La Jornada 26 luglio 1999
GLI INDIGENI PATISCONO ANALFABETISMO, POVERTÀ E MILITARIZZAZIONE
IN MESSICO SI VIVE UN APARTHEID DI FATTO, ASSICURA L'ANIPA
María Esther Ibarra
Furto di terre e violazioni sistematiche dei diritti umani - tortura, sparizioni forzate, esecuzioni sommarie o extragiudiziali e detenzioni - sono parte della realtà quotidiana in cui vivono i 52 popoli indigeni del paese, in particolare nelle zone militarizzate, rivela una nota dell'Assemblea Nazionale Indigena Plurale per l'Autonomia (ANIPA).
Nel testo sulla situazione dei diritti umani e le libertà fondamentali dei popoli indigeni in Messico, questa organizzazione documenta dettagliatamente la situazione di estrema povertà e casi di violenza nelle comunità indios. L'ANIPA ha consegnato la nota informativa ad Asma Jahagir, relatrice speciale dell'ONU, durante la sua visita in Messico.
A causa della situazione di fame, miseria e violenza estrema in cui si trovano gli indigeni, secondo l'ANIPA esiste una situazione chiaramente di apartheid di fatto. Ufficialmente ci sono 10 milioni di indigeni nelle 32 entità federative del paese, distribuiti in 803 municipi.
Alcuni dati sono indicativi: Dei 2 mila e 43 municipi, 395 sono stati dichiarati "eminentemente indigeni", dove il 43% della popolazione dai 15 anni in su è analfabeta, in pratica, una percentuale superiore di tre volte alla media nazionale che è del 12,4%. Ancora più grave è la situazione della gente senza alcuna educazione: il 58,92% dei bambini di 5 anni non frequenta la scuola, il 28,32% dai 6 ai 14 anni neppure ed il 28,8% di quest'ultima fascia di età, non sa né leggere, né scrivere.
L'analfabetismo tra le donne raggiunge il 53%, mentre tra gli uomini è del 33%. In alcuni stati ci sono percentuali molto elevate, come in Guerrero (62%), Nayarit (54%), Chiapas (52%), Puebla e Veracruz (45%).
Le percentuali si differenziano con l'aumento dell'età, perciò il 42,62% dei 15enni ed oltre non ha alcun tipo di istruzione, mentre il 13,95% ha concluso l'istruzione primaria e solo il 10,16% ha un'istruzione secondaria.
L'ANIPA evidenzia che le persone che non parlano castigliano (monolingue) sono le più maltrattate perché non capiscono quello che viene detto loro quando sono arrestate. Quando si procurano loro dei traduttori, "gli interpreti dell'Esercito o della polizia sono membri delle bande armate e traducono quello che vogliono".
Negli 803 municipi con popolazione a maggioranza indigena ci sono livelli di emarginazione: in 281 (35%) è molto alta; in 388 (48%) è alta; in 95 (12%) è media; in 38 (5%) è bassa e solamente in uno (0,12%) è molto bassa. Per cui, fa notare il documento ANIPA, in queste comunità il 59,38% della popolazione maggiore di 12 anni è economicamente inattiva.
Aggiungendo a questo, la scarsità di terra e la cattiva qualità della stessa, l'impossibilità reale di sfruttarla convenientemente, il basso prezzo della produzione agricola e l'aumento della popolazione, sono le cause principali dei flussi migratori verso le grandi città o gli Stati Uniti.
Nella nota informativa si rileva che i conflitti agrari sono ancora la causa principale delle gravi violazioni dei diritti umani nell'ambito contadino. Solo 88 omicidi sono stati registrati per questo motivo nella Huasteca di Veracruz e la maggior parte delle vittime erano dirigenti o membri di qualche organizzazione indigena o contadina.
Un denominatore comune è costante nelle aggressioni agli indigeni: le bande paramilitari prezzolate da caciques regionali che contano sull'appoggio delle forze pubbliche. Nessuno degli omicidi è stato chiarito.
Sebbene si riconosca che la situazione in Chiapas si è acuita a partire dalla sollevazione dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, l'ANIPA sottolinea che nelle zone militarizzate di Guerrero e Oaxaca, per esempio, la situazione è ugualmente grave. "L'Esercito, le diverse polizie e le bande armate (o gruppi paramilitari) realizzano "operativi" nelle comunità che sono veri e propri assalti, quindi arrestano tutta la popolazione, vecchi e bambini compresi. Si sono avuti casi di violenze sessuali su donne e uomini.
Fino ad ora - lamenta l'ANIPA - non esiste una misura efficace in Messico per reclamare contro la tortura ed altri trattamenti crudeli, inumani o degradanti. "Se dopo un lungo iter, la Commissione Nazionale dei Diritti Umani (CNDH) emette una raccomandazione favorevole al detenuto o querelante indigeno, questa viene ignorata. Non esiste alcuna sanzione per gli ufficiali che dirigono gli assalti alle comunità indigene".
Di fronte alla scarsa o nulla attenzione alle loro richieste, i popoli indigeni hanno dovuto far sentire la propria voce presso istanze straniere o per problemi di terre che datano dall'epoca della Colonia.
Solo nel febbraio scorso, i mazahuas della comunità San Antonio de la Laguna, municipio Donato Guerra, nello stato del Messico, hanno inviato lettere a Mary Robinson, titolare dell'Alto Commissariato dell'ONU per i Diritti Umani ed al direttore della divisione dei diritti umani dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro, per sollecitare il loro intervento in un conflitto di terre che dura dal 1936.
Nel marzo scorso, il rappresentate dei Beni Comunali del Pueblo purépecha, in Michoacán, ha inviato una lettera al re Juan Carlos di Spagna affinché intervenga nel litigio di alcune terre donate ai loro antenati durante il periodo della Colonia, attraverso un "titulo de merced". Al monarca spagnolo si chiede di confermare se questi documenti sono validi e leali alla data della loro emissione e se esiste la copia negli archivi.
(tradotto dal Comitato Chiapas "cap. Maribel" - Bergamo - e-mail: maribel@uninetcom.it)
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