The Guardian - Gran Bretagna, 3 gennaio 1999

Cinque anni dopo, lo zapatismo trionfa in luoghi pressoché nascosti

Cinque anni fa, lo zapatismo lanciava la sua offensiva dalla selva del Chiapas.

Questa è una storia a zig-zag però, secondo quanto afferma l'autore di questa nota, il trionfo si deve cercare in posti segreti.

da Michael McCaughan - Chiapas, Messico

Nel novembre dell'anno scorso, dozzine di ribelli zapatisti si sono lanciati in una campagna di demolizione in Altamirano, una delle province messicane ribelli del Chiapas. Hanno distrutto ville eleganti che una volta appartenevano a ricchi latifondisti che però se ne sono andati dopo l'insurrezione armata del gennaio 1994. Mattoni e piastrelle sono stati trasportati con cura ai villaggi ribelli, dove nuove case verranno costruite con i pezzi delle vecchie.

L'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) è ossessionato con la costruzione. Per la Convenzione Nazionale Democratica (CND), nell'agosto del 1994, costruirono dormitori, cucine e un anfiteatro per i 7.000 attivisti che vennero da tutto il Messico per programmare la fine del regime del partito unico al potere. Inaugurarono una biblioteca. Costruirono ospedali, scuole ed una stazione radio ribelle accanto a rifugi per osservatori dei Diritti umani. Il denaro è arrivato da tutte le parti del mondo.

Immediatamente dopo l'insurrezione del 1994, il Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno (CCRI), l'autorità politica più alta degli zapatisti, convinse i suoi simpatizzanti ad evitare l'occupazione delle ville abbandonate. Il movimento sperava di ottenere un ampio accordo sulla riforma agraria. Sono seguiti due anni di conversazioni tra il governo ed i ribelli e nel febbraio del 1996 si firmò l'accordo di San Andrès su diritti e cultura indigeni, primo passo verso il riconoscimento dell'autonomia indigena.

Però il presidente Ernesto Zedillo disconobbe l'accordo nel gennaio del 1997 ed aumentò l'aggressiva presenza militare in Chiapas. Così i leader del CCRI, consultatisi con l'Esercito Zapatista, hanno dato luce verde alla costruzione di nuovi villaggi nei possedimenti dei latifondisti, poi organizzati come "distretti autonomi in ribellione".

I ribelli hanno fatto arrivare la loro parola a gay, lesbiche, casalinghe, contadini, indebitati, intellettuali e, pure, all'Esercito messicano. Due settimane fa, l'impatto del messaggio zapatista sulle truppe si è reso visibile. In una manifestazione pubblica senza precedenti, 51 ufficiali hanno marciato verso il Senato ed hanno chiesto la liberazione di 1.500 soldati che dovrebbero essere agli arresti. Hanno protestato per i miserevoli salari, la cattiva alimentazione ed il basso morale delle truppe ed hanno rifiutato il ruolo di repressori del popolo.

La lealtà dell'Esercito è stata un fattore decisivo per mantenere al potere un regime impopolare che dura da 70 anni. Da quando gli zapatisti sono apparsi nel 1994, l'Esercito ha triplicato il suo bilancio, ha inviato centinaia di soldati all'estero per addestramento in antiguerriglia ed ha occupato terreni nel campo, dove il fatto di avere ai piedi un paio di stivali può essere motivo per un omicidio. In Chiapas c'è un soldato per famiglia in una regione che ha un medico ogni 18.900 persone, secondo le stesse statistiche del governo.

La presenza dell'Esercito è giustificata grazie al "lavoro sociale", che in realtà equivale a poco più che un brutto taglio di capelli e qualche sacchetto di caramelle per i bambini. Il principale compito in realtà è quello della distruzione, iniziando da biblioteche, dormitori, anfiteatri e cucine dei ribelli, che sono stati spazzati via. In altre zone del territorio ribelle l'Esercito ha violentato donne, torturato simpatizzanti dei ribelli e distrutto raccolti.

Un anno fa, il governo ordinò all'Esercito d'entrare nei territori ribelli con il pretesto di "disarmare i civili", presumibilmente una risposta al massacro di Acteal del dicembre del 1997, quando 45 civili disarmati sono stati assassinati da paramilitari legati al partito di governo. Gli inesperti soldati del governo sono stati ricevuti con furia da donne e bambini, che tirarono loro bastoni e pietre e li coprirono d'insulti. Le truppe fecero dietro front e lasciarono i luoghi.

Nel dicembre del 1996, i ribelli hanno invitato i loro simpatizzanti a formare il Fronte Zapatista di Liberazione Nazionale (FZLN), che promuoverebbe in modo pacifico gli obiettivi del movimento ribelle. Il governo ha consacrato tempo e sforzi notevoli per reprimere le attività dell'FZLN.

In Tijuana la polizia ha colpito attivisti che marciavano nel Giorno dell'Indipendenza del 1997. Il giorno seguente, è stato licenziato un annunciatore radio di Radio Tijuana per aver letto frammenti della Costituzione senza formulare alcun commento.

Il governo messicano è un esperto in repressione di bassa intensità: minacce ad attivisti, visite di militari alle loro case ed ai loro posti di lavoro, inseguimenti per la strada come pure l'abitudine di lasciare messaggi minacciosi nelle segreterie telefoniche dei simpatizzanti dei ribelli.

Gli zapatisti sono riusciti a sviare tutti gli sforzi del governo per portarli ad uno scontro disuguale. Quando Zedillo ordinò alle sue truppe l'invasione del territorio ribelle nel febbraio del 1995, il "nemico interno" era sparito nelle colline, inghiottito dalla vegetazione che ha già protetto gli indigeni dagli stranieri per cinque secoli.

Questo cronista si trovava in uno dei villaggi sulla linea del fronte, Morelia, quando l'Esercito avanzò il 9 febbraio del 1995. Un allarme ribelle ha provocato un rapido esodo di uomini, donne, bambini e anziani verso le montagne. La milizia zapatista occupò il luogo. Un sergente ribelle ha ricordato ai combattenti che il loro primo dovere era quello di proteggere i civili che evacuavano. Una volta che gli abitanti sono spariti nelle colline, i ribelli se ne sono andati pure loro, lasciando solo delle pattuglie isolate per monitorare i movimenti dell'Esercito. Nelle settimane seguenti, l'Esercito messicano ha dimostrato poca voglia di combattere, avventurandosi molto raramente dentro la giungla.

Nello sforzo per iniettare un po' del necessario spirito di lotta ai suoi riluttanti soldati, il governo messicano ha inviato dozzine di ufficiali alla scuola internazionale dei Kaibiles nella giungla guatemalteca, dove veterani della pulizia etnica trasmettono le loro conoscenze. Il massacro di Acteal aveva tutte le caratteristiche distintive dei Kaibiles.

Nella prima settimana del gennaio del 1994, un generale dell'Esercito messicano ha chiesto sei giorni per spazzar via la guerriglia zapatista ed il presidente Carlos Salinas descrisse il movimento come i "rimasugli disoccupati" delle guerriglie centroamericane. Oggi, cinque anni dopo, Salinas è fuggitivo a Dublino e l'Esercito messicano è demoralizzato mentre i ribelli hanno creato 32 distretti autonomi in Chiapas.

L'ironia dell'attuale punto morto è che nessuna delle due parti può concedersi il lusso di fare il primo passo, però neanche possono concedersi quello di restare immobili. Se il governo lanciasse un attacco deciso, il paese si paralizzerebbe e la Borsa di Valori collasserebbe, portando il partito governante alla rovina. Però la permanenza dei ribelli, anche se confinata nella giungla, continuerà a ispirare ancora sempre più ribellione tra gli altri gruppi.

La sostanza della ribellione zapatista è nascosta nella vallata di Altamirano. Prima c'è da seguire un angusto sentiero che porta al rio Colorado. Più in là, un ponte di assi porta ad una serie di gruppi di casupole dispersi in montagna, che si dispiegano uno dopo l'altro. Ancora più in là ci sono le cime coperte di nebbia.

Lì, senza testimoni, senza fanfare, si sono raggiunti obiettivi che qualche volta sono apparsi impossibili, come terra e libertà.


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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