Il Messico e l'impunità
da El Universal del 27 marzo 1999, di Florence Toussaint
Uno stile, "una forma personale di governare" ha definito Cosío Villegas il modo di esercitare il potere e soprattutto di manifestarsi nel discorso del dottor Ernesto Zedillo Ponce de León. La sua forma personale è la squalifica di chi non è d'accordo con le sue idee, concezioni della politica, del paese, con le sue azioni. Tra chi è in dissenso con lui c'è Amnesty International, che recentemente ha qualificato il governo messicano come protettore dell'impunità e non dei diritti umani.
Un'altra manifestazione dello stile del presidente Zedillo è parlare di una cosa mentre nel paese la gente si rende conto che succede il contrario. Durante una riunione con la Confederazione Padronale della Repubblica Messicana (Coparmex) ha detto che la democrazia è forse l'unica cosa su cui la società messicana deve essere intransigente, indipendentemente dal non fare concessioni alla demagogia ed all'autoritarismo. Pochi giorni prima il paese aveva contemplato la frode in Guerrero. Il Presidente insiste nell'imporre la privatizzazione del settore elettrico, lui lo chiama "modernismo" , volendo privare la nazione di un patrimonio importantissimo e si rifiuta poi a mettere in pratica gli accordi di San Andrés che ha firmato con gli zapatisti. Questo è essere intransigente con la democrazia?
Questa volta i suoi oppositori li ha chiamati "demagoghi" e "cospiratori". Forse questa qualifica era diretta a Pierre Sané, segretario generale di Amnesty International (AI) che come complemento alla sua relazione intitolata "Il Messico all'ombra dell'impunità", pubblicato lo scorso 9 marzo, afferma che il suo organismo "investiga e documenta quotidianamente violazioni ai diritti umani in Messico".
In un'intervista con Kyra Núñez, corrispondente de La Jornada a Ginevram Svizzera, Sané qualifica il Messico come una stato con una situazione deteriorata rispetto ai diritti umani. Dice che quanto posto nella sua ultima relazione "è quanto stiamo segnalando da anni su quello che succede in questo paese". Sané è implacabile con il governo zedillista anche se questo ha dichiarato che si sta organizzando nel paese "il più grande sistema di difensori dei diritti del mondo". Sané è categorico: "Possono dire quello che vogliono, possono sviluppare una burocrazia; fare dichiarazioni, cambiare legislazioni, ma finché i responsabile dei massacri di Acteal, Aguas Blancas, El Charco e El Bosque non verranno portati davanti alla giustizia e si faranno processi pensali, sapendo che vi hanno partecipato ufficiali dell'Esercito e membri di gruppi paramilitari sostenuti da istanze ufficiali, la situazione non cambierà. Quello che si continua a rispettare non è il diritto umano, ma l'impunità".
Sané assicura che "ancora" ci sono centinaia di sparizioni "così, anche se ci sono riforme legislative e relative alla difesa dei diritti la realtà non cambia". Ed il segretario generale di AI si chiede: "In cosa si è modificata la situazione quotidiana dei contadini in Guerrero, quella degli indigeni in Chiapas, quella dei bambini a Città del Messico?" O d'altra parte, cos'è cambiato nella situazione dei militari o in quella dei politici collusi con i massacri e le violazioni? E ripete: "Per loro non è niente: continuano ad agire con grande impunità".
Sané, secondo Kyra Núñez, puntualizza che non si vuole dire che il governo si impegna a commettere violazioni ai diritti umani "ma che non vediamo la volontà politica che si tradurrebbe nell'investigare i casi approfonditamente, nell'identificare i responsabili e portarli di fronte alla giustizia e, se sono riconosciuti colpevoli, castigarli". Per finire Sané rivela che il Messico si trova in una lista dei casi prioritari per AI in cui si trovano anche Stati Uniti, Algeria, Cambogia, Turchia e la regione dei Grandi Laghi in Africa e, tra i dieci "alternativi" ci sono Messico, Colombia, Cina e Timor Est.
(tradotto dall'Associazione Ya Basta! Per la dignità dei popoli e contro il neoliberismo - Lombardia)
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