Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale - Messico
1° novembre 1999
"Canek lo pensò ma non lo disse, gli indigeni che gli stavano vicino lo indovinarono. Al momento dell'attacco gli indigeni che stavano davanti dovevano aspettare che il nemico facesse fuoco. Allora gli indigeni che stavano dietro avanzavano camminando sui loro morti."
"Canek. Storia e leggenda di un eroe maya"
Ermilio Abreu Gómez
Compagni e compagne dei Coordinamenti Provinciali:
Vogliamo ringraziarvi tutti per questi giorni che siete stati con noi.
Vedendovi, sapendovi vicini, il nostro cuore è cresciuto e adesso siamo migliori e più forti.
Vi vediamo e vediamo persone, uomini e donne che sono impegnate in una lotta, in una causa, che è la nostra e che è anche la loro.
Venendo ci avete dato una forza molto grande che ci aiuterà a resistere più a lungo e meglio.
Per questo vogliamo ringraziarvi.
Io so che forse non mi capite, ma il vostro essere qui è molto, molto bello.
Per tutti i nostri popoli, i nostri compagni e le nostre compagne tojolabales, tzotziles, tzeltales, choles, mames, zoques, meticci, il vostro camminare fino a noi è accolto con speranza e speriamo non solo che sia andata bene, come è stato, ma anche che stiate aspettando che vi informiamo su quello di cui qui si è parlato, discusso e concordato.
Oggi, in tutti i nostri villaggi, sulle nostre montagne, i morti camminano di ritorno verso di noi e tornano a parlarci e a ascoltare.
In tutte le capanne, in tutti gli accampamenti, in ogni piccolo luogo un'offerta saluta i nostri morti e li invita a mangiare, a ridere, a fumare, a bere caffè, a ballare.
Sì, a ballare perché i nostri morti sono molto ballerini.
Molto ballerini e anche molto chiacchieroni sono i nostri morti.
Loro ci raccontano storie perché è raccontando storie che i nostri antenati insegnavano e imparavano a camminare.
Per questo i nostri morti hanno lo stesso modo e lo stesso modo abbiamo anche noi che siamo morti.
Giorni di fiori sono i giorni dei morti nelle nostre montagne.
E se ieri la storia che vi ho raccontato era di luce, stella e alba, quella di oggi è di luce, fiore e alba.
Raccontano i più vecchi tra i vecchi delle nostre comunità che i nostri antenati vivevano già in lotta ribelle, perché è molto tempo che il potente soggioga e uccide.
Il potente è tale perché si beve il sangue del debole.
Così il debole diventa più debole e il potente più potente.
Ma ci sono deboli che dicono ya basta! e si ribellano contro il potente e dedicano il loro sangue non ha ingrassare il grande, ma ad alimentare il piccolo.
Questo succede da molto tempo.
E se da allora esiste la ribellione, da allora esiste anche il castigo con cui il potente punisce il ribelle.
Oggi ci sono carceri e tombe per castigare i ribelli, prima c'erano case di castigo.
Le case di castigo che esistevano prima per castigare i ribelli erano 7 e anche oggi sono 7, ma portano altri nomi.
Le 7 dei nostri antenati erano:
La Casa Oscura al suo interno non aveva alcuna luce. Solo oscurità e vuoto c'era nella Casa Oscura. Chi arrivava lì perdeva la rotta e si smarriva e non tornava mai più, né se ne andava, perso moriva.
La Casa Fredda al suo interno aveva un vento gelato e forte che congelava chiunque entrasse, rendeva freddo il cuore e freddi i sentimenti. Uccideva quindi l'umano degli umani.
La Casa delle Tigri aveva al suo interno solo tigri rinchiuse, affamate e feroci. Queste tigri si mettevano nell'anima di chi avesse abitato la casa e gli riempivano l'anima di odio verso tutto e tutti. Così poi uccideva, con odio e in odio.
La Casa dei Pipistrelli aveva al suo interno solo pipistrelli che strillavano, gridavano e mordevano e mordendo si succhiavano la fede di chi entrasse, il quale non credeva più in niente e, incredulo, moriva.
La Casa dei Coltelli al suo interno aveva molti coltelli taglienti e affilati e a chi lì entrasse veniva tagliata la testa, cioè il suo pensiero e così moriva senza pensare più, morto della ragione.
La Casa Dolorosa era abitata solo da dolore ed era tanto il dolore che vi abitava che faceva impazzire chi vi abitasse e con dolore gli faceva dimenticare che c'è altro e differente, dimenticando e dimenticando il morto moriva senza memoria.
La Casa Senza Voglia aveva al suo interno un vuoto che si mangiava tutte le voglie di vivere, di lottare, di amare, di sentire, di camminare che avesse chi ci entrava e lo lasciava vuoto, morto anche se vivo, perché un vivo senza voglia è un vivo morto.
Queste erano le 7 case di castigo per il ribelle, per chi non accettava, immobile, che il suo sangue ingrassasse il potente e che la sua morte desse vita al mondo della morte.
Molto tempo fa vissero due ribelli.
Si chiamavano Hunahpú e Ixbalanqué, chiamati anche i cacciatori dell'alba.
Il male viveva in un profondo buco, chiamato Xibalbá, da cui bisognava salire molto per arrivare alla terra buona.
Hunahpú e Ixbalanqué erano ribelli contro i cattivi signori che abitavano la gran casa del male.
E allora i cattivi signori ordinarono di portagli Hunahpú e Ixbalanqué con l'inganno affinché scendessero fino alla loro cattiva casa.
Ingannati i cacciatori dell'alba arrivarono e i cattivi signori li rinchiusero nella Casa Oscura e gli diedero un ocote* e due sigarette.
Gli dissero che dovevano passare la notte dentro la Casa Oscura e che il giorno successivo avrebbero dovuto consegnare l'ocote completo e le due sigarette intere.
Un guardiano doveva vigilare che per tutta la notte si vedesse la luce dell'ocote e delle sigarette accese.
Se il giorno successivo le sigarette e l'ocote non fossero stati interi, allora Hunahpú e Ixbalanqué sarebbero morti.
I due cacciatori dell'alba non ebbero paura, no.
Contenti dissero che andava bene, come dicevano i cattivi signori, ed entrarono nella Casa Oscura.
Usarono allora il loro pensiero e chiamarono la guacamaya che era l'uccello che custodiva tutti i colori e le chiesero in prestito il rosso e con esso pitturarono la punta dell'ocote che da lontano si vedeva come se fosse accesa.
Hunahpú e Ixbalanqué chiamarono le lucciole e chiesero di poter avere la compagnia di due di loro e con esse adornarono le punte delle due sigarette e da lontano, chiaramente, si vedeva come se le sigarette fossero accese.
Albeggiò e il guardiano informò i cattivi signori che tutta la notte l'ocote era rimasto acceso e che i due cacciatori dell'alba avevano fumato a lungo le loro sigarette.
I cattivi signori furono molto contenti perché avrebbero così avuto un buon pretesto per ammazzare Hunahpú e Ixbalanqué per non aver adempiuto all’impegno di consegnare l'ocote e le sigarette intere.
Uscirono quindi dalla Casa Oscura i due cacciatori e consegnarono interi l'ocote e le due sigarette.
I cattivi signori si arrabbiarono molto perché era mancato loro il pretesto per ammazzare Hunahpú e Ixbalanqué e dissero tra loro: "Sono molto intelligenti questi ribelli, cerchiamo allora un modo di ucciderli con un altro pretesto".
"Sì" si dissero, "che dormano ora nella Casa dei Coltelli, lì moriranno sicuramente, tagliando loro la ragione".
"No, basta", disse un altro signore del male, "perché questi ribelli hanno troppa ragione e bisogna quindi dargli un compito più duro perché non riescano a compierlo e, se non li uccidono i coltelli, non avremo un buon pretesto per farli fuori".
"Va bene" si dissero i cattivi signori e andarono dove stavano Hunahpú e Ixbalanqué e dissero loro: "Adesso andate a riposare, parleremo domani, ma vi diciamo subito che vogliamo che domattina all'alba ci regaliate dei fiori".
I cattivi signori ridevano un po' perché avevano già avvisato i guardiani dei fiori di non lasciare avvicinare nessuno che volesse nella notte raccogliere fiori e che, se qualcuno avesse tentato di farlo, dovevano picchiarlo fino ad ucciderlo.
"Va bene", dissero i cacciatori dell'alba, "e di che colore volete che siano i fiori che vi regaleremo?"
"Colorati, bianchi e gialli" risposero i cattivi signori e aggiunsero "e chiaro, vi diciamo che se domani non ci regalate questi fiori colorati, bianchi e gialli, per noi sarà una grande offesa e vi uccideremo".
"Non preoccupatevi", dissero Hunahpú e Ixbalanqué, "domani avrete i vostri fiori colorati, bianchi e gialli".
I cacciatori dell'alba entrarono nella Casa dei Coltelli.
I coltelli li stavano già quasi tagliando a pezzetti quando Hunahpú e Ixbalanqué li fermarono e dissero loro "parliamo".
I coltelli si fermarono e ascoltarono.
E i cacciatori dell'alba così parlarono: "Se tagliate noi avrete ben poco. Invece se non ci fate niente vi daremo le carni di tutti gli animali".
I coltelli furono d'accordo e non fecero nulla a Hunahpú e Ixbalanqué.
Ed è per questo che da allora i coltelli esistono per tagliare la carne degli animali, e se qualche coltello taglia carne umana, i cacciatori dell'alba li perseguitano fino a fargli pagare il proprio delitto.
Hunahpú e Ixbalanqué stavano già tranquilli nella Casa dei Coltelli, interi e con il loro pensiero vivo.
E si dissero: "Come faremo adesso per trovare i fiori che vogliono i cattivi signori, se sappiamo che hanno già allertato i guardiani e che questi ci ammazzeranno se ci avvicineremo a cogliere i fiori dei loro giardini".
E pensierosi rimasero i due cacciatori dell'alba e giunse alla loro mente il pensiero che avevano bisogno dell'aiuto di altri piccoli e chiamarono le formiche tagliatrici e dissero loro così: "Sorelline formiche tagliatrici, abbiamo bisogno che ci aiutiate nella nostra ribellione perché i cattivi signori vogliono uccidere la nostra lotta".
"Allora sì", risposero loro le formiche tagliatrici e chiesero: "Cosa dobbiamo fare per appoggiare la vostra lotta contro i cattivi signori?"
"Vi chiediamo, per favore, di andare nei giardini e di tagliare fiori colorati, bianchi e gialli e di portarli qua, poiché noi non possiamo andare perché i guardiani hanno l'ordine di attaccarci, ma voi, che siete piccole, non vi vedranno nemmeno e non si renderanno conto".
"Allora va bene", dissero le formiche, "siamo ben disposte perché di per sé il piccolo ha il suo modo di combattere i cattivi signori, per quanto siano grandi e potenti".
Le formiche tagliatrici se ne andarono ed erano molte, ma piccole ed entrarono nei giardini e i guardiani non le videro perché le formiche erano molto piccole.
Così le formiche iniziarono il loro taglio e il loro raccolto, alcune tagliavano e alcune raccoglievano, alcune tagliavano e raccoglievano fiori colorati, e altre tagliavano e raccoglievano fiori bianchi, e altre tagliavano e raccoglievano fiori gialli.
E terminarono in fretta e in fretta portarono i fiori dove si trovavano i cacciatori dell'alba.
Al vedere i fiori, Hunahpú e Ixbalanqué divennero molto contenti e alle formiche tagliatrici parlarono così: "Molte grazie sorelline, il vostro potere è grande anche se piccolo, e siccome vi siamo grati, rimarrete sempre tante e niente di grande potrà uccidervi".
Ed è per questo che dicono che le formiche resistono sempre, per quanto siano grandi coloro che le attaccano non potranno mai sconfiggerle.
Il giorno seguente arrivarono i cattivi signori e i due cacciatori dell'alba consegnarono loro i fiori che avevano richiesto.
E i signori cattivi erano sorpresi di vedere che i coltelli non li avevano tagliati, ma ancor più si sorpresero quando videro i fiori colorati, bianchi e gialli che Hunahpú e Ixbalanqué consegnarono loro e allora si arrabbiarono molto i signori cattivi e iniziarono a cercare altri pretesti per farla finita con i ribelli cacciatori dell'alba.
Fratelli e sorelle:
Questa è la storia che ci portano i nostri morti e che così ci raccontano.
Essi ci portano la loro parola affinché noi la percorriamo.
Perché noi camminiamo sopra ai nostri morti, e solo così avanziamo.
Credo che questa storia che ci hanno raccontato i nostri antenati e che io adesso racconto a voi in questi giorni dei morti, si può percorrere in molti modi.
E tutti noi che siamo piccoli ci troviamo in questa storia.
A volte siamo i cacciatori dell'alba che inventano modi per resistere alle menzogne dei potenti e per questo portiamo la luce di altri piccoli.
A volte siamo guacamaya e prestiamo i nostri colori per dipingere la resistenza.
A volte siamo lucciole e adorniamo con la luce la solitudine di piccoli fratelli.
A volte siamo buoni intenditori per parlare e correggere chi ci crede rivali anche se i suoi nemici sono altri.
E a volte siamo formiche che sanno fare, del loro essere piccole, una lotta forte ed essere appoggio per chi attende la morte.
E credo che questo siamo tutti, voi e noi, colore, luce, buona parola che convince e corregge, una piccola forza che unendosi diventa grande.
In queste riunioni abbiamo scoperto che possiamo dare e ricevere appoggio e aiuto, che il contatto non è solo tra l'EZLN e la società civile, ma anche tra l'EZLN e voi come Coordinatori compagni, e anche tra voi come Coordinatrici sorelle.
E in questa relazione stiamo imparando a fare, a volte daremo colori, a volte luci, a volte parole che correggono e a volte essere forza moltiplicata, piccola ribellione che si unisce e si trasforma in grande sfida per chi opprime e inganna.
Adesso voglio chiedervi di essere forza moltiplicata e luce compagna per due bontà che resistono e resistendo offendono il potente.
Una la fanno gli studenti della UNAM che sostengono uno sciopero chiedendo educazione pubblica e gratuita per tutti noi. Perseguitati dai cattivi signori, questi giovani universitari sapranno come trovare la ragione che li renda forti e potenti. Noi dovremo andare nelle nostre terre per unire saluti e appoggi che, come fiori, dovremo mandargli lettere per fargli sapere che tra noi piccoli ci aiutiamo e appoggiamo. Per questo chiedo a tutti voi che, nei rispettivi stati, regioni e municipi, spieghiate la lotta degli studenti della UNAM e che mandiate a questi uomini e queste donne, studenti in sciopero, tutti i saluti che uniremo. Ognuno conosce la sua terra e il suo cielo e sa quanto e cosa può mandare e quando. Io vi chiedo di unirvi a noi zapatisti in questo saluto collettivo che innalzeremo per questi studenti e a queste studentesse che per noi lottano per un'educazione gratuita. Per questo chiedo se siete d'accordo, compagni e compagne dei Coordinamenti di Provincia.
L'altra bontà che è vessata e perseguitata è quella che si chiama Centro di Diritti Umani "Miguel Agustín Pro Juárez" (PRODH). Le persone che lavorano lì sono state perseguitate, minacciate e attaccate dal governo. Una di loro, la dottoresa Digna Ochoa y Placido è stata sequestrata, perseguitata e minacciata. Il giorno 28 ottobre 1999, nella notte è stata sul punto di essere assassinata da soggetti che le chiedevano informazioni sui ribelli del Messico. Nel luogo in cui lavora, l'Augustín Pro erano entrati a forza il giorno seguente e all'interno del locale avevano lasciato minacce di morte. Le persone che lavorano al centro "Augustín Pro" difendono i diritti umani di tutte e di tutti coloro che sono stati perseguitati, assassinati, incarcerati e fatti sparire dal governo. Oltre a difendere i piccoli, i fratelli e le sorelle del "Augustín Pro" denunciano il mal governo nella sua politica di violazione dei diritti umani. Per questo li vogliono far star zitti con minacce, con assalti e con la morte.
Così succede in Messico.
Chi assassina e ruba è il governo e sono liberi e impuniti.
Chi difende la vita e i diritti viene perseguitato e assassinato.
Non possiamo rimanere in silenzio di fronte a questa aggressione.
Non solo perché stanno aggredendo persone che non sono mai state e che mai rimarranno zitte se qualunque messicano o messicana verrà attaccata nei suoi diritti umani, ma anche perché non dobbiamo mai stare zitti di fronte a qualunque aggressione contro i piccoli, che siamo tutti.
Per questo vi chiedo che insieme, voi e noi, chiediamo:
Queste cinque richieste vengono poste in tutto il paese da organizzazioni non governative, sociali e politiche oneste e da individui singoli. Per questo vi chiedo di unirvi a queste richieste e di aggiungere il nome di ognuno dei Coordinamenti presente a questo incontro, dell'EZLN e dei Coordinamenti che non sono presenti, ma sono d'accordo, a quelli che le porteranno davanti al governo.
Per questo vi chiedo, compagni e compagne dei Coordinamenti di Provincia presenti a questo incontro, se siete d'accordo.
Bene compagne e compagni. Abbiamo finito questa riunione di lavoro.
Pensiamo sia venuta bene e che dovremo ripeterla.
E allora vi diciamo che vi inviteremo per venire a parlare con noi, a volte diversi Coordinamenti, a volte solo uno.
E vi diciamo anche che sarebbe bene che, quando sia possibile per tempo e per distanza, vi riuniate anche tra di voi per raccontarvi i progressi, i problemi e i dubbi.
Se qualche volta vi dimenticherete qual è il lavoro o qual è il cammino da seguire o cosa bisogna fare, basterà che aspettiate l'alba e attendiate l'arrivo di "Icoquih" o vediate un colore o una piccola luce o una buona parola o una formica. In ognuna di queste cose e in tutte quante, ci saranno le risposte, le ragioni, le rotte e le mete, che è l'unica cosa di cui hanno bisogno i ponti per tendersi.
Compagni e compagne:
manca molto, ma già di meno.
In ogni modo, adesso ricordiamo, con la compagnia dei nostri morti, che non siamo soli.
Né voi, né noi, né nessun piccolo sarà più solo. Con tutti e da La Realidad messicana e da tutti gli angoli del paese, è alta la bandiera della
Per tutti e tutte,
DEMOCRAZIA!
LIBERTÀ!
GIUSTIZIA!
Per il Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno - Comando Generale dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale
Subcomandante Ribelle Marcos
La Realidad dei piccoli, Messico, Novembre 1999
Nota: * Specie di pino dal legno molto resinoso che brucia facilmente usato per dare l'avvio al fuoco.
(tradotto da "si.ro" si.ro@iol.it Associazione Ya Basta! Per la dignità dei popoli e contro il neoliberismo - Lombardia)