La Jornada, 3 giugno 1999

DUE DEI CATECHISTI ARRESTATI SONO STATI PORTATI A SAN CRISTÓBAL

NON SI CONOSCE LA SORTE DI UN ALTRO

Juan Balboa e Elio Henríquez, San Cristóbal de las Casas, Chis., 2 giugno

Due dei tre catechisti che sono stati fermati ieri insieme al sacerdote Jerónimo Hernández (liberato subito dopo) all'incrocio Piñales, tra Ocosingo e Chilón, sono stati trasferiti a San Cristobal de Las Casas, dove questa notte hanno reso le loro dichiarazioni di fronte al Pubblico Ministero, per rispondere delle accuse presumibilmente infondate mosse loro da militanti priisti.

D'altra parte, gli indigeni Manuel Pérez Constantino (dirigente del movimento Xi'Nich e membro del Congresso Nazionale Indigeno) e Jesús Hernández Gutiérrez sono stati presentati davanti alle autorità giudiziarie di questa città. Fino a questa notte ancora non si conosceva la sorte di Florentino Pérez Tovilla, apparentemente liberato a Bachajón, nel municipio di Chilón, dove erano stati portati precedentemente i catechisti con Jerónimo Hernández.

Pérez Constantino è stato colpito e legato dai priisti, che arrestando il parroco Jerónimo Hernández lo accusavano di aver ordinato a simpatizzanti zapatisti di installare dei posti di blocco per evitare che militanti del PRI commercializzino il legname e che il governo statale introduca materiali per le comunità che si oppongono all'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN).

Circa 300 campesinos affiliati al PRI si sono concentrati dal lunedì scorso per cacciare centinaia di simpatizzanti dell'EZLN, zapatisti civili che il fine settimana scorso hanno iniziato una serie di mobilitazioni pacifiche con lo scopo di non permettere l'ingresso di droga, alcool e materiale che i governi municipale, statale e federale canalizzano verso le comunità che hanno accettato "di far parte della controinsurrezione", secondo quanto dichiarato da dirigenti del municipio autonomo zapatista Ricardo Flores Magón.

"Sono uscito dalla chiesa La Arena all'una del pomeriggio (martedì). Un'ora dopo sono arrivato all'incrocio Piñales dove sono stato fermato da varie persone che bloccavano la strada che porta a Palenque. Dapprima non li ho riconosciuti, ma dopo un'ora che stavo dentro la camionetta, ho cominciato a riconoscere alcuni di loro", ricorda nell'intervista il parroco gesuita Jerónimo Alberto Hernández López.

"Alcuni dei campesinos (tutti del PRI) mi hanno identificato come "padre Shel, il vero dirigente zapatista", dicevano. Hanno tentato di aggredirmi - aggiunge - ma sono stati fermati da altre persone". Altri lo accusavano: "Ti riconosco: ora sei un prete e d'improvviso ti trasformi nel subcomandante Marcos".

"Mi hanno ordinato di passare in una casa dove si trovavano alcune autorità delle comunità confinanti. Mi hanno interrogato per varie ore. Mi domandavano se io avevo dato l'ordine di mettere i posti di blocco, cosa che ho sempre negato in lingua tzeltal. Alla fine mi hanno chiesto che dicessi ai ribelli di non tornare a mettere posti di blocco. Ho ripetuto loro che non li conoscevo, ed ho ripetuto che la Chiesa è per le soluzioni pacifiche e per il dialogo.

"Sono uscito ed ho parlato con la gente. Le autorità del municipio di Chilón sono arrivate e hanno detto di volermi accompagnare perché non avessi problemi, invece hanno portato Manuel Pérez Constantino, Florentino Pérez Tovilla e Jesús Hernández nel carcere di Bachajón, nonostante non avessero commesso nulla", assicura.

Relativamente a questa aggressione, il centro per i diritti umani Fray Bartolomé de Las Casa, dei Diritti Indigeni ed il Comitato di Difesa per la Libertà Indigena, hanno emesso un documento nel quale manifestano la loro preoccupazione per la detenzione "arbitraria" di Jerónimo Hernández e condannano il "libero uso della violenza da parte di simpatizzanti priisti con il consenso delle autorità che erano presenti, ed il trattamento inumano riservato ai detenuti durante il loro trasferimento".

La vita ha riservato innumerevoli sorprese a Jerónimo Hernández. Nel suo lavoro pastorale è stato osteggiato costantemente dai proprietari terrieri della regione del nord di Palenque, una delle zone di allevamento più importanti del Chiapas.

Nel 1994 fu arrestato perché agenti dei servizi del governo lo scambiarono con il subcomandante Marcos. L'8 marzo 1997 fu arrestato illegalmente durante un'operazione di polizia. Fu isolato, torturato e portato a Tuxtla Gutiérrez. Resto' due giorni nelle cantine della Procura Generale dello Stato.

Il martedì, il parroco di El Arena è stato accusato ancora una volta di essere il subcomandante Marcos. "Sono menzogne e pretesti che s'inventano per aggredire la diocesi di San Cristobal de Las Casas", ha dichiarato.


(tradotto dal Comitato Chiapas "capitana Maribel" - Bergamo - maribel@uninetcom.it)



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