La Jornada 5 aprile 1999

I vescovi Ruiz e Vera affermano:

I gruppi paramilitari in Chiapas crescono e si moltiplicano

Juan Balboa, San Cristóbal de las Casas, 4 aprile

I vescovi Samuel Ruiz García e Raúl Vera López hanno affermato che in Chiapas i gruppi paramilitari "crescono e si moltiplicano" nella completa impunità, e che gli indigeni, soprattutto i desplazados, sono prigionieri dell'insicurezza al "vedere che chi li caccia dai loro villaggi e dalle loro terre" non viene disarmato né chiamato a renderne conto.

Nel saluto di Pasqua, i vescovi di San Cristóbal de las Casas hanno bocciato l'eccessivo numero di soldati dell'esercito Messicano in Chiapas - il governo riconosce circa 25 mila soldati, mentre alcune ONG indicano che sono oltre 60 mila - che "ha favorito l'alcolismo, la prostituzione e la droga" nelle comunità indigene.

Nel documento di sei cartelle sulla resurrezione di Cristo nella storia, il vescovo Samuel Ruiz García ed il suo coadiutore Raúl Vera López hanno criticato l'ingiusta distribuzione della ricchezza e delle opportunità di sviluppo nello stato, aggravata, hanno detto, "dall'insensibile ritardo nella soluzione giusta del conflitto".

"In Chiapas continuiamo a vivere un prolungato Venerdì Santo nella sofferenza dei nostri fratelli desplazados, costretti a trascorrere giorni e notti in case che non sono tali, soggetti alla buona volontà di chi fornisce loro un poco di cibo e vestiario", hanno detto i prelati di fronte a centinaia di fedeli.

Ricordando poi i famigliari del massacro di Acteal, hanno detto che la crocifissione di Cristo si vive in Chiapas nella sofferenza delle vedove e degli orfani, prodotto del crescente deterioramento di vita nelle comunità.


(tradotto dal Comitato Chiapas "capitana Maribel" - Bergamo)



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