il manifesto - 4 luglio 2000

Valanga sul Pri

Nel voto di domenica in Messico, polverizzato il partito-stato

GIANNI PROIETTIS - CITTA' DEL MESSICO

La vittoria di Vicente Fox, candidato alla presidenza della repubblica per il Partido de Acción Nacional (43.7% dei voti), espressione della destra cattolica, apre davvero un nuovo capitolo nella storia del Messico contemporaneo?

Di sicuro ne chiude uno vecchio, iniziato nel 1929: quello del sistema del partito di stato, il Partido Revolucionario Institucional (34.8%), che con i suoi 71 anni di egemonia assoluta aveva ormai il record mondiale di permanenza al potere.

L'unico dato tangibile delle elezioni di domenica scorsa, che hanno visto la partecipazione di 40 milioni di messicani, è il rifiuto maggioritario della nazione al Pri e a tutto ciò che rappresentava: corruzione, autoritarismo e malgoverno. Ma, se non ci si lascia contagiare dall'entusiasmo della folla che domenica sera festeggiava rumorosamente la vittoria intorno al monumento all'Angel de la Independencia, c'è da star sicuri su ciò che continuerà: le politiche economiche neoliberali, la fedeltà canina a Washington e la subordinazione agli interessi delle multinazionali.

Certo, alla vecchia retorica rivoluzionaria, che aveva ridotto la sua carica di laicismo e populismo ad un guscio vuoto e ormai inutilizzabile, si sostituirà ora una morale cattolica delle più retrive, un bigottismo stantio che rappresenta un'ideologia troppo stretta per il nuovo Messico. Ma tant'è. Il passo storico è dato e una nuova epoca, anche se incerta e densa di incognite, è già iniziata.

La rottura di un tabù psicologico che bloccava l'immaginario del paese - quello dell'invincibilità del Pri - non è stata facile e ha rischiato addirittura di non prodursi.

Iniziata, prima fra tutte, due anni fa, la candidatura presidenziale di Vicente Fox (nella foto Ap), cui si è sommato il Partido Verde Ecologista, dopo una crescita continua, mostrava la corda proprio pochi giorni prima delle elezioni. Più che le rivelazioni su finanziamenti illegali provenienti dall'estero o le denunce per prestiti non pagati accumulate da un fratello "scomodo", sono state le piroette propagandistiche dello stesso Fox, ex governatore dello stato di Guanajuato, a mettere in pericolo un vantaggio nelle inchieste che sembrava ormai consolidato.

Fino alla fine del 1999, i due principali partiti di opposizione - il Pan, di centro-destra, e il Prd, di centro-sinistra - avevano studiato per vari mesi la possibilità di formare una coalizione che rompesse l'egemonia del Pri. I sondaggi effettuati in quel periodo mostravano chiaramente che la maggioranza dell'elettorato vedeva di buon occhio un'alleanza di quel tipo, per quanto inedita ed eterogenea, e l'avrebbe votata. Ma la difficoltà oggettiva di mettere insieme il diavolo e l'acqua santa e l'incapacità di trovare un metodo che portasse alla rinuncia di uno dei due candidati provocarono una brusca rottura delle trattative.

In quel periodo, all'inizio dell'anno, Fox era ancora sicuro che avrebbe potuto conquistare da solo la presidenza, senza bisogno di spartizioni preventive del potere. Ma da allora, per il candidato della destra così simpatico agli americani, cominciò una lenta, irresistibile discesa. Un giorno dichiarava che avrebbe privatizzato Pemex, l'ente petrolifero di stato, il giorno dopo lo smentiva. Un giorno giurava sulla laicità dell'insegnamento nelle scuole, il giorno dopo baciava l'effigie della vergine di Guadalupe. Varie volte ha chiesto scusa agli elettori per il suo linguaggio scurrile, ma non ha mai smesso di usarlo per tutta la campagna.

Il progressivo deterioramento dell'immagine di Fox - e la lenta, stabile avanzata di Cuauhtemoc Cárdenas, candidato del Prd - stavano favorendo di nuovo le possibilità di Francisco Labastida, il candidato del sistema, quando la teoria del "voto utile" ha offerto un aiuto insperato al candidato conservatore. Nata negli ambienti dei pentiti di sinistra, questa teoria, che ha trovato subito molti adepti fra gli intellettuali opportunisti, partiva dalla constatazione che la candidatura di Cárdenas non era abbastanza forte per sconfiggere il partito di stato e approdava alla conclusione che, se si voleva seppellire il regime del Pri, l'unico voto utile era quello per Fox (Cárdenas si è fermato al 16.4%).

Sotto il manto di questo convincente pragmatismo, che ha conquistato sempre più seguaci dell'ultima ora e a cui non sono estranei i 10 milioni di giovani che votavano per la prima volta, Vicente Fox è diventato il nuovo presidente del Messico.

La sua vittoria non rappresenta solo la fine di un regime, ormai incarnato da un partito troppo impopolare, ma anche l'inizio di un pluralismo politico del tutto inedito nella storia del Messico. Il Partido de la Revolución Democrática ha riconquistato per la seconda volta l'amministrazione della capitale, grazie a Andrés Manuel López Obrador. In parlamento, il Pri, che in senato aveva ancora la maggioranza assoluta e alla Camera quella relativa, è diventato da un giorno all'altro un partito di minoranza. E due stati in cui le elezioni per il rinnovo dei governi locali sono avvenute domenica scorsa - Guanajuato e Morelos - hanno un governo del Pan. Guanajuato era già panista, ma per Morelos, da sempre priista, il cambio è una novità assoluta. Castigo al Pri o effetto trascinante della nuova foxmania?


Da dove viene il Pan. Ma dove andrà?

Origini conservatrici e bigotte. Ma Fox ha promesso tutto e il contrario di tutto

MASSIMO MODONESI - CITTA' DEL MESSICO

E così l'insoddisfazione, la protesta, l'inconformità, l'opposizione al Pri si è diretta a destra.

A destra, verso Fox e il Pan, un partito nato nel 1939, per contrastare, da posizioni conservatrici e clericali, il governo progressista e popolare del generale Cárdenas, padre del candidato di centro-sinistra. Un partito - che nella sigla e nei colori ricorda l'Alleanza nazionale italiana, che esprime una combinazione peculiare di populismo, liberismo e conservatorismo. Il Pan, e Fox in particolare, ha portato avanti un discorso populista destinato a catturare il voto degli scontenti, delle vittime di anni di disastri sociali. Ha promesso tutto a tutti, mostrandosi inverosimilmente ottimista, non solo su un vittoria che appariva incerta, ma anche rispetto al futuro del paese, sui miracoli che realizzerà il suo governo, cercando di toccare le corde della speranza in settori della popolazione alle soglie della disperazione. Ha adottato un discorso paternalista, allo stile priista, con il vantaggio del beneficio del dubbio, che al Pri non è più concesso. Eppure il Pan aveva appoggiato e consentito, dal governo di Salinas in avanti, le politiche liberiste: dalle privatizzazioni allo smantellamento dello stato sociale, dal monetarismo alla riduzione del salario reale e via dicendo. Dagli anni '80 in avanti il Pan ha adottato il thatcherismo e sedotto un numero crescente di impresari, e la sua identità programmatica e ideale è cominciata a mutare: sempre meno dottrina sociale cattolica, sempre più libero mercato. Il comportamento parlamentare del Pan negli ultimi anni mostra un orientamento chiarissimo e in contraddizione con le promesse e la retorica populista di Fox. Il Pan è inoltre un partito profondamente conservatore a livello culturale, protagonista di censure e difensore di valori tradizionali e ultra cattolici.

Eppure Fox è apparso come l'uomo capace di sconfiggere il Pri e scardinare il sistema di partito-stato; il suo messianismo ha evocato le immagini note del caudillo provvidenziale. La festa di Fox va al di là della sua vittoria, è il momento storico che molti aspettavano da anni, la caduta degli dei, la rivincita contro l'arroganza e l'arbitrio del potere. A questo ha contribuito, come ha sottolineato Cárdenas, il Partito della rivoluzione democratica (Prd), di centro-sinistra, e i movimenti sociali che hanno alimentato l'opposizione anti-priista. Il Pan ha saputo capitalizzare queste lotte -a cui ha partecipato solo marginalmente - sommando la base di classi medie e alte costruita negli anni, ha saputo offrire una proposta di cambiamento nella continuità, il fascino di una rottura a livello di strutture politiche, la continuità economica ai settori dominanti, le promesse di benessere agli esclusi e le vittime del liberismo.

Cosa sarà del Pri? Che conflitti e che aggiustamenti sorgeranno da un classe dirigente spiazzata? Sapranno essere opposizione coloro che sono sempre stati al governo? Che succederà con le migliaia di funzionari pubblici affiliati al Pri? Quanti sceglieranno il carro panista? Come reagirà la delinquenza organizzata, le narco-mafie che sono prosperate grazie a complicità? Che succederà con i privilegi economici e gli arricchimenti illeciti? Si combatterà la corruzione, aprendo la tangentopoli messicana? Queste e tante altre domande, l'incertezza sul futuro e le inquietudini che suscita la destra saranno le compagne di viaggio di questa tappa storica della vita del Messico.


MESSICO: NOTIZIE IN BREVE

Presidente, i risultati del voto

Col 92% dei voti scrutinati, Vicente Fox, Pan: 43%; Francisco Labastida, Pri: 36%; Cuauthémoc Cárdenas, Prd: 16% .Affluenza record: 65%

Congresso, primo è il Pan

La coalizione Pan-Pvem (Verdi-ecologisti): 38.5%; il Pri: 36%; Prd: 19% . Alla Camera, in cui 300 seggi della Camera sono attribuiti con il maggioritario e i 200 con la proporzionale, il Pan avrà la maggioranza relativa (era terzo dopo Pri e Prd). Col 42% dei voti sarebbe scattata la maggioranza assoluta. Che invece avrà al senato.

Prd rivince a Città del Messico

Il Prd ha rivinto nelle elezioni per la carica di governatore-sindaco di Città del Messico (vinta nel '97 da Cárdenas): Andrés Manuel Lopez Obrador al 35.8%, al 32.9% Santiago Creel del Pan, al 22.3% il priista Jesus Silva Herzog.

Borse e mercati: euforia

La Borsa di Città del Messico (ma anche quella di Wall Street) ha reagito con euforia alla vittoria di Fox. Il peso si è rivalutato del 3% rispetto al dollaro, l'indice di borsa Ipc segnava un rialzo del 5.6%

Clinton e l'Europa felici

Il presidente Clinton ha subito telefonato a Fox per congratularsi. Anche l'Unione europea, con cui il Messico ha firmato un accordo di libero commercio, attraverso il capo della politica estera Javie Solana, ha manifestato il suo entusiasmo.


logo

Indice delle Notizie dal Messico


home