Da Il Sole 24 Ore (Economia internazionale) - Zedillo e il maxi presito pre elettorale – 16/6/99

Un'operazione preventiva da 23,6 miliardi di $

Il Messico riceve un maxi-prestito


NEW YORK - Il Messico ha firmato ieri un'assicurazione da quasi 24 miliardi di dollari contro i "rischi elettorali" per la sua economia e le sue finanze: grazie a una serie di accordi con le organizzazioni multilaterali, a cominciare dal Fondo monetario internazionale, ha rastrellato un pacchetto di finanziamento da 16,8 miliardi di dollari. E ha ottenuto nuove linee di credito d'emergenza per 6,8 miliardi di dollari dai suoi due partner commerciali nel Nafta, gli Stati Uniti e il Canada. In tutto quindi 23,6 miliardi di dollari.

I fondi dovrebbero giocare un ruolo essenziale soprattutto nel conservare la fiducia degli investitori e dei mercati globali mentre il Messico marcia verso l'apertura delle urne presidenziali, un periodo tradizionalmente contrassegnato da tensioni e imprevisti per il Paese. E che preannuncia sfide dall'esito incerto: il partito da 70 anni al potere, il Partito rivoluzionario istituzionale del presidente Ernesto Zedillo il cui mandato scade a dicembre del 2000, dovrebbe svolgere primarie aperte per scegliere il suo candidato e l'opposizione si è rafforzata negli ultimi anni sull'onda delle riforme avvenute nel paese.

"Gli accordi aiuteranno la stabilità del Messico – dice Chip Brown, senior economist per l'America latina della Morgan Stanley -. Si tratta di forme di sostegno supplementare, al contrario del Brasile dove i fondi internazionali sono invece necessari davanti alle difficoltà. Il Messico rappresenta una storia di moderazione: l'economia si sta riprendendo, anche se più lentamente del previsto e ostacolata dalla debolezza del sistema finanziario. Il bilancio pubblico appare sotto controllo, l'inflazione in fase di rallentamento, i tassi di interesse non dovrebbero peggiorare, la situazione politica non sembra presentare ferite profonde, semmai una maggiore trasparenza. Il test elettorale allunga un'ombra di incertezza, ma gli orizzonti non dovrebbero diventare troppo scuri: anche una sorpresa dalle urne, sempre negativa per gli investitori, non dovrebbe comportare gravi minacce alla direzione del paese".

Il governo messicano ha ieri delineato un quadro economico solido rispetto ad altre nazioni dell'America latina, che sono state colpite dalla crisi asiatica e dei mercati emergenti: il ministro della Finanze, José Angel Gurria, ha previsto una crescita del 3% quest'anno e del 5% l'anno prossimo, investimenti diretti dall'estero per 10-11 miliardi nel 2000 e ha stimato le riserve internazionali nella cifra record di 30 miliardi di dollari. L'inflazione, nei calcoli ufficiali, dovrebbe scendere sotto il 10 per cento. Le autorità hanno tuttavia annunciato i dettagli del pacchetto di aiuti per superare le potenziali incognite.

Un'intesa con la Federal Reserve e il Tesoro degli Stati Uniti e la Banca centrale del Canada, cioè con i due paesi legati al Messico nell'accordo di libero scambio per il Nordamerica, metterà a disposizione sotto forma di swap 6,8 miliardi di dollari per "ridurre la vulnerabilità dell'economia a inattesi cambiamenti nel clima internazionale e interno".

Il segretario del Tesoro uscente Robert Rubin ha espresso il sostegno di Washington ai programmi economici del Messico e ha aggiunto che fra i due Paesi ci saranno frequenti consultazioni.

Una lettera di intenti con l'Fmi assicurerà 4,1-4,2 miliardi di dollari in una linea di credito stand-by della durata di 17 mesi. L'Fmi ha ieri commentato con favore la performance economica messicana.

Altri fondi sono stati messi a disposizione dalla Banca mondiale, 5,2 miliardi di dollari per un periodo che si estende al 2001, dalla Inter-American Development Bank, quattro miliardi di dollari, e dalla US Export-Import Bank, 3,5 miliardi di dollari in crediti commerciali anch'essi fino al 2001.

Grazie al rifinanziamento, il Messico potrà effettuare un roll-over di gran parte del debito esistente con l'Fmi, pari a 5,9 miliardi di dollari, che dovrà essere pagato solo tra il 2003 e il 2005.

Gurria ha detto che il Messico pagherà 3,4 miliardi di debiti sui mercati prima delle elezioni.

I terremoti economico-finanziari nei periodi elettorali sono una memoria vicina per il Paese: Ernesto Zedillo divenne presidente alla fine del 1994 e fu ben presto costretto a svalutare il peso, sotto i colpi di una crisi aggravata dal forte indebitamento ereditato dal precedente governo del Pri. Gli Stati Uniti e la comunità internazionale, per limitare il contagio internazionale dell'"effetto Tequila", lanciarono un piano di salvataggio e di duro risanamento del Paese da 50 miliardi di dollari che ha segnato la prima parte della presidenza Zedillo.

Marco Valsania


[inviato da Ya basta!" yabasta@tin.it]


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