde fornendo più armi ai gruppi paramilitari, favorendo l'impunità di questi per perquisire veicoli, interrogare passeggeri sopra la propria religione, il partito politico di preferenza, la propria comunità, i propri dirigenti o l'organizzazione a cui appartengono. Verificano con fotografie alla mano che tra loro non si trovi nessun rappresentante di comunità o autorità indigene.

Carovana José Tila

I partecipanti alla carovana sono stati una settimana nella regione di Tila realizzando giornate dedicate alla salute, educazione, ricreazione e vigilanza civile in sei comunità di questa zona, devastata dai gruppi paramilitari.

Un membro della carovana ha evidenziato che all'inizio gli è stato difficile avere contatti con i minori, perché questi, date "le condizioni di guerra in cui vivono, sono molto introversi, timidi, silenziosi e tristi. E' stato difficile iniziarli al gioco, però in capo a due giorni dalle otto della mattina andavano dai membri della carovana per giocare con loro alle biglie, divertirsi con i palloni e i giocattoli che avevamo portato loro o per dipingere con i gessetti, con cui disegnarono se stessi, le loro case, gli aerei e addirittura i soldati e collaborarono anche nella realizzazione di un murale dipinto nella clinica di Jolnishtié".

Un altro componente della carovana, ha aggiunto che le condizioni in cui vivono gli indigeni delle sei comunità visitate sono estremamente precarie poiché mancano quasi completamente di servizi sanitari, educativi, di acqua potabile, di canali di scolo, elettrici e di trasporto, così come di alloggi adeguati, dato che. vivono in capanne costruite con lamiera o legno, con pavimento di terra.

In una chiacchierata che hanno avuto con donne di Patazpal, queste hanno spiegato loro che non capiscono perché "il malgoverno li tratta come animali" e che sono angosciate per la mancanza di lavoro, di cibo, perché i bambini si ammalano di "febbri" e perché li tengono praticamente come ostaggi, dato che i gruppi paramilitari non li lasciano circolare in certe zone.

In relazione alla mancanza di cibo, le donne ribadiscono che i bambini sono affamati. Questo è dovuto alla dieta composta da tortillas, fagioli, riso, mais e pozol (bibita elaborata con acqua della pasta delle tortillas che si dà ai bambini come latte).

Rispetto alla violazione costante al libero transito e l'intimidazione e l'ostilità che subiscono da parte del gruppo paramilitare Paz y Justicia hanno dichiarato che vivono in una situazione di angoscia, dato che i suoi membri si trovano dentro le comunità e alcune sue frazioni sono molto radicali e li spaventano facendo mostra del loro armamento, così come impedendo loro il passaggio per certe zone minacciandoli di "trattarli come selvaggina" (ucciderli nella selva). Segnalano che questi uomini che vestono abiti civili e che appartengono alle loro etnie, continuamente minacciano i loro sposi, per cui temono per la loro vita quando vanno a lavorare nei campi di mais o di fagioli, poiché si sono verificati casi in cui li hanno picchiati o ammazzati.

Altro reclamo nella zona riguarda la spoliazione che hanno subito, quando nel luglio del 1996 è entrato nella zona questo gruppo paramilitare, con la protezione della polizia dello Stato, e ha strappato loro le terre, ha bruciato le loro capanne e ha rubato loro il bestiame, per cui hanno dovuto vivere due anni sulla montagna, alimentandosi di frutti selvatici, epoca in cui molti bambini e anziani sono morti non sopportando tali condizioni. Allo stesso modo, fanno molto presente molto la negazione del governo a responsabilizzarsi dei fatti e a risarcirli dei loro averi.

Altra preoccupazione è la proliferazione di malattie infettive, specialmente gastrointestinali, micosi e affezioni diverse alla pelle, le quali. si mormora, si devono ai distaccamenti dell'Esercito che versano le loro acque nere nei fiumi da cui le comunità ottengono acqua per bere. (preso da La Jornada, 2/5/2000)

Dalle comunità indigene

3 maggio 2000 - La comunità di Roberto Barrios, municipio di Palenque, denuncia minacce sessuali contro promotrici. La comunità di Roberto Barrios denuncia la minaccia sessuale e di morte che hanno ricevuto le promotrici di questa comunità il giorno 2 maggio quando si stavano bagnando. Un gruppo di dieci priisti le hanno molestate e minacciate. Hanno avvertito anche che avrebbero ucciso tutti gli zapatisti che fossero andati a bagnarsi al torrente il giorno seguente.

3 maggio 2000 - Nel torrente Jordán, municipio di Salto de Agua il 20 aprile si è tenuta una riunione convocata dal responsabile locale di Río Jordán insieme con il responsabile locale di Ranchería S. Felipe per denunciare una finta consegna di armi, passamontagna e zaini al governo da parte di 86 persone, fattesi passare per zapatisti pentiti che avrebbero abbandonato le fila dell'EZLN. Le autorità di Río Jordán e Ranchería S. Felipe denuncianoi questi fatti per le conseguenze che potrebbero derivare dalle minacce che sono subendo.

Conclusioni

Lo scacchiere di guerra sta lì, nel sudest messicano, benché la sua portata sia senza dubbio nazionale. I pezzi per la guerra sono collocati da parte del governo. L'offensiva può essere questione di mesi, settimane o semplicemente giorni. Dipende da noi, dalla società civile organizzata: che pezzi possiamo collocare per impedire nuovamente la guerra e imporre la pace con giustizia e dignità?

Gruppo Interdisciplinare contro la guerra in Chiapas

Messico, maggio del 2000

Maggiori informazioni (da consultare nel cyberspazio):


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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