Il Messico dopo la consulta zapatista

da La Jornada del 27 marzo 1999

Dopo il parto c'è un periodo di rilassamento. Forse per questo la consulta zapatista del 21 marzo non guadagna più molto spazio sui mezzi di vera informazione. Negli altri, i mezzi di disinformazione, il poco spazio che ha avuto c'è stato per screditarla. Peggio per loro perché, vista la profondità, la consulta zapatista può essere un parto storico. Può aver seminato il seme anelato da tutti: il seme di un Messico nuovo, ricostruito con la partecipazione dei più, cominciando con i primi messicani, cioè, i popoli indigeni.

Come minimo, la consulta del 21 marzo è tornata a dotare il Messico di una bussola. La positiva risposta (più del 95%) alle domande della consulta segna una rotta, non completa, ma trasparente: una nazione senza discriminazioni, con uno stato di diritto tanto democratico quanto il modo in cui sono stati elaborati gli accordi di San Andrés, in cui il militarismo non abbia spazio alcuno e in cui tutte le autorità comandino obbedendo al mandato dei governati. Naturalmente non è stata tutta la popolazione, bensì solo 2 milioni e mezzo hanno risposto alla consulta. Però è una parte molto rappresentativa di ciò che vuole la maggioranza dei messicani, come ammetterebbe qualunque uomo di inchiesta onesto facendo le proiezioni statistiche del caso.

La consulta zapatista si è costruita strada facendo. Ha scatenato una mobilitazione inedita. Non è poca cosa, se abbiamo avvertito il triste spettacolo che oggi soffrono i professionisti della politica: dalla dispute elettorali molto sporche, fino a fanfaronate messianiche che offendono persino gli animali. Mentre si segna la rotta verso un Messico del futuro, la consulta ha aperto la porta alla partecipazione di tutti, inclusi i messicani che vivono all'estero. Hanno partecipato persino i suoi detrattori, anche se solo per infamare o mettere sotto silenzio la consulta.

La consulta ha insegnato molte cose. Ha insegnato che i partitari del razzismo, della guerra e dell'autoritarismo, anche se padroni del potere, sono una tribù minoritaria. Ha insegnato che gli indigeni sono messicani anch'essi, e che tutti noi non potenti siamo fratelli per gli stessi problemi e gli stessi sogni. Ha insegnato quello che significa la dignità e l'infrangibile spirito di lotta. Ha insegnato che l'individualismo neoliberista non è riuscito ad annichilire la solidarietà cittadina. Ha insegnato come esercitare la vera democrazia. Ha insegnato infine che in Messico c'è ancora spazio per la speranza: in basso, al piano della cittadinanza molto più che nelle cupole del potere. Una consulta così non può finire. Le scuole di fratellanza e democrazia che si sono costituite in ogni brigata, dovrebbero trasformarsi in centri permanenti di riflessione ed azione cittadina. Subito, in difesa dell'industria elettrica e dell'università pubblica (occhio alle tasse della UNAM), che sono gli episodi più immediati della lunga lotta per un Messico degno: almeno degno tanto quanto i suoi primi abitanti e, contemporaneamente, artefici della consulta.

Allo stesso modo bisogna lottare immediatamente affinché i legislatori comincino ad agire come tali ed assumano la richiesta di dar forma agli accordi di San Andrés in conformità all'iniziativa della Cocopa. Ed inoltre che rispondano alla già vecchia richiesta di legalizzare meccanismi di democrazia diretta (consulte rivolte alla cittadinanza, innanzitutto). Ed altrettanto bisogna chiedere a chi è già entrato nella corsa del 2000. Coalizzati o no, i candidati devono impegnarsi e confrontarsi in modo aperto con i risultati della consulta zapatista, e se non lo fanno o lo fanno con demagogia, che paghino il prezzo in voti o in rimozioni. Perché già adesso è ora di rimuovere chi insiste nel comandare ingannando.

Infine la consulta zapatista del 21 marzo del 1999 lascia enormi compiti per gli storici. Dovrebbero cominciare ad analizzarla come ciò che sicuramente risulterà in futuro: uno spartiacque tra il Messico razzista e il Messico veramente democratico, la nascita di una nazione alla fine degna e sana, questo se tutti facciamo bene quello che ci tocca dopo questa consulta spartiacque (e spartianime).


(tradotto dall'Associazione Ya Basta! Per la dignità dei popoli e contro il neoliberismo - Lombardia)



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