L'ostacolo
La Jornada del 16 gennaio 1999 - Luis Javier Garrido
I tecnocrati che governano il Messico non nascondono il proprio nervosismo per conservare il potere nel 2000, questo spiega quindi tutte le barbarie che stanno commettendo e, tra le altre, quella di mantenere in modo irrazionale la guerra contro i contadini zapatisti.
- L'inizio del 1999 è caratterizzato dal fatto che il gruppo salinista, invece di affrontare i gravi problemi del paese, si trova imbottigliato nel creare le condizioni che pensa necessarie perché nelle prossime elezioni il potere politico non sia realmente messo in gioco e perché i suoi membri possano governare per altri 24 anni.
- Il delirio dei tecnocrati messicani incontra, tuttavia, più di un ostacolo e questo perché il popolo li responsabilizza sempre più del disastro nazionale, per cui sta crescendo in essi un'avversione contro tutte quelle espressioni che si oppongono al loro progetto di controllo oligarchico della vita politica attraverso le strutture corporative, i partiti e le risorse dello Stato. Questo è il caso dell'EZLN che continua a resistere nelle montagne del sudest e pone con chiarezza la necessità di costruire una società civile vigorosa, che si esprima in maniera autonoma rispetto al governo e ai partiti diventando così il fattore dominante del cambiamento.
- Quale altra non logica potrebbe giustificare in questo contesto la decisione delirante delle autorità di arrestare i militari del CPCP, che esigevano la creazione di un ambito giuridico di protezione dei diritti umani dai membri delle forza armate oppure i maestri della 9° sezione del SNTE, per il fatto di protestare nella sede del Senato contro la violazione dei loro diritti sindacali?
- I tecnocrati messicani hanno deciso che il loro principale nemico è la società che si muove e per questo sono decisi a reprimere qualsiasi forma di mobilitazione autonoma della società.
- La guerra del Chiapas si presenta così come un elemento centrale per la strategia del gruppo governante in vista del 2000 e per questo nessuno si sorprende che anche quando si rifiuta la sua esistenza, la militarizzazione continui a crescere, che continuino i massacri di contadini indigeni come quelli di Sak Javel e Huitupan (6 gennaio) o che l'Esercito si scontri con le comunità con qualunque pretesto come a Aldama (Chenalhó) durante un'operazione antidroga (13 gennaio).
- Il sistema messicano si trova in piena decomposizione e il progetto di riconvertirlo in modo autoritario non ha avuto successo, quindi la tecnocrazia al potere nel 2000 dovrà affrontare molteplici rischi. Il tentativo di stabilire un bipartitismo PRI-PAN funzionale al neoliberismo, progetto caro a Carlos Salinas, è fallito per il consolidamento del PRD, partito in cui sussiste ancora una forte corrente anti-neoliberista. Il tentativo di continuare a controllare le elezioni attraverso la burocrazia professionale dell'IFE, è andato minandosi per la partecipazione della cittadinanza e la resistenza dei partiti e di alcuni consiglieri elettorali. Il controllo dei mezzi si sta sgretolando per lo sforzo della stampa indipendente. Il tentativo di continuare ad organizzare e a manipolare la società grazie a stanziamenti ufficiali ha avuto una svolta storica con la sollevazione armata dell'EZLN e per la sua proposta di autonomia della società che ha generato un nuovo scenario nel paese.
- Gli interessi multinazionali hanno, tuttavia, un apparente lucchetto di sicurezza ben studiato, L'alleanza strategica del PAN con la tecnocrazia salinista non ha mai avuto come obiettivo quello di approvare pian piano in modo congiunturale leggi in materia economica e sociale, ma qualcosa di maggior importanza: assicurare in maniera permanente una maggioranza neoliberista al Congresso che impedisca la possibilità di derogare la legislazione neoliberista degli ultimi anni e che, di fronte al possibile trionfo di Cuauhtémoc Cárdenas nelle presidenziali, agisca come un freno su qualunque processo di democratizzazione del paese e di rettifica della rotta nazionale.
- L'alleanza strategica PRI-PAN ha avuto come obiettivo fin dalle sue origini, nel 1988, d'impedire sia che siano a rischio gli interessi del neoliberismo in ogni elezione federale sia che ogni sei anni si pretenda di ridiscutere il progetto del paese, anche se molti credono che ne sia il caso. E questa è la sfida che si ritrovano i messicani.
- La mobilitazione popolare fa prevedere che, scegliendo Cuauhtémoc Cárdenas, il PRD potrebbe trionfare nelle elezioni federali del 2000, ma perché si possa produrre un cambiamento è chiaro che sarebbe necessario non solo un trionfo del candidato presidenziale del PRD e che questo partito ottenesse la maggioranza parlamentare, ma anche che per tutti i sei anni una società in movimento fosse in grado di promuovere il processo di cambiamento: che durante tutto il mandato la società sia una presenza costante.
- Il vero potere di cambio ce l'ha la società e non i partiti politici e questo sarà lo scenario per il XXI secolo, così come ce lo stanno proponendo gli zapatisti del Chiapas.
(tradotto dall'Associazione Ya Basta! Per la dignità dei popoli e contro il neoliberismo - Lombardia)
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