La Jornada 31 dicembre 1999
"Sabadazo" vaticano
Luis Hernández Navarro
Il "sabadazo", pezzo classico della politica e della giustizia messicana, che consiste nel mettere in atto azioni legali drastiche di sorpresa in vista della fine settimana per impedire la risposta delle vittime, si pratica anche in Vaticano. Questo 30 dicembre, contrariamente a tutti i segnali inviati in precedenza dalla sede del potere pontificio, il domenicano Raul Vera è stato nominato vescovo di Saltillo dal papa Giovanni Paolo II.
Raul Vera arrivò in Chiapas quattro anni fa come vescovo coadiutore della diocesi di San Cristóbal de Las Casas. Politicamente conservatore, l'oggi vescovo di Saltillo, entrando in contatto con le comunità indigene, subì una conversione repentina simile a quella sofferta dal presidente della ex Conai. Invece di prendere possesso immediato dell'eredità della diocesi, Vera Lopez optò per conoscere di prima mano la realtà dei suoi fedeli.
Subito subì le conseguenze del suo impegno per la soluzione dei problemi locali: il gruppo paramilitare Paz y Justicia lo minacciò di morte ed il governo federale fece pressioni su di lui a causa delle sue denuncie circa la responsabilità ufficiale del massacro di Acteal.
Portato infruttuosamente a San Cristóbal per fare da contrappeso e servire da sostituto a Ruiz Garcia, il coadiutore diventò un incubo per il governo messicano e la gerarchia cattolica più conservatrice ed i suoi piani di una restaurazione autoritaria nella regione.
Si esercitarono forti pressioni politiche allo scopo di evitare che il domenicano potesse esercitare il suo diritto di successione. Onécimo Cepeda, vescovo di Ecatepec, uno degli uomini chiave nelle relazioni tra la Chiesa cattolica ed il governo di Ernesto Zedillo, l'ottobre scorso, anticipò il successo della sua impresa: Vera - disse allora - sarà nominato vescovo di Saltillo. Le sue parole sono diventate realtà.
L'uscita dal Chiapas del coadiutore dimostra il grado di convergenza che esiste tra il gruppo di gerarchi cattolici vicini al vecchio nunzio apostolico Girolamo Prigione ed il governo messicano. Fanno parte visibilmente di questo clan: Javier Lozano, Norberto Rivera, Sandoval Iñiguez, Emilio Berlié ed Onécimo Cepeda.
Nella logica geopolitica vaticana, il Messico è un'area strategica. Come una delle nazioni con la maggior popolazione cattolica del mondo, è, allo stesso tempo, un ponte tra il nord ed il sud ed un cardine tra Stati Uniti ed il resto dell'America Latina. Questo fatto ha favorito il fatto che la diplomazia pontificia fosse particolarmente interessata a mantenere relazioni buone e strette con il governo messicano. Nello stesso tempo, ha permesso che un gruppo di vescovi messicani, sensibili alle richieste del potere ed alla politica dall'alto, avesse una fortissima influenza a Roma.
In Vaticano coesistono, simultaneamente, uno Stato ed un'istituzione religiosa. Le logiche e le priorità che regolano i due mondi non sono sempre le stesse. Quelli che danno precedenza alla logica statale sono più sensibili alle congiunture politiche ed alle relazioni diplomatiche di quelli che privilegiano la funzione religiosa dell'istituzione. Quindi, sono più influenzabili da altri attori statali. Nelle relazioni con il governo messicano, ha guadagnato terreno una politica pragmatica a corto respiro.
Anche se formalmente, la decisione di trasferire Vera a Saltillo è stata presa dal Papa sulla base di una proposta del prefetto per la Sacra Congregazione dei Vescovi, ed in questo ha avuto un'enorme influenza Angelo Sodano, segretario di stato vaticano. A Roma c'è un vuoto di gestione del Papa nel governo dell'istituzione. Il pontefice è malato ed ha esercitato la maggior parte dei suoi sforzi nell'esercizio del Ministero della Parola. La curia, con Sodano in testa, si è fatta carico della politica pratica dell'istituzione ed in questo contesto, il gruppo di vescovi e cardinali messicani conservatori sono riusciti ad avere un'importanza sempre più crescente.
A nulla è valso che il presidente dell'Episcopato messicano, Luis Morales, arcivescovo di San Luis, difendesse il diritto di successione di Vera. Neppure l'appoggio del nunzio apostolico Justo Mullor. Anche se il "sabadazo" vaticano, secondo la Santa Sede, risponde a "ragioni puramente ecclesiali", ha profonde implicazioni politiche ed accrescerà le difficoltà del processo di pace in Chiapas. Così, si rafforzano le posizioni più conservatrici all'interno del clero messicano e si indebolisce la funzione di mediazione sociale che esercita la diocesi di San Cristobal nel conflitto armato.
(tradotto dal Comitato Chiapas "cap. Maribel" - Bergamo)
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