La Jornada - 1° maggio 2000

PARAMILITARI NELLA TENAGLIA CONTRO LE BASI ZAPATISTE NEI MONTES AZULES

Hermann Bellinghausen, San Cristóbal de las Casas, 30 aprile

La tenaglia istituzionale pare chiudersi intorno alle comunità dei Montes Azules, così come di quelle situate nella Riserva della Biosfera. Sulla base di false accuse, tanto le autorità locali quanto quelle federali hanno creato il "terreno" per eventuali azioni di forza contro le popolazioni in resistenza, o semplicemente non filo-governative.

Con l'appoggio dei paramilitari del gruppo Mira nella regione di Taniperla ed ora, all'altro estremo della Riserva della Biosfera con l'appoggio dichiarato del commissario ejidale dei lacandoni, le minacce prendono corpo davanti agli occhi di tutti. Secondo la denuncia del municipio autonomo Ricardo Flores Magón "per iniziare, il primo colpo avverrà nell'ejido Laguna Ocotal", seguirà poi a San Jacinto Lacanjá, Flor de Cacao, 30 de Marzo ed altre comunità autonome, dentro e fuori i confini della riserva.

Nello stesso giorno e ora in cui l'incaricato della Polizia Federale Preventiva, contrammiraglio Wilfrido Robledo Madrid, ammetteva di fronte al Senato della Repubblica che si stava "verificando" il trasferimento della PFP nella Selva Lacandona, il nuovo commissario dei Beni Comunali di Lacanjá Chansayab, Margarito Chan Cayún, ha richiesto protezione governativa per presunte minacce delle basi di appoggio dell'EZLN, provenienti da Amador Hernández (ejido che sta resistendo da 8 mesi all'occupazione dell'Esercito, ovvero: per mandare queste minacce, quelli di Amador Hernandez dovrebbero "scavalcare" un accampamento militare equipaggiato con artiglieria ed elicotteri).

Occorre dire che tra la comunità tzeltal Amador Hernández e gi insediamenti tradizionali del popolo lacandone, si stendono le montagne di San Felipe e Jalapa, che sono la spina dorsale dei Montes Azules. Cioè, li separa geograficamente una notevole distanza.

Invece, nelle immediate vicinanze e sulla base di prove, le autorità autonome di Flores Magón, denunciano il gruppo armato priista presente nella cañada del Monte Libano, come responsabile dell'espulsione con la violenza, degli autonomi di diverse comunità: "la situazione per noi è preoccupante, c'è di che avere paura", dichiarano gli autonomi in un documento distribuito qui. "Quelli non vengono per ragionare, al contrario, occupano i nostri villaggi, uccidono i nostri figli, bruciano le nostre case che ci è costato tanto costruire. Violentano le donne, detengono molti compagni campesinos inventando delitti a carico loro".

Il consiglio autonomo di Flores Magón ha più volte denunciato i paramilitari di El Censo, Taniperla, Busiljá e Palestina. Facendolo ancora una volta il consiglio dichiara: "In un attimo distruggono quanto a noi è costato tanto costruire, per arrivare al loro scopo, con il pretesto di proteggere la biosfera dei Montes Azules ed entrare appoggiati dall'Esercito Federale e dalla PFP". Si tratta, aggiunge, di "paramilitari già organizzati dal governo" capeggiati dagli assessori Homero Hernández González, Pedro Chulín Jiménez e José Cruz Díaz, rispettivamente degli ejidos Santo Domingo, Taniperla e El Censo.

MINACCE DA PIÙ FRONTI

Le basi di appoggio dell'EZLN dicono di essere circondate: "Hanno rafforzato i pattugliamenti terrestri con l'utilizzo degli elicotteri che effettuano voli radenti, aerei, armi moderne e forze speciali di controinsurrezione. I civili sono obbligati a farsi perquisire, vengono interrogati ai posti di blocco, sulle strade e perfino nei pascoli, cioè, non esiste libertà di transito per tutti i messicani. Tutte queste azioni violente sono segnali di guerra contro chi lotta per il diritto e la ragione".

Ciononostante, secondo il commissario Margarito Chan, gli zapatisti avrebbero il tempo di minacciare le comunità che si trovano sul lato opposto della Riserva della Biosfera, poiché "piomberebbero sopra ai lacandoni facendogliela pagare". Ed arriva a dichiarare: "Qui i compagni della comunità non vogliono ancora litigare, per questo motivo avvisano il governo". Adducendo incendi e disboscamenti da parte delle comunità tzeltales zapatiste e della ARIC Indipendente, ha dichiarato che "se il governo non farà giustizia", i 1.250 lacandoni di Lacanjá Chensayab, Metzabok e Najá "dovranno farsi giustizia da soli".

In accordo con le pratiche della Semarnap e del portavoce in Messico del WWF, Guillermo Castilleja, il commissario Margarito Chan chiede "l'azione" del governo contro le comunità tzeltales. (Oggi, la sottosegreteria del settore forestale della Semarnap è diretta da Jorge del Valle, che prima di occuparsi di boschi, ha lavorato in Chiapas per la Segreteria di Governo ed è stato delegato governativo nei dialoghi di San Andrés, ovvero, dal 1994 ha partecipato al "contenzioso" con gli zapatisti).

Sebbene gli incendi nella Selva Lacandona non siano provocati dalle comunità che si trovano sotto la minaccia legale (e paramilitare), sono proprio queste che verrebbero sgomberate e punite.

Inoltre, l'esercito Federale sta entrando nella Riserva della Biosfera con propositi di "riforestazione", secondo il Piano di Azione Speciale e di Emergenza per gli incendi forestali. Quindi, tanto l'Esercito quanto la PFP hanno "giustificazioni" per operare nei Montes Azuels.

Mai le istanze ufficiali fanno menzione del saccheggio di legno di caoba e cedro denunciato dagli autonomi e che continua ad essere perpetrato dai priisti di Palestina "che passano tranquillamente i posti di blocco".

Fuori dal copione, il commissario lacandone ha parlato anche dei danni provocati dalla militarizzazione nelle sue stesse comunità, in cui è aumentato il consumo di marijuana ed alcol "soprattutto fra i minorenni lacandoni dai 12 ai 18 anni". Relativamente a questo ha detto: "Non so come risolvere il problema. Non sappiamo a chi rivolgerci".


(tradotto dal Comitato Chiapas - Bergamo)



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