Operazione militare "antidroga" a Magdalena Aldama

Municipio di Chenalhó

500 soldati sono entrati nella notte fra il 12 e il 13 gennaio 1999 nella comunità Magdalena Aldama, nel municipio di Chenalhó per distruggere piantagioni di marijuana.

L'intera popolazione, composta da 150 famiglie, in maggioranza simpatizzanti dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, è uscita dalle case e dal villaggio all'1 di notte per bloccare l'ingresso del convoglio militare che si avvicinava. All'1 sempre di notte, il Generale Comandante della 31° zona militare, Jorge Jimenez García, a cui l'operazione è stata assegnata, ha convocato tutta la stampa nella caserma di Rancho Nuevo ed ha detto che per ordini superiori faceva un invito pubblico ai giornalisti perché fossero testimoni dell'operazione antidroga e non lo potessero accusare di essersi inventato tutto, trattandosi della zona di conflitto.

I giornalisti nazionali e delle agenzie internazionali hanno dovuto lasciare i propri veicoli e sono partiti su un camion militare verso San Andrés, sede degli interrotti dialoghi di pace tra il governo e gli zapatisti, nella zona de Los Altos del Chiapas, a un'ora da San Cristóbal de las Casas. Quando sono arrivati all'accampamento dell'Esercito Messicano, situato all'entrata di San Andrés, si sono uniti al camion su cui viaggiava la stampa alcune vettura della Sicurezza Pubblica e 20 veicoli militari con circa 500 soldati.

Alle 3 della mattina, il convoglio ha raggiunto Magdalena Aldama, a 5 chilometri da San Andrés, dove la popolazione li stava aspettando ed aveva bloccando il passaggio con pietre e con il loro corpi. Le donne con i bambini, gli anziani, oltre a tutti gli uomini tzotziles del luogo, con i volti coperti da paliacates, gridavano coraggiosamente "Fuera los ejercitos!"

I soldati portavano le loro armi e gli scudi elettrificati che toccati rilasciavano scariche elettriche contro la gente e che si potevano identificare nella notte buia per le scintille.

Il responsabile del villaggio, di nome Jacinto, ha accettato di parlare con il generale Jorge Jiménez, capo dell'operazione.

Il generale ha detto: "Noi non aggrediremo nessuno, né vogliamo farlo. Ci sono piantagioni di marijuana, le distruggiamo e ce ne andiamo. Non abbiamo mandati di cattura, parli con la sua gente e dica loro che ci lascino passare. Non dobbiamo identificare nessuno, veniamo a compiere uno sradicamento e niente altro".

Il responsabile Jacinto gli ha risposto "Codardi, perché avete portato le armi, qui non siamo animali, siamo gente del popolo. Quello che vogliamo è che non facciate nemmeno un altro passo, tornatevene indietro".

L'intera popolazione gridava: "Che i soldati tornino indietro!". Jacinto ha spiegato al militare che "nel 1996 l'avevamo distrutta e non sappiamo chi l'ha piantata di nuovo, nel 1996 era entrato da quella parte, sulla montagna, un gruppo dell'esercito, siamo andati per cacciarli, ma ci hanno detto di non fare un passo in più, gli abbiamo dato ascolto, ma ora siamo noi a dire di non fare un passo avanti verso la comunità. Non permetteremo un passo in più né all'esercito né alla sicurezza pubblica". I militari hanno deciso di lanciare gas lacrimogeni che hanno disperso la gente ed hanno proseguito nel villaggio per la maggioranza formato da basi d'appoggio dell'EZLN.

Il convoglio è avanzato fino a una piantagione di marijuana tra i campi di mais di circa 25 metri quadrati. I soldati hanno strappato tutte le piante, di circa un metro di altezza, hanno fatto delle foto con le piante ed hanno fatto un falò per bruciarle.

In seguito hanno detto che avrebbero continuato a cercare piantagioni nella zona, mentre albeggiava. Nel frattempo la gente stava riunita nella piazza di fronte alla chiesa con molta paura e tensione.

Il responsabile della comunità ha informato: "Noi lavoriamo nelle piantagioni di caffè, piantiamo fagioli e mais, nient'altro, quando abbiamo visto quest'erba la volta scorsa l'abbiamo distrutta, ma è cresciuta di nuovo, ci sono dei gruppi di persone che sono incavolate con noi perché distruggiamo i loro raccolti. Jacinto ha aggiunto: "Un signore è stato colpito alla mano e il gas ci ha ferito gli occhi. Se non avessero tirato il gas, non sarebbero riusciti a passare".

Fonte: Enlace Civil

(tradotto dall'Associazione Ya Basta! per la dignità dei popoli e contro il neoliberismo - Lombardia)


COMUNITÀ ZAPATISTA SI SCONTRA CON L'ESERCITO MESSICANO

Magdalena di Aldama

Chenalhò, 13 gennaio 1999

Per 50 minuti le pietre sono volate ovunque, ci sono state spinte, pugni e colpi, e manganellate e scosse elettriche - provenienti dagli scudi della Polizia Militare. Per assestare il colpo finale, gas lacrimogeni sono stati lanciati nel villaggio degli altipiani del Chiapas, dove l'Esercito Messicano è tornato a scontrarsi corpo a corpo con simpatizzanti dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.

Durante la notte c'è stata quasi un'ora di grida disperate di uomini, donne e bambini che si opponevano che un convoglio militare composto da 20 truppe (450 soldati) attraversasse il villaggio per recarsi poi in alcuni terreni limitrofi coltivati dove avevano individuato circa 25 piantagioni di marijuana.

Gli abitanti del luogo hanno bloccato la strada cercando di fermare i 450 soldati in una zona non c'è presenza delle forze armate messicane.

I soldati, guidati dal comandante della 31° zona militare, il generale Jimenez Garcia, sono arrivati nella zona con commandos d'élite e fortemente armati.

Dopo che il comandante militare aveva assicurato di ritirare le proprie truppe, senza però dar segni effettivi di un loro allontanamento, è partito l'ordine di carica sul blocco costituito dagli abitanti della comunità indigena.

Durante gli scontri tre persone sono rimaste ferite, tra cui una giornalista.

In seguito i militari hanno annunciato che si sarebbero fermati nella zona fino alla distruzione delle piantagioni di marijuana, affermando che non ritengono siano di proprietà della comunità zapatista (dove per leggi proprie dei ribelli ne è proibita la coltivazione), ma dodici ore dopo le truppe occupavano ancora la zona.

fonte: quotidiano "La Jornada", Messico D.F. http://serpiente.dgsca.unam.mx/jornada/comunidad.html


(tradotto dal Consolato Ribelle del Messico di Brescia)



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