La Jornada, pag.18

Domenica 2 luglio del 2000

SOTTO STATO D'ECCEZIONE: ELEZIONI NELLA ZONA DI CONFLITTO

Quattro distretti chiapanechi completamente militarizzati

Hermann Bellinhausen, inviato, San Cristóbal de Las Casas, Chis.

Le elezioni in Chiapas, almeno nei municipi indigeni della cosiddetta "zona di conflitto", si realizzeranno sotto uno stato di eccezione, anche se la propaganda elettorale ha preteso di nasconderlo. Dei 12 distretti elettorali dello stato, quattro sono completamente militarizzati e sottoposti alla pressione clientelare dello stato e alla guerra di bassa intensità.

I distretti 1, 3, 5 e 8 (Palenque, Ocosingo, San Cristóbal de Las Casas e Comitán, rispettivamente) comprendono le decine di municipi indigeni esistenti, tanto costituzionali come autonomi, oltre a quelli imposti dal governatore Roberto Albores. Los Altos, la zona nord, la Selva Lacandona in tutta la sua estensione e La Frontiera, regioni in gran maggioranza popolate da tzotziles, tzeltales, tojolabales e choles, riuniscono la terza parte della popolazione chiapaneca.

Solo nel maltrattato municipio che ancora si chiama Ocosingo esistono 38 basi operative dell'Esercito Federale, che determinano l'esistenza quotidiana di 25 sezioni del distretto elettorale. In Las Margaritas esistono altre 10 basi e accampamenti castrensi, compromettendo altrettante sezioni elettorali in modo diretto, secondo relazioni dei partiti d'opposizione, nel distretto 3.

La zona nord, che comprende Simojovel, Tila, Tumbalá, Sabanilla, Salto de Agua, Palenque, El Bosque, Huituipán, Chilón e Yajalón, ha vissuto in questi giorni diverse pressioni che hanno compromesso gravemente la cosiddetta pace sociale.

Curiosamente, tutti i conflitti sono stati suscitati da priisti di base, che si scontrano tra di loro per: i soldi assistenziali del governo, la responsabilità dei gruppi civili armati investigati adesso dalla PGR e la partecipazione nella coltivazione e nel traffico di droga.

Tutta la zona nord come Los Altos si trova praticamente occupata dall'Esercito Federale, che ha importanti basi operative in San Andrès, Chenalhó, Pantelhó, Chalchihuitán e San Cristóbal de Las Casas, oltre che nei municipi già citati. Le caserme ospiteranno un buon numero di seggi elettorali. Da San Quintín, Guadalupe Tepeyac e Toniná, Montes Azules, San Andrès, Majomut e Rancho Nuovo usciranno varie migliaia di voti. Diversi osservatori e giornalisti hanno calcolato che ci sono circa 200 installazioni militari nella zona di conflitto, che avranno fra i 35 mila e i 60 mila elementi, secondo diverse stime indipendenti; le parche stime ufficiali non superano i 15 mila, includendo le truppe in Tabasco.

Le forze armate rimarranno negli accampamenti fino al lunedì prossimo, quando torneranno a controllare e pattugliare le strade e i sentieri dei territori indigeni. Intanto, la polizia statale controllerà "i punti strategici", questo lo ha annunciato il procuratore statale Eduardo Montoya Liévano. A eccezione del Chiapas, ha informato, la sicurezza della giornata elettorale sarà a carico dell'Esercito; in questa entità "sarà la polizia statale, data la delicatezza della situazione, perché non si cerchi d'interpretare la presenza dei militari per controllare/impedire il voto, in primo luogo nelle zone indigene". Tanto eccezionale è la situazione, che qui le truppe staranno nelle loro installazioni; perché soprattutto (però non solo) in Chiapas, le truppe si trovano abitualmente fuori dalle loro caserme (e inoltre molte caserme e accampamenti si ubicano dentro alle comunità, o nelle loro terre ejidales, per cui la frontiera tra "dentro" e "fuori" delle caserme risulta imprecisa).

Turbolenze priiste

All'ultimo momento, le organizzazioni del partito ufficiale coinvolte con i gruppi armati e con azioni violente, sono entrate in crisi, uscendo dal controllo del governo statale. Il caso più grave è stato quello di El Bosque, dove in una imboscata ancora non chiarita sette poliziotti sono stati assassinati da un commando paramilitare. Le investigazioni della PGR hanno segnalato la responsabilità di militanti del PRI, che a loro volta accusano i loro accusatori, anche ufficiali, vincolati al presidente municipale.

Altro tentativo di ribellione priista si è verificato questa settimana quando un gruppo espulso di Paz y Justicia, nella zona nord, ha occupato vari municipi e ha presentato varie richieste, soprattutto di carattere economico. Paz y Justicia si è dissociato ieri da queste azioni, nelle quali i dissidenti "hanno ripudiato" per 24 ore il governatore interino Roberto Albores.

Il presidente di Paz y Justicia, Cristóbal Gómez Torres, ha assicurato ieri che i 4 milioni 600 mila pesos che nel 1997 furono autorizzati dal governo statale mediante un trattato di sviluppo produttivo che avrebbero dovuto beneficiare le loro basi, non sono mai arrivati alle comunità. Facendo protesta di lealtà istituzionale, l'organizzazione ha dichiarato: "Noi non abbiamo programmato azioni di violenza o di scontro con quelli che sono stati espulsi per decisione delle nostre basi" e hanno fatto capire che non interferiranno col processo elettorale.

A poche ore dalle elezioni, le organizzazioni del tricolore associate con la paramilitarizzazione continuano nelle pressioni per raggiungere la quota del loro voto corporativo.

Visita le pagine del Fronte Zapatista di Liberazione Nazionale: http://spin.com.mx/~floresu/FZLN/


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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