DUE PERSECUZIONI, DUE RIBELLIONI

(e, chiaro, alcune domande)

Lettera tre

Lettere, relazioni, lettere:

cartoline, sogni,

frammenti della tenerezza

proiettati nel cielo,

lanciati da sangue a sangue

e da desiderio a desiderio.

Miguel Hernández

Questa volta dalla luna solo un diffuso splendore. E solo per un momento, perché arriva già la pioggia e tutti a tacere. Non parla, piuttosto grida questa pioggia delle montagne del Sudest Messicano. E nonostante le grida, pochi sono quelli che ascoltano e comprendono.

Quando piove, laggiù tutto sembra così zitto. Qualche volta no. Forse è solo che la tormenta di questa notte cancella qualsiasi altro rumore che non sia il suo picchiettare su tettoie, fango, animali ed ombre. Infine, pur essendo notte ed essendoci la pioggia, non cessa di essere strano che rimanga ancora accesa quella luce. Sì, questa, quella di quell'angolo. Questa capanna sembra una solitaria zattera in mezzo ad una tormenta in altomare. Però no, chi dentro fa da capitano e da equipaggio, tutto in uno, riposa a bocca in su, con gli occhi bene aperti, la mente chissà dove.

Qualcosa c'è sopra il tavolino, al fianco della candela che veglia. Sembra un foglio con qualcosa di scritto. Vediamo. Sì. Prenda nota. Bene, sembra una lettera. Mmh. Come titolo, al centro, si legge: "esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, Messico". Poi, più giù e alla sinistra, la parola "agosto" cancellata, poi "settembre" di nuovo cancellato e dopo "agosto-settembre". Sta segnandosi tutto? Bene. Mmh. Seguono vari numeri cancellati successivamente: "6", "8", "15", "27", e quindi il numero "1999" e, punto a capo. "Agli Studenti della UNAM". Due punti. Poi segue quello che segue, cioè...

Se questa lettera che vi mando può sembrare a volte un "collage" di cartoline e di lettere, è perchè così è venuta fuori. Ho iniziato a scriverla in agosto e ormai è già settembre, così si può tranquillamente addebitare al calendario la colpa della probabile incoerenza.

Vi scrivo a nome di tutti gli uomini, le donne, i bambini e gli anziani dell'EZLN. Non è molto quello che posso aggiungere a ciò che già prima abbiamo detto su quello che per noi, zapatisti, rappresenta e significa la vostra lotta. Proseguono in noi, forse più grandi ancora dopo la sfida che avete accettato venendo nelle montagne del Sudest Messicano ad accompagnare gli indigeni che resistono contro l'occupazione militare, l'ammirazione, il rispetto e l'affetto verso tutti voi, studenti e studentesse che sostengono e portano avanti il movimento contro la privatizzazione della UNAM.

Come sicuramente voi saprete, dopo che un gruppo di studenti, insegnanti, lavoratori e ricercatori della Scuola e dell'Istituto nazionale di Antropologia e storia (ENAH e INAH), insieme ad altre persone della società civile, si sono spostate ad Amador Hernández per essere testimoni della militarizzazione della zona, si è scatenata nelle terre chiapaneche una feroce campagna di linciaggio e persecuzione contro tutto ciò che può sembrare un "giovane studente". Per l'esercito federale, l'immigrazione, la polizia di sicurezza pubblica, i giudiziari, i paramilitari, i priisti e funzionari di diversa grandezza, ogni persona giovane e meticcia era "uno scioperante del DF".

Non importava che non fossero della UNAM, che non fossero studenti, o che non fossero del DF, per il governo ed annessi tutti erano colpevoli di essere giovani e di sembrare studenti. Al grido di "fuori gli ultras dal Chiapas", decine di giovani sono stati e sono intimiditi, perseguitati, vessati, umiliati e minacciati di morte.

Mozione. Se questo clima di linciaggio ha trovato uno dei suoi supporti ideologici nelle argomentazioni di un settore della sinistra, questo è qualcosa che non deve sorprenderci. La destra manca di pensieri e di argomenti, l'uso della forza è l'unica "razionalità" che concepisce. Però quando ha necessità di un "pensiero", lì c'è la sinistra a fornire ragioni ed argomenti. L'aggettivo "ultras", usato alla leggera (e occultando la pigrizia mentale di non tentare nemmeno di capire e di spiegare un movimento sociale), è stato velocemente assorbito dai media di destra, dalla banda di Barnés e da quell'illustre difensore dei diritti animali che è Il Crocchetta Albores.

Nonostante fosse evidente che il Chiapas era il luogo più inappropriato per esibire la tessera di studente della UNAM, decine di uomini e donne - giovani, studenti e universitari - hanno viaggiato fino al Sudest Messicano e hanno unito le loro voci a quelle degli indigeni ribelli della comunità di Amador Hernández.

Mozione sulla Mozione. Nel loro cammino verso Amador Hernández, nel loro passaggio per La Realidad, ho potuto ascoltare vari uomini e donne rappresentanti del CGH e della base studentesca della UNAM. Ho domandato loro come vedevano il loro movimento, la loro situazione attuale e le loro prospettive. Si sono moltiplicati i discorsi infiammati che chiamavano a prendere - coscienza - e - a continuare - in avanti - compagni - la lotta - è - per il Messico - e - non dobbiamo - retrocedere - né di un passo indietro. Io so che fa un poco ridere che dicano ciò agli zapatisti, però non abbiamo riso, abbiamo ascoltato ed aspettiamo. Così sembra che si sono resi conto che non erano nel CGH e che si poteva parlare, argomentare e, soprattutto, ascoltare l'altro.

Hanno parlato tutti e ognuno e tutti hanno ascoltato. Al di fuori di uno studente di Lettere, la caratteristica comune era la mancanza di senso dello humor, cosa lamentevole in chi lotta per un cambiamento e cosa terribile in chi è giovane. Però tutti sono stati e sono sinceri, credono in quello che fanno (cosa sempre più rara da ritrovare nel mondo della "politica").

C'erano quelli che vedevano il movimento logorato e quelli che lo vedevano avanzante e in ascesa. C'erano quelli che difendevano la posizione di mantenersi fermi nelle richieste del movimento e quelli che erano per la flessibilità. C'erano molte ragioni da un lato e dall'altro, tutte buone, di peso, ragionate e argomentate. Le loro parole, il loro comportamento e le loro convinzioni mi sono parse molto lontane da quelle che sembrano dominare nelle estenuanti sessioni del Consiglio Generale di Sciopero. Non è solo questo, l'una e l'altra parte si sono lamentate che nel CGH non si poteva argomentare o discutere, che ciò che prevaleva erano le grida e gli insulti. E l'una e l'altra parte difendevano il CGH come rappresentativo e legittimo. "Eppur si muove" è stata la frase che sintetizzò la agrodolce valutazione che hanno fatto del CGH.

Ho anche parlato. No, non ho detto loro slogan. Ho detto loro la verità, che avrebbero vinto, che li rispettavamo, che volevamo loro bene, che li ammiravamo, che seguivamo con attenzione quello che facevano e che li lasciavamo fare. Che vedevamo molte cose nuove in loro, e anche molte cose vecchie, molto rinchiusi in se stessi (tutto gira attorno al movimento universitario, e se non gira deve farlo), mancanza di senso dello humor, serietà incartapecorita e, soprattutto, poco orecchio per l'altro.

Da notare il fatto che, nella pittura del Messico nuovo che tracciavano nelle loro relazioni, la parola "indigeno" non appariva da nessuna parte. "Manca un posto per noi anche con loro", ho detto a Tacho. "Manca", mi ha risposto mentre sellavamo i cavalli.

"Eppur si muove" ho detto e mi sono detto quando è ritornato il primo gruppo da Amador Hernández, con una nuova luce nello sguardo e parlando fino alla noia delle comunità indigene zapatiste. "Ci sono università e Università", dico a Tacho mentre selliamo i cavalli. "Ci sono", risponde sorridendo Tacho già con il piede sulla staffa.

Però non è stato solo con Albores e con i suoi latrati che la UNAM e il Chiapas hanno mostrato le loro coincidenze. Queste vengono da prima:

Mentre in Chiapas i protagonisti sono indigeni messicani, disprezzati e dimenticati, nella UNAM il movimento è composto da giovani messicani ugualmente disprezzati e dimenticati. All'inizio, sono stati abbondanti i dubbi sul fatto che la sollevazione zapatista si fosse realizzata con la forza degli indigeni e che questa sola forza fosse stata capace, come lo è stata, di smuovere il sistema politico messicano esibendolo in tutta la sua mediocrità; nella UNAM del 1999 c'è il dubbio che i giovani "della generazione X", i senza causa, si riescano ad organizzare e riescano a portare avanti un sciopero che, fondamentalmente, mette in discussione la politica di privatizzazione dello Stato Messicano.

Fin dall'inizio dell'insurrezione, le due più grandi televisioni private hanno richiesto l'annientamento degli indigeni e, in complicità con il governo e parte della stampa scritta e radiofonica, hanno organizzato una campagna di disprezzo; nella UNAM e dall'inizio dello sciopero, TV Azteca e Televisa si dedicano con particolare enfasi a calunniare gli studenti; li accompagnano buona parte della stampa nazionale e delle radio, il governo e il Rettorato fanno eco. "Sono solo alcuni indios manipolati", gridano alla televisione, "sono solo alcuni giovani fannulloni e manipolati", si sgolano in TV Azteca e Televisa. Il governo insiste che dietro alla sollevazione indigena ci sono "interessi oscuri", "universitari bianchi", la "chiesa rossa", "il prd"; Governo e Rettorato ripetono una volta dopo l'altra che dietro al movimento di sciopero della UNAM ci sono "interessi extrauniversitari", "zapatisti", "il prd".

La richiesta principale degli indigeni zapatisti è "QUI RESTIAMO", "vogliamo un paese che ci includa, un paese libero, democratico e giusto, non lottiamo per avere elemosine né per una pentola di mais, ci siamo alzati in armi per un Messico migliore"; "QUI RESTIAMO", "vogliamo un paese che ci includa, educazione pubblica gratuita, non lottiamo per non pagare le tasse di un semestre, abbiamo fatto uno sciopero per l'educazione gratuita per tutti i messicani", dicono gli studenti della UNAM. Il governo offre lamine per i tetti e un chilo di farina ai ribelli, "che altro vogliono?, depongano le ami e si arrendano" reclamano nei mezzi di comunicazione; il Rettorato offre di truccare le quote, "che altro vogliono?, riconsegnino le installazioni e si arrendano", gridano nei media.

Il governo propone come negoziatori dei personaggi inetti, inesperti, fascisti e repressori, con l'istruzione di far saltare il dialogo; il Rettorato propone una "commissione di collegamento" autoritaria, intollerante, fascista, con l'istruzione di far saltare il dialogo. Gli "avvocati" della ultradestra, Carrancá e Rivas e Ignacio Orihuela domandano che si disconoscano gli Accordi di San Andrès, esigono l'impiego della forza pubblica ed il massacro degli indigeni ribelli; Orihuela e Carrancá e Rivas esigono l'uso della forza pubblica contro gli studenti in sciopero. Zedillo, nei momenti più difficili e complessi del dialogo, peggiora tutto con le sue dichiarazioni minacciose ed il suo reiterato ultimatum all'EZLN; Zedillo ostacola il dialogo tra autorità universitarie e scioperanti con le sue dichiarazioni e "silura" la proposta degli "8 emeriti" con la minaccia di usare "la forza legittima dello stato" se quella proposta non verrà accettata.

Gli intellettuali di destra non lesinano inchiostro per chiedere l'intervento dell'Esercito federale e l'annientamento degli zapatisti; gli intellettuali di destra esigono mano dura contro gli scioperanti. La Coparmex esige la repressione degli indigeni zapatisti; la Coparmex chiede la chiusura della UNAM e la repressione contro coloro che partecipano al movimento universitario. Una volta aperto il dialogo, l'EZLN fa tutto il possibile per mantenerlo e il governo fa tutto quello che può per romperlo; nella UNAM gli studenti rendono flessibile la loro proposta e danno dimostrazioni chiare di voler dialogare, e il governo ed il Rettorato fanno anche l'impossibile perché il dialogo fallisca. Il governo accusa l'EZLN di essere intransigente e di non volere il dialogo; Governo-Rettorato accusano gli studenti di essere intransigenti e di non volere il dialogo. Il Governo e le sue penne diffondono la versione che all'interno dell'EZLN c'è una linea "dura" che non vuole il dialogo e che si scontra con una linea "conciliatrice"; il Governo ed i suoi annessi diffondono la versione che il movimento universitario è diviso tra "ultras" e "moderati" e che la "maggioranza degli scioperanti sono manipolati dagli ultras"; gli "ultras", da parte loro accusano i mezzi di comunicazione di allearsi ai "moderati" per "vendere" lo sciopero.

Mozione alla mozione della mozione. Sono varie le domande che fluttuano intorno al movimento:

1. Perché gli emeriti insegnanti che si sono presentati al CGH per spiegare ed argomentare la proposta degli "8", non hanno detto agli studenti che né il Rettorato né il governo rispetteranno nessun impegno? Non è forse vero che almeno due degli otto emeriti della proposta di prima sono stati consiglieri dell'EZLN nei Dialoghi di San Andrès e che uno di loro è stato presente in quasi tutto il processo di dialogo e di negoziato? Hanno dimenticato di dirvi quello che successe dopo che il governo firmò i primi accordi? Non è forse vero che non lo ha rispettato, né lo adempie né lo rispetterà? È "ultras" pensare che Rettorato e governo non rispetteranno la loro parola, non importa che firmino o promettano quello che gli pare? Dicono gli insegnanti emeriti che loro si impegnano a mettere in gioco la loro autorità morale per appoggiare il rispetto degli accordi a cui si giunga, però non dimenticano di dirvi che gli Accordi di San Andrès hanno mobilitato persone ed organizzazioni in tutto il mondo, non solo in Messico, che hanno messo in gioco la loro autorità morale (uguale o maggiore di quella degli emeriti) e il governo non ha rispettato nulla? Non è forse vero che intellettuali con tutti i gradi accademici immaginabili, premi Nobel, cantautori, pittori, scultori, scrittori, ballerini, attori, scienziati, ricercatori, leader politici e sociali, organizzazioni non governative, gente della città o del campo, persone con nome e volto noto e persone senza nome e senza volto si sono mobilitati in Messico e nel Mondo per esigere dal governo che adempia alla sua parola? Lo ha mai fatto?

2. Almeno due degli otto emeriti hanno dato lezioni di etica e scritto alcuni libri su questo tema. Giorni prima che il CGH discutesse la proposta degli 8 emeriti, il signor Ernesto Zedillo Ponce de Leon ha minacciato l'uso della forza pubblica "se la generosa e lucida proposta di un gruppo di insegnanti" non fosse stata accettata: è etico sostenere una proposta che serve da argomento di minaccia di repressione per mostrare la propria "generosità" e "lucidità"?

3. Nei giorni scorsi, il CGH "pose un veto" a vari universitari di quelli definiti "moderati" impedendo loro di parlare a nome del CGH o di partecipare alle commissioni. Il motivo era che davano interviste, facevano dichiarazioni o pubblicavano le loro posizioni sui mezzi di comunicazione. Membri del "Eroico" (AH!) Comitato di Sciopero di Scienze Politiche e Sociali hanno concesso frequenti interviste a periodici nazionali e perfino visite guidate a giornalisti (con sosta nei bar), occupando varie pagine (con foto a colori) in un settimanale nazionale, perché il CGH non fa lo stesso con loro? Se il criterio di "veto" è il numero delle righe, ha contato il CGH lo spazio occupato dai cosiddetti "moderati" e lo ha paragonato con quello usato dai presunti "ultras"? Il metodo per vincere è imporre il silenzio alla parte contraria? Il CGH, diventa più forte "depurando" e trasformandosi in un ente omogeneo? Questa è la "università" che vuole il CGH? Il Regolamento Generale dei Pagamenti, il CENEVAL, e tutto ciò contro cui si leva il fascicolo dei 6 punti, non significano un tentativo di "depurare" l'università e di convertirla in un ente omogeneo con puri studenti "che sì, possano pagare"?

4. Il 4 agosto 1999, la polizia del governo del Distretto Federale ha represso gli studenti in sciopero della UNAM. La foto dei giovani studenti costretti a stare in ginocchio, con le mani in alto e contro una griglia, circondati da poliziotti, i racconti delle giovani vessate dai "rappresentanti della legge", oltre alle dichiarazioni del signor Cárdenas dopo la repressione (ha dichiarato che è "un avviso perché si prenda coscienza della necessità di riallacciare il dialogo", battere per dialogare, ricordare il Chiapas), hanno prevalso sui molti dubbi che c'erano nelle montagne del Sudest Messicano, però perché il silenzio degli intellettuali di sinistra? Tolleranza ed inclusione per tutti meno che per "gli ultras" (fra l'altro quelli che sono stati repressi non erano "ultras", ma studenti al di fuori delle "corrrenti")? La sinistra oggi al governo del DF, non era "ultras" appena ieri?

5. Ciò che ha scritto un intellettuale del PRD, in una colonna di giornale, che bisogna alzare il livello della lotta perché il conflitto in Chiapas richiede tutta l'attenzione, non è un'eccellente dimostrazione che essere intellettuale non significa essere intelligente?

6. Contro il movimento di sciopero della UNAM nella sinistra perredista si dice che si sta prolungando già troppo, che danneggia l'immagine di Cárdenas, che distrae l'attenzione dal Chiapas, non c'è nessun argomento coerente e razionale per chiedere che lo sciopero finisca? (d'altra parte l'hanno già negoziato).

7. Oltre ad essere l'arena di concorrenza tra "ultras" e "moderati", vedremo chi s'inventerà la balla più "ingegnosa", vedremo chi manipola meglio, vedremo come e dove si pagano le "sconfitte" o si rastrellano le "vittorie": il CGH continua ad essere la testa visibile, rappresentativa e legittima del movimento universitario?

Come prova che, almeno fra gli zapatisti, c'è coscienza dell'importanza del movimento universitario, approfitto di questo viaggio per farvi arrivare alcune lettere che vi mandano dei compagni dell'EZLN e che si spiegano da sole. Ve le mando tali e quali, rispettando la redazione e l'ortografia originali. Bene, eccole senza previa anestesia:

1. Da Omar, indigeno tzeltal, base d'appoggio dell'EZLN:

* Compagni(e) e amici(he) studenti. Vi saluto con un affetto speciale di amici che lottano per una vita più giusta. Desiderando a tutta forza che cosi stiate bene di salute. Dopo il mio umile però sincero saluto passo a quanto segue.

Un saluto speciale al Consiglio generale di Sciopero e a tutta la sua base di studenti. Molta fede e molta forza e fino alla vittoria.

Non ho avuto l'opportunità di conoscervi e di stringere le nostre mani di lottatori per una vita più utile e giusta.

Amici le vostre lotte è la nostra lotta e non siete soli a parte del signore, siamo con voi.

Vi invito a continuare fino alla vittoria e cosi essere quello che desiderate.

Che bello è morire facendo il bene pero brutto è morire per fare il male.

Nessuno ce le darà se il nostro affanno è buono, giusto e valoroso.

Dalle montagne del sudest chiapaneco Aguascalientes IV

Omar


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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