La Jornada 14 febbraio 1999

LA GUERRA DI STERMINIO IMPEDISCE LA PACE IN CHIAPAS: LOPEZ Y RIVAS

Andrea Becerril

A quasi tre anni dalla firma degli Accordi di San Andrés, il loro mancato adempimento da parte del governo federale è, insieme alla "guerra di sterminio sferrata contro gli zapatisti", l'elemento centrale che impedisce la ripresa del dialogo in Chiapas, ha dichiarato il deputato Gilberto López y Rivas ed ha insistito sulla necessità di appoggiare la Consulta Nazionale sulla Legge Indigena convocata dall'EZLN.

Membro della Commissione di Concordia e Pacificazione (Cocopa), López y Rivas ha affermato che il PRD ed i suoi deputati e senatori che sono membri di questo organismo, devono diventare dei supporti dello sforzo per realizzare questa Consulta Nazionale, "che è la risposta zapatista al tentativo del governo di far dimenticare i due elementi che attraversano tutto il problema chiapaneco: gli Accordi di San Andrés e la guerra di bassa intensità che si vive nella zona".

Il deputato perredista ha dichiarato che la trascendenza di questi accordi, firmati il 16 febbraio del 1996, sta nel fatto che non solo costituirono un punto di consenso tra le parti in conflitto, ma hanno dato avvio ad un processo inedito, al quale parteciparono rappresentati di tutte le etnie del paese e della società civile.

"In nessun processo c'è stata una tale partecipazione e rappresentatività. Per questo è tanto frustrante e d'impatto nello sviluppo del dialogo l'inadempienza del governo, compresa l'intenzionalità nel disconoscerli. È incredibile come a distanza di tre anni le autorità federali e locali hanno degradato, screditato e tentato di sminuire gli accordi firmati da loro stessi".

Ha fatto notare che l'altro punto del problema è che in tutti i processi di pace, gli accordi firmati dai gruppi belligeranti sono passati attraverso l'approvazione del Parlamento. "Così è accaduto per il conflitto in El Salvador e in Guatemala, dove quanto concordato è stato portato davanti al Potere Legislativo e si è riformata la Costituzione, rispettando quanto firmato".

Questo non è avvenuto nel conflitto chiapaneco, "a dispetto delle argomentazioni ripetute dal governo di voler la pace, in effetti ha scartato il progetto di legge su diritti e cultura indigeni elaborato dalla Cocopa e che doveva essere approvato dal Parlamento dell'Unione, anche se c'era consenso fra tutte le forze politiche rappresentate".

López y Rivas ha affermato che attualmente il processo è addirittura regredito, perché ad eccezione del PRD, tutti gli altri partiti rappresentati nella Cocopa non appoggiano più questa iniziativa, che avrebbe potuto portare la pace in Chiapas e avrebbe consentito la prosecuzione del dialogo.

Il parlamentare ha ricordato che tre anni fa egli era consigliere dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) ed ha potuto essere presente alla felicità degli indigeni e del gruppo ribelle per la presentazione di questa iniziativa della Cocopa perché "sembrava che finalmente si sarebbe cominciato a saldare il debito tra lo Stato razzista ed i popoli indigeni".

Ora, come membro della Cocopa, López y Rivas afferma che il governo disminuisce gli Accordi di San Andrés proprio per la loro trascendenza e perché il loro adempimento modificherebbe la relazione con i gruppi etnici. Non si tratta, ha dichiarato, solo di riforme costituzionali, ma di modifiche a numerose leggi legate al problema indigeno, della trasformazione di istituzioni indigeniste e di cambiamenti radicali per riconoscere integralmente i loro diritti.

Il deputato perredista ha aggiunto che a tre anni dalla firma degli Accordi di San Andrés, la situazione delle comunità indigene nella zona di conflitto è peggiorata. "Basta vedere la quantità di arrestati chiapanechi, i posti di blocco, la presenza dell'Esercito nelle comunità e la guerra di sterminio che "ambiguamente il governo federale tenta di nascondere".

È chiaro, ha detto, che senza l'adempimento degli Accordi di San Andrés il conflitto in Chiapas non si risolverà. "Solo gli intellettuali organici, come quelli di Nexos, non vedono questo problema e nel loro bilancio dei cinque anni dall'inizio dell'insurrezione zapatista, non citano in una sola riga l'inadempienza governativa e l'unica cosa che risalta per loro è la belligeranza dell'EZLN".

Ad ogni modo, ha insistito, gli accordi di San Andrés trascendono chi li firmò e rappresentano una pietra miliare per i popoli indigeni. "Da questo deriva la trascendenza della Consulta Nazionale, che rappresenta l'eterna lotta degli zapatisti contro la non memoria, contro l'oblio".

La società nel suo insieme, deve riconoscere questo e "ricevere a braccia aperte i cinquemila delegati dell'EZLN che andranno in tutto il paese a tentare di rivendicare questi Accordi di San Andrés sintetizzati nell'iniziativa della Cocopa".

López y Rivas ha insistito che la consulta "è uno degli ultimi sforzi dei popoli indios per essere presi in considerazione da chi li ha sempre discriminati. Se non comprendiamo questo, come paese siamo perduti".

Ha precisato per finire che cercherà di concretizzare nel PRD una risoluzione affinché tutte le forze all'interno di questo partito siano coinvolte nella consulta zapatista. Il nuovo presidente del Partito della Rivoluzione Democratica - che sarà eletto il 14 marzo, pochi giorni prima del plebiscito dell'EZLN - è obbligato ad appoggiare in modo deciso questo consulta, dal punto di vista sia economico che politico.

"Il PRD dovrà provare con questa decisione, la sua vera vocazione democratica ed il suo impegno con gli indios".


(tradotto dal Comitato Chiapas "capitana Maribel" - Bergamo)



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