Referendum nazionale

da El Universal del 20 marzo 1999, di Gerardo Unzueta

Tre importanti atti a cui hanno partecipato decine di migliaia di messicani, concentrati in una settimana, costituiscono un vero referendum sulla politica del governo di Ernesto Zedillo.

Sono: la manifestazione degli studenti della UNAM, lo stesso giorno in cui il rettore Barnés faceva approvare, in un'azione all'alba al di fuori del territorio universitario e con l'assenza di 35 consiglieri, le modifiche al Regolamento Generale dei Pagamenti; l'immensa manifestazione che si dice sia la più grande che si sia svolta nella città, del 18 marzo contro la privatizzazione dell'industria elettrica a cui si sono unite le richieste studentesche ed in cui è giunto il combattivo esodo per la democrazia di migliaia di guerrerensi e, infine, la Consulta Cittadina di domani, domenica, "Per il rispetto dei diritti degli indigeni e per la fine della guerra di sterminio", che già adesso, prima della realizzazione, ha avuto ampio appoggio in tutto il paese.

Da questo referendum nazionale si può trarre una sola conclusione: il popolo messicano condanna nel suo insieme la politica del gruppo governante, la politica del regime di partito di Stato. E la forza di questo rifiuto è tale che già oggi questo gruppo dimostra le crepe di un apparato antidemocratico di potere.

1. La protesta studentesca contro l'aumento delle tasse ha posto una questione fondamentale: la gratuità dell'insegnamento superiore in accordo con la categorica formulazione dell'articolo 3 della Costituzione. Il rettore e la sua parte del Consiglio hanno opposto al rifiuto giovanile una concezione dell'educazione superiore che pone l'Università come un servizio individuale per gli studenti, per il quale questi devono pagare, anche se poco; adottato il principio, il pagamento dopo potrebbe essere maggiore, fino a coprire le spese, liberando lo Stato da un obbligo costituzionale. Con questo si nega il valore dell'apporto degli studenti alla società messicana; questi contribuiscono, personalmente e come società, all'elevazione del livello culturale del paese in tutti gli aspetti e fanno uno sforzo che, invece di farglielo pagare, dovrebbe essere compensato. Prendendo una professione gli studenti hanno migliori entrate e condizioni di vita? Certo, ma danno alla nazione un apporto moltiplicato in valore ed importanza. Per questo il minimo che possono fare la società e lo Stato è fornire una preparazione gratuita. Per questo la protesta studentesca è parte del referendum avverso alla politica educativa elitista, vecchia, neoliberista nel peggior senso, di questo governo e dei sui uomini come Francisco Barnés de Castro.

2. Giovedì 18 marzo, anniversario dell'espropriazione petrolifera, si è avuta una grande giornata in difesa della sovranità della nazione, non solo per il rifiuto di centinaia di migliaia di messicani al tentativo di vendere l'industria elettrica e petrolchimica, ma perché ha dato luogo alla nascita di una proposta di piattaforma "punto di unione e di sostegno di volontà e sforzi per recuperare la guida del paese per la democrazia" presentata da Cuauhtémoc Cárdenas. Si può affermare, senza dubbio, che l'atto del Monumento della Rivoluzione alla mattina e la grande manifestazione guidata dal Sindacato Messicano degli Elettricisti, hanno costituito una sola ed unica espressione di ciò che oggi è una decisione fondamentale del paese, cambiare la rotta di sudditanza e consegna, di impoverimento ed emarginazione, su cui si sta portando il paese ed aprire l'orizzonte verso un nuovo governo. Questo dovrebbe rispondere, ha espresso il capo del Governo del Distretto Federale, alle priorità che oggi sono di fronte al paese: "Rispondere con urgenza alle necessità dei messicani e delle messicane, ristabilire la pace, garantire i diritti, rispettare le leggi, sanare l'economia ed affermare la sovranità". Le sei questioni presenti nella proposta a cui ci riferiamo hanno posto il referendum davanti a una scelta che oggi si offre alle forze democratiche in Messico: difendere il presente e aprire un sentiero verso il futuro.

3. Questo referendum, però, esige anche una culminazione immediata. Nessun programma dimostrerà chiaramente la sua prospettiva se non include i diritti dei popoli indigeni. E a questa questione bisogna dare una risposta domani nella Consulta Nazionale convocata dall'EZLN. Insieme a milioni di messicani, domani andremo davanti ai nostri fratelli indigeni a rispondere Sì! all'inclusione dei popoli indigeni "con tutta la loro forza e la loro ricchezza nel progetto nazionale e perché formino parte attiva nella costruzione di un Messico nuovo". Anche milioni di firme diranno Sì!, siamo d'accordo che "i diritti indigeni devono essere riconosciuti nella Costituzione messicana in conformità agli accordi di San Andrés" e alla proposta della Cocopa. Come non essere d'accordo sul fatto "che dobbiamo raggiungere la pace vera per la via del dialogo, smilitarizzando il paese con il ritorno dei soldati nelle caserme, come stabiliscono la Costituzione e le leggi?" e ratificarlo con la nostra firma e quella di milioni. Ed infine come dimenticare chi ci presenta la quarta domanda: "Sei d'accordo che il popolo del Messico deve organizzarsi ed esigere che il governo comandi obbedendo in tutti gli aspetti della vita nazionale?". Sì, firmeremo ed inviteremo tutti a firmare: è il diritto ad essere indigeni, a vivere e pensare come un indigeno, e come parte della società messicana, è questo diritto che stiamo unendo a questo referendum nazionale con la nostra firma.


(tradotto dall'Associazione Ya Basta! per la dignità dei popoli e contro il neoliberismo - Lombardia)



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