Chiapas: il crollo della scenografia

di Luis Hernández Navarro

L'ultima opera di teatro inscenata dal governo in Chiapas è durata appena due mesi. Ha avuto inizio il 29 marzo con l'annuncio in radio, televisione e stampa della diserzione di un gruppo di zapatisti. È poi finita il 25 maggio, quando la polizia ha arrestato tre persone nel municipio autonomo 17 de Noviembre, inaugurando una nuova escalation poliziesco-militare nella zona del conflitto.

Il primo e più annunciato reinserimento di un presunto gruppo di ribelli è avvenuto solo otto giorni dopo la ben riuscita consulta nazionale sui diritti indigeni organizzata dall'EZLN. Con esso si tentava di dire al Messico ed al mondo che gli zapatisti stavano perdendo velocemente appoggio e che le politiche governative avevano successo. Presto però, la gioia ufficiale è crollata. Diversi dei contadini che hanno partecipato alla consegna delle armi e dei passamontagna raccontarono alla stampa nazionale che non erano mai stati degli zapatisti, oppure che avevano smesso di esserlo dal 1995, e che avevano partecipato alla messa in scena perché il governatore aveva loro offerto aiuti economici e materiali. Alcuni di loro risultarono essere membri del gruppo paramilitare MIRA. Nonostante la batosta, il medesimo piano è stato inscenato in altre comunità.

Però una cosa sono i colpi pubblicitari e un'altra la situazione dentro le comunità indigene ribelli. La consulta del 21 marzo ha ottenuto come risultato immediato nel Chiapas il rafforzamento delle posizioni dell'EZLN e l'unità con le organizzazioni contadine che, senza essere d'accordo con l'uso delle armi, condividono con gli zapatisti le loro rivendicazioni. Molte di queste organizzazioni partecipano attivamente nel governo dei municipi autonomi. I 5 mila delegati che hanno percorso in lungo e in largo il paese sono tornati ai loro villaggi carichi di energia e di esperienze, con la sensazione di contare con una significativa solidarietà e la convinzione della giustezza della loro causa. Questa nuova forza si è tradotta nell'espansione della loro influenza sul territorio e tra la popolazione.

Simultaneamente, lo schema per contenere lo zapatismo utilizzando i gruppi paramilitari vive grosse difficoltà operative. La coesione interna di questi gruppi ha cominciato a sgretolarsi. Con il governo dello stato nel suo "anno di Hidalgo", il finanziamento non fluisce adeguatamente, e una somma importante resta ai vertici e non giunge alle truppe. Inoltre, il massacro di Acteal e lo scandalo internazionale che ha provocato ha obbligato a limitare parzialmente la loro belligeranza, e a utilizzarli in compiti di delazione.

Marcos è nuovamente ricomparso. Ha rilasciato interviste a diversi mezzi informativi che desiderano conoscere il suo punto di vista sulla congiuntura elettorale, e si è riunito con rappresentanti della UNAM e di vari movimenti popolari. La resistenza contro la privatizzazione elettrica e del patrimonio culturale, la rianimazione della lotta dei maestri democratici e la rinascita del movimento studentesco hanno nello zapatismo un punto di appoggio e una fonte di ispirazione.

Infine, la rinuncia al PRI di Pablo Salazar e l'inizio della sua campagna elettorale ha favorito un processo di convergenza di diverse forze politiche e sociali al di fuori del partito ufficiale, che mette alle strette le ambizioni del governatore Albores.

È questo contesto in cui il governo ha deciso di chiudere la sua ultima stagione di teatro, e di ritornare al vecchio libretto della escalation militare. Tra il 25 maggio e il 14 giugno l'Esercito e la polizia di Seguridad Publica hanno realizzato perlomeno un'azione di forza al giorno. Incursioni militari, detenzione di civili, pattugliamenti, perquisizioni di case, installazione di accampamenti militari, posti di blocco sono tornati ad essere la "medicina" applicata per combattere la malattia ribelle. Come in altre occasioni, la persecuzione non viene concentrata esclusivamente sui villaggi zapatisti, ma viene invece diretta, anche contro organizzazioni contadine democratiche.

La nomina di Diodoro Carrasco a ministro degli interni è stata presentata come un segnale positivo sulla via dello scioglimento del nodo chiapaneco. Presto è venuto in evidenza che possono cambiare i funzionari, ma le politiche proseguono. Lo scorso 5 gennaio davanti al corpo diplomatico, l'allora ministro degli interni ha confessato che la politica verso l'EZLN non era il cercare la pace, ma la soluzione del conflitto. L'unico che si è modificato in questi giorni nel Chiapas è stata la scenografia e i volti di alcuni attori. La politica della forza continua.


[fonte: http://serpiente.dgsca.unam.mx/jornada/1999/jun99/990622/navarro.html]


(tradotto dal Consolato Ribelle del Messico-Brescia ezlnbsit@tin.it)



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