Da il manifesto del 14/4/99
MESSICO IN CHIAPAS ALLA CONSULTAZIONE HANNO DETTO SI' 450 MILA PERSONE, PIU' DEI VOTI DEL PRI
Le ritorsioni di Zedillo
Tre milioni di messicani si sono pronunciati a favore dei diritti degli indigeni. Il governo non ha gradito e ha inscenato provocazioni, show con finti guerriglieri pentiti e pestaggi
E' durata solo 24 ore la "riconquista" priista del municipio autonomo di San Andrés, quello degli accordi di pace mai rispettati dal governo. Tremila indigeni lo hanno subito rioccupato pacificamente
- GIANNI PROIETTIS - SAN CRISTOBAL DE LAS CASAS
Dopo il successo della consultazione popolare convocata dagli zapatisti il 21 marzo, in cui quasi tre milioni di messicani si sono pronunciati per il riconoscimento dei diritti indigeni e per la fine della guerra di sterminio, la risposta governativa non si è fatta attendere. Ed è stata una risposta astiosa e vendicativa, in linea con la "politica indigenista" del presidente Zedillo, che non smette di sbandierare volontà di pace e dialogo mentre mantiene l'occupazione militare, con le sofferenze che comporta, delle regioni indie del paese.
Alla miriade di provocazioni che hanno costellato il trasferimento dei cinquemila delegati dell'Ezln nella fase di preparazione del referendum, ma che non sono riuscite a produrre nessun incidente grave, è seguita una repressione generalizzata, particolarmente intensa nelle zone che hanno dimostrato maggiore simpatia agli zapatisti. E' il caso, ad esempio, delle comunità dello Yucatán affiliate al Foro Maya Peninsular, oggetto ultimamente di visite continue, che vanno dai pattugliamenti alle perquisizioni , da parte dei militari.
I sequestri di "armi di alto potere", pubblicizzati dai responsabili della zona militare 32, hanno esibito un patetico arsenale di machete e fuciletti da caccia, strumenti indispensabili alla sopravvivenza dei campesinos.
Nello stato di Veracruz, José Yañez Castillo e Constantino Rodriguez, due sacerdoti che hanno collaborato alla preparazione del referendum, sono sottoposti a un pericoloso linciaggio da parte della stampa locale, che afferma che "potrebbero nascondere armi e addirittura reclutare guerriglieri". Gli episodi di questo tipo si contano a decine.
L'imbroglio di Ocosingo
Ma è in Chiapas, centro di irradiazione di una rivolta circoscritta secondo la propaganda ufficiale a "quattro municipi", che le ritorsioni governative hanno toccato il culmine. E si capisce il perché: i 450 mila voti raccolti nello stato dalla consultazione zapatista superano i 415 mila ottenuti dal Pri, il partito al potere da 70 anni, nelle ultime elezioni. Se si tiene conto che le preferenze per il Pri sono sempre gonfiate da frodi e compera dei voti, mentre i suffragi a favore degli zapatisti sono stati diminuiti dalla soffocante presenza dell'esercito e dalle minacce di morte delle bande paramilitari, che hanno impedito a molte comunità di partecipare al referendum, si ha una visione dei reali rapporti di forza all'interno dello stato. E si visualizza la trama di paura e corruzione su cui si basa il potere priista. La prima risposta del governatore del Chiapas, Roberto Albores Guillén, è stata di tipo propagandistico. Il 29 marzo, sulla riva del fiume Jataté, nei pressi di Ocosingo, una quindicina di guerriglieri zapatisti "pentiti" hanno consegnato le armi nelle mani del governatore, arrivato in elicottero con un gruppo di giornalisti e cameramen accuratamente selezionati. Le immagini della suggestiva cerimonia, martellate dalle due principali reti televisive, accreditavano la tesi ufficiale della crescente disgregazione dell'Ezln.
Peccato che, due giorni dopo, un comunicato del subcomandante Marcos forniva i dettagli di quella messinscena, svelando i nomi dei sedici "zapatisti" (in realtà paramilitari del Mira, il Movimento indigeno rivoluzionario antizapatista, debitamente incappucciati), la cronologia dell'operazione e perfino l'entità della ricompensa in capi di bestiame. Furibondo per la figuraccia, Albores Guillén - ribattezzato da Marcos Croquetas, cibo per cani - ha rincarato la dose, dichiarando che negli ultimi tempi ben 20 mila zapatisti hanno disertato e provocando l'ilarità generale. Perfino dal Pan, il partito di opposizione della destra, si sono levate voci ironiche, argomentando che, se questo fosse vero, il conflitto sarebbe già risolto.
Dopo aver polverizzato gli ultimi residui della sua credibilità ed essersi coperto di ridicolo, il governatore - sostituto del sostituto, non eletto ma designato dal presidente Zedillo - ha cercato di riguadagnare terreno giocando la carta dell'aggressione. Così, non ha trovato di meglio che far caricare selvaggiamente dalla polizia una pacifica manifestazione di centinaia di campesinos della Opez, la Organización proletaria Emiliano Zapata, che si dirigeva dal sud del Chiapas a Città del Messico. Queste lunghe marce dagli angoli più sperduti del paese alla capitale, cui partecipano donne, anziani e bambini, sono una forma tradizionale di protesta normalmente rispettata dalle autorità. Ma, al passaggio per Tuxtla Gutierrez, i manifestanti sono stati brutalmente pestati, senza considerazione di sesso o età, e arrestati in massa. Oltre a vedersi negare il diritto di manifestazione e libero transito, sono finiti in carcere senza assistenza medica e accusati di reati come assalto alle vie di comunicazione, danneggiamenti e resistenza alla forza pubblica. Pochi giorni dopo sono stati liberati, grazie alla magnanimità del governatore, che si è limitato a mantenerne una dozzina in carcere, individuati come leader, in attesa di processo. Ma la perla delle ultime imprese governative, che evidenzia i livelli di irresponsabilità raggiunti da Roberto Albores Guillén, è la "riconquista" di San Andrés Larráinzar, il municipio che fu sede del dialogo fra il governo e l'Ezln e che ha legato il suo nome agli accordi di pace firmati nel febbraio 1996 e mai rispettati dal governo messicano. Abitato da maya tzotzil che si sono liberati già da decenni dalla rapacità dei latifondisti ladinos, San Andrés presenta una dicotomia di poteri fomentata dal governo, come molti altri municipi del Chiapas. Mentre la maggioranza della popolazione, favorevole agli zapatisti, ha eletto le proprie autorità con il metodo tradizionale della votazione assembleare e si è costituita nel municipio autonomo di Sacamch'en de los Pobres, la minoranza filogovernativa, incoraggiata dalla grande presenza militare e poliziesca nella zona, ha formato un consiglio comunale "costituzionale" in funzione esclusivamente antizapatista. Malgrado la rivalità fra le due amministrazioni municipali, si era raggiunto un certo equilibrio, non privo di tensioni ma fondato su un patto tacito di non-aggressione, fra priisti e zapatisti. Questi ultimi, forti dell'indiscussa maggioranza e della loro legittimità, occupavano dal 1995 l'edificio della presidenza municipale al centro del paese.
Lo smacco di Croquetas
Mercoledì scorso, però, un'operazione poliziesca comandata da funzionari del governo statale ha sgomberato il consiglio municipale autonomo. Approfittando della scarsa presenza all'interno dell'edificio, circa 300 persone, fra poliziotti, intelligenza militare, funzionari statali, agenti del pubblico ministero e militanti priisti, hanno "riconquistato" la presidenza municipale. I pochi zapatisti presenti non hanno opposto resistenza e si sono ritirati, un notaio pubblico al seguito delle truppe ha dato fede della legalità dell'operazione e il sindaco "costituzionale" ha appeso nell'ufficio un ritratto del governatore sotto gli occhi di giornalisti e, soprattutto, fotografi.
Le dichiarazioni ufficiali seguite allo smantellamento del municipio autonomo hanno sfidato, come sempre, l'evidenza: Albores Guillén ha affermato che le forze dell'ordine erano assenti e Gustavo Moscoso Zenteno, responsabile della Seapi, la Secretaria de atención a los pueblos indígenas, che "l'edificio recuperato dal governo era già disoccupato da vari anni". Ma il successo dello sgombero, considerato da più parti un'irresponsabile provocazione governativa, è durato solo 24 ore: giovedì 8 aprile, un corteo di tremila indios zapatisti, accompagnati da donne e bambini, ha rioccupato pacificamente il palazzo municipale, costringendo i 150 poliziotti che lo presidiavano a ritirarsi.
Al governatore Croquetas, ovviamente, prudevano le mani. Ma la visita di stato del primo ministro canadese Jean Chrétien, che ha manifestato la sua preoccupazione per la situazione del Chiapas, lo ha obbligato a dichiarare che non ci saranno blitz repressivi né rappresaglie. Bontà di governatore.
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