Proposta a Marcos

Da La Jornada del 23 gennaio 1999 - Jesús Martínez Saldaña

Leggendo il tuo comunicato ai messicani e alle messicane che vivono all'estero, invitandoli a partecipare il 21 marzo alla consulta per il riconoscimento dei diritti dei popoli indigeni e per la fine della guerra di sterminio in Chiapas, ho trovato molti parallelismi con la lotta che noi emigrati abbiamo portato avanti affinché anche a noi si riconoscano i più fondamentali diritti umani, compreso quello di eleggere i nostri governanti.

Come i popoli indigeni del paese, l'autoritarismo del sistema politico messicano ha mantenuto i quasi 10 milioni di emigrati nella "infracittadinanza".

Come mostra la mia spilla: a 38 anni non ho mai potuto votare in nessuna elezione. Ho potuto partecipare a solo due elezioni nazionali: alla prima consulta nazionale dell'EZLN e, più recentemente, alla consulta del PRD sul Fobaproa.

Secondo lo studioso Arturo Santamaría, la lotta degli emigrati per il voto rimonta almeno al 1929, quando i messicani in California si organizzarono per appoggiare la campagna vasconcelista per la Presidenza. Si intensificò negli anni '80, con l'aumento della comunità messicana nel territorio statunitense e il desiderio di democratizzare i processi politici messicani.

Da allora fino ad oggi e nonostante l'opposizione delle autorità, gli emigrati hanno organizzato proteste e forum pubblici, raccogliendo migliaia e migliaia di firme, realizzando elezioni simboliche e continue attività in relazione al voto ed alla difesa dei diritti di chi fa parte del fenomeno migratorio internazionale.

Nell'agosto del 1996 il Congresso dell'Unione ha incluso nel pacchetto di riforme elettorali il diritto dei messicani all'estero a votare nelle prossime elezioni presidenziali. Tuttavia, in seguito, il Cofipe ha condizionato il nostro voto all'esistenza del Registro Nazionale Cittadino e di un nuovo certificato d'identità nazionale, compito assegnato al Ministero degli Interni. Come c'era da aspettarsi, il Ministero non ha adempiuto al compito, rendendo impossibile il nostro suffragio per il 2000.

E' passato più di un anno da quando gli emigrati radicati nei diversi stati dell'Unione Americana sono tornati a mobilitarsi arrivando a organizzare forum pubblici e diverse delegazioni per il Messico per parlare con le autorità legislative, elettorali e con i rappresentanti dei partiti politici. La nostra richiesta è molto semplice: che il Congresso faccia le modifiche necessarie e conceda una somma ragionevole per permettere il suffragio di una decina di milioni di cittadini all'estero. Rappresentanti dell'IFE hanno dichiarato ripetutamente che l'istituzione è pronta e che ha la capacità di realizzare i compiti che le corrispondono.

Il nostro principale nemico è stata la mancanza di volontà politica delle autorità

Rappresentanti dell'Esecutivo federale e del partito di Stato si sono tirati indietro rispetto all'accordo del 1996 ed hanno sviluppato campagne di discredito. Hanno fatto ricorso ad argomenti senza fondamento per negarci il voto ed adesso dicono che a causa della crisi economica che attraversa il paese, che loro stessi hanno creato, non ci sono risorse per finanziare il voto extraterritoriale.

Per questo, quando i tuoi comunicati parlano di esclusi, non è molto difficile trovare parallelismi con la nostra lotta, un'altra lotta per la dignità umana.

Stai tranquillo che molti emigrati continueranno ad appoggiare le richieste dei popoli indigeni e, in particolare, la consulta del 21 marzo. Molti di noi siamo stati in Chiapas e sappiamo che le verità ufficiali sono tutto meno che verità (puoi trovare la mia testimonianza nel Memorial de Chiapas). Però, perché non fare un passo in più che unisca maggiormente questi gruppi di messicani esclusi?

In concreto propongo che, se fosse possibile, l'EZLN modifichi la consulta aggiungendo un'altra domanda sul rispetto del suffragio dei messicani all'estero. Potrebbe essere qualcosa del genere "E' d'accordo che l'Esecutivo federale e il Congresso dell'Unione realizzino le riforme elettorali del 1996 e permettano ai cittadini messicani all'estero di votare alle prossime elezioni presidenziali iniziando da quelle del 2000?".

Ci aiuterebbe molto la generosità dell'EZLN e, credo, spingerebbe molti emigrati a partecipare alla consulta.

Senz'altro aggiungere, per il momento, ricevi un saluto dal bassofondo michoacano-guanajuatense, terra di migranti.


(tradotto dall'Associazione Ya Basta! Per la dignità dei popoli e contro il neoliberismo)



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