Il Messico a consulta

da La Jornada del 16 gennaio 1999 di Luis Gonzáles Souza

Non è necessario essere zapatisti per saperlo, basta un po' di onestà: il Messico ha urgenza, non di una ma di molte consulte nella società. Queste non sarebbero inutili, anche nel caso in cui la rotta del Messico fosse chiara, in ogni modo aiuterebbero a rafforzare il consenso e ad alimentare una democrazia effettiva. Ma una chiara rotta non è proprio ciò che oggi distingue il Messico. Nel migliore dei casi, oggi non abbiamo un consenso sul futuro più desiderabile.

Nel maggiore e più palpabile dei casi, la rotta del Messico punta verso il precipizio. Quindi, con sempre più ragioni, credo che il Messico non abbia bisogno di una, ma di molte consulte. Se veramente crediamo nella democrazia, l'opinione maggioritaria e degna di fede della società - senza distorsioni rappresentative - è l'unica che può restituire al Messico un progetto di nazione. Anche solo per questo si dovrebbe appoggiare la consulta proposta dall'EZLN e che buona parte della società sta già facendo sua. Se si guardano con attenzione le quattro domande di questa consulta, equivalgono ad altrettante pietre miliari del nuovo progetto nazionale di cui abbiamo bisogno con estrema urgenza.

La prima domanda ha a che vedere con la nostra maggiore zavorra storica, il cui superamento pertanto, sarebbe la prima pietra di una nazione rinvigorita. Ci riferiamo alla zavorra del razzismo, che sfocia in una discriminazione sempre più insopportabile (e stupida) contro i popoli indigeni del Messico, che sono né più né meno i suoi fondatori. E' ora quindi di rispondere in tutta onestà, cosa facciamo con gli indigeni: li sterminiamo? li espelliamo? li teniamo in condizioni da animali o li integriamo nel paese? Molti si sentono offesi da questa semplice domanda, ma è più offensivo continuare a giocare al razzismo nascosto.

La seconda domanda non è che il corollario giuridico della precedente. Se veramente vogliamo integrarli, bisognerà evidentemente cominciare con il riconoscere, nel modo migliore, i diritti dei popoli indigeni. Subito dopo bisognerà determinare se il miglior modo per farlo deriva dall'iniziativa della Cocopa o da un'altra: quella di Zedillo? quella del PAN?

La terza domanda tocca un problema molto più spinoso di quanto di voglia credere: la militarizzazione. Più che ovvia, soprattutto in Chiapas, e che include qualcosa di peggiore delle armi: la militarizzazione delle menti. Apertamente o di nascosto, quanti oggi in Messico chiedono la mano pesante? Meglio saperlo una volta per tutte. E' urgente delineare, e chiaramente, le fila della democrazia e quelle del (proto?) fascismo.

Anche la quarta domanda ha a che vedere, in forma ancor più diretta, con la grande sfida del Messico attuale: la transizione alla democrazia. Fosse anche solo per prevenire delusioni, sarebbe molto bello precisare che tipo di democrazia vogliamo: una in cui le autorità continuino ad usare la propria elezione come un assegno in bianco per fare e disfare come vogliono o un'altra in cui imparino a "comandare obbedendo", cioè, a governare seguendo il mandato della società? Mandato che, certamente, deve essere verificato continuamente, e per questo non c'è niente di meglio che una consulta.

Senza dubbio il nuovo progetto nazionale ha bisogno di molti altri tasselli. Ma i quattro precedenti sono basilari. Per questo è importante appoggiare, il prossimo 21 marzo, la consulta sul riconoscimento dei diritti indigeni e sulla fine della guerra di sterminio che, per quanto si dica, continua ad avanzare in Chiapas (per adesso). Una guerra che, proseguendo, renderà del tutto inutile la stessa discussione sul progetto nazionale. Non ci sarà più nazione su cui discutere.

Qui appare un'altra ragione già di per sé sufficiente per appoggiare la consulta. Allontanato il dialogo per il mancato adempimento governativo degli Accordi di San Andrés, e impantanato per la morte delle iniziative (quella della Cocopa, quella di Zedillo e annessi), niente di meglio che la decisione della stessa società. In altre parole, la consulta può anche fermare la guerra. Può e deve ristabilire il cammino del dialogo e della pace.

Però se niente di questo è vero, che sia la stessa società a dirlo. Non più i portavoce del razzismo, della guerra e dell'autoritarismo, in fin dei conti le stesse famiglie di sempre con lo stesso proposito: quello di abortire il già di per sé embrionale passaggio del Messico alla democrazia, anche se questo comporta lo sterminio non solo degli indigeni, ma di tutto il Messico.

P.S. alla Cocopa: Davvero non vi sembra importante appoggiare la consulta? Avete in mente qualcosa di meglio per coadiuvare la pace o per difendere la vostra iniziativa di legge?

lugsouza@servidor.unam.mx


(tradotto dall'Associazione Ya Basta! Per la dignità dei popoli e contro il neoliberismo - Lombardia)



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