La Jornada 27 dicembre 1999

Impressionante spiegamento militare

LA MILITARIZZAZIONE S’IMPONE NELLA SELVA LACANDONA

A partire da questa settimana, maggiori controlli nei cinque Aguascalientes

Hermann Bellinghausen, Selva Lacandona, 26 dicembre

La militarizzazione è lì.

Occupa i sentieri, le quotidianità, l'incontrarsi dei torrenti.

L'Esercito Messicano impone il suo passaggio nella selva e nello stesso tempo ne controlla il passaggio.

In ognuna delle decine di postazioni militari che si possono incontrare in territorio chiapaneco, da parte dei soldati la cosa è chiara: sono loro che comandano, loro decidono quando e come.

Anche se dissimulato dal fango scuro o tra gli alberi o dietro le alture, l'armamento dispiegato in queste terre dall'Esercito Messicano, è impressionante.

Mentre in quasi tutto il mondo sta iniziando l'inverno, per gli indigeni della selva sta per finire.

Le piogge abbondanti di questi giorni annunciano l'avvicinarsi del momento di preparare la terra per la semina.

- Le piogge che da qualche anno si erano stravolte, si stanno sistemando - spiega Juan - e questo è bene per l'agricoltura.

Ma le secche sono pericolose per le comunità in resistenza.

Le possibilità di un attacco militare diventano maggiori.

Cielo aperto, più aerei ed elicotteri.

Sentieri asciutti.

Alla fine.

Ogni anno.

A partire da questa settimana, il controllo degli accessi ai cinque Aguascalientes delle comunità zapatiste si accentua con l'intento militare di cacciare, se non evitare, che gente della società civile raggiunga queste popolazioni in resistenza per la fine dell'anno.

LE ACQUE IMPOSSIBILI

Fermo sopra il cartello che dice "Guardia de prevención" sulle rive del fiume Euseba, un pappagallo gracchiante e sbiadito, verde con un ciuffo giallo, si adatta bene al paesaggio verde oliva della "Base di Operazioni Miste" che occupa il ponte di asfalto, la copertura di tronchi e le due sponde.

La tettoia del pappagallo è il posto di blocco.

Sotto le tettoie più grandi, ai piedi del pendio, sono nascosti una fila di carri armati e cannoni.

La concentrazione di veicoli è straordinaria.

Continuamente partono o arrivano convogli militari che pattugliano le strade a San Quintin e Guadalupe Tepeyac.

Appostati sulle sponde, con le loro armi e gli impermeabili, i soldati sembrano tentare il controllo del fiume stesso, ma le acque del fiume Euseba sono impossibili.

Piove, non ha smesso di piovere per tre giorni e tre notti.

Il fango è universale, i sentieri sono viscidi (scivolosi) ed in alcuni casi, devastati.

La posizione dell'Esercito Messicano più vicina all'Aguascalientes di La Realidad è un arsenale difficilmente quantificabile.

I veicoli armati che tormentano questi sentieri di indios, frequentemente, non hanno matricola o altra identificazione.

Questo fatto li rende più oscuri e spettrali.

Per riparasi dalla pioggia, il pappagallo cammina sul bordo del cartello, emette suoni, lascia cadere qualcosa di bianco e canta.

SCENE DI ASSEDIO

Comincia il pomeriggio a Prado Pacayal ed il convoglio che arriva da Patihuitz accende le luci e si ferma ai margini del villaggio, tzeltal e zapatista, senza altra apparente ragione se non quella di intimorire.

Un gruppo di bambini non smette di giocare.

Un gruppo di giovani con rossi paliacates e sicuri di sé, guardano i soldati fermi, ma non smettono di sorridere e né di parlare sotto un tetto di frasche.

Non soffia un alito di vento e gli avvoltoi sbattono le ali laboriosamente, come anatre, dato che per quanto si vede, non pioverà.

L'assedio ai municipi autonomi è costante. In queste settimane, San Manuel, Francisco Gomez, San Pedro de Michoacan, Emiliano Zapata, Ricardo Flores Magon, tutti nelle Vallate, hanno visto come vengono accerchiati, progressivamente, poco a poco, di modo che visitatori tipo la signora Robinson, non se ne rendano conto.

Gli indigeni che percorrono i sentieri, come passeggeri o conducenti, vengono rigorosamente perquisiti.

Le truppe dedicano particolare rigore ai membri della società civile.

Ci sono già molti casi di cittadini messicani ai quali l'Esercito Messicano impedisce di transitare per la Selva Lacandona e gli Aguascalientes.

A La Garrucha, municipio autonomo Francisco Gomez, sono arrivati carovanieri di diverse parti del paese.

A meno di un chilometro dall'Aguascalientes c'è un grande accampamento dell'Esercito Messicano.

Un altro.

Qui, il governo messicano è tutta questa artiglieria, ed è solo questo.

MAQUILLAGE PER LA GUERRA

Un cartello del governo statale, all'entrata di Comitan, annuncia: "il 98,12% dei chiapanechi gode di servizio sanitario".

Questo è il livello dei conti allegri del governatore Roberto Albores, mentre migliaia di profughi vivono nella fame, malattie e disoccupazione forzata ne Los Altos e nella zona a nord.

Un anno fa, alla fine del 1998, in Chiapas c'erano 21mila profughi, centinaia di villaggi assediati e decine di migliaia di indigeni "fuori legge".

A dicembre del 1999, nessuno dei profughi è potuto ritornare alle proprie terre; le carenze nei villaggi sono aumentate e così pure la quantità di elementi delle forze armate davanti alla propria porta di casa.

Fiumi, sorgenti, terre ejidali e templi sono stati sottratti alle comunità.

Nelle zone urbane dello stato, i cartelli della propaganda ufficiale proclamano la pace, i grandi investimenti sociali e le anticamere del paradiso terrestre, mentre a pochi chilometri dalle città, i popoli maya del Chiapas vivono sotto assedio, nella "guerra silenziosa" scatenata contro di loro.


(tradotto dal Comitato Chiapas "cap. Maribel" - Bergamo)



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