Ruiz: La linea religiosa tracciata in favore degli indigeni è quella giusta

"Il rispetto ai Diritti Umani, base della Teologia Indigenista appoggiata Giovanni Paolo II"

da Excelsior del 26 gennaio 1999 - Miguel Barba

"La linea religiosa tracciata in Messico a favore degli indigeni è quella corretta" ha affermato il vescovo di San Cristóbal de las Casas, Samuel Ruiz, che in una conferenza stampa ed accompagnato da altri prelati ha detto che la teologia indigenista appoggiata dal Papa Giovanni Paolo II, si basa sul rispetto dei diritti umani.

Ha commentato che questo sarà l'ultimo anno in cui resterà a capo di questa diocesi ed ha affermato "non ho fretta di fare commenti al proposito".

Samuel Ruiz ha partecipato, inatteso, alla conferenza stampa tenuta dai dirigenti religiosi in Via Medellín 33 della Colonia Roma e lì ha reso nota la sua posizione sul viaggio di Sua Santità nel nostro paese.

All'inizio ha detto che "Giovanni Paolo II non si trova in Messico per parlare dell'EZLN".

Una cosa è commentare le cause giuste a cui si è riferito il Santo Padre e che sono portate avanti all'interno della diocesi e un'altra molto differente, è tentare di attribuire a Sua Santità dichiarazioni che non ha mai fatto.

Il vescovo di San Cristóbal de las Casas si è riferito a quanto pubblicato da alcuni mezzi di comunicazione, su una presunta "enfatica condanna papale alla teologia indigenista che si è portata avanti in Chiapas".

Quello che Giovanni Paolo II ha detto - ha chiarito Samuel Ruiz - è che "sostituire la Teologia della Liberazione con la Teologia Indigenista", sarebbe una cattiva traduzione del marxismo; "penso che la vera soluzione si trova solo in linea con la solidarietà".

Samuel Ruiz era accompagnato da Raul Vera, vescovo coadiutore della diocesi di San Cristóbal, ed ha risposto ad alcune domande fatte dai giornalisti.

Ha precisato, per esempio, che "i tre vescovi del Chiapas hanno coinciso dal 1° gennaio con i nostri commenti, sostenendo che è indebito l'uso della violenza, ma che si poteva capire perché era stata utilizzata, per la repressione che tutto il mondo ha conosciuto nel 1993".

Ha ricordato che la giusta causa innalzata dall'EZLN era prevedibile e che è stata oggetto non solo nella diocesi di un lavoro pastorale, visto che l'annuncio del regno di Dio "è l'annuncio di una società nuova che si stabilisca nella verità e nella giustizia".

Ha avallato la propria posizione ribadendo che le cause giuste sono universali, non zapatiste, ma cristiane o più semplicemente umane. Avanza una nuova tappa che ha basi solide - ha assicurato Samuel Ruiz - e questo è il risultato della relazione tra nord e sud, tra la chiesa cattolica nordamericana - canadese, con quella centroamericana fino a quella dell'America del Sud. Ha assicurato che questo non è un incontro causale, ma di molti anni fa, che sta crescendo.

Di fronte ai rappresentanti dei mezzi di informazione, il sacerdote ha aggiunto che ciò che al giorno d'oggi è veramente significativo, è che si inizi a cancellare una linea divisoria tra il primo e il terzo mondo, visto che fisicamente e geograficamente molti indigeni emigrano verso il territorio del nord "dove vivono una vita così dura che lascia cambi fondamentali nel modo di vedere persino nelle azioni pastorali".

In questo senso ha evidenziato che le relazioni che ci sono non si limitano a un eventuale aiuto, né a un mero accompagnamento di solidarietà.

GIOVANNI PAOLO II, PILASTRO DELLA SOLIDARIETA'

I vescovi e i sacerdoti, teologi e laici dell'America che in numero ridotto si sono dati appuntamento nel Centro Nazionale di Comunicazione Sociale, hanno deciso di chiarire che la solidarietà proclamata verso il Messico e il Chiapas dal Sommo Pontefice è già attiva e che deve diventare sempre più forte fino a rendere inutile le fondazioni di aiuto. Si deve continuare a lavorare - è stato detto ai giornalisti - per riuscire a eliminare le deprimenti emergenze e/o le differenze sociali che ancora prevalgono nel paese.

Da parte sua, il vescovo coadiutore della diocesi di San Cristóbal, Raul Vera, ha parlato della necessità di rafforzare l'impegno congiunto per eliminare le conseguenze negative di un sistema "che ha al suo interno contraddizioni e che al suo interno esige urgenti modifiche".

Si sa - ha spiegato - che l'aumento della produzione sta subendo delle forti minacce perché le risorse non riproducibili si esauriscono. In questa direzione ci deve essere una modifica della produttività per assicurare la sopravvivenza dell'umanità.

Questo tragico pensiero di subordinare il valore della persona al mercato invece di anteporla ai valori economici, è quanto di più brutale si deve combattere e per questo dobbiamo svolgere un lavoro pastorale più fermo e sociale, ha concluso Raul Vera.


(tradotto dall'Associazione Ya Basta! Per la dignità dei popoli e contro il neoliberismo - Lombardia)



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