Triple Jornada, 5 gennaio '99

Villaggi mixteco perseguitati da militari e delinquenti

"Ci vengono ad uccidere", dicono in El Charco quando arrivano le truppe

Maribel Gutiérrez

Dal 7 giugno la popolazione mixteca delle montagne di Ayutla, Guerrero, vive nella paura per le frequenti incursioni militari. Quel giorno tutti si sono resi conto del massacro di El Charco, dove truppe dell'Esercito hanno sparato contro indigeni di diversi villaggi della regione e contro i guerriglieri che si trovavano nella scuola elementare ed hanno ammazzato undici persone: alcuni combattenti dell'Esercito Rivoluzionario del Pueblo Insurgente (ERPI), uno studente dell'UNAM e dei contadini che avevano partecipato alla riunione con il gruppo armato.

Ma chi è spaventato di più a causa delle truppe sono le donne ed i bambini. Vedono arrivare i guachos, come chiamano i soldati ed in idioma mixteco dicono: "Uaxira kanira mio'o" (Vengono a ucciderci).

Il ritmo è alterato, nessuno può lavorare in libertà, nessuno può uscire per timore di essere arrestato o interrogato. I bambini e le donne corrono a nascondersi. Tutti rimangono nelle loro case e non possono neppure affacciarsi perché fino a lì arrivano le grida dei soldati: "Che volete, venite fuori, figli di puttana!". E questo fa sì che gli abitanti di El Charco e di Ocote Amarillo, la comunità più vicina, ricordino la voce di un capo militare, presumibilmente il comandante della 27° zona, generale Alfredo Oropeza Garnica, che all'alba del 7 giugno durante il massacro gridava con un megafono: "Venite fuori, fatevi vivi, figli di puttana. Consegnate le armi, siete circondati, non avete via d'uscita. Venite fuori cani!".

Un maestro bilingue domanda: "Quando ci sarà un po' di tranquillità per questa povera gente?" e commenta: "I bambini hanno paura, vedono i guachos e si nascondono, si mettono a piangere. Così non si può lavorare".

"L'Esercito viene nella zona mixteca, minaccia la gente, circonda la scuola di El Charco, la perquisiscono, non so perché perquisiscono dato che l'hanno già fatto. L'Esercito è tornato sul luogo dei fatti, cerca intimidire la gente, minaccia la popolazione. La gente ha paura quando arriva l'Esercito, che va e viene costantemente per tutta l'area di Ayutla", dice il maestro, che chiede che non si pubblichi il suo nome.

- Si sono di nuovo fatti vivi l'ERPI o qualche altro gruppo guerrigliero?

- Non se ne è più sentito parlare, abbiamo solo saputo quello che si è detto nella riunione di El Charco. Però i soldati continuano a cercare i maestri, dicono che noi avevamo a che vedere con l'ERPI.

L'Esercito sta lasciando una lunga storia di soprusi nelle comunità attraverso cui passa, presumibilmente in cerca di guerriglieri.

Una di queste storie è accaduta il 4 dicembre in Tecruz, villaggio tlapaneco del municipio di Ayutla, dove truppe dell'Esercito al comando di un colonnello hanno perquisito alloggi, interrogato gli abitanti tenendoli sotto pressione ed hanno destituito il commissario, Ambrosio Morales Gila, militante del PRD, che hanno accusato di essere uno degli "incappucciati", riferendosi ai guerriglieri e di avere sviato risorse destinate a programmi assistenziali come Procampo, Progresa e Occupazione Temporanea. Al suo posto, i militari hanno messo il priista Venancio Navarrete Catarina, nonostante non fosse previsto in questa data un cambio delle autorità locali, che secondo la tradizione tlapaneca si realizza a maggioranza di voti nell'assemblea del villaggio.

Alle persecuzioni dell'Esercito negli ultimi mesi del 1998 si è aggiunta la distruzione dei sentieri per le piogge e le attività delittuose di una banda di assaltanti sulle strade che passano per la regione e su una in particolare che arriva fino ad Ahuacachahue, comunità d'origine di due degli undici morti nella scuola di El Charco il 7 giugno.

La popolazione vive senza poter comunicare al di fuori. Soltanto a piedi, camminando per lo meno per cinque ore, si può arrivare dal capoluogo municipale di Ayutla alle comunità mixteca come El Charco e Ocote Amarillo.

Le più colpite da tutto questo sono le donne, che vivono da mesi praticamente confinate nel loro villaggio. Quando sono obbligate ad uscirne, camminano scalze o con dei sandali di plastica, per pendii fangosi e pietrosi, caricando sulle spalle i prodotti che devono vendere nelle località della costa.

Sono pure le più colpite dalla violenza dei delinquenti, che hanno teso un accerchiamento di pericolo e di insicurezza in questa regione, così la gente di fuori teme d'avvicinarsi.

Si sa che i membri della banda di assaltanti armati che operano nelle strade di Ahuacachahue, oltre a rubare, hanno violentato varie donne, tra di loro una piccola di otto anni, ed hanno commesso addirittura omicidi. Su tutto questo non esistono denunce alle autorità. Gli oltraggiati osservano il silenzio. Alcuni vicini narrano i fatti senza dare dati precisi né nomi e confermano di vivere atterriti, con molto paura, indifesi.

Raccontano che tre mesi fa, una banda di pistoleri che opera in questo cammino, nei dintorni di Tonalá, ha commesso una serie di crimini, addirittura omicidi, e gli abitanti dei villaggi su questa strada non potevano più transitare. Varie volte hanno visto che gruppi della polizia giudiziaria e di quella motorizzata dello stato sono arrivati sul posto dove si trovava la banda, però come se si trattasse di un incontro e come se ci fosse un qualche accordo ed i componenti della banda non sono mai stati arrestati.

I capetti della banda dormivano in una casa in Tonalá. Una notte "sono piombati" loro addosso alcuni uomini armati, "con puri schioppi". Dicono che erano circa 15, incappucciati e vestiti da contadini indigeni, senza divisa da guerriglieri. Hanno circondato la casa, hanno sparato da fuori e hanno giustiziato uno dei capi della banda. Un mese dopo il gruppo armato è piombato nuovamente sul luogo dove dormivano gli assaltanti. Tutti in Tonalá hanno udito la sparatoria ed hanno saputo che i delinquenti erano scappati schizzando via dalla casa. Il giorno seguente corse la voce che gli incappucciati fossero guerriglieri scesi della montagna "per difendere il popolo".

Da allora i membri della banda sono fuggiti, i loro familiari dicono che se ne sono già andati al nord. Però la gente vive con la paura che ritornino di nuovo, perché molti contadini li hanno visto nascosti in montagna.


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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