Sureste, 2 gennaio '99

Il conflitto in Chiapas ha già causato 800 morti

Il subcomandante Marcos ha reso pubblici più di 500 comunicati

SAN CRISTOBAL de Las Casas, Chis., 1° gennaio (UPI).- Il conflitto del Chiapas, il peggior scoppio di violenza in Messico dalla rivoluzione nel primo decennio di questo secolo, compie oggi cinque anni senza nessun segnale di pace e con un saldo di per lo meno 800 morti.

I ribelli dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) firmarono il 16 febbraio del 1996 un accordo con il governo messicano su diritti e cultura indigeni in una delle sei ronde di negoziati che hanno sostenuto in San Andrès Larrainzar, sede ufficiale del dialogo di pace.

Però il documento si è trasformato nel principale ostacolo per il processo di negoziato a causa del rifiuto del governo messicano di elevare a rango costituzionale le richieste dei popoli indigeni.

Il processo di negoziato è entrato in un ristagno pericoloso è si è serrato lo spazio per il dialogo con la sparizione della Commissione Nazionale di Intermediazione (Conai), che era presieduta dal vescovo Samuel Ruiz García dal giugno 1997.

I ribelli indigeni che il primo di gennaio avevano sorpreso il mondo attaccando caserme dell'Esercito Messicano con fucili di legno, hanno deciso di proseguire la loro guerra mediante comunicati che hanno invaso il ciberespazio di Internet dei cinque continenti.

Il mitico subcomandante Marcos ha già divulgato più di 500 messaggi con i principali postulati sociali e politici di una delle guerriglie più povere d'America, che si scontra con un regime che si mantiene al potere da 69 anni.

Il Centro dei Diritti Umani "Fray Bartolome de las Casas", fondato da Mons. Samuel Ruiz García per documentare i soprusi che patiscono gli indigeni nelle grandi proprietà dei caciques, di cui molti sono alleati al Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI), ha considerato che i ribelli zapatisti hanno adottato un atteggiamento di resistenza contro l'attacco governativo ed hanno aperto uno spazio proprio tra la società civile.


LA REALIDAD, Chis., 1° gennaio (AP).- Centinaia di partigiani ribelli hanno ballato fino al mattino presto di oggi in questo isolato accampamento festeggiando il quinto anniversario dell'insurrezione del 1° gennaio del 1994 dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.

Vari striscioni commemoravano l'occupazione di sei città del Chiapas nel 1994, però la mancanza di leader nella cerimonia in quella che era l'accampamento principale della guerriglia e un messaggio registrato del leader ribelle subcomandante Marcos, sono stati in accordo con la posizione attuale più passiva del gruppo.

"Tutti gli sforzi dell'Esercito di Liberazione Nazionale Zapatista si fanno verso dentro. Silenziosi verso l'esterno, noi zapatisti ci stiamo concentrando per organizzare la resistenza tra il nostro popolo", dice la dichiarazione di Marcos.

L'unico incidente nello stato è successo oggi nel carcere municipale di San Cristóbal. Cinque individui hanno sparato 20 colpi e le guardie hanno risposto al fuoco.

Non si ha informazioni di feriti nel carcere, che è stato riabilitato recentemente dopo essere stato distrutto dagli zapatisti durante l'insurrezione di cinque anni fa.

Nel 1994, l'Esercito rioccupò le zone prese dai ribelli e cerca di isolarli, per forzarli a tornare a negoziare, mettendo in pratica programmi di aiuto ai contadini che si prestano a cooperare con il governo.


MESSICO, 1° gennaio (La Jornada).- L'impedire premeditatamente agli indigeni del Chiapas, ai quali si proibisce di raccogliere il loro caffè ed altri prodotti, per portarli alla povertà, alla fame ed alla malattia, "costituisce un crimine di lesa umanità" considerato nella Convenzione per la Prevenzione e la Sanzione del Delitto di Genocidio, secondo quanto stabilisce l'Articolo II comma c), che considera come genocidio "il costringere intenzionalmente un gruppo a condizioni di esistenza che lo porti alla sua distruzione fisica, totale o parziale", afferma il Fronte Messicano Pro Diritti Umani (Fmpdh).

Benjamín Laureano Luna, presidente di questa ONG, ricorda che i mercenari che compongono gli "squadroni della morte del delegato (sic) di governo in Chiapas" (Roberto Albores Guillén), noti come paramilitari, hanno minacciato gli indigeni produttori di caffè e agricoltori, dicendo che faranno loro quello che hanno fatto in Acteal ed ordinando loro di non raccogliere i loro prodotti.

Inoltre, fa sapere che tanto gli osservatori stranieri come il Centro dei Diritti Umani "Fray Bartolomé de Las Casas" sono protetti dalla Dichiarazione sui Diritti e Doveri degli Individui, dei Gruppi e delle Istituzioni di Promuovere e Proteggere i Diritti Umani e le Libertà fondamentali Universalmente riconosciuti, di modo che il Diritto Internazionale obbliga il governo del Messico a garantire la protezione delle persone, sia individualmente che collettivamente, di fronte all'arbitrarietà ufficiale scatenata contro i difensori degli indigeni produttori di caffè del Chiapas.

In quanto alla presenza di osservatori stranieri in Chiapas, durante la commemorazione del primo anniversario del genocidio in Acteal, il 22 dicembre 1997, Laureano Luna dichiara che sono stati minacciati da funzionari dell'Immigrazione, col pretesto che si tratta di "turismo rivoluzionario", espressione che non è considerata dalla legge e, di conseguenza, non è proibito partecipare ad atti pubblici luttuosi.

Commenti o domande?, rivolgersi a diarioyuc@sureste.com


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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