Comunicato dell'EZLN ad Asma Jahangir, relatrice dell'ONU

Per Maurice Najman, che continua a fingersi morto

1° luglio 1999

Per Asma Jahangir, Relatrice Speciale dell'ONU per le Esecuzioni Extragiudiziarie, Sommarie o Arbitrarie

Dal Subcomandante Insurgente Marcos

CCRI-CG dell'EZLN

Signora Asma Jahangir:

Le scrivo a nome di donne, uomini, bambini ed anziani dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.

Sappiamo che non saranno poche le critiche che riceveremo per quanto le sto per dire e per non aver approfittato dell'occasione di presentare la politica genocida contro i popoli indios del governo messicano. Però il fatto è che, per noi, la "opportunità politica" ha poco a che vedere con l'etica politica. E non sarebbe etico se, a causa del nostro scontro con il governo messicano, noi ci rivolgessimo ad un organismo internazionale che ha perso ogni credibilità e legittimità, e il cui atto di decesso è stato firmato con i bombardamenti della NATO in Kosovo.

Con la sua guerra nei Balcani, il governo nordamericano, travestito da NATO e con i regimi d'Inghilterra, Italia e Francia, in qualità di grotteschi peones, è riuscito a distruggere il suo obiettivo principale: l'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU). La "intelligente" azione megapoliziesca del gendarme globale, gli USA, ha messo in ridicolo quella che in altri tempi è stata la massima tribuna internazionale. Violando i precetti che hanno dato origine all'ONU, la NATO ha sviluppato una guerra d'aggressione cinica, ha attaccato indiscriminatamente civili e ha preteso di delegare l'autorità intellettuale ai satelliti che, ora più che mai, hanno dimostrato di essere inutili per chi ha già idee e decisioni prese. Il cinismo guerrafondaio della NATO è stato superato solo dalle "brillanti" dichiarazioni dei suoi capi e portavoce. La "guerra umanitaria", "l'errore in buona fede" e i "danni collaterali", non sono stati gli unici gioielli della bigiotteria bellica che ha venduto (perché si stanno già muovendo per presentare il conto) nelle terre kosovare. Un certo militare della NATO con una buona quantità di stellette puntate al petto, ha fatto martedì, a Bruxelles, due dichiarazioni che fanno rabbrividire: Su un totale di 35 mila operazioni aeree, solo poco più di 10 mila sono state dirette contro obiettivi concreti. E le altre 25 mila? Saranno state eseguite per errore? se esistono gli obiettivi concreti, esisteranno quelli astratti? Che tipo di obiettivo è una persona? La seconda dichiarazione ispira tante domande come la precedente: L'obiettivo della NATO non è mai stato di distruggere completamente l'esercito jugoslavo, come neppure è stato quello di ridurre il paese in cenere. Meno male, anche se non si può smettere di pensare che prima delle ceneri vengano i mucchietti di braci e prima di queste ci sono le briciole e prima ancora i pezzetti: a quale dimensione di materia pensavano di ridurre quel paese e il suo esercito? Il banchetto del dopoguerra è servito, l'informazione che manda il satellite di Roger Waters riempie tutto il giorno i mezzi di comunicazione; mentre più si dice, meglio si potrà occultare quello che non si può dire" (Jordi Soler, su La Jornada, 19 giugno 1999).

La complicità dell'ONU nella guerra in Europa è stata evidente e, data la nostra posizione riguardo a questa guerra, il minimo di coerenza ci porta a prendere le distanze da un organismo che anni fa, è vero, ha svolto un ruolo dignitoso ed indipendente nel panorama internazionale. Oggi non è più così. Da un lato all'altro del pianeta, l'ONU si è convertita in un prescindibile avallo giuridico per le guerre di aggressione che il grande potere del denaro ripete senza stancarsi né di sangue né di distruzione.

Però se in Kosovo, il silenzio dell'ONU è stato complice del crimine e della distruzione, in Messico ha giocato un ruolo più attivo nella guerra che il governo messicano conduce contro gli indigeni: nel maggio 1998, su richiesta dell'ACNUR (organismo dell'ONU) il governo attaccò la comunità di Amparo Aguatinta, picchiò bambini, incarcerò uomini e donne ed occupò militarmente la sede del municipio autonomo Tierra y Libertad. Nel carcere di Cerro Hueco, a Tuxtla Gutierrez, ci sono i risultati della "opera umanitaria" dell'ONU in Chiapas. Più in qua, proprio oggi, 19 luglio 1999, il signor Kofi Annan, segretario generale dell'ONU, sta consegnando il Premio Nazioni Unite Vienna Società Civile alla Fondazione Azteca che, sotto l'auspicio del Milosevich autoctono, il signor Ricardo Salinas Pliego, si dedica a svolgere campagne contro la droga usando cocainomani, a promuovere sedizioni e a distruggere scuole indigene con gli elicotteri. Per questo, per essere parte della guerra contro gli indigeni messicani, per i suoi vincoli con il narcotraffico e per i suoi appelli golpisti, la Fondazione Azteca riceverà dal signor Annan una medaglia, un certificato e 25 mila dollari.

Così non accreditiamo all'ONU nessuna fiducia. E non si tratta di sciovinismo o di ripudio di tutto ciò che è straniero. Da queste parti hanno rischiato la loro vita, libertà, beni e prestigio, uomini e donne dei cinque continenti, come osservatori internazionali (noi lasciamo l'appellativo di "stranieri" a quelli che, come Zedillo e i membri del suo gabinetto, non hanno altra patria che quella del denaro). Per non andare troppo in là, nel febbraio 1998 è venuta la Commissione Civile Internazionale di Osservazione per i Diritti Umani (CCIODH). Non solo le sue sigle sono più grandi di quelle dell'ONU, anche la sua autorità morale, la sua onestà, il suo impegno per la verità e la sua lotta autentica per la pace con giustizia e dignità. Uomini e donne di Germania, Argentina, Canada, Danimarca, Francia, Grecia, Italia, Nicaragua, Svizzera, Andalusia, Aragona, Cantabria, Catalogna, Euskadi, Galizia, Madrid, Mursia ed Alicante hanno sfidato la più feroce campagna xenofoba del governo messicano di tutto il secolo ed hanno documentato tutto in un Dossier (che hanno dedicato all'indigeno Josè Tila Lopez Garcia, assassinato dopo aver presentato le denunce della sua comunità alla CCIODH). Lei consulti questo dossier, lo anima non solo il desiderio di una pace dignitosa, ma anche la veridicità e l'onestà.

Dopo la CCIODH, sempre nel 1998, è venuto un gruppo di osservatori italiani. A loro è andata peggio che alla CCIODH perché sono stati espulsi senza riguardi dall'attuale pre-candidato alla presidenza del Messico, Francisco Labastida, e dall'attuale incaricato per le pubbliche relazioni internazionali della sua équipe di campagna elettorale, allora responsabile diretto di centinaia di espulsioni illegali, Fernando Solis Camara.

Migliaia di uomini e di donne di tutto il mondo, tutti degni e di buona volontà, in maggioranza tutte e tutti giovani di questi che chiamano "orecchinati" e che tanto molestano la sinistra istituzionalizzata in tutto il mondo, sono giunti fino qua ed hanno visto quanto il governo nega, una guerra genocida. Se ne sono andati, molti espulsi, e hanno raccontato e raccontano ciò che hanno visto: una guerra disuguale tra chi ha tutto il potere militare (il governo) e chi ha solo la ragione, la storia, la verità e il domani dalla sua parte (noi). È ovvio chi vincerà: noi.

Ma non solo, anche organizzazioni internazionali come Amnesty International, America's Watch, Global Exchange, Mexico Social Network, National Comision for Democracy in Mexico-USA, Pastores por la Paz, Humanitary Law Project, Medici del Mondo, Pane per il Mondo, Medici senza Frontiere, e molte altre delle quali mi scappa il nome di mente però non la loro storia né il loro impegno per la pace.

Per noi, ognuna e ognuno di loro, individui o gruppi, ha più autorità morale e più legittimità internazionale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, convertita oggi in un cocktail-party delle guerre neoliberiste di fine secolo.

Dicono bene i personaggi del potere (la patetica signora Green, l'idem Rabasa, il crocchette Albores, eccetera) che non hanno nulla da temere dalla Sua visita. Non la temono perché sanno che l'ONU è stata complice e, come nel caso del municipio autonomo di Tierra y Libertad, parte della guerra di sterminio contro i popoli indios in Messico.

Da quanto abbiamo letto ed sentito, Lei è una persona onesta. Probabilmente è entrata al servizio del'ONU ai tempi in cui questo organismo evitava le guerre, appoggiava i diversi gruppi vittime delle arbitrarietà governative e promuoveva lo sviluppo dei più bisognosi. Però adesso l'ONU promuove ed avalla guerre, appoggia e premia coloro che ammazzano ed umiliano gli esclusi del mondo.

Non ci sfugge il fatto che diversi poteri finanziari internazionali accarezzino l'idea di impossessarsi per loro beneficio dei ricchi giacimenti di petrolio e di uranio che ci sono sotto le terre zapatiste. Loro, lassù, fanno complicati conti e calcoli e coltivano la speranza che gli zapatisti esprimano posizioni separatiste. Sarebbe più facile ed economico negoziare con la repubblica delle banane (Nazione Maya, la chiamano) l'acquisto del sottosuolo, dopotutto è risaputo che gli indigeni si accontentano di specchietti e perline di vetro. Per questo non rinunciano alla loro intenzione di intromettersi nel conflitto e di manipolarlo secondo i loro interessi. Certo che non hanno potuto farlo per ora, non hanno potuto a causa nostra. Perché risulta che noi zapatisti abbiamo molto a cuore l'appellativo "Liberazione Nazionale" dell'EZLN, e, anacronistici come siamo, crediamo ancora in concetti "caduchi" come quello di "sovranità nazionale" e "independenza nazionale". Non abbiamo accettato né accetteremo alcuna ingerenza straniera nel nostro movimento. Non accettiamo né accetteremo che qualche forza internazionale si intrometta nel conflitto, la combatteremmo con uguale o maggiore decisione con cui combattiamo coloro che hanno decretato la morte per oblio di 10 milioni di indigeni messicani. Sarà benvenuto colui che con autorità morale, legittimità e senza essere appendice di forze armate (come la NATO) o che abbia al suo servizio forze militari (come i tristemente celebri Caschi Blu dell'ONU), voglia essere parte della soluzione PACIFICA del conflitto.

Per fare la guerra non ci serve nessun aiuto, siamo sufficienti noi. Per la pace sì, c'è bisogno di molti ma onesti e, questi, ora non sono più molti.

Non si dispiaccia troppo, l'ONU non è l'unico organismo ufficiale che collabora alla campagna di contro insurrezione del governo messicano. Ecco lì il Comitato Internazionale della Croce Rossa, la cui delegazione a San Cristobal fila alla grande quando si tratta di servilismo e stupidità. In una riunione con gli sfollati di Polhò, i delegati della CRI hanno dichiarato, senza neppure arrossire, che gli sfollati sono via dalle loro case perché sono pigri e perché vogliono essere mantenuti dalla Croce Rossa. Per questi imbecilli, che vanno in giro sotto le presunte bandiere della neutralità e dell'aiuto umanitario della CRI, i paramilitari sono un'invenzione, prodotto dell'isteria collettiva di oltre 7,000 indigeni sfollati; i 45 giustiziati ad Acteal in realtà sono morti a causa di infezioni, e negli Altos del Chiapas regnano la pace e la tranquillità. Ovviamente Albores si è già complimentato con loro (e ha concesso loro un pezzetto del suo osso, solo un pezzettino, perché non è molto generoso, vero?) e così continuano a passeggiare nei loro moderni veicoli e ad ingrossare il curriculum della "benemerita" istituzione, Allora? Sicuramente la CRI sarà il prossimo premiato dall'ONU nei suoi concorsi per "società civile".

In quest'alba in cui Le sto scrivendo queste righe, la luna è una falce di luce fredda. È l'ora dei morti, dei nostri morti. Lei deve sapere che i morti zapatisti sono molto inquieti e parlatori. Parlano ancora, nonostante siano morti, e gridano la storia. La gridano perché non si addormenti, perché la memoria non muoia, per vivere gridano i nostri morti...

Ocosingo, i giorni 3 e 4 gennaio 1994. Truppe dell'Esercito federale prendono d'assalto il centro municipale di Ocosingo, occupato dagli zapatisti all'alba del primo gennaio. Su ordine dell'allora generale di brigata Luis Humberto Portillo Leal, capo di quella che fu la 30 Zona Militare, il maggiore di Fanteria Adalberto Perez Nava giustizia 5 membri dell' EZLN. Il generale Portillo Leal aveva ordinato l'esecuzione degli zapatisti, che fossero o meno armati, l'ordine era di non fare prigionieri, tutti dovevano essere morti (doveva essere evitato solo se era presente la stampa, perché avrebbe danneggiato l'immagine dell'Esercito). Il capitano secondo di Fanteria, Lodegario Salvador Estrada, giustiziò altri indigeni zapatisti. Giorni dopo, negli uffici della Segreteria della Difesa Nazionale, un sottotenente di fanteria, Jimenez Morales, venne giustiziato dal personale militare perché ritenuto responsabile dell'assassinio di 8 indigeni nell'ospedale dell'IMSS di Ocosingo. Tutta quest'informazione non l'abbiamo inventata, la può verificare nel documento del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, Ufficio Esecutivo per il Controllo dell'Immigrazione, Corte dell'Immigrazione di El Paso, Texas, firmato da Bertha A. Zúñiga, Giudice di Immigrazione degli Stati Uniti, in data 19 marzo 1999. Caso Jesus Valles Bahena A76-804-703. Qui l'ufficiale Jesus Valles Bahena narra perché ha dovuto disertare dall'Esercito, dopo essere stato minacciato di morte dal colonnello Bocarundo Benavidez per aver rifiutato di ubbidire agli ordini di esecuzioni sommarie. Come l'ufficiale Valles, altri ufficiali si rifiutarono di eseguire gli assassinii. Si ignora la loro sorte.

Questi sono signora Jahangir i nomi di lotta e da civili dei giustiziati ad Ocosingo, Chiapas, i giorni 3 e 4 gennaio 1994:

Comandante Hugo o Señor Ik', Francisco Gomez Hernandez; Vice tenente Ins. di Materiali da Guerra Alvaro, Silverio Gomez Alvarez; Insurgente di Materiali da Guerra Fredy, Bartolo Perez Cortes; Insurgente di Fanteria Calixto, (non si può rivelare il suo nome da civile); Insurgente di Fanteria Miguel, Arturo Aguilar Jimenez; Miliziano Salvador, Eusebio Jimenez Gonzalez; Miliziano Ernesto, Santiago Perez Montes; Miliziano Venancio, Marcos Perez Cordoba; Miliziano Amador, Antonio Guzman Gonzalez; Miliziano Agenor, Fernando Ruiz Guzman; Miliziano Fidelino, Marcos Guzman Perez; Miliziano Adan, Doroteo Ruiz Hernandez; Miliziano Arnulfo, Diego Aguilar Hernandez; Miliziano Samuel, Eliseo Hernandez Cruz; Miliziano Horacio, Juan Mendoza Lorenzo; Miliziano Jeremias, Eliseo Sanchez Hernandez; Miliziano Linares, Leonardo Mendez Sanchez; Miliziano Dionisio, Carmelo Mendez Mendez; Miliziano Bonifacio, Javier Hernandez Lopez; Miliziano Heriberto, Filiberto Lopez Perez; Miliziano Jeremias, Pedro Lopez Garcia; Miliziano German, Alfredo Sanchez Perez; Miliziano Feliciano, Enrique Gonzalez Garcia; Miliziano Horacio, Manuel Sanchez Gonzalez; Miliziano Cayetano, Marcelo Perez Jimenez; Miliziano Cristobal, Nicolas Cortes Hernandez; Miliziano Chuchin, Vicente Lopez Hernandez; Miliziano Adan, Javier Lopez Hernandez; Miliziano Anastacio, Alejandro Santiz Lopez.

In quei giorni ci furono altri caduti, però caddero in combattimento, non giustiziati.

Dove, oltre all'esecuzione, ci fu tortura flagrante, fu a Morelia, allora municipio di Altamirano. Il 7 gennaio 1994 l'Esercito entrò nella comunità e sequestrò Severiano Santiz Gomez ( di 60 anni), Hermelindo Santiz Gomez (di 65 anni) e Sebastian Lopez Santiz (di 45 anni). Poco dopo i loro resti, con tracce di tortura e con evidenti segni di esecuzione, vennero ritrovati. L'analisi dei loro resti venne realizzata da specialisti dell'ONG Physicians for Human Rights.

Allo stesso modo la tortura e l'esecuzione sono stati i metodi del "glorioso" Esercito federale nel municipio di Las Margaritas, Chiapas. Lì, nei primi giorni di combattimento, il maggiore Teran (che da prima sembrava vincolato al narcotraffico nella regione) sequestrò, torturò e giustiziò Eduardo Gomez Hernandez e Jorge Mariano Solis Lopez nel quartiere Plan de Agua Prieta. Ai giustiziati erano state mozzate entrambe le orecchie e la lingua.

Questi morti, i nostri morti, non trovano riposo. I macellai di Ocosingo e gli assassini e torturatori di Morelia e di Las Margaritas continuano ad essere liberi e godono di salute e di benessere. Migliaia di ombre già li perseguitano e si disputano l'onore di fare giustizia.

Questi sono i morti, i nostri morti. Ma non sono gli unici.

L'anno scorso, al contrario di quanto dice la Sua propaganda a consumo internazionale, il governo ha ripreso gli scontri armati con le forze zapatiste. Il 10 giugno 1998 una colonna militare, forte di fanteria, blindati, aerei ed elicotteri attaccò la comunità di Chavajeval, nel municipio di San Juan de la Libertad (per gli zapatisti) o di El Bosque (per il governo). Le truppe zapatiste respinsero l'aggressione ed ebbe inizio così un forte scambio di fuoco che venne poi trasmesso da una televisione nazionale. Le nostre truppe abbatterono un elicottero e, frustrati e arrabbiati, i militari si ritirarono per andare però ad attaccare la comunità di Union Progreso, quello stesso 10 giugno 1998. Lì presero prigionieri 7 miliziani zapatisti e li giustiziarono sommariamente. Questi sono i loro nomi.

Miliziano Enrique, Adolfo Gomez Díaz; Miliziano Jeremias, Bartolo Lopez Mendez; Miliziano Jorge, Lorenzo Lopez Mendez; Miliziano Marcelino, Andres Gomez Gomez; Miliziano Gilberto, Antonio Gomez Gomez; Miliziano Alfredo, Sebastian Gomez Gomez; Miliziano Pedro, Mario Sanchez Ruiz.

(Il reporter televisivo che filmò l'attacco militare a Chavajeval ha ricevuto il premio nazionale di giornalismo. Sul sangue indigeno e ribelle, i suoi padroni lo hanno premiato mandandolo a filmare la campagna elettorale di uno dei due mandanti di Union Progreso ­l'altro è Zedillo­, l'allora ministro degli interni e ora pre candidato, Francisco Labastida Ochoa).

Questo è l'Esercito federale messicano, quello che ora vuole presentare un immagine innocente annunciando l'invio di quasi 7 mila effettivi in più nella Selva Lacandona con la storiella che andranno a piantare alberelli. Tutti tacciono. Il capo militare dice che i 7 mila partono disarmati, ma i 7 mila arrivano armati. Tutti stanno zitti.

Questa è la "nuova" strategia governativa per il Chiapas, il cui annuncio è servito ad alcuni senatori priisti (quelli che stanno al potere grazie al narcotraffico e alla prostituzione di corpi e di idee) a calmare le inquietudini dei parlamentari irlandesi.

La stessa "nuova" strategia che Le è stata promessa da quel patetico personaggio chiamato Rabasa Gamboa (che ci guadagna, e bene, per far finta di coordinare). Poi, visto che ci siamo, l'ultima ragliata di Rabasa chiarisce che quella di Acteal non è stata un'esecuzione.

Per questa volta ha ragione: Acteal, e tutta la politica seguita dal suo padrone Ernesto Zedillo, è GENOCIDIO.

Questa è la storia. Con l'arrivo al potere di Ernesto Zedillo, grazie a un omicidio eccellente, l'Esercito federale ha ottenuto copertura e denaro per far tornare a splendere le sue ansie di sangue e di morte.

Tentando di migliorare la malmessa immagine pubblica dell'Esercito, sono stati attivati gli squadroni paramilitari, organizzati da militari in carica, addestrati da militari, equipaggiati da militari, protetti da militari, diretti da militari e, in non pochi casi, formati da militari, oltre che da militanti del Partito Rivoluzionario Istituzionale. L'obiettivo è stato ed è chiaro, il dare una svolta al conflitto e presentarlo, all'opinione pubblica internazionale (di quella nazionale non gli importa minimamente), come una guerra inter etnica o, come pretende la corrotta PGR, un conflitto inter familiare. I nomi scelti dai soldati per battezzare le loro nuove unità paramilitari riflettono la loro grande immaginazione: Mascara Roja (il loro maggior successo "militare": il massacro di Acteal). Paz y Justicia (responsabile dell'assassinio di decine di indigeni nel nord dello stato). Chinchulines (agisce nel nord e nella selva), Movimiento Indigena Revolucionario Antizapatista (ha campi di addestramento nelle caserme militari delle vallate (cañadas) ed è finanziato dai deputati priisti dello stato), Los Puñales (agisce a Comitan e a Las Margaritas), Albores de Chiapas (dipendono direttamente da il crocchette Albores Guillen, usano berretto verde e il loro grido di guerra è "Albores rispetta la parola!").

La "nuova" strategia governativa per il Chiapas è evidente: nell'ejido El Portal, a Frontera Comalapa, un gruppo di famiglie zapatiste esige che venga installato nuovamente il servizio di acqua potabile, lo stesso che era stato tolto loro da militanti del PRI in complicità con il presidente municipale di questa località. Che gli indigeni zapatisti esigano una cosa qualunque è un fatto che il governo non può tollerare, visto che l'unica cosa che devono ricevere gli zapatisti sono botte e pallottole. Contro la mobilitazione civile zapatista il governo mobilita le sue forze pubbliche. I priisti, incoraggiati dalla presenza della polizia, si lanciano contro gli zapatisti con botte e pallottole, due zapatisti vengono feriti gravemente. La polizia agisce rapidamente ed arresta gli zapatisti! E li accusa di associazione a delinquere per aver trovato vari passamontagna. Con la celerità che consente lo "Stato di Diritto" in Chiapas, un elicottero del governo dello Stato porta via i prigionieri per processarli per "aver attentato contro la pace" (perché in Chiapas, esigere acqua potabile è attentare contro la pace). I due feriti si dibattono tra la vita e la morte in ospedale, quelli che hanno sparato sono liberi e sani, e nel Palazzo di Governo celebrano la nuova "vittoria" ottenuta nella guerra contro l'EZLN. Niente di questo verrà visto da Lei sulla stampa scritta od elettronica, troppo occupata nel dare le otto colonne o le testate dei notiziari ai latrati di Albores o alla fiera di ipocrisie e di menzogne dei pre candidati del PRI. Gli indigeni zapatisti prigionieri, picchiati, feriti od assassinati, non fanno più notizia in Messico. Sono parte della vita quotidiana.

Questa è la "nuova" strategia del governo federale per il Chiapas, del governo di Zedillo. Non ha niente di nuovo come strategia, si tratta dello stesso stupido accanimento che suppone che coloro che hanno saputo resistere 500 anni, non potranno farlo per un anno e mezzo.

Su Ernesto Zedillo Ponce de Leon, bisogna dire ora quello che tutti diranno domani: è un uomo che non rispetta la parola data, un bugiardo e un assassino. Questo lo diciamo noi oggi. Quando andrà via da Los Pinos, tutti (addirittura quelli che oggi gli rendono omaggio) lo ripeteranno e usciranno alla luce pubblicamente tutte le sue corruttele e i suoi crimini. La persecuzione, l'esilio, il carcere, queste sono le probabili tappe del suo futuro. Non ci fa pena, i nostri morti non ci fanno pena.

Leggo sulla stampa che Lei si è incontrata con alcune organizzazioni non governative nazionali a Città del Messico e che farà altrettanto nella sua visita in Chiapas, in questi giorni. Mi complimento con Lei, ha la fortuna e l'onore di conoscere personalmente uomini e donne che, senza la copertura ufficiale e/o istituzionale, hanno affrontato ogni genere di minacce e persecuzioni per la loro opera in difesa dei diritti umani in Messico.

Non le scrivo qui alcun nome perché in Messico, e specialmente in Chiapas, le ONG che lottano per i diritti umani sono obiettivi militari dell'Esercito federale, però qualunque di queste ONG, sia quella più piccola o di più recente formazione, ha più autorità morale nel "Messico di sotto" che la stessa ONU. Pazienza, forse Lei non ne ha colpa, forse è colpa solo dei grandi dirigenti dell'ONU, di quelli che hanno accettato, senza neppure protestare, lo sporadico ruolo di portavoce della NATO e di complici della guerra di sterminio del governo del Messico contro i Popoli Indios.

Tuttavia, non siamo pessimisti sul futuro della comunità internazionale. Il fallimento dell'ONU non è il fallimento dell'umanità. Un nuovo ordine internazionale è possibile, uno migliore, più giusto, più umano. In esso avranno un posto preponderante tutte queste ONG internazionali e nazionali (che, a differenza dell'ONU, non hanno al loro servizio o non sono al servizio di forze militari), e tutti questi uomini, donne, bambini ed anziani che comprendono che il futuro del mondo si dibatte tra la differenza escludente (la guerra in Kosovo) e il mondo dove c'è posto per tanti mondi (di cui lo zapatismo in Chiapas è, appena, un'insinuazione).

Con tutte e tutti loro, e soprattutto per tutte e tutti loro, il mondo sarà un giorno un posto dove la guerra sia una vergogna, la pace una realtà e l'unico ambito di intervento dei relatori per le diverse violazioni dei diritti umani sarà l'indagine sulla preistoria dell'umanità.

Scusi il tono, signora Asma Jahangir, non si tratta di una questione personale contro di Lei, ma risulta solo che l'organismo che Lei rappresenta non rappresenta più niente. Per questo e anche perché noi non dimentichiamo il Kosovo, né Amparo Aguatinta, né Ocosingo, né Morelia, né Las Margaritas, né Unión Progreso, né niente. Suvvia, quello che succede è che noi non dimentichiamo. Non dimentichiamo.

Bene. Saluti e che la dignità non perda mai la memoria, perché se la perde, muore.

Dalle montagne del Sudest Messicano

Subcomandante Insurgente Marcos

Messico


(tradotto dal Consolato Ribelle del Messico-Brescia)

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