La Jornada sabato 27 novembre 1999

CHIAPAS: OPPORTUNITÀ STORICA

Miguel Concha

Dalla visita della Relatrice Speciale per le Uccisioni Extragiudiziali avvenuta nel luglio di quest'anno, la violazione sistematica dei diritti umani in Chiapas è continuata.

Da allora, Il Centro per i Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas ha realizzato un rapporto che sarà consegnato oggi a Mary Robinson durante il suo incontro con il presidente del Centro, don Samuel Ruiz Garcia, nel quale sono illustrate le caratteristiche della guerra di bassa intensità che il governo messicano ha rafforzato contro le comunità indigene.

È messo in evidenza questo tipo di guerra che si manifesta con omicidi, sparizioni e vessazioni e nelle diverse forme di violenza utilizzata dall'esercito nella zona di conflitto.

Si denuncia che questi casi sono solo la punta di un iceberg delle costanti violazioni e denuncia tre punti importanti di questa strategia: militarizzazione, paramilitarizzazione ed impunità.

Il governo mostra due facce: da una parte dichiara la sua intenzione di dialogo con l'EZLN e dall'altra utilizza tutto il suo potere economico e militare in una guerra di controinsurrezione. Per mostrare la sua faccia di dialogo, utilizza tutti i meccanismi diplomatici al fine di contrastare la cattiva immagine del Messico come paese in cui avvengono gravi violazioni dei diritti umani. Mobilita nelle comunità tutte le sue risorse economiche, fomentando il funzionamento dei paramilitari, provocando divisioni tra la popolazione civile e preparando così il terreno per le elezioni dell'anno prossimo. Fondi pubblici, investimenti e programmi sociali sono distribuiti in funzione della filiazione politica di chi li riceve.

Un esempio sono gli investimenti pubblici nella Selva Lacandona, mentre si realizzavano operazioni poliziesco-militari, si offriva denaro agli zapatisti che consegnavano le armi. A volte la spesa sociale è solo una maschera per coprire l'enorme costo dell'infrastruttura militare. In questa logica si costruiscono strade ed accampamenti militari. Questa spesa, lungi dall'aiutare lo sviluppo delle comunità, obbedisce ad obiettivi bellici.

In questo contesto sono accaduti in agosto i fatti di Amador Hernandez. Con il pretesto di proteggere la società costruttrice di una strada, le autorità hanno inviato l'esercito che attualmente occupa illegalmente la terra del "ejido". L'azione impunita si è rivelata più avanti con l'attacco sferrato a San José Nueva Esperanza, dove i militari spararono contro un gruppo di indigeni tojolabales.

Questi non sono atti isolati; l'intromissione delle forze armate nella zona di conflitto è permanente e condiziona la vita quotidiana dei villaggi. Il rapporto denuncia l'impunità con la quale agiscono i gruppi paramilitari, con la copertura delle polizie militari. Tanto Paz y Justicia quanto il MIRA violentano la vita delle comunità e dei villaggi, come dimostrano gli omicidi di Cristóbal Vázquez e Manuel Cruz per mano di civili armati di filiazione priista. La loro azione è stata inoltre la causa della fuga di oltre 10mila indigeni a Chenalhó. I profughi non solo non sono potuti ritornare ai propri luoghi di origine, ma ci sono state nuove fughe forzate.

Solo qualche giorno fa, il 7 novembre, a causa delle minacce dei priisti, 11 famiglie sono scappate da Canolal verso il già sovraffollato accampamento di rifugiati di Acteal.

Nel documento del CDHFBC si afferma che la lettera aperta indirizzata all'EZLN dal Segretario di Governo è carente e non è "un gran passo avanti per risolvere il conflitto", come pretende di essere, anche se si riconosce che è un cambiamento nella posizione del governo rispetto alla sua posizione dell'anno scorso. Eppure, questo non ha previsto alcun meccanismo che assicuri l'imparzialità e la capacità di convocare, interloquire e di decisione della tuttora inesistente intermediazione.

Sulla base di quanto riportato, il CDHFBC propone la realizzazione di forum con il sostegno e l'assistenza tecnica dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, nei quali si discutano pubblicamente temi quali il ruolo delle forze armate; la loro supervisione civile ed in materia di diritti umani, la limitazione della giurisdizione di guerra in modo che le istanze militari non siano giudice e parte in causa nei casi di violazioni dei diritti umani dei civili, la creazione dell'ombudsman militare, ecc.

Oltre alle raccomandazioni, si riferisce anche ai diritti indigeni. Si chiede che si raccomandi al governo del Messico l'applicazione degli Accordi di San Andrés e si sollecita l'Alto Commissario per l'assistenza tecnica riguardo la legislazione dei diritti indigeni nel nostro paese.


(tradotto dal Comitato Chiapas "cap. Maribel" - Bergamo)



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