La tortura, pratica costante
La Jornada del 15 gennaio 1999
Editoriale
Human Rights Watch ha presentato ieri, nella capitale, una relazione sulla persistenza della tortura, sui desaparecidos e sull'esecuzione extragiudiziaria come pratiche abituali nel nostro paese. L'organizzazione umanitaria afferma, documentando, che c'è complicità fra il sistema giuridico nel suo insieme ed i responsabili di questi delitti ripugnanti ed inaccettabili, e sottolinea la stupidità e la responsabilità del governo federale di fronte a questa situazione. Inoltre l'organizzazione sottolinea la propensione delle procure e dei tribunali a giudicare e condannare le vittime di violazioni ai diritti umani sulla base di prove -vere o false- ottenute sotto tortura, per cui si forma una catena di irregolarità che inizia con arresti illegali e che violano le garanzie individuali, prosegue con trattamenti violenti e culmina in processi con vizi di forma.
Nel rapporto intitolato "Abuso e rinuncia: tortura, desaparecidos e esecuzione extragiudiziarie in Messico" Human Rights Watch segnala che la prima condizione di questa catena si trova negli aspetti ambigui della legislazione nazionale e nell'interpretazione di questa da parte dei giudici, che di solito fanno finta di non vedere le violazioni ai diritti umani commesse prima dell'inizio dei processi. In generale il documento si riferisce all'assenza di un vero stato di diritto nel paese nella misura in cui "le protezioni formali dei diritti umani in Messico non sono efficaci perché le leggi, la pratica e i precedenti legali cospirano contro di esse". Questa allarmante circostanza potrebbe aggravarsi ogni volta che "invece di insistere sull'adempimento scrupoloso delle garanzie individuali, l'amministrazione di Zedillo esercita pressioni perché si indeboliscano".
La società non ha bisogno dei rapporti di questa o di un'altra organizzazione umanitaria nazionale o straniera per rendersi conto degli abusi commessi dai funzionari pubblici contro la cittadinanza; molte migliaia di messicani li hanno subiti sulla propria pelle e sanno, per questo, che il documento in questione non esagera. Sanno anche che la normalità democratica e lo stato di diritto non smetteranno di essere buoni propositi nei discorsi ufficiali fino a che la volontà politica non si impegni a farla finita con le violazioni sistematiche ai diritti umani.
(tradotto dall'Associazione Ya Basta! Per la dignità dei popoli e contro il neoliberismo - Lombardia)
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