Lettera di protesta per la nomina di Cesar Ruiz Ferro
(ex-governatore del Chiapas) nel servizio diplomatico messicano
Correo de La Jornada del 15-3-99
Signora direttrice
Ringraziamo anticipatamente per la pubblicazione del seguente comunicato:
Ambasciatrice Rosario Green
Segreteria delle Relazioni Estere
Con grande costernazione abbiamo appreso la notizia della nomina dell'ex governatore sostituto del Chiapas Julio César Ruiz Ferro come integrante della rappresentanza diplomatica del Messico a Washington.
La politica estera del nostro paese durante molti anni è stato motivo di orgoglio per i messicani e di ammirazione da parte dei cittadini di altre nazioni. Ci spiace sommamente che il servizio estero si sia allontanato dai principi che lo hanno identificato e che hanno conferito il rispetto della comunità internazionale. La sfortunata decisione di incorporare questo funzionario pubblico, la cui traiettoria è di molto dubbia onorevolezza e carente della legittimità indispensabile per meritare la distinzione di rappresentare il nostro paese, in qualsiasi ambito, è un errore politico e diplomatico che deve essere corretto immediatamente.
Non dobbiamo dimenticare che durante il suo governo si sono estesi e rafforzati i gruppi paramilitari, si è attuato il massacro di Acteal, e solo due settimane prima della tragedia, durante un'intervista con una delegazione della Red Nacional de Organismos Civiles de Derechos Humanos Todos los Derechos para Todos, avvertimmo l'allora governatore del pericolo imminente di un massacro se non fossero stati fermati i gruppi paramilitari; egli si limitò a negare che questi esistessero. Crediamo che la responsabilità di Ruiz Ferro in questa tragedia avrebbe dovuto venire indagata dalle autorità messicane, e temiamo che il suo trasferimento all'ambasciata del Messico negli Stati Uniti favorisca l'impunità dei colpevoli. D'altra parte, esiste un'indagine in corso sui fatti di Acteal a partire dal reclamo interposto dagli organismi civili dei diritti umani di fronte alla Commissione Interamericana dei Diritti Umani della OEA, con sede a Washington. Risulta, quindi, vergognoso che un funzionario coinvolto in questi fatti sanguinari venga ostentato come parte della rappresentanza messicana in questa stessa città.
Per i difensori dei diritti umani è motivo di grande preoccupazione osservare che lungi dal fare giustizia, a oltre un anno da questa disgrazia, l'ombra dell'impunità persiste sul massacro di 19 donne, 17 bambini e 9 uomini. Il nostro dovere è di non dimenticare. Come direbbe la scrittrice Rosario Castellanos: "Ricordare finchè la giustizia si sieda tra di noi".
Attentamente
Rafael Alvarez Díaz
del Centro de Derechos Humanos Miguel Agustín Pro Juárez
(tradotto dal Consolato Ribelle del Messico-Brescia)
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