La Jornada 23 giugno 1999
L'ECONOMIA, VINCOLATA ALLE ATTIVITÀ
Hermann Bellinghausen, ejido Emiliano Zapata, Chis., 22 giugno
A meno di 1 chilometro dalla principale base di operazioni della 39 Zona Militare dell'Esercito Messicano, la comunità Emiliano Zapata si adatta a coesistere con i priisti di San Quintin, ad appartenere alla ARIC-Indipendente ed a riconoscersi membro del municipio autonomo Maya, alla pari delle comunità zapatiste.
Questo è uno dei diversi modi di vivere nella selva Lacandona. Fondato 31 anni fa, l'ejido è diventato il guardiano, a proprio diritto, della bellissima laguna di Miramar, all'interno della Riserva della Biosfera dei Montes Azules.
E gli abitanti dell'ejido assumono le proprie responsabilità. Sostenuti da fondazioni private, hanno sviluppato un progetto di ecoturismo grazie alla vicinanza con la famosa laguna. Ciononostante, la disparità delle sue condizioni di vita, rispetto a San Quintin, è evidente.
Sulla strada che separa Zapata da Miramar, Roberto e suo figlio Miguel cercano un cavallo che hanno perso. "Qualcuno lo ha slegato e da tutto il giorno sta nei campi", dice Roberto riparandosi sotto la modesta ombra di un albero orfano tra la milpa e sotto il tremendo sole delle tre del pomeriggio, l'ora peggiore per camminare.
Il cavallo non compare nella milpa, neppure nel campo di girasoli e Roberto dice: "I soldati hanno voluto installarsi nella laguna. Tagliavano la selva e sporcavano i fiumi e la laguna. Allora la comunità si è organizzata perché non lo facessero più".
La vicinanza con la cittadella militare di San Quintin e la costruzione del ponte strategico sul fiume Jataté, hanno portato momenti di grave tensione nella comunità, ma gli abitanti dell'ejido di etnia tzeltales sono riusciti a mantenere salda la propria organizzazione e gli interessi della comunità.
Secondo Roberto "i soldati hanno visto che se volevano vivere a San Quintin non potevano farsi nemici i vicini ed allora ci hanno lasciato un poco in pace".
Un poco, in effetti. Tutte le mattine attraversa la comunità una colonna dell'Esercito federale, a volte scortata da soldati che puntano le armi, per prendere acqua da una sorgente di Zapata.
Allo stesso modo, Betania, altra comunità vicina, ha raggiunto un equilibrio, anche se precario, con l'immenso complesso militare di San Quintin. Di fronte ad edifici tanto monumentali come la sede della 39 Zona Militare a Toniná, vicino ad Ocosingo, e la sede principale a San Quintin, uno pensa che con meno spesa si sarebbe potuta costruire una università e varie scuole.
Ma nelle cañdas vige la logica di guerra. Qui si costruisce una economia soggetta alla militarizzazione ed una vita quotidiana che, nella maggior parte delle comunità, è di resistenza e pertanto quella di vivere sotto la minaccia e l'embargo politico e sociale. Nonostante la calma apparente, i tentacoli della guerra si estendono contro la volontà della stragrande maggioranza degli indigeni delle cañadas.
UNA GUERRA LATENTE
Nella selva Lacandona, la militarizzazione integrale compie 4 anni e mezzo, uno dei pochi progetti governativi che mantengono una crescita progressiva. Che si sappia, non ha subito tagli di spesa, né cambiamenti sostanziali nella strategia programmata. Durante questo lasso di tempo ci sono stati negoziati di pace con i ribelli dell'EZLN, si sono firmati accordi nel 1996 e, alla fine del secolo, con gli accordi non rispettati ed i negoziati interrotti, quello che le comunità hanno visto è il fiorire di quartieri e accampamenti militari, con le conseguenze economiche e sociali della militarizzazione.
La sollevazione indigena del 1994 ha portato, tra le sue molteplici conseguenze, la più veloce politica viaria nella storia del Chiapas. In questo modo, tutte le installazioni militari che proliferano nella zona di conflitto, tradizionalmente isolata, ora hanno vie di comunicazione aeree e terrestri per sostenersi; così ora sarebbero nella condizione di realizzare una "guerra rapida" (nel caso esista una cosa simile).
Gli indigeni delle diverse regioni ricevono i "benefici" di questa particolare modernizzazione in modo, diciamo, collaterale. Ma questo, se gli sta bene.
Il caso più significativo è costituito da San Quintin, la cittadella militare ai bordi dei Montes Azules, nella cañada che forma la sierra di La Colmena, alle cui falde prosegue la strada per la selva e l'indomabile fiume Jataté. La strada che conduce all'enclave di San Quintin dalla città di Ocosingo, prima attraversa la cañada di Patihuitz, una delle zone più emblematiche e note dello zapatismo.
Le tracce della militarizzazione sono palpabili in tutte le comunità tzeltales. Vengono installati grandi accampamenti sempre più permanenti fuori de La Garrucha, Patihuitz, La Sultana, La Soledad e San Quintin.
L'accampamento dell'Esercito federale sulle terre dell'ejido de La Garrucha si trova a meno di 1 chilometro dall'Aguascalientes di questa comunità zapatista. Lì, il compito dell'Esercito è quello di controllo e di assedio permanente, pattugliamento quotidiano, interrogatori, ecc.
Nelle comunità composte da campesinos di diverse organizzazioni (e quindi, divise), l'Esercito federale penetra nella vita comunitaria e realizza azioni di controinsurrezione. Questo è più evidente a Patihuitz e La Soledad, dove coabitano simpatizzanti dell'EZLN con membri della ARIC Indipendente (identificati con lo zapatismo) e la ARIC ufficiale (a cui fanno riferimento comunemente i priisti e che in ogni caso sarebbero nuovi priisti; il priismo tradizionale associato alla CNC è localizzato in luoghi come San Quintin, che non è una comunità divisa, ma interamente leale all'occupazione militare, al suo servizio e beneficio).
Con il passare del tempo e la persistente resistenza delle comunità ribelli, la vita nelle cañadas è "ben diversa", come dice la gente del posto. I villaggi sono assediati, ma non vinti.
Senza che esistano dati ufficiali, nelle cañadas la popolazione militare attuale è nell'ordine di decine di migliaia. La concentrazione di equipaggiamento bellico, di cui non si hanno cifre, è comunque evidente.
Come la spada di Damocle, l'occupazione pende sopra le comunità in resistenza, che comunque sono riuscite a costiture i municipi autonomi Maya, San Manuel e Francisco Gomez, in questa cañada che attraversa lo Jataté.
Mentre la resistenza ha fatto sì che il governo negasse le risorse del "progresso" alle comunità ed agli ejidos con basi di appoggio dell'EZLN, le ha anche salvate dal diventare servitori dei soldati e, a differenza delle famiglie di San Quintin, le famiglie zapatiste non hanno prostituito le proprie figlie, né si sono perse nella spirale senza fondo della delazione e della complicità per paura, in cambio di aiuti, "protezione" e diversi stimoli produttivi che accentuano la diseguaglianza, e questo, a volte, come in questo caso, è altro che propaganda.
Ora si annuncia un conflitto municipale ed il governo di Roberto Albores pretende fare di San Quintin e dintorni un "nuovo" municipio a misura del PRI.
(tradotto dal Comitato Chiapas "capitana Maribel" – Bergamo - maribel@uninetcom.it)
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