L'osservazione internazionale e le paure del PRI

2 maggio 2000, La Jornada, di Alberto J. Olivera

Qual è il rapporto esistente tra la recente espulsione illegale dal paese dell'osservatore elettorale statunitense Ted Lewis e l'aumento delle possibilità di un trionfo dell'opposizione?

A prima vista sembra non essercene nessuno.

Analizzando però il caso a fondo, ci renderemo conto che ci troviamo di fronte alla generalizzazione di una politica di governo che tende di bloccare il monitoraggio esterno dei processi politici interni, che si sta già applicando da tempo nel caso del Chiapas.

Questo è un segnale per cui i rischi di una reazione autoritaria stanno aumentando di fronte alla crescente possibilità che il gruppo al potere perda le elezioni.

Ted Lewis è il responsabile del programma sul Messico di Global Exchange, organizzazione non governativa con sede a San Francisco che si dedica a promuovere la solidarietà internazionale verso i paesi del Terzo Mondi nel campo dei diritti umani, del commercio equo, dell'educazione e della democrazia, così come a favorire la conoscenza mutua tra i popoli.

Da anni Global Exchange ha promosso visite di cittadini statunitensi in Messico e organizzato gruppi di osservatori elettorali internazionali.

Su questo terreno ha stabilito fruttifere relazioni con l'Alianza Civica.

Inoltre, Global Exchange ha iniziato un programma per avvicinare i cittadini messicani alla realtà politica degli Stati Uniti e a favorire una critica costruttiva, con uno sguardo dall'esterno, dei problemi della democrazia statunitense.

Il sottoscritto ha avuto il privilegio di formare la prima missione di osservatori messicani alle elezioni primarie degli Stati Uniti.

Ted Lewis è entrato in Messico da Guadalajara lo scorso 9 marzo con un visto turistico per richiedere per sé e per altre persone un visto da osservatore elettorale internazionale, figura riconosciuta dalla legislazione elettorale vigente (la trasformazione diretta del visto è permessa dalla legge).

Mentre stava per prendere un aereo per Città del Messico dopo aver passato il controllo migratorio nell'aeroporto, è stato fermato da un agente dell'Istituto Nazionale di Migrazione che gli ha indicato che aveva ordini precisi di espellerlo dal paese.

Non gli ha permesso di parlare con i suoi avvocati, nonostante il signor Lewis avesse fatto notare loro l'incongruenza dell'espulsione dopo essere entrato legalmente nel paese.

Le lamentele di Ted Lewis di fronte al console messicano a San Francisco non hanno permesso di chiarire la situazione.

L'agente della migrazione sostiene che Lewis non ha voluto firmare l'ordine di espatrio (che in realtà non esisteva nel momento in cui questo è avvenuto) e non riconosce che Lewis sia entrato legalmente in Messico.

Non sono state nemmeno presentate le ragioni dell'espulsione.

L'arbitrarietà e l'illegalità di questo atto sono allarmanti.

Al momento sono più di quaranta gli osservatori internazionali che hanno ricevuto una notifica dall'Istituto Federale Elettorale (IFE) che i loro accredito erano stati concessi, ma l'Istituto Nazionale di Migrazione ha bloccato la consegna dei documenti.

L'illegalità e l'arbitrarietà con cui si stanno trattando i cittadini stranieri interessati a prestare un servizio al paese nel controllo simbolico dei suoi processi elettorali e i diritti degli indigeni dimostra che il governo teme che la pressione dell'opinione pubblica mondiale possa chiudere le porte alle soluzioni illegali e abusive ai suoi problemi interni.

Perché impedire l'ingresso di osservatori elettorali internazionali se, come ripete instancabilmente il signor Woldenberg, tutto il processo è garantito?

Nelle prossime settimane l'angustia può far presa sul partito ufficiale.

Gli attacchi dei mezzi di comunicazione contro Fox e Cárdenas e la manipolazione dei programmi sociali clientelari possono essere insufficienti per evitare la sua sconfitta.

La tentazione dell'acquisto e della coercizione dei voti in forma massiccia e sfacciata cresce, come il rischio che i tentativi di frode il giorno delle elezioni.

In questa circostanza la società civile messicana non può distrarsi. E' il momento di tornare ad organizzare una grande campagna di osservazione elettorale e di esigere che la presenza internazionale non sia solo permessa, ma benvenuta.

Il PRI ha visto in Perù come la presenza internazionale ha obbligato Fujimori a non portare fino alle ultime conseguenze una frode sfacciata.

Starà imparando dagli errori altrui?


(tradotto dal dall'Associazione Ya Basta! per la dignità dei popoli e contro il neoliberismo - Lombardia)



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