Passi avanti... passi indietro

22 gennaio 1999

SIPAZ - Relazione n. 1 - Anno 4°


SINTESI

Alla fine di novembre, nel mezzo di continue tensioni e violenze, 3 mila rappresentanti della società civile messicana si sono riunite in Chiapas per discutere il modo per riattivare lo stagnante processo di pace. Si è trattato del primo incontro tra l'EZLN (Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale) e la società civile messicana da più di due anni. Il principale risultato di questa riunione è stato l'accordo per l'organizzazione della consulta nazionale convocata dall'EZLN e programmata per il 21 marzo 1999. L'obiettivo è consultare i messicani sul riconoscimento dei diritti dei popoli indigeni e più in particolare sull'appoggio o meno alla proposta di legge della COCOPA (Commissione di Concordia e Pacificazione, formata da parlamentari), elaborata per dar corso agli Accordi di San Andrés. Questi accordi sono stati firmati dal governo messicano e dall'EZLN nel febbraio del 1996. In seguito l'EZLN aveva accettato la proposta della COCOPA, ma il governo l'aveva rifiutata. Da quel momento l'EZLN ha insistito che l'adempimento degli Accordi di San Andrés è una delle condizioni necessarie per riprendere il dialogo col governo.

Durante l'incontro con la società civile (novembre '98), alcuni leader dell'EZLN si sono riuniti per due volte con la COCOPA, commissione incaricata di coadiuvare il dialogo tra l'EZLN e l'amministrazione Zedillo. Le riunioni sono state utili per ristabilire un contatto diretto tra l'EZLN e la COCOPA dopo quasi due anni, ma non hanno avuto esito per far progredire nella ripresa dei negoziati.

Quattro settimane dopo, il 22 dicembre, sette mila persone si sono riunite ad Acteal per celebrare il primo anniversario del massacro di 21 donne, 15 bambini e 9 uomini da parte di un gruppo paramilitare. Contemporaneamente, la Procura Generale della Repubblica (PGR) ha pubblicato il suo "Libro Bianco su Acteal". Nella pubblicazione si accusano le autorità locali per non aver affrontato adeguatamente quella che, si suggerisce, è stata una disputa locale. Viene menzionato anche l'EZLN come una causa indiretta del massacro, ma non si presta molta attenzione ad un'altra causa molto più diretta: l'esistenza di gruppi paramilitari come quello che ha effettuato il massacro di Acteal. La relazione suggerisce che un altro fattore è stato "la mancanza di presenza delle istituzioni della procura della giustizia" sminuendo il fatto che la polizia era presente ad Acteal proprio mentre aveva luogo il massacro. Il rapporto documenta anche il processo in corso contro un centinaio di persone vincolate al caso. Tuttavia, in apparente contraddizione con il significato che avrebbero questi procedimenti giudiziari, alcuni gruppi paramilitari continuano ad agire nella più totale impunità in diverse parti del Chiapas.

In relazione a tutto questo, il governatore del Chiapas, Roberto Albores Guillén, ha consegnato al Congresso dello Stato una proposta di legge di Amnistia. L'intenzione dichiarata è quella di disarmare i "gruppi civili" chiarendo che l'amnistia si limiterà alle denunce per possesso e detenzione di armi da fuoco. Tuttavia, questa proposta è stata criticata da alcuni leader imprenditoriali e da Paz y Justicia, organizzazione identificata come gruppo paramilitare: secondo loro la proposta dovrebbe includere l'EZLN (protetto invece dalla Legge per il Dialogo). Parallelamente i partiti politici di opposizione e i gruppi dei diritti umani suggeriscono che questa proposta rafforzerebbe invece l'impunità e faciliterebbe l'anonimato dei gruppi paramilitari.

Nel frattempo questi gruppi continuano ad operare in molte zone del Chiapas; la Polizia di Sicurezza Pubblica e l'Esercito federale continuano a penetrare nelle comunità che sono basi d'appoggio zapatiste. In seguito a ciò, molte comunità si trovano divise e una cifra tra le 15 e le 20 mila persone sono sfollate. A cinque anni dall'insurrezione zapatista, i livelli di povertà sono ancora molto alti, gl'indici di violenza e di conflittualità sociale sono altissimi e non si vedono molte prospettive di progresso a breve tempo per quanto riguarda lo stagnante processo di pace. Allo stesso tempo il governo messicano sta lanciando una nuova campagna di persecuzione verso gli stranieri che viaggiano verso il Chiapas. In gennaio l'Istituto Nazionale di Migrazione ha imposto la sanzione di non ritorno al paese per due anni a due persone che visitavano il Chiapas con l'organizzazione nordamericana Global Exchange, che al proposito ha dichiarato: "Le nostre attività educative non avevano mai ricevuto delle accuse così forti ed aggressive da parte di nessun altro paese del mondo".

A livello nazionale, il governo messicano sta affrontando una serie di problemi difficili: economia deteriorata, entrate ridotte per la caduta del prezzo del petrolio, forti diminuzioni nel bilancio preventivo concesso ai programmi sociali, controversie sugli scandali del sistema bancario messicano, narcotraffico e gruppi armati, sia paramilitari che ribelli. Le elezioni presidenziali ormai all'orizzonte, appaiono come un altro elemento di pressione che ostacola, più che facilitare, gli sforzi per risolvere i problemi sociali. In questo contesto il Chiapas è solo un punto nella lista delle pressanti sfide da affrontare.

In dicembre, con un'azione senza precedenti, 50 ufficiali militari dissidenti hanno marciato in Città del Messico per protestare contro il sistema di giustizia militare. Hanno anche criticato, in quanto anticostituzionale, l'espansione del ruolo dell'esercito, come per esempio in attività che sarebbero di competenza della polizia. Non è molto chiaro qual è il grado d'appoggio che potrebbero avere all'interno delle Forze Armate. Tuttavia la dissidenza interna pubblica rompe con la tradizione militare messicana e pone inevitabilmente domande sul futuro ruolo dei militari in Messico.

Alcuni gruppi internazionali dei diritti umani, compresi Amnesty International, Human Rights Watch e la Commissione Interamericana dei Diritti Umani dell'Organizzazione degli Stati Americani (OEA), hanno pubblicato relazioni che lanciano forti critiche alla politica del governo messicano per quanto riguarda i diritti umani. E' comunque importante menzionare la risoluzione del Senato Messicano che ha riconosciuto la competenza della Commissione Interamericana dei Diritti Umani della OEA nei casi di violazione ai diritti individuali.

La consulta nazionale, programmata per marzo, è un tentativo per mobilitare la società civile e per far pressione sul governo per rompere l'attuale situazione di impasse. Nel frattempo alcuni circoli della società civile messicana stanno studiando la possibilità di costituire un organo di mediazione nazionale per il processo di pace in Chiapas.

AZIONI RACCOMANDATE

Fare pressioni all'amministrazione Zedillo per:

Per i cittadini dell'Unione Europea:

Per favore scrivere a:

Comisión de Concordia y Pacificación

Paseo de la Reforma # 10, piso 17 México, DF - México - Fax: (int-52) (5) 535 2726

Lic. Ernesto Zedillo Ponce de León - Presidente de la República - Palacio Nacional

06067 México, DF - México - Fax: (int-52) (5) 271 1764 / 515 4783 - E-mail: webadmon@op.presidencia.gob.mx

Francisco Labastida Ochoa - Secretario de Gobernación

Bucareli 99, 1o. piso Col. Juárez 06699 México, DF - México - Fax: (int-52) (5) 546 5350 / 546 7380


ATTUALITA'

Nel primo incontro tra l'EZLN e la società civile a più di due anni dall'ultimo, 29 leader dell'EZLN si sono incontrati con 3 mila rappresentanti della società civile messicana a San Cristóbal de Las Casas, dal 20 al 22 novembre dell'anno scorso. Questo incontro è stato visto da molta gente come un passo importante per risollevare lo stagnante dialogo tra l'EZLN e il governo federale. In questo incontro, l'EZLN e i rappresentanti della società civile hanno discusso sulla percorribilità e sulle modalità di una consulta nazionale basata sulla "proposta della COCOPA" in materia di diritti e cultura indigena. Questa proposta di legge implica cambiamenti costituzionali che riflettono quanto concordato negli Accordi di San Andrés firmati dal governo messicano e dall'EZLN nel febbraio del 1996. Nel dicembre di quello stesso anno l'EZLN aveva accettato quella proposta, ma il governo l'ha rifiutata acutizzando così l'impasse del dialogo. Per l'EZLN l'adempimento degli Accordi di San Andrés è una delle cinque condizioni imprescindibili per riprendere il dialogo.

Durante l'incontro, la delegazione degli zapatisti, tra cui si trovavano i comandanti Tacho, David, Zebedeo e il maggiore Moisés, si è riunita due volte con la COCOPA per discutere una possibile ripresa del dialogo tra l'EZLN e il governo. In queste riunioni l'EZLN ha riproposto le sue cinque condizioni ed ha chiesto alla COCOPA il suo appoggio nella consulta nazionale. In gennaio la COCOPA ha deciso di non appoggiare la consulta zapatista dichiarando che "non può essere alleata di una delle parti".

Il 1° gennaio, per il quinto anniversario dell'insurrezione zapatista, l'EZLN ha emesso un comunicato in cui ha invitato la società civile "alla mobilitazione pacifica, alla lotta per i diritti di tutti, (..), alla ferma richiesta di spazi di partecipazione democratica...". In più ha dichiarato che "il 1998 è stato l'anno della guerra governativa contro le comunità indigene del Messico." A sua volta il coordinatore per il dialogo, Emilio Rabasa Gamboa, ha valutato i cinque anni di zapatismo come "una sconfitta, perché non sono migliorate le condizioni di vita delle comunità indigene".

UN ANNO DOPO IL MASSACRO DI ACTEAL

Duemila basi di appoggio zapatiste erano presenti, tra le più di settemila persone al primo anniversario del massacro, ad Acteal il 22 dicembre 1997, dove furono assassinati 21 donne, 15 bambini e 9 uomini da presunti paramilitari.

Alcuni giorni prima della commemorazione, la Procura Generale della Repubblica ha fatto conoscere il suo Libro bianco di Acteal. Nelle sue conclusioni questo libro dice che il crimine di Acteal è stato possibile grazie alla sorprendente assenza di canali istituzionali per la soluzione pacifica dei conflitti, all'incapacità delle autorità locali responsabili della giustizia ed alla mancanza di conciliazione dei diversi interessi politici delle comunità dello stato". In più conclude che "il massacro di Acteal è una conseguenza diretta dell'esistenza di un gruppo armato (l'EZLN)" e che uno dei detonatori è stata "la mancanza di presenza delle istituzioni della procura di giustizia". Le ultime conclusioni sono state fortemente criticate dalle organizzazioni dei diritti umani e dalla diocesi di San Cristóbal. Il vicario per la Giustizia e la Pace della diocesi, Gonzalo Ituarte, ha segnalato che le forze di sicurezza erano presenti a un centinaio di metri dal massacro ed ha aggiunto che "è strano che la PGR indichi nelle sue indagini le cause indirette (l'esistenza dell'EZLN) e non quelle dirette (l'esistenza dei gruppi paramilitari)". Il senatore priista Pablo Salazar Mendiguchía, membro della COCOPA, ha dichiarato che il documento è insoddisfacente per tutti, in quanto non si è indagato a fondo sull'organizzazione e sull'addestramento dei paramilitari. Un altro senatore Carlos Payán ha considerato che "è una relazione moscia, che non prende in considerazione la guerra di bassa intensità che esiste in Chiapas".

Secondo la relazione della PGR sono stati processati 84 civili (autori materiali), 11 poliziotti (per detenzione di armi da fuoco di uso esclusivo dell'esercito), l'ex sindaco di Chenalhó e un ex militare. In più sono stati arrestati 7 ex persone pubbliche per abuso di autorità e/o per reati commessi contro l'amministrazione della giustizia. Ci sono ancora 32 ordini di cattura pendenti. In gennaio un ex ufficiale della Sicurezza Pubblica e un ex agente del Ministero Pubblico sono stati arrestati con l'accusa di aver permesso ai gruppi civili della zona di armarsi.

PROPOSTA DI AMNISTIA PER I GRUPPI CIVILI ARMATI

Nella comunità di Unión Progreso, municipio di El Bosque, è cresciuta la tensione a metà di dicembre. Gli abitanti sono stati accusati di aver perpetrato un'imboscata con armi di grosso calibro in cui è morto un bambino. Di fronte alle voci di un'azione poliziesca con presunta partecipazione di paramilitari, le basi di appoggio sono fuggite montagne dove sono rimaste una settimana. Alcuni giorni prima di Natale sono tornate e si è installato nella comunità un "accampamento civile per la pace" con osservatori nazionali ed internazionali. A Unión Progreso sono morti, nel giugno dell'anno scorso, 5 indigeni in un'azione coordinata della polizia e dell'Esercito.

Mentre le comunità indigene, come Unión Progreso, Acteal e Polhó continuano a denunciare la presenza e le persecuzioni da parte di presunti gruppi paramilitari, il governatore del Chiapas, Roberto Albores Guillén, ha consegnato al Congresso dello Stato una proposta di legge di "Amnistia per il Disarmo dei Gruppi Civili nello Stato del Chiapas". Detta iniziativa promuove un'amnistia per i gruppi armati, eliminando qualunque azione penale nel caso si tratti esclusivamente di delitti di possesso, detenzione e raccolta di armi da fuoco e di sostanze esplosive. In più include la possibilità di offrire lavoro in cambio della consegna delle armi. L'iniziativa esclude esplicitamente i militanti dell'EZLN, perché protetti dalla Legge per il Dialogo. Tuttavia rappresentanti di varie organizzazioni come il gruppo paramilitare Paz y Justicia e la Camera Nazionale di Commercio hanno chiesto che la legge sul disarmo includesse l'Esercito Zapatista. D'altra parte, secondo alcuni commenti dei partiti d'opposizione ed organizzazioni dei diritti umani, l'iniziativa del governatore potrebbe, in fondo, tentare di lasciare senza indagini e castigo gli assassinii e le persecuzioni commessi dai gruppi paramilitari.

Il governatore ha negato esplicitamente l'esistenza di gruppi paramilitari, perché questa denominazione ammetterebbe implicitamente che l'Esercito stesse organizzando e addestrando i gruppi armati e questo, secondo lui, non è stato provato. In più ha detto che le autorità giuridiche avrebbero citato per comparire di fronte alla Procura Generale della Repubblica (PGR) tutti i gruppi che hanno affermato che esistono paramilitari perché provino l'esistenza di questo vincolo.

DISACCORDO NELL'ESERCITO FEDERALE

A dicembre una cinquantina di ufficiali militari sottoposti a processo penali hanno marciato in Città del Messico. Erano membri del cosiddetto Comando Patriottico di Coscientizzazione del Popolo (CPCP) ed hanno dimostrato il loro disaccordo con il regime interno all'esercito. Hanno chiesto, tra le altre cose, la scomparsa del forum di guerra in modo che i militari vengano giudicati come qualunque altro cittadino messicano e non da un organo speciale. Questi militari hanno anche protestato per il fatto che l'esercito sia entrato "in attività che non gli competono come quelle di polizia, giuridiche e nei posti di controllo della popolazione civile, che sono anticostituzionali". Nella marcia guidata dal tenente colonnello Hildegardo Bacilio Gómez, uno degli slogan gridati è stato "Le autorità devono comandare obbedendo" (un concetto che usano gli zapatisti). Da parte sua, la Procura Generale di Giustizia Militare ha dichiarato che Bacilio Gómez è sottoposto a processo per i reati di insubordinazione e disobbedienza dal 1997 e che si trova libero sulla parola. Ha annunciato l'inizio di un procedimento penale contro di lui per diserzione, per non aver adempiuto con gli obblighi che deve rispettare nel suo stato di libertà condizionata. In gennaio, 5 membri del CPCP sono stati arrestati e Bacilio Gómez è uscito dal paese per evitare la cattura.

ELEZIONI STRAORDINARIE SENZA NOVITA'

Come conseguenza delle elezioni del 4 ottobre, è aumentata la tensione nella zona di conflitto e si sono realizzate, senza incidenti gravi, occupazioni di presidenze in vari municipi, come ad Altamirano. In altre località, per esempio a Nicolás Ruiz e Venustiano Carranza, si sono avuti omicidi in concomitanza con le elezioni. A Las Margaritas e Oxchuc l'opposizione è riuscita a negoziare con il sindaco priista eletto, la formazione di un consiglio municipale plurale e ad evitare così problemi. Il PRD ha accettato alla fine di dicembre, durante negoziati con il governo statale, la creazione di Consigli di Vigilanza in 15 municipi. Il loro ruolo sarebbe quello di controllare la gestione delle risorse e l'esercizio del potere. Questi consigli plurali parteciperebbero alle riunioni senza diritto di parola né di voto ed avrebbero accesso all'informazione sull'amministrazione e sul bilancio preventivo.

Mentre stiamo scrivendo questa relazione, la situazione politica nel municipio di Ocosingo, il più grande del Chiapas, è ancora insicura. Le elezioni di ottobre hanno dato come risultato il trionfo del PRI, grazie pure al forte astensionismo e ai brogli elettorali. Questo risultato ha generato forti critiche dei partiti d'opposizione per la loro scarsa rappresentanza del nuovo municipio eletto. Per questo, a metà dicembre, questi partiti e alcune organizzazioni sociali hanno eletto in assemblea il proprio "consiglio municipale sovrano". Hanno chiesto di nuovo la formazione di un consiglio municipale plurale con una rappresentanza equa del PRI e dei partiti d'opposizione come si era riusciti a negoziare dopo le elezioni del 1995.

Le elezioni straordinarie del 6 dicembre sono trascorse senza problemi e novità nei nove municipi e nei quattro distretti in cui non si erano realizzate a causa delle inondazioni di settembre e del conflitto politico a San Juan Chamula. Con un astensionismo del 70%, il PRI ha guadagnato sei municipalità, il PRD due e il PAN una. I quattro distretti sono stati vinti dal PRI.

LE CRITICHE A LIVELLO INTERNAZIONALE CONTINUANO

A livello internazionale sono continuate le critiche al governo messicano per le violazioni ai diritti umani. Amnesty International, Human Rights Watch e la Commissione Interamericana dei Diritti Umani dell'Organizzazione degli Stati Americani, hanno accusato con forza il Messico nelle loro relazioni. Pierre Sané, direttore di Amnesty International, ha detto che le violazioni dei diritti umani in Messico è sempre più grave e che non esiste un impegno reale del governo per proteggere i diritti umani nel paese. Nella sua visita in Chiapas e dopo essersi riunito con alcune ONG, compresa SIPAZ, il vice ministro inglese per le relazioni estere, Tony Lloyd, ha commentato che il governo messicano sa che, nell'ambito del trattato commerciale tra il Messico e l'Unione Europea, deve esistere il rispetto dei diritti umani nelle nazioni partecipanti.

Nella sua relazione sul 1998, Human Rights Watch ha constatato: "Sulla difensiva, dopo il massacro (di Acteal), il governo federale non ha reagito per frenare i simpatizzanti del PRI, disposti ad usare la violenza, ma ha agito aggressivamente contro i simpatizzanti dell'EZLN e contro gli osservatori internazionali in Chiapas".

Tuttavia un cambiamento significativo nel comportamento del Messico c'è stato alla fine dell'anno scorso, quando il Senato della Repubblica ha approvato il riconoscimento della competenza della Corte Internazionale di Diritti Umani della OEA in tutti i casi di violazioni alle garanzie individuali. Tuttavia questo riconoscimento esclude i casi di espulsione di stranieri basati sull'art. 33 della Costituzione.

Nel frattempo le autorità messicane continuano a perseguitare gli stranieri che viaggiano in Chiapas, sette stranieri hanno ricevuto citazioni mentre si recavano alla commemorazione del massacro di Acteal il 22 dicembre. Il 1° gennaio le autorità migratorie hanno citato tre membri di una delegazione dell'organizzazione statunitense Global Exchange che aveva visitato la comunità zapatista di Oventic. Global Exchange ha commentato: "Le nostre attività educative non hanno mai ricevuto una reazione così forte ed aggressiva da parte delle autorità in nessun altro paese del mondo".

Riguardo alla critica che gli organismi internazionali dirigono contro il governo, la presidente della Commissione Nazionale dei Diritti Umani, Mireille Roccatti, ha dichiarato che il governo "non può pensare che ogni denuncia sia qualcosa di fittizio o per richiamare l'attenzione, ma deve interessarsi ad ogni caso". Ha aggiunto che il governo deve impegnarsi in ogni caso per correggere qualsiasi meccanismo che produce questa violazione ai diritti umani.

LA CONSULTA NAZIONALE

"Consulta Nazionale per il Riconoscimento dei Diritti dei Popoli Indigeni e per la fine della Guerra di Sterminio".

La consulta si realizzerà il 21 marzo del 1999 nei 32 stati del paese e nei luoghi all'estero in cui ci siano messicani. Potranno parteciparvi tutti i messicani e le messicane che abbiano un'età maggiore dei 12 anni.

La consulta si terrà per mezzo di urne o seguendo gli usi e costumi nelle comunità indigene che decidano per questa forma. Consiste in quattro domande a cui di dovrà rispondere con un "sì", un "no" o un "non so":


ANALISI

LUCI E OMBRE SULLA SCENA NAZIONALE

In tutto il territorio nazionale si analizza e si vaticina che il 1999 sarà un anno con scenari ancor più difficili ed avversi per lo sviluppo economico e l'ambiente politico, come pure per i possibili progressi verso la pace in Chiapas, di quanto sia stato il 1998. Sono molti i segnali che avallerebbero i colori grigi e persino neri di questi scenari futuri, a corto e medio raggio nel territorio nazionale.

E' vero che, all'inizio dell'anno il ministro degli Interni, Francisco Labastida Ochoa, ha detto che "nel 1999 non ci saranno problemi irrisolvibili". Ma è poco probabile che il governo federale possa dare quest'anno delle soluzioni reali ai gravi problemi ancora in sospeso come, per esempio, la sempre più deteriorata economia familiare, la situazione di 40 milioni di messicani che vivono in povertà, il problema del conflitto in Chiapas, la riduzione della spesa sociale, i problemi delle Banche, il narcotraffico, l'insicurezza sociale e i gruppi armati.

Questo fiume crescente di questioni da risolvere prefigura una conflittualità che né il governo, né i partiti politici sono in grado di risolvere, soprattutto visto che le elezioni presidenziali del 2000 costituiscono una diga assillante. L'incapacità del governo attuale nel risolvere queste questioni negli ultimi anni ha generato un sempre maggior scontento tra i cittadini.

Persino nell'Esercito si possono sentire voce dissidenti, come quella del Comando Patriottico che ha rotto la tradizione secondo cui le questioni militari si risolvevano solo al suo interno. Le richieste di questo gruppo vanno oltre una democratizzazione e una ristrutturazione di fondo nella legislazione delle forze armate. Non si conosce ancora quanto appoggio questo gruppo possa godere all'interno dell'Esercito. Risulta di sommo interesse la rotta che può prendere in relazione al ruolo delle forze armate nella presa di decisioni politiche nel paese.

Bisogna ricordare che, negli ultimi 5 anni, il governo messicano ha investito cospicue somme di denaro nell'acquisto di equipaggiamento militare moderno, come quello volto a contrastare rivolte di massa. Contemporaneamente ha aumentato considerevolmente l'addestramento alla guerra di antiguerriglia e psicologica di centinaia di ufficiali militari, per esempio, nella criticata "Scuola delle Americhe" negli Stati Uniti. La costante mobilitazione militare, non solo nelle comunità con influenza zapatista, ma anche in altri stati come il Guerrero e Oaxaca, hanno costituito un altro segnale avverso alla distensione e alla pace in Messico.

La risposta del governo di fronte alle critiche sulla sua capacità e sulla sua volontà di risolvere i problemi fin qui segnalati, sembra mantenersi al livello di parole e continuare sistematicamente nello stesso modo: minimizzando e criminalizzando. Questo è vero sia per il movimento zapatista ("il problema del Chiapas è solo di quattro municipi"), che per i militari dissidenti che vengono accusati di essere delinquenti e di essere isolati.

In Chiapas, un altro punto di preoccupazione ha a che vedere con la proliferazione di "gruppi civili armati", soprattutto di filiazione priista. La discussione intavolata ultimamente per sapere se questi gruppi sono o no "paramilitari" - come li qualificano gli zapatisti e le organizzazioni dei diritti umani - distoglie l'attenzione da quello che dovrebbe essere il succo del discorso: cioè la mancanza di una risposta adeguata da parte delle autorità per porre fine all'esistenza di quei gruppi, qualunque sia il loro nome. In questo senso, non si vede chiaramente come l'iniziativa di legge di amnistia e disarmo dei gruppi armati, proposta dal governo del Chiapas, possa contribuire a chiarire il funzionamento di questi gruppi e la loro responsabilità nelle situazioni di violenza verificatisi nello stato negli ultimi anni. Al contrario l'amnistia potrebbe garantire loro impunità e anonimato.

In questo oscuro panorama, la consulta convocata dagli zapatisti per marzo potrebbe essere uno strumento che aiuta a sbrogliare la complessa situazione dei negoziati di pace. Questa consulta non solo vuole essere un invito alla società messicana affinché si pronunci sulla questione dell'incorporazione della legge indigena nella Costituzione, ma punta a generare una grande mobilitazione della società civile. Gli zapatisti puntano a far sì che questa mobilitazione possa arrivare ad incidere sulla ripresa dei dialoghi di pace, passando attraverso l'adempimento degli Accordi di San Andrés, la formazione di un'istanza di mediazione riconosciuta dalle parti ed il compimento delle altre condizioni che l'EZLN ha posto per riannodare il negoziato.

Nel frattempo, i discorsi delle parti in conflitto si sono polarizzati sempre più ed ognuna delle parti usa simultaneamente la stessa notizia per darne la responsabilità alla controparte. Per esempio, si accusano a vicenda dell'impasse del dialogo, di non avere una volontà vera di negoziare politicamente e del massacro di Acteal.

A proposito di questi fatti, ad un anno di distanza, si son osservati ben pochi progressi sia a livello giuridico che riguardo alle condizioni per il ritorno di migliaia di sfollati, così come pure per lo scioglimento dei gruppi civili armati. Nel Libro Bianco di Acteal della PGR si è andati avanti poco, visto che le sue conclusioni sono molto simili a quelle che questo ufficio presentava l'anno scorso. La credibilità della relazione della PGR è scalzata dalla mancanza di riconoscimento dell'implicazione di elementi delle forze di sicurezza nell'appoggio ai gruppi paramilitari, come nel caso di Acteal, e per il fatto che questi gruppi continuano ad operare in piena impunità.

Negli ultimi mesi il governo federale ha fatto pressioni per un dialogo diretto, che l'EZLN ha rifiutato con forza fino a quando non si compiano le condizioni poste da più di due anni. Contemporaneamente si è dimostrato disponibile alla possibilità di una mediazione solo nel caso sia nazionale. Nel frattempo vari settori della società messicana, rispondendo all'invito degli zapatisti, e anche per iniziativa propria stanno facendo pressioni sulla società civile perché da lì nasca un gruppo di messicani e messicane che si occupi di questo urgente compito.

Fortunatamente esiste anche una forte preoccupazione della comunità internazionale affinché si trovi una soluzione giusta e duratura per il Chiapas, e questo continuerà ad essere fondamentale per far arrivare il loro messaggio costruttivo a un governo fortemente preoccupato per la propria immagine internazionale. Questo si è visto con chiarezza, all'inizio di gennaio, durante la riunione annuale tra gli ambasciatori messicani e il governo federale, in cui si è chiesto agli ambasciatori di spiegare nei diversi paesi, gli sforzi che le autorità stanno realizzando per raggiungere la pace in Chiapas.

Fonte: SIPAZ Oficina Internacional - P.O. Box 2415 - Santa Cruz, CA 95063 USA

Tel. & Fax: 831 425 1257 - E-mail: sipaz@igc.org


(tradotto dall'Associazione Ya Basta! Per la dignità dei popoli e contro il neoliberismo - Lombardia)



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