La marijuana la pianta una minoranza priista in connivenza con l'Esercito

Un giro per Aldama

Le comunità decidono di distruggere le piantagioni della regione

24 gennaio 1999 - Jesús Ramírez Cuevas - Aldama - Chiapas

Abitanti di questa regione de Los Altos del Chiapas, indigeni zapatisti e priisti hanno segnalato che tra di loro non ci sono problemi e che convivono in armonia. In diverse testimonianze hanno segnalato che chi ha piantato la marijuana nella zona è una minoranza di militanti del PRI associati ad agenti municipali.

Di fronte al timore di nuove incursioni militari con il pretesto della lotta al narcotraffico, alcune comunità di questa regione del municipio di Chenalhó si sono accordate per distruggere le piantagioni di marijuana che si trovano nei loro villaggi. "Non vogliamo che la droga sia il pretesto per nuove incursioni dell'Esercito perché abbiamo paura che riprenda la guerra" ha detto Gustavo Jiménez Santiz, abitante di Aldama.

Durante un giro per la zona si sono raccolte diverse testimonianza di tzotziles che hanno descritto la situazione in questa zona montuosa del Chiapas.

Il presidente del Consiglio di Vigilanza di Aldama, Pedro Ruíz Hernández ha affermato che la semina di marijuana è opera di un piccolo gruppo: "La maggioranza degli indigeni di Chenalhó non seminano marijuana, né gli zapatisti né i priisti, quelli che la seminano sono alcuni contadini affiliati al PRI, ma non sappiamo né chi dia loro i semi né a chi vendono il raccolto. Si dice che siano dei soldati, ma noi non sappiamo niente".

Lì vicino, a Cotzilnam, ad otto chilometri da San Andrés, i tzotziles della comunità hanno distrutto due piantagioni e come rappresaglia gli hanno distrutto un campo di pomodori di un contadino zapatista. "La notte di lunedì la comunità è andata a distruggere le coltivazioni di droga, una di 50 metri di lunghezza e l'altra di 25. La stessa notte i proprietari della marijuana mi hanno tagliato il raccolto del campo di pomodori lungo 75 metri" ha denunciato José Hernández, proprietario del campo. Questo contadino che si dedica alla coltivazione di caffè, mais e pomodori, ci ha portato al suo piccolo campo distrutto. Ci ha mostrato le piante di pomodoro tagliate e ha raccolto alcuni frutti marci come prova della sua denuncia. "Hanno distrutto i miei pomodori e 50 metri di tubi per irrigare la terra". "Abbiamo paura che facciano delle rappresaglie contro di noi. Anche alcuni priisti, i cui terreni confinano con le piantagioni di marijuana, hanno dovuto fuggire dal villaggio perché sono stati minacciati dagli stessi priisti che seminano droga" ha aggiunto José.

Dieci giorni fa truppe dell'Esercito federale sono entrati in Aldama per distruggere piantagioni di marijuana coltivate da alcuni contadini. Tra la popolazione c'è paura poiché corrono voci secondo cui "i soldati torneranno ad ammazzare gli zapatisti e i perredisti" afferma Gustavo Jiménez.

Nella zona di Chenalhó, dopo l'incursione militare, c'è tensione. L'Esercito ha messo un posto di blocco e un accampamento militare a San Andrés, a solo 8 chilometri da Aldama ed un altro a Santiago El Pinar, a 15 chilometri.

Parlando delle piantagioni di "erba cattiva", Alberto Gómez, abitante di Aldama, ci racconta che la pianta illegale "è stata piantata quest'anno da un piccolo gruppo di contadini della regione che si sentono protetti dalle autorità priiste". Ha aggiunto che negli anni passati, nessuno piantava marijuana perché gli zapatisti controllavano le montagne, ma quest'anno non hanno potuto farlo per i movimenti dell'Esercito". Alberto ricorda che i militari avevano il piano di installarsi ad Aldama e in altri villaggio, ma che la "gente li ha cacciati".

"E' sbagliato che una minoranza metta a rischio la sicurezza delle comunità" considera Antonio Santiz, contadino di Santa Marta che abbiamo incontrato sul sentiero che porta a quel villaggio.

Il presidente dei Beni Comunali di Aldama, Pablo Santiz Pérez, ha affermato che durante l'incursione dell'Esercito, l'11 gennaio, "i soldati hanno distrutto varie piantagioni non solo di Aldama, ma anche di Santa Marta e di San José Caridad, entrambi a maggioranza priista".

Questi villaggi si trovano in una valle sotto una montagna conosciuta come La Ventana che è stata incendiata da truppe dell'Esercito l'anno scorso. "Alcuni contadini sono andati a spegnere il fuoco e mentre tornavano, a mezzo chilometro dalla montagna, abbiamo visto che i soldati lo appiccavano di nuovo" ha denunciato Alberto Gómez.

"Qui non ci sono né problemi né scontri tra priisti e zapatisti"...

Durante l'incontro nell'ufficio municipale di Aldama, il presidente del Consiglio di Vigilanza ha sottolineato che "Qui non ci sono problemi tra zapatisti e priisti. E' tutto tranquillo. Non ci sono scontri tra contadini. Per questo sospettiamo che quello che sta succedendo qui è perché siamo diversi da Acteal e da Los Platanos. Abbiamo un atto delle 11 comunità della regione che dice che noi, priisti e zapatisti, lavoreremo insieme in armonia. Per questo abbiamo dei sospetti su quello che sta succedendo con la semina della marijuana. Perché sono solo alcuni che la seminano, mentre la maggioranza coltiva caffè. Non vogliamo che questo serva da pretesto per riprendere la guerra".

Alberto Gómez che trasporta merci in diverse località della zona ripete: "In questa regione non ci sono problemi tra gli indigeni priisti, zapatisti o perredisti". Spiega i precedenti della droga: "Prima non si seminava. Dopo hanno iniziato a convincere alcuni contadini a seminarla, davano i semi, sembra che siano stati dei soldati, ma io non li ho visti".

Vicino a Aldama c'è Santa Marta, una comunità in cui si è denunciata l'esistenza di un campo di addestramento di paramilitari e in certi periodi si sono visti di frequente poliziotti e militari per insegnare l'uso delle armi ai paramilitari e le tattiche di guerra irregolare che includono sessioni con pellicole porno e alcune prostitute, ricorda Alberto Gómez.

Nel maggio del 1997 c'è quasi stato uno scontro armato tra i paramilitari e gli zapatisti nella comunità di Atzamilhó, molto vicino ad Aldama, "ma alla fine è stato evitato e le comunità di questa parte di Chenalhó si sono riunite e hanno firmato un accordo per lavorare insieme" ricorda il presidente dei Beni Comunali di Aldama.

Dopo il massacro di Acteal, il 22 dicembre 1997, i rappresentanti delle 11 comunità della regione di Magdalenas si sono riunite di nuovo e hanno ratificato l'accordo di non aggressione.

Il commissario dei beni comunali ci mostra l'atto datato 3 gennaio 1998, firmato e timbrato dalle autorità delle comunità di Aldama, Santa Marta, San Pedro Cotzilnam, Saclum, Xuchen, Atzmilho, Xuxulumho, San Antonio Caridad, Revolución Fiu, San José Fiu, Slumka. "Questa assemblea ha l'unico obiettivo di vedere e analizzare il problema suscitato nella zona di Acteal, Chenalhó, Chiapas" c'è scritto nel documento.

"Dopo ampia discussione degli agenti municipali delle diverse comunità, si giunge ad un accordo:

  1. Noi, come priisti non vogliamo scontrarci con i fratelli zapatisti.
  2. Noi come priisti delle 11 comunità appartenenti al municipio di Chenalhó, non conosciamo per niente il motivo del massacro di Acteal nello stesso municipio.
  3. Tutto quello che succederà in questa comunità lo vogliamo risolvere attraverso il dialogo e non con lo scontro. Così come nel caso del maggio 1997, è stato risolto con il dialogo.
  4. Noi i priisti delle 11 comunità vogliamo la pace e la tranquillità per le nostre famiglie".

In un altro documento firmato dai rappresentanti delle 11 comunità si aggiunge: "Noi priisti non vogliamo interrompere il cammino iniziato dagli zapatisti nel 1994" e in un altro ancora: "Per chi decida o scelga di partecipare a un gruppo (zapatista o priista) tutti sono liberi di unirsi a qualunque gruppo".

Nell'atto firmato il 22 giugno 1997, si aggiunge che noi indigeni della zona "non vogliamo una persona corrotta che spaventi la gente per la strada, ma che tutti siano liberi di andare dove vogliono" (questo a riguardo degli assalti e dei posti di blocco posti sulle strade dai paramilitari di Chenalhó).

Il presidente del Consiglio di Vigilanza ha concluso con fermezza: "qui non c'è motivo per provocare spargimento di sangue tra gli stessi indigeni, per questo ci preoccupa che si inizi con la questione della droga".

Prima c'erano delinquenti priisti...

Alberto Gómez, giovane commerciante racconta che "è una minoranza quella che semina marijuana, tutti li conoscono, sono priisti, gli agenti municipali ne sono a conoscenza però non fanno niente per paura che quelli che seminano marijuana li ammazzino, perché si sentono protetti.

José Hernández, di Cotzilman, ha segnalato da parte sua gli agenti municipali di diverse comunità implicati nella semina di droga.

"Non sappiamo se quelli che la seminano lo fanno per far soldi perché sono poveri o per qualche altro motivo, come per comprare armi. Non sappiamo neanche da dove arrivano i semi. Forse li portano da un'altra parte. Non sono gli zapatisti né la maggioranza dei priisti a seminare marijuana" dice un indigeno ormai avanti negli anni.

La delinquenza nella regione è stata sempre legata ai gruppi minoritari di priisti, afferma Alberto Gómez. Ricorda che due anni fa c'erano frequenti assalti nelle strade vicine. "C'erano alcuni tipi armati che si mettevano passamontagna e che dicevano di essere zapatisti. Fino che un giorno noi autisti, zapatisti e priisti, ci siamo organizzati. Gli abbiamo teso una trappola e li abbiamo catturati tre volte. Non gli abbiamo fatto niente, abbiamo solo tolto loro delle granate e alcune armi. Li abbiamo consegnati alle autorità autonome di San Andrés Sacamchen e l'unico castigo che hanno subito è stato quello di essere esibiti una domenica nella piazza di San Andrés - nel giorno di mercato -; li abbiamo portati con le loro armi e li mostravamo alla gente dicendo: "questi sono i rapinatori della strada, perché lo sappiate"."

"L'ultima volta che abbiamo fermato questi ladroni - ricorda Alberto - , uno ha confessato che era stato contrattato dall'Esercito per assaltare e che gli avevano detto di vestirsi così e di dire che era zapatista". "Per questo stavano dicendo che gli zapatisti erano delinquenti; ma dopo averli presi, tutta la gente ha saputo che erano priisti quelli che assaltavano, tutti li conosciamo, per questo adesso non fanno più niente", ha detto il giovane commerciante.


(tradotto dall'Associazione Ya Basta! Per la dignità dei popoli e contro il neoliberismo - Lombardia)



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